mercoledì 31 agosto 2016

Il caso Apple evidenzia un grave problema: fisco disomogeneo nella UE

La vicenda relativa alla stangata inflitta alla Apple da parte della UE, diventa lo spunto per il Sole 24 Ore, per esaminare la situazione relativa alla tassazione delle imprese in Europa. Emerge così un dato sconfortante: il tax-rate italiano è quello più alto di tutti. Il prelievo fiscale sulle società ammonta infatti al 64,8%, poco più di quello di Francia (36,6%) e Belgio (58,4%). Sono invece ben 16 i punti percentuali in più rispetto alla Germania e 14 sulla Spagna. Clamoroso: il doppio rispetto al Regno Unito. tutti paesi che sono big dell'economia pur non tartassando le proprie imprese.


Prelievo fiscale disomogeneo in Europa

La vicenda Apple riporta così alla ribalta il problema della eccessiva disomogeneità in Europa del prelievo tributario sulle aziende.
Apple, così come Fiat e Starbucks, dovranno rimborsare molti soldi (anche se la stangata al colosso di Cupertino è inavvicinabile) per i vantaggi fiscali ottenuti rispettivamente da Irlanda, Lussemburgo e Olanda. Il corporate tax rate applicato alle società nell’Unione europea non ha nulla di omogeneo.
Questo spinge le multinazionali di insediarsi fisicamente nei paesi che assicurano migliori condizioni fiscali, ma consente loro anche di implementare modelli organizzativi, produttivi e di transfer price per spostare all’interno del gruppo ricavi e costi in modo da limitare al massimo le imposte da versare.

Il vantaggio fiscale

Perché dovrei pagare il 64,8% in Italia, quando posso pagare il 12,5% in Irlanda o il 10% in Bulgaria? Domande che la UE dovrebbe porsi. Perché non intervenire significa porre le condizioni per provocare effetti negativi sulla concorrenza all’interno dei confini comunitari. Però - sottolinea il Sole 24 Ore - la colpa è anche degli stati membri. considerano infatti la sovranità fiscale come un qualcosa di intangibile. E se non si cede qualcosa sotto questo aspetto, allora sarà impossibile riequilibrare il sistema.

Irlanda furbetta

Il caso Apple ha però evidenziato un ulteriore problema. Alcuni Paesi hanno scelto di esercitare la discrezionalità consentita dalle blande norme UE, concedendo alle multinazionali condizioni fiscali ancora più favorevoli rispetto a quelle praticate generalmente attraverso i cosiddetti ruling internazionali. Accordi fatti su misura per incentivare lo sbarco nel proprio paese, con notevoli effetti anche sull'economia. Apple ha finito per pagare tasse all’1% dei profitti, giunte poi addirittura allo 0,005 per cento. La UE sembra voler passare al contrