giovedì 29 dicembre 2016

Mercati valutari: il cross Usd-Jpy aggrappato al rapporto Trump-Giappone

Dopo aver volato per diverse settimane, il dollaro si concede una pausa e ritraccia nel Forex market. Il biglietto verde oggi arretra sui mercati valutari nei confronti di tutte le altre monete, e se ieri il Dollar Index aveva sfiorato i massimi da 14 anni di 103,65 punti, oggi ferma la corsa e viaggia su valori più contenuti (102,81 punti). Questo però non mina affatto i dati notevoli messi assieme nel corso del 2016, durante il quale l'indice del dollaro ha guadagnato circa il 4,5%, con una marcata accelerazione subito dopo l'elezione presidenziale di Trump dello scorso 8 novembre.

Il rapporto dollaro-yen nei mercati valutari

E proprio Trump diventa uno dei fattori cruciali specialmente per uno dei cross più negoziati dagli investitori, ovvero quello tra USD e JPY. Nel corso degli ultimi mesi, il nuovo presidente USA ha più volte accusato proprio il Giappone (assieme ad altri paesi) di aver volontariamente svalutato la propria moneta per ottenere dei vantaggi competitivi.

Intanto, il cross Usd-Jpy dopo aver vissuto un anno isterico (crollo nella prima parte, ripresa vertiginosa negli ultimi mesi) ha oggi arrestato la corsa. In base ai dati della piattaforma XM sappiamo che il dollaro sta ritracciando. Dopo essere salito fino a 117,81 yen, oggi è andato in discesa perdendo anche lo 0,8% a 116,23 yen, per poi riguadagnare parzialmente terreno (vedi qui broker XM opinioni). A favorire il ritracciamento sono stati gli ultimi dati sulle vendite di case e una solida asta di titoli di Stato.

Come detto, però, è soprattutto l'evoluzione dei rapporti tra Trump e il Giappone a fare da ago della bilancia di questo cross del Forex. Gli investitori hanno bene a mente le promesse di stimoli fiscali da parte di Trump, nonché il già accennato fastidio del nuovo presidente per la politica di svalutazione volontaria da parte delle autorità monetarie giapponesi.

Approfondisci il tema dei segnali opzioni binarie a questo indirizzo. Potrà aiutarti ad investire meglio.

martedì 27 dicembre 2016

Banche: per MPS doccia fredda dalla Germania e dalla BCE

La Germania punta i piedi e si mette di traverso lungo il percorso per il salvataggio di Monte dei Paschi di Siena, nello stesso giorno in cui anche la Bce gela gli entusiasmi e sostiene che l'istituto più vecchio d'Italia ha bisogno di ben 8,8 miliardi di euro invece dei 5 previsti dal fallito piano di salvataggio di mercato.

Le critiche dalla Germania e le bordate alle nostre banche


Il numero uno della Bundesbank nonché membro del direttivo BCE, Jens Weidmann, nel corso di una intervista alla Bild ha voluto sottolineare alcuni aspetti riguardanti le procedure di salvataggio pubblico di una banca. In special modo, ha sottolineato come le nuove regole europee relative alle crisi bancarie prevedono che i soldi pubblici possono essere usati soltanto se il cuore della banca da salvare è "finanziariamente sano".

Sulla base di questo la Bild ha definito Monte Paschi come una banca "sull'orlo della bancarotta". Secondo quanto riferisce Weidmann, i denari statali sono previsti solo come ultima risorsa, e che non possono essere utilizzati per coprire perdite già previste. La domanda che arriva dalla Germania è quindi se una ricapitalizzazione precauzionale sia realmente appropriata, oppure non sia il caso di alzare bandiera bianca e procedere ad una graduale liquidazione.

Non solo, le voci dalla Germania sostengono che qualsiasi iniezione di denaro pubblico dovrebbe prevedere che il governo prenda il controllo e avvii una profonda ristrutturazione della banca, e anzi suggeriscono che venga profondamente ripulito l'intero sistema bancario italiano, eliminando le banche insolventi.

Forex, secondo BNP la sterlina sarà la regina del mercato nel 2017

L'ultima analisi previsionale sul Forex fornita da BNP paribas si può sintetizzare così: il 2017 sarà l'anno della sterlina, mentre riserverà ancora molte delusioni per lo yen. Ma come giunge a queste conclusioni? Essenzialmente i fattori chiave sono due: la politica monetaria perseguita dalla Bank of Japan, mentre per quel che riguarda la sterlina inciderà la Brexit.

Perché lo Yen andrà in crisi nel Forex

Riguardo la valuta nipponica, secondo BNP sarà la valuta più debole tra le monete del gruppo G10 nel 2017. Le previsioni degli analisti BNP dicono che il cambio dollaro-yen che secondo 24option attualmente è a quota 117,4, salirà fino a raggiungere quota 128 (qui puoi trovare 24option opinioni). Inoltre BNP non si aspetta neppure un recupero dello yen sul dollaro nel corso dell'anno successivo. Invece il deprezzamento della valuta giapponese è destinato a continuare.

Secondo l'analisi di BNP, la Bank of Japan continuerà a lasciare lo yen vulnerabile sotto le pressioni reflazionistiche globali. L'aumento delle aspettative di inflazione a livello mondiale agirà da fattore ribassista sui rendimenti reali giapponesi contro i rendimenti reali nel mondo, svalutando lo yen.

Perché la sterlina  potrebbe brillare nel Forex

Un destino del tutto opposto è invece pronosticato per la sterlina (GBP). Secondo BNP si preannuncia un 2017 di sovraperformance. L’economia del Regno Unito dovrà fronteggiare dele sfide importanti nel prossimo anno, in virtù della Brexit. Tuttavia, secondo BNP gli attuali livelli della sterlina rappresentano già le conseguenze dello scenario peggiore per i flussi di capitale del Regno Unito. La cosa quindi è destinata a migliorare. Inoltre la sterlina è scambiata a livelli convenienti al momento rispetto il suo fair value a lungo termine. Non solo, i dati mostrano i mercati emergenti stare gradualmente aumentando le quantità di sterline.

lunedì 26 dicembre 2016

Consumi: per Natale gli italiani hanno speso 2,3 miliardi in cucina

I consumi del periodo Natalizio sono stati, come era logico immaginare, per lo più legati alla cucina. Secondo le rilevazioni di Coldiretti sul Natale 2016, è aumentata del 5% in un anno la spesa in cibo per le feste Natalizie. Complessivamente, si tratta di una spesa da 2,3 miliardi (per cenone e della Vigilia e pranzo di Natale).

L'analisi dei consumi


C'è anche una statistica riguardante alle modalità con cui gli italiani hanno passato le feste. Il 90% lo ha fatto tra le mura domestiche con parenti e amici. Solo il 10 per cento degli italiani si è recato al ristorante, mentre il 2 per cento ha optato per gli agriturismi.

In cucina invece, è stato fissato un tempo medio di 3,3 trascorse per la preparazione dei piatti. Il menu è stato improntato a ricette tipiche del made in Italy, mentre calano i cibi esotici e fuori stagione. Tra i grandi classici, cappelletti in brodo, pasta con l’astice, bolliti con le rispettive salse, pizze rustiche e dessert casalinghi.
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La spesa per il consumo di cibo Natalizio è stata in media di 86 euro a famiglia, che porta l'importo complessivo di tutto lo Stivale e isole a 800 milioni di euro per pesce, carne e salumi; mentre per per spumante, vino ed altre bevande sono 400 milioni. Altri 300 milioni sono stati spesi per dolci mentre 400 milioni di euro per ortaggi, conserve, frutta fresca e secca. Spesa più dirotta per la pasta e il pane (200), 100 milioni di euro per formaggi e uova.

E i regali? Per quelli sono stati spesi circa 6 miliardi di euro. Solo il 14% degli italiani non ha ricevuto quest’anno neanche un regalo. Nella metà dei casi, per fare i regali gli italiani hanno stanziato un budget tra i 10 ed i 100 euro, mentre il 27% è salito tra i 100 ed i 200 euro, il 16% è arrivato anche a mille euro. Il 7% è riuscito ad andare anche e oltre come spesa complessiva. Tra i regali più gettonati per il Natale 2016 ci sono libri, tecnologia, abbigliamento, prodotti di bellezza e l’enogastronomia.

mercoledì 21 dicembre 2016

Mutui: le banche adesso aprono la porta alla "surroga della surroga"

Se la pratica della surroga del mutuo ha avuto un discreto successo, adesso le banche stanno per aprire alla pratica della "surroga della surroga". In sostanza, spostare una seconda volta un vecchio mutuo verso una nuova banca che pratica tassi migliori. Era una pratica malvista dagli istituti fino a poco tempo fa, ma adesso che i soldini scarseggiano si fa qualunque cosa pur di avere denaro.

Il meccanismo della seconda surroga sui mutui


Il tema viene affrontato oggi dal Sole24Ore, che sottolinea come le surroghe abbiano trainato il mercato dei mutui nell'ultimo anno. Grazie a questa leva il mercato è tornato a crescere finendo per superare un monte mutui erogato di 50 miliardi di euro. Per rivedere valori simili occorre tornare a prima della crisi economica del 2008.

Da allora infatti i tassi sono scivolati a picco, e per le famiglie non aveva senso continuare a pagare  cifre astronomiche (4-5%) solo perché l'avevano stipulato in un periodo storico in cui l’inflazione galoppava (oggi in Italia è a quota zero). Ecco allora dove ha trovato terreno fertile la surroga. Il mutuo è stato così considerato al pari di qualsiasi investimento attivo, per i quali si valuta il rendimento e si monitorano i tassi, spostando i capitali là dove conviene.
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Ma la surroga è consentita anche a chi ha già surrogato una volta, visto che i tassi nel 2016 sono ulteriormente scesi? Ebbene, le banche poiché hanno raschiato il fondo del barile con il primo giro di surroghe, adesso pur di erogare mutui (il mercato delle case è in crescita) stanno aprendo le porte anche ai “surrogatori seriali”. La maggior parte delle banche ha introdotto dei criteri di ammissibilità per le surroghe-bis, che può essere concessa in media dopo che è trascorso un periodo minimo di 6 o 12 mesi dalla data di erogazione del precedente mutuo di surroga.

lunedì 19 dicembre 2016

Partnership UE-Giappone, fallisce un altro tentativo. Se ne riparlerà nel 2017

Non è andato a buon fine un altro tentativo per dare la svolta alla partnership commerciale che dovrebbe unire Giappone e Unione Europea. L'accordo di libero scambio (Economic Partnership Agreement) torna così ad essere in stallo. Il termine di fine 2016 a occhio e croce non verrà raggiunto, come invece era stato auspicato nel corso del G7 di maggio scorso. Per cui se ne riparlerà nel 2017. Cresce però il partito degli scettici, visto che è già da un anno e mezzo che si procede a suon di rinvii.

La lunga strada verso la partnership UE-Giappone


Secondo quanto riferisce il capo negoziatore UE Mauro Petriccione, a creare lo stallo sono "alcune questioni dove il raggiungimento di un compromesso si sta rivelando più difficile del previsto".

Il Giappone sperava di accelerare il processo durante le trattative “working-level” dell'ultima settimana, in modo da essere la prima a stringere accordi con la UE dopo aver fatto lo stesso con gli USA (anche se Trump ha già detto di voler affossare la Trans-Pacific Partnership).

Gli accordi con la UE stanno diventando molto più complessi del previsto. Siamo già al 15esimo appuntamento per giungere a un punto di svolta finale che non arriva. L'ultimo auspicio è di poter arrivare alla conclusione nei primi mesi del 2017. Bisogna però superare alcuni punti critici: la UE vuole che il Giappone conceda maggiore accesso al mercato agroalimentare (Indicazioni geografiche tipiche comprese), appalti pubblici e servizi, mentre Tokyo chiede la riduzione delle tariffe europee sull'automotive.

venerdì 16 dicembre 2016

Dollaro in frenata nel Forex, le Borse europee respirano. Bene MPS

Dopo aver schiacciato con la sua forza le altre valute, il dollaro oggi s'è concesso una pausa fisiologica dando modo alle altre divise di recuperare leggermente terreno. La pausa del dollaro ha consentito alle Borse europee di rifiatare. A Piazza Affari, Milano che in rialzo dello 0,2%, brilla soprattutto Mps, che ha ricevuto il via libera della Consob per ampliare la conversione dei bond subordinati al pubblico retail. L'offerta rimarrà valida per poco meno di una settimana ancora, fino al 21 dicembre. Nel resto d'Europa Francoforte arriva allo 0,3%, come Londra. Meglio ancora fa Parigi che gira in rialzo dello 0,5%.

Rallenta la marcia del dollaro


Sul Forex, come abbiamo detto arrivano notizie parzialmente positive per l'euro. In base ai dati della piattaforma Plus500, la moneta unica si porta a 1,045 dollari, dopo i minimi da 13 anni toccati a seguito dell'annuncio da parte della FED di alzare il costo del denaro (qui puoi scoprire come aprire un conto plus500 anche demo). Il biglietto verde lascia qualcosa sul campo anche nei riguardi dello yen, a quota 118,19.

Per quanto riguarda le notizie dal fronte macro, l'inflazione dell'Eurozona è vista in leggera ripresa a novembre. I valori sono in linea con le aspettative degli analisti, che erano orientate su un +0,6% su base annua, rispetto allo 0,5% registrato a ottobre.

La seduta di ieri a Wall Street è finita in rialzo: dopo la pausa di mercoledì - quando gli investitori avevano da digerire la revisione al rialzo da parte della Fed del numero di strette previste nel 2017 (a tre, dalle due precedenti) - il rally è ripreso tanto che oggi il Dow Jones si appresta a chiudere la sesta settimana di fila di guadagni, con quota 20mila punti nel mirino.

giovedì 15 dicembre 2016

Multa salata per l'ACI: 3 milioni per aver imposto sovrapprezzo sul bollo auto


Stavolta la multa non la prendono gli automobilisti, ma l'ACI. Ed è una multa salata, da 3 milioni di euro. Il motivo per cui è scattata la sanzione da parte dell'Antitrust sta nelle spese aggiuntive che l'Automobil Club Italia applica a colore i quali pagano il bollo tramite bancomat e carta di credito. Una disparità di trattamento che viola il Codice del Consumo che sancisce il divieto assoluto di imporre spese aggiuntive ai consumatori per l'utilizzo di determinati strumenti di pagamento.

Il motivo della multa

Per questo motivo era scattata l'istruttoria da parte dell'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, al termine della quale è emersa questa violazione di ACI e della sua controllata Aci Informatica S.p.A., applicando l'articolo 62 del Codice. Nello specifico, chi paga la tassa automobilistica con carta di credito o bancomat subisce una commissione di 20 centesimi (con bancomat) e del 1,2% (con carta di credito) che va a sommarsi all'importo fisso di 1,87 euro per il servizio di riscossione del bollo.
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Prima che fosse concluso il procedimento, ACI aveva provato a rimediare abbassando la commissione per con carta di credito a 0,75 euro, ma l'Autorità ha precisato che non è il costo del sovrapprezzo a essere il problema, ma l'esistenza di un sovrapprezzo stesso.
Ecco perché è scattata una multa da 2,8 milioni di euro, nonché una sanzione di 200 mila euro in relazione alle modalità ingannevoli con le quali sono state fornite informazioni circa il servizio Bollonet.

martedì 13 dicembre 2016

Lavoro: il nuovo piano Unicredit porterà al taglio di 6500 lavoratori

Unicredit ha varato il nuovo piano di aumento di capitale, ma al tempo stesso procederà a una riorganizzazione che comporterà il taglio di 6500 dipendenti. E' questa la decisione assunta dal Consiglio di amministrazione, il cui piano sarà adesso sottoposto all'approvazione dell'assemblea il prossimo 12 gennaio.

Il piano Unicredit e le ripercussioni sul lavoro

L'aumento di capitale avverrà per 13 milioni e dovrebbe completarsi nel primo trimestre 2017. La ricapitalizzazione sarà interamente garantita da un consorzio di "primarie banche internazionali". Queste ultime sottoscriveranno quelle azioni che eventualmente non verranno sottoscritte durante l'asta dei diritti inoptati. Verranno inoltre raggruppate le azioni ordinarie e di risparmio.

Dolenti note arrivano però dal piano di riorganizzazione interno. Infatti sono previsti altri 6.500 esuberi da eliminare entro il 2019. I tagli complessivi alla fine diventeranno quindi 14 mila unità, e questo produrrà un risparmio di 1,1 miliardi. Soltanto sul territorio italiani, verrebbe eliminato il 21% della forza lavoro e saranno chiuse 800 filiali.
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Altri sostanziosi introiti arriveranno dalle cessioni di Pekao e Pioneer, oltre alla vendita già finalizzata dell'Ucraina e della partecipazione del 30% in Fineco. L'amministratore delegato Jean-Pierre Mustier ha commentato così: "Questo piano pragmatico è basato su presupposti prudenti ed ha obiettivi concreti e raggiungibili. Stiamo attuando misure decise per gestire i problemi, ereditati dal passato, dei crediti deteriorati lordi (Npe)". A tal proposito, Unicredit ha stipulato due intese (con Fortress e Pimco) per trasferire crediti non performanti per 17,7 miliardi in una nuova e indipendente entità, nella quale Unicredit avrà una quota di minoranza.

lunedì 12 dicembre 2016

Petrolio, quotazione in volo dopo l'accordo raggiunto dai paesi non-Opec

L'accordo dei non-Opec ha messo le ali alla quotazione del petrolio. Nel corso del fine settimana i paesi esterni al cartello hanno raggiunto un'intesa, che dovrebbe entrare in vigore dal prossimo 1 gennaio, finalizzata a ridurre la produzione globale di greggio, e quindi arginare quello che negli ultimi anni è stato un costante deprezzamento dell'oro nero. D'altra parte molti di questi paesi hanno un'economia che si tiene a galla proprio grazie alle esportazioni di petrolio.

Svolta storica per il mercato del petrolio

I Paesi produttori non-OPEC hanno concordato una diminuzione della produzione di circa 558 mila barili al giorno, mentre alla fine di novembre i paesi del OPEC avevano deciso di tagliare la produzione di circa 1,2 milioni di barili al giorno. La riduzione totale che si dovrebbe raggiungere, quindi ammonterà a circa il 2% della fornitura globale. Si tratterebbe del primo taglio concreto dal 2008.

Intanto, proprio queste notizie dal fronte del petrolio, hanno galvanizzato i mercati. La quotazione dell'oro nero è schizzata verso l'alto. Il Light Crude segna un incremento del 5,22% a 54,2 dollari al barile, mentre il Brent quota 56,84 dollari con un rialzo di oltre 4 punti percentuali. Secondo Goldman Sachs, questo accordo stretto tra i maggiori produttori mondiali di petrolio potrebbe valere 6 dollari al barile. Tuttavia, viene anche precisato che questa quota si raggiungerà soltanto se verrà pienamente rispettato.
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“Nonostante il taglio sia inferiore a quanto preannunciato, l’accordo è nondimeno degno di nota perché rimuove l’incertezza sulla potenziale partecipazione dei produttori non OPEC al piano dell’OPEC”, spiega Goldman. Gli analisti inoltre fanno notare che ci sarà comunque che a mano a mano che il prezzo salirà, e la quotazione del WTI sarà più vicina a 55 dollari al barile, molti produttori soprattutto negli Stati Uniti, saranno incentivati a incrementare la loro produzione.

mercoledì 7 dicembre 2016

Forex: sterlina di nuovo giù dopo aver toccato i massimi sul dollaro

Settimana scorsa è stata molto positiva per la sterlina britannica, che aveva superato anche quota 1,27 sul dollaro toccando i massimi da due mesi. Tuttavia adesso il vento sembra essere nuovamente cambiato. La valuta britannica infatti accusa un balbettio nei confronti tutte le altre principali valute del paniere Forex.

Sterlina in ribasso sul Forex


A causarlo sono stati i nuovi dati macro in arrivo quest'oggi. A metà mattinata il primo report reso noto è stato quello riguardante l'Indice Halifax dei Prezzi Immobiliari. Il dato evidenzia una situazione in linea con le aspettative degli analisti, visto che a novembre c'è stato un incremento dello 0,2% su base mensile.

Non è stato buono invece il secondo dato macro pubblicato oggi, quello della produzione manifatturiera. Qui il calo c'è stato e anche forte. Su base mensile la discesa è stata dello 0,9%, mentre gli analisti prevedevano addirittura un aumento dello 0,2%. Anche la produzione industriale ha registrato un calo evidente (-1,3%), contro un'attesa degli analisti che era dello 0,2%.

Dopo questi dati la sterlina è scivolata notevolmente nel forex market, visto che a metà mattinata le perdite erano considerevoli rispetto alle altre valute principali. Contro il dollaro, abbandonata già da un po' la quota 1,27, il pound è sceso anche sotto quota 1,26 secondo i dati AvaTrade: il cross Gbp-Usd a metà mattinata segna 1,2591 (qui puoi approfondire il discorso su AvaTrade opinioni). La sterlina cala nel forex anche contro l'euro: la coppia viene scambiata a 0,8511.
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Sullo sfondo ci sono sempre le discussioni riguardanti la Brexit, che si arricchiscono di un altro capitolo. L'incaricato dalla Commissione di gestire i negoziati per la Brexit, ovvero Michel Barnier, ha sottolineato che gli accordi per l'uscita dalla UE da parte della Gran Bretagna si dovrebbero completare entro la fine del 2018. Non sarà consentito ai britannici di scegliere selettivamente quali privilegi tenere e quali obblighi abbandonare. Dall'altra parte la premier Theresa May ha risposto che il governo mira a un accordo ambizioso ed alle condizioni migliori possibili.

Fonte: universoforex.it

martedì 6 dicembre 2016

Commercio scorretto: Trenitalia e Italo finiscono nel mirino dell'Antitrust

L'Antitrust punta il dito nei confronti di Trenitalia e NTV (Italo) sospettate di aver dato luogo a pratiche di commercio scorrette. Il nodo della questione riguarda due distinti situazioni. La prima (nei confronti di Ntv - Italo) è per i costi esorbitanti del call center e un'assistenza alla clientela con numerazioni a sovrapprezzo. La seconda (contro Trenitalia) riguarda informazioni non adeguate nell'acquisto di biglietti ferroviari, finalizzate sostanzialmente a far comprare biglietti per treni veloci ma anche più costosi.

I procedimenti di Antitrust per via del commercio scorretto


Le istruttorie aperte da Antitrust nascono dalle segnalazioni di associazioni di consumatori. Con la comunicazione di avvio del procedimento - precisa la nota di antitrust - ciascuna azienda ha ricevuto una visita ispettiva da parte dei funzionari della Guardia di Finanza.

Nello specifico, il procedimento contro Trenitalia riguarda una eventuale scorrettezza riguardo al sistema telematico di ricerca e acquisto di biglietti, "in particolare nell'ambito dell'opzione 'tutti i treni'", nella quale secondo l'Antitrust verrebbe resa un'informazione incompleta riguardo ai treni effettivamente disponibili sulla tratta e orario scelti dall'utente, con una volontaria esclusione di molti treni regionali, che pure potrebbero essere una soluzione. In questo modo l'utente viene orientato verso l'acquisto della soluzione più veloce ed onerosa.
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Riguardo al procedimento contro NTV-Nuovo Trasporto Viaggiatori, ci sarebbe un sistema scorretto relativo all'assistenza telefonica predisposto per la clientela. "Sembrerebbe che il cliente che intenda acquisire informazioni o esercitare i propri diritti/prerogative contrattuali - scrive Antitrust - sia di fatto obbligato a rivolgersi ad una numerazione telefonica a sovrapprezzo i cui costi, già alti in partenza, sono suscettibili di aumenti ulteriori e non prevedibili, in ragione di lunghi tempi di attesa o di frequenti cadute della linea e con aumenti dei costi se si richiama".

martedì 29 novembre 2016

Fisco: in arrivo 11mila lettere per i contribuenti della Campania

Per i contribuenti della Campania stanno per arrivare delle lettere poco gradite, ovvero quelle del Fisco italiano. Si tratta di circa 11 lettere destinate ai contribuenti, nelle quali l'Agenzia delle Entrate fa presente che non hanno presentato nell'anno in corso la dichiarazione dei redditi, e che secondo il sistema invece erano tenuti a farlo. Da qui il riscontro di una anomalia, e l'invito agli interessati a verificare la propria situazione, e quindi anche eventualmente correggerla per tempo senza incorrere in controlli successivi.

Cosa fare se vi chiama il Fisco

Rispetto al passato, questo tipo di comunicazione arriva con notevole anticipo, proprio per consentire agli interessati di correggere eventuali anomalie ed evitare controlli e anche sanzioni future. In questo giro di lettere ci entreranno solo coloro i quali non hanno presentato alcuna dichiarazione dei redditi, pur avendo percepito nel 2015 più redditi da lavoro dipendente o da pensione da diversi sostituti di imposta, che non hanno effettuato il conguaglio delle imposte.

Coloro i quali ricevono questo avviso possono verificare la propria posizione e ricorrere al ravvedimento operoso, ovvero quella dichiarazione che va a correggere una situazione di difetto da parte del contribuente. Per farlo basta in sostanza presentare il modello Unico Persone fisiche entro il 29 dicembre 2016, ovvero entro 90 giorni dalla scadenza ordinaria del 30 settembre. In questo modo si otterranno significative riduzioni delle sanzioni dovute per la tardiva dichiarazione e per gli eventuali versamenti.
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Chi ha necessità di maggiori informazioni può ottenerle negli uffici territoriali dell'Agenzia (sul sito internet www.agenziaentrate.gov.it - nella sezione Contatta l'Agenzia > Assistenza fiscale > Uffici Entrate) o chiamando il numero 848.800.444.

sabato 26 novembre 2016

Commercio online, Amazon fa il record di vendite col Black friday: 1,1 milioni di prodotti

Il Black Fraday è stata una manna per il commercio online, e in special modo ha fatto registrare il botto di Amazon.it. Lo testimoniano dei numeri record raggiunti ieri in occasione del giorno più atteso per gli acquisti online. Il portale italiano di Amazon ha infatti macinato vendite su vendite, e alla fine gli ordini immessi nel sistema sono stati complessivamente 1,1 milioni. Vale a dire che ogni secondo venivano venduti circa 12.

I numeri del Black Friday di Amazon, boom del commercio online

A rendere noti i numeri è stata la stessa compagnia attraverso una nota ufficiale. Il momento in cui c'è stato il picco di transazioni è arrivato intorno alle 14.

Poche ore dopo invece, circa alle 19, il Black Friday 2016 aveva già preso il titolo di giornata con il maggior numero di vendite di sempre di Amazon.it. E' stato infatti stabilito un nuovo primato che ritocca quello precedente, fatto registrare lo scorso 12 luglio, quando furono ordinati circa 750 mila prodotti (il 30% in meno di ieri).
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"I clienti ci hanno dimostrato ancora una volta quanto ci siano legati - afferma il Country Manager di Amazon Italia e Spagna, François Nuyts - e quando apprezzino le offerte del giorno del Black Friday e la possibilità di usufruire di grandi risparmi per i loro acquisti di Natale. Centinaia di aziende del Marketplace hanno partecipato a questa giornata di offerte raggiungendo vendite record, con ordini più che raddoppiati rispetto al Black Friday dello scorso anno".

Riguardo invece ai prodotti più venduti nel corso del Black Friday di ieri, a stabilire il primato è stata una memoria Usb per il computer, il videogioco del calcio Fifa 17 per PS4, la stessa PlayStation4, la collezione completa di Harry Potter e uno spazzolino elettrico.

giovedì 24 novembre 2016

Tariffe assicurazioni RCA: cresce il premio medio, +7,2% rispetto al semestre precedente


Assicurare la propria auto diventa di nuovo più costoso. E' quello che emerge dai dati medi resi noti dal portale Segugio.it. Anche se il prezzo migliore (cioè quello più basso) rimane sostanzialmente stabile, i prezzi medi nella prima metà del 2016 invece sono saliti del 7,2% rispetto al secondo semestre del 2015. 

Segugio illustra i dati sulle tariffe 

Il portale, che si occupa delle comparazioni multimarca e dell'intermediazione di prodotti anche assicurativi, ha quindi evidenziato un percorso al rialzo delle tariffa media Rc Auto. Quello che si può risparmiare tramite la comparazione, può arrivare fino al 46,6% della tariffa media.

Altri dati interessanti sono stati evidenziati dal portale. Ad esempio il 5,6% delle polizze è richiesto per l'acquisto di auto nuove mentre il 17,0% è richiesto per l'acquisto di auto usate. La massa maggiore, il 77,4%, è stata invece richiesta per auto già possedute.
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Aumenta il numero di coloro che fanno parte della prima classe di merito "Bonus Malus", addirittura il 58,4% degli utenti. Si tratta di un valore record, che Segugio.it fino ad ora non aveva mia registrato. Va sottolineato anche che rispetto al secondo semestre 2015 c'è stato un incremento della percentuale di utenti che inserisce nella propria polizza la garanzia Incendio e Furto e altre garanzie accessorie (ora è al 21,5% rispetto al precedente 17,8%).


Circa il settore delle moto, le polizze per l'acquisto di veicoli nuovi sono il 10%, e anche in questo caso c'è un record relativo alla percentuale di utenti nelle prime quattro classi di merito: 31,8%.

mercoledì 23 novembre 2016

Tasse aeroportuali, niente aumento. Il trasporto aereo rilancia: "Vanno abolite"

Forti dell'ottimo risultato raggiunto con il loro pressing sul Governo, adesso le associazioni che rappresentano il trasporto aereo rilanciano, e chiedono l'eliminazione totale delle tasse aeroportuali. Quelle per intenderci che fanno lievitare il costo dei biglietti per gli utenti.

Andiamo per ordine. Il Governo ha definitivamente rinunciato ad aumentare le tasse d'imbarco, misura che venne introdotta a gennaio scorso e che - dopo la sospensione decisa in estate - era previsto che sarebbe stata reintrodotta nella legge di bilancio 2017. Invece non sarà così.

Le associazioni chiedono: via quelle tasse

Le associazioni A4E, Iata e Ibar, ovvero la quasi la totalità dell’industria del trasporto aereo in Italia, hanno applaudito questa scelta e adesso sperano che si riesca ad andare anche oltre, eliminando in modo definitivo queste tasse.

In un comunicato delle associazioni Airlines for Europe, International Air Transport Association e Italian Board Airline Representatives si legge che viene accolta «favorevolmente la definitiva soppressione dell’incremento delle tasse di imbarco aeroportuali», ma anche che questo è solo «un primo passo nella giusta direzione».

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«Quando ad agosto era stata sospesa questa tassa, avevamo espresso il nostro apprezzamento per una decisione che a nostro avviso andava nella giusta direzione. Infatti favorisce piuttosto che scoraggiare, la mobilità. Al tempo stesso produce effetti benefici sul Pil nazionale e sul numero degli occupati nel settore».

martedì 22 novembre 2016

Costo carburante, sale il prezzo della benzina sulla scia del possibile accordo OPEC


Tornano ad essere ritoccati i prezzi alle pompe di benzina. La prospettiva di un accordo tra i paesi OPEC, durante il prossimo vertice di Vienna del 30 novembre, ha spinto verso l'alto la quotazione del petrolio e come conseguenza anche il costo del carburante alle pompe.

Eni e TotalErg alzano il costo carburante

Secondo la consueta rilevazione di Staffetta Quotidiana, Eni ha aumentato di un centesimo il prezzo di benzina e gasolio, imitata anche da TotalErg che ha proceduto allo stesso incremento.

Ecco le nuove medie dei prezzi dei gestori, come rilevate dall'Osservatorio prezzi del ministero dello Sviluppo economico.
Benzina self service a 1,466 euro/litro (invariato, pompe bianche 1,446).
Diesel a 1,314 euro/litro (+0,1 cent, pompe bianche 1,294).
Benzina servito a 1,571 euro/litro (invariato, pompe bianche 1,488).
Diesel a 1,422 euro/litro (invariato, pompe bianche 1,337).
Gpl a 0,563 euro/litro (invariato, pompe bianche 0,549).
Metano a 0,975 euro/kg (invariato, pompe bianche 0,965).

Il mercato del petrolio in fermento

Il mercato dei prodotti petroliferi ha ricevuto una scossa dalla prospettiva di un possibile accordo tra Paesi Opec e Russia per un taglio della produzione di greggio
Il petrolio ha accelerato al rialzo sui mercati, toccando i massimi da fine ottobre. Il delegato nigeriano Ibrahim Waya ha dichiarato ai giornalisti a Vienna che un comitato tecnico OPEC sta discutendo di un limite alla produzione della durata di 6 mesi.

giovedì 17 novembre 2016

Lussemburgo choc: sì agli extracomunitari, ma solo se sono ricchissimi


Una proposta di legge da schiaffi. Arriva dal Lussemburgo l'ultimo pugno nello stomaco riguardo la questione degli extracomunitari. Il piccolo paese-fortezza finanziaria  ha infatti deciso di votare una nuova proposta di legge, secondo quanto riferisce il quotidiano Wort.

La proposta choc dal Lussemburgo

Questa proposta autorizza la concessione di permessi di soggiorno rapidi a quei cittadini extracomunitari che sono ricchissimi. Sì, proprio ricchissimi e non soltanto ricchi.

Questa discriminazione legalizzata è contenuta nel testo del progetto di legge n. 6992, che consente la concessione di un lasciapassare ai cittadini che vengono da Russia o Medio Oriente, purché depositino una somma di almeno 20 milioni di euro in una banca lussemburghese, minimo 3 milioni in una società di investimento o che investano almeno 500 mila euro in una società commerciale o industriale attiva nel Granducato.
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E gli altri che non sono ricchi? Chissenefrega.

Finora il progetto di legge è stato tenuto lontano dai riflettori, e non è difficile capire il perché. Tuttavia non sono mancate le prive voci di protesta, come quella del partito della Sinistra (Déi Lénk), ma non perché questa legge sia palesemente discriminatoria, bensì perché “questa legge a favore degli ultra-ricchi, che beneficeranno del segreto bancario come i residenti, non farà altro che rafforzare l'immagine del Lussemburgo come paradiso fiscale”. 

martedì 15 novembre 2016

Business, WhatsApp si rinnova: tra pochi giorni videochiamate tramite la app

Il colosso di messaggistica WhatsApp amplia il suo business entrando in un altro segmento, ovvero quello delle videochiamate.

Ad annunciarlo è proprio il portale della nota applicazione, che ha scritto un post sul proprio blog ufficiale: «Nel corso degli anni abbiamo ricevuto molte richieste da parte dei nostri utenti per le videochiamate, e siamo entusiasti di poter finalmente offrire al mondo questa funzione. Oggi siamo lieti di annunciare un altro passo che abbiamo fatto per collegare le persone, le videochiamate. Nel corso dei prossimi giorni, più di un miliardo di utenti WhatsApp potranno effettuare videochiamate usando Android, iPhone o Windows Phone».
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Finora la videochiamata era rimasta fuori dalle possibilità concesse agli utenti, che invece da qualche mese avevano la possibilità di "telefonarsi" tra loro. PEr la app di messaggistica istantanea utilizzata da oltre un miliardo di utenti, si schiudono così le porte di una nuova era.

Per vedere i risultati di questa innovazione occorrerà attendere un po', perché se è vero che la videochiamata esiste da anni, alcuni tentativi di farla diffondere in modo forte non sono riusciti visto che l'sms e la classica chiamata vocale sono ancora dominanti nelle abitudini della gente.

lunedì 14 novembre 2016

Inflazione di nuovo negativa in Italia. L'Istat deve rivedere le sue stime


L'incubo deflazione torna a farsi prepotentemente vivo in Italia. Secondo gli ultimi dati resi noti dal Istat, infatti, c'è stato un nuovo calo dei prezzi dello 0,2% su base annua, contro le stime previsionali che invece erano dello 0,1%. Il calo dei prezzi è anche su base mensile, visto che c'è stata una riduzione dell'indice nazionale dei prezzi al consumo dello 0,1%.

Le nuove tendenze deflazionistiche fanno seguito alla breve ripresa che c'era stata a settembre, quando si era registrato un incremento dello 0,1%.

I dati che incidono sul calo dall'inflazione

Il dato che più ha inciso su questa nuova riduzione riguarda i prezzi dei beni energetici, che hanno accentuato il loro calo fino a portarlo al -3,6% contro il -3,4% di settembre. La riduzione è determinata soprattutto dalla flessione dei prezzi di quelli regolamentati (-6,0%, era -3,8% a settembre) contro invece un lieve rientro di quelli energetici non regolamentati (-0,9%, da -2,7% del mese precedente).

A pesare sul dato deflazionistico sono stati anche gli alimentari non lavorati (scesi di 0,4%, mentre invece della stessa percentuale erano saliti a settembre) e i servizi ricreativi, culturali e della cura della persona (0% contro il +0,6% di settembre).

Al netto dei beni energetici, il dato sull'inflazione rallenta in misura significativa, attestandosi a +0,2% (era +0,5% il mese precedente). Se depuriamo il report del dato riguardante gli alimentari non lavorati e i beni energetici, l'inflazione scende a +0,2% (da +0,5% di settembre).

sabato 12 novembre 2016

Banche prese d'assalto in India: il Governo ha messo fuori corso alcune banconote senza preavviso

E' una situazione esplosiva quella che si è venuta a creare in India, dove il Governo ha improvvisamente deciso di mettere fuori corso le banconote da 500 e 1000 rupie, legate ai fenomeni di corruzione (molto diffusa). Il problema è che la gran parte della popolazione è rimasta nell'impossibilità di ottenere denaro contante, non solo da un momento all'altro non ha potuto più usare i biglietti di questo tipo (equivalenti a 6,7 e 13.5 euro), ma non sono stati immessi in circolazione neppure le nuove denominazioni sostitutive da 500 e 2.000 rupie.

Popolazione disperata in coda davanti alle Banche


Una situazione del genere non poteva che degenerare nel caos. Infatti davanti ai bancomat si sono formate lunghe code di cittadini decisi che avevano bisogno di contanti.
Va peraltro evidenziato che l'India è un paese dove il popolo non ha alcuna confidenza con le carte di credito per fare acquisti, che vengono utilizzate soltanto da una piccolissima percentuale di individui.

La situazione s'è fatta più grave quando si sono esaurite in breve tempo le scorte di banconote. Questo fatto ha provocato la violenta reazione di molte persone. Si sono registrati episodi di vandalismo, che hanno richiesto l'intervento delle forze dell'ordine.

Intanto il ministro delle Finanze, Arun Jaitley, ha esortato la gente ad avere un poco di pazienza, giustificando il mancato avvertimento riguardo la messa al bando delle banconote da 500 e 1000 rupie col fatto che altrimenti sarebbe diminuito l'effetto sorpresa. Ha inoltre assicurato che nel giro di due settimane la situazione tornerà alla normalità.

giovedì 10 novembre 2016

Stipendi: la RAI approva il tetto di 240mila euro. Ma non per tutti....

Il tanto atteso tetto agli stipendi del servizio di informazione pubblica è arrivato. Anche se con intensità diverse per i "tizi qualunque" e le "star". Il Consiglio di amministrazione della Rai ha votato in modo unanime per approvare la delibera - con decorrenza immediata - che fissa lo stipendio massimo per le retribuzioni dei dipendenti a 240mila euro annui per chi ha un ruolo da top manager, come da articolo 9 della legge 198 approvata il 26 ottobre 2016.

Gli artisti e la regola del tetto agli stipendi

Questa misura viene quindi estesa a tutti i dirigenti, anche quelli di prima fascia come i direttori di reti e testate. E sarà operativa a partire dal 15 novembre, quando la legge entrerà ufficialmente in vigore.





Occhio però, perché c'è chi potrà sfuggire a questa regola. Si tratta di coloro che hanno un contratto di natura artistica, ovvero i super-ospiti o anche i presentatori. Per l'estensione anche a loro infatti verrà chiesta un'interpretazione puntuale del testo di legge all'azionista Ministero dell'Economia e finanze e al Ministero dello Sviluppo economico. In sostanza spetta ai ministeri confermare o meno se questo tetto vada applicato anche a loro oppure no. In fondo anche loro sono dipendenti di un'azienda che rimanda comunque al settore pubblico o partecipato.

Per quanto riguarda il canone, il Cda ha affrontato il tema dei possibili effetti che avrà la prevista riduzione da 100 euro a 90 euro, misura inclusa nella versione della legge di stabilità 2017.

giovedì 3 novembre 2016

Mercato valutario, decisione choc: lira egiziana svalutata del 48%

La situazione estremamente difficile che sta vivendo l'Egitto, ha spinto l'istituto centrale a prendere una decisione drastica: lasciare libera la lira di fluttuare liberamente sul mercato valutario, fissando contemporaneamente il tasso di cambio ufficiale a 13 dollari contro le 8,8 in vigore da marzo. La moneta del paese dei faraoni si è svalutata così del 48% rispetto a ieri, anche se va sottolineato che erano ormai giorni che il cambio non ufficiale girava attorno quota 16 dollari. (per vedere l'andamento della lira potete usare la piattaforma Plus 500)
La scelta della banca centrale è quindi una conseguenza degli eventi, e risponde alla volontà di stabilizzare il cambio e cominciare a contrastare in modo forte l'inflazione.

La scelta difficile sul mercato valutario

L'Egitto inoltre ha tenuto un'asta ad un cambio di 13 lire per dollaro (+/-10%). La svalutazione della moneta è un evento che si è già verificato una volta nel corso del 2016, a dimostrazione di quanto sia complessa la situazione nel paese africano. La scelta di indebolire pesantemente la lira sul mercato valutario risponde all'esigenza di arginare il rischio di una crisi economica.

Il premier Sherif Ismail aveva già preannunciato una scelta simile, spiegandola con l'esigenza di unificare i due tassi di cambio (quello del mercato valutario ufficiale e quello "del mercato nero") che ormai si stavano distanziano pesantemente.
Consiglio: per definire una vostra strategia vincente per opzioni binarie dovete tenere conto non solo dell'analisi tecnica ma anche di quella fondamentale degli asset che negoziate.

Il Governo ha anche deciso di spostare di un triennio l’entrata in vigore di un’imposta sui capital gain del 10%. Questo per favorire l'afflusso di investimenti stranieri e quindi di valuta forte dall'estero. La Banca centrale egiziana ha anche deciso che le banche egiziane potranno rimanere aperte fino alle 21 di sera e nei giorni di riposo per l’acquisto e la vendita di valuta straniera. Inoltre ha comunicato che garantirà i depositi dei clienti in tutte le valute.
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La situazione egiziana comunque rimane estremamente delicata, perché il rischio di tensioni sociali è aumentato parallelamente alla carenza di beni. Il Fondo Monetario Internazionale ha già avviato le procedure per prestare all’Egitto 12 miliardi di dollari, così da dare ossigeno all’economia del paese (deficit al 12% del PIL) e scongiurare il rischio che vi siano rivolte sociali nel più popoloso tra i Paesi arabi. Tuttavia, in cambio ha voluto che il Governo ponesse mano a misure importanti per contenere il disavanzo di bilancio.

Tariffe, AgCom bacchetta Tim: «No agli aumenti per la telefonia fissa»

Altolà del garante per le comunicazioni alla Tim. Gli aumenti delle tariffe a carico dei clienti non possono esserci se non sono ragionevoli e contenuti. L'ultimo atto del braccio di ferro tra l'autorità Garante e la Tim si consuma così, con un comunicato fermo e deciso.
In sostanza l'AgCom assimila il servizio di telefonia a quelli più "fisiologici" come l'acqua, per cui gli aumenti devono avere una spiegazione vera e non essere frutto della sola logica di profitto. Ecco perché va offerto a tariffe contenute e ragionevoli. E gli aumenti sono possibili soltanto dentro binari prefissati (come rientro di costi imprevisti o per adeguarsi all'inflazione).

Tim e il Garante in guerra per le tariffe

Sono ormai 2 anni che Tim cerca di massimizzare i profitti della telefonia fissa, proponendo un aumento delle tariffe. L'ultimo è molto più contenuto di quelli proposti l'anno scorso e la scorsa primavera. Ma comunque è stato bocciato dal Garante con una lettera di pochi giorni fa.

Va ricordato che a marzo scorso, la compagnia telefonica si beccò una multa da 2 milioni di euro perché senza adeguato preavviso e in modo non trasparente, ha imposto a migliaia di clienti una tariffa nuova e più pesante.

Ecco i fatti di questo braccio di ferro. A marzo Tim trasferì gli utenti da una tariffa a consumo ad una tariffa a pacchetto, che imponeva cioè 29 euro fissi al mese anche se non facevano telefonate. Di qui la multa. Poi la società ci ha riprovato: i contratti restano a consumo ma viene applicato un aumento, con raddoppio di prezzo (da 10 a 20 euro centesimi al minuto e resuscita il vecchio scatto alla risposta, che viene posto a 20 centesimi). Anche qui arriva lo stop, visto che facendo due conti il Garante evidenzia che ad un anziano le telefonate potevano venire a costare il 300% in più di prima.
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A quel punto Tim ritira gli aumenti e prova a negoziare con il Garante, che però respinge uno dopo l'altro i tentativi di aumenti tariffari meno dolorosi per gli utenti. E qui l'AgCom fa un ulteriore passo: la compagnia telefonica potrà chiedere di più soltanto se dimostrerà che quei prezzi maggiorati servono a coprire costi per infrastrutture d'avanguardia per assicurare il servizio; che le condizioni socio economiche del Paese sono cambiate e che l'inflazione sta erodendo i margini dell'azienda.

mercoledì 2 novembre 2016

Lavoro, la produttività in Italia ha la peggiore crescita in Europa (Istat)

Negli ultimi 20 anni, la produttività del lavoro in Italia è cresciuta molto meno che nel resto d'Europa. Lo evidenzia un rapporto del Istat, che sottolinea come sia aumentata ad un tasso medio annuo dello 0,3% (frutto di due componenti: +0,5% del valore aggiunto, +0,2% delle ore lavorate). Tuttavia, questo valore risulta decisamente inferiore alla media Ue, che addirittura è più di 5 volte quello italiano: 1,6%. Nell'area Euro il discorso è simile: +1,3%, anche qui nettamente meglio che in Italia.

L'analisi dei dati Istat sulla produttività del lavoro


Se facciamo un confronto con altri paesi, allora scopriamo che la Germania cresce in linea con l'Europa (+1,5%), così come Francia (+1,6%) e Regno Unito (+1,5%).
Uno dei peggiori paesi è la Spagna, che comunque ha un tasso di crescita doppio rispetto (+0,6%) a quello dell’Italia.

Inoltre l'Italia è l'unico Paese a registrare una diminuzione (-0,3%) nel 2015, mentre Germania, Francia e Spagna, pur segnando un rallentamento rispetto al 2014, comunque sono in variazione positiva (rispettivamente +0,9%, +0,6% e +0,5%).
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Scoprendo altri elementi di questa analisi continuiamo a ricevere brutti colpi. Tra il 1995 e il 2015 la produttività totale dei fattori è diminuita ad un tasso medio annuo dello 0,1%.
Il divario dell'Italia rispetto alle altre economie europee riguarda soprattutto l'evoluzione del valore aggiunto, perché da noi è cresciuto a ritmi meno sostenuti che negli altri euro-paesi. Siamo invece in linea riguardo alla componente delle ore lavorate, per la quale c'è stata una crescita contenuta sia in Italia che in altre economie europee (tranne la Spagna, dove è aumentata).

martedì 1 novembre 2016

Mercati valutari: il dollaro australiano spicca il volo contro l'USD

Che sia una reale fiducia verso il dollaro australiano, oppure soltanto un momento altamente speculativo lo capiremo soltanto nei prossimi giorni. Quel che al momento è sicuro, è che la valuta australiana sta facendo la parte del leone sui mercati valutari (Forex). Sta infatti registrando una impennata notevole nei confronti dell'USD, che ha toccato quasi il punto percentuale. Alle 14 il cross Aud-Usd è a quota 0,76827, con un guadagno dello 0,98% secondo 24option (opinioni, recensione e bonus qui).

Le scelte della RBA che influenzano i mercati valutari 

Per questo exploit sui mercati valutari, la moneta australiana deve dire grazie alle scelte della Reserve Bank of Australia, che questa notte ha lasciato invariato il tasso ufficiale, che rimane così al minimo storico dell'1,5%.
In realtà, questa mossa era largamente attesa dagli analisti, anche perché i dati riguardo l’inflazione che sono stati pubblicati di recente (e che sono stati migliori delle attese), facevano chiaramente intendere che le probabilità di assistere ad un ulteriore taglio dei tassi fossero molto ridotte se non nulle.
Consiglio: nei mercati valutari, qualsiasi tipo di investimento deve fare leva su un piano preciso. Anche le strategie opzioni binarie 60 secondi, benché a scadenza così ridotta, devono far parte di un progetto di investimento ben pianificato.
Tuttavia, a dare un grosso impulso al mercato ci ha pensato la posizione dichiarata della RBA, visto che il governatore Philip Lowe si è detto pronto a contenere l'inflazione anche sotto la quota target (2%-3%), per il semplice fatto di voler evitare di mettere sotto pressione il mercato immobiliare.
Dal punto di vista della RBA quindi, non c'è urgenza di procedere a nuovi stimoli monetari. Anche perché “il comitato ha valuto che il livello dei tassi sia in linea con l’attuale situazione dell’economia".

Deflazione incubo dell'Italia. Se la BCE dovesse allenatare il QE sarebbero guai

La deflazione torna a spaventare l'Italia. Non per gli effetti che può avere adesso, ma per quelli che avrà più in là quando la BCE cambierà la propria politica monetaria, e inizierà a ritirarsi dal Quantitative Easing (la fine è programmata a marzo).

La UE si riprende, l'Italia resta in deflazione

Deflazione è la parola che incute preoccupazione. L'hanno generata soprattutto i prezzi dell'energia e il calo dei consumi (che restano fiacchi). Il tutto mentre a livello generale, i dati dell'Eurozona cominciano a mandare segnali di altro genere: +0,5% dell'inflazione questo mese.

Anche se siamo distanti dal target del 2% fissato dall'Eurotower, è già qualcosa. Specie se paragonata con i nostri risultati, che a ottobre dicono sottozero su base annua (-0,1%), mentre rispetto a settembre la variazione è stata nulla.

Confcommercio è preoccupata: «Anche il 2016 finirà con un'inflazione praticamente nulla». Gli fa da eco anche Coldiretti: «La deflazione è devastante perché le quotazioni del grano duro sono crollate del 38%, mentre il latte viene pagato quasi come l'acqua minerale».
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Su tutto, come accennato in precedente, incombe poi il rischio che la BCE decida di stringere i cordoni della borsa e salutare il Quantitative Easing a marzo. Alcuni paesi non aspettano altro che Draghi non abbia più giustificazioni per prolungare la sua politica espansiva, per accusarlo ancora di voler aiutare i Pesi più indebitati (come l'Italia).
C'è pure il pericolo che anche solo un progressivo rallentamento del QE, possa esporre l'Italia al rischio di un surriscaldamento degli spread, che fino a questo momento sono rimasti ben protetti dallo scudo del Qe.

lunedì 31 ottobre 2016

Eurozona: inflazione in crescita secondo le attese. Ma l'euro non prende vigore

I prezzi registrano un'accelerazione a ottobre, facendo così felice la BCE che finora ha difeso strenuamente la propria politica monetaria, fatta soprattutto di atteggiamenti accomodati, tassi di interesse bassi e Quantitative Easing. I primi dati macro della settimana sono tutto sommato positivi per l'Eurozona, anche se non entusiasmanti.

I dati su inflazione e PIL nell'Eurozona


L'inflazione ha dato un segnale di ripresa, coerentemente a quelle che erano le aspettative degli analisti. Secondo le rilevazioni dell'Ufficio statistico europeo (Eurostat), la stima flash per ottobre riporta un tasso di inflazione in aumento dello 0,5% su base tendenziale, quando il mese scorso lo stesso dato registrava un +0,4%.
L'inflazione "core" (depurata cioè di energia, cibo e tabacchi, rimane stabile allo 0,8% come a settembre ed in linea con il consensus.

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Altri due dati macro sono stati resi noti questi mattina, e riguardano entrambi il PIL dell'Eurozona. Anche in questo caso le rilevazioni sono state perfettamente in linea con le aspettative, e anche uguali ai valori registrati nel periodo precedente. Nel terzo trimestre il PIL è salito del 1,6% su base annuale, mentre se l'orizzonte si sposta su base trimestrale l'incremento è stato dello 0,3%.

Nel Forex l'euro non riesce però a prendere vigore nei confronti delle altre major. In base ai dati della piattaforma di trading AvaTrade (recensione, bonus e opinioni sono qui) vediamo che questa mattina la valuta unica ha viaggiato sotto i massimi registrati dal 20/10 contro il dollaro, toccati venerdì sera a 1,0991. La coppia valutaria Eur/Usd viaggia al momento a quota 1,0950 circa, mentre hanno segno negativo anche i cross Eur-Gbp (-0,17%) e Eur-Jpy (-0,19%).

Consiglio: quando si opera nel Forex, bisogna fare attenzione a rivolgersi ai broker autorizzati Consob, o comunque verificare che tipo di regolamentazione o autorizzazioni hanno gli operatori. 
Nelle settimane scorse, il governatore Mario Draghi ha continuato a sostenere la politica monetaria che la BCE sta portando avanti da tempo, annunciando che il programma di quantitative easing andrà avanti, se necessario, anche dopo la scadenza di marzo 2017.

Pensioni: sono oltre 540mila quelli che le percepiscono da più di 36 anni!

C'è un esercito di italiani che ha quasi passato più tempo in pensione che non al lavoro. Per l'effetto dell'invecchiamento medio della popolazione, sono giunte a 540 mila le pensioni che sono state accordate prima del 1980, e vengono quindi liquidate da oltre 36 anni.

Il dato è stato reso noto dal Inps (Istituto Nazionale Previdenza sociale), che ha messo in evidenza gli anni di decorrenza delle pensioni di vecchiaia e ai superstiti del settore privato e pubblico. Sono stati quindi esclusi dal conteggio gli assegni di invalidità previdenziale e quelli di invalidità civile, nonché gli assegni sociali.

I dati sulle pensioni

Per quel che riguarda i dati specifici, sono circa 475mila le pensioni di vecchiaia e superstiti del settore privato che hanno superato i 36 anni di percezione. Sono invece in vigore da prima del 1980 nel settore privato 188.436 pensioni di vecchiaia, 439.718 pensioni di invalidità e 286.542 pensioni ai superstiti.
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Nel corso del tempo, l’età media alla decorrenza delle pensioni vigenti è salita di quasi 8 anni mentre per i superstiti è cresciuta in media di quasi 30 anni.
Le pensioni dei dipendenti pubblici che sono state erogate prima del 1980 sono 4.573 per la vecchiaia, 33.654 per l’anzianità, 16.573 per i superstiti da assicurato e 10.663 per il superstite da pensionato.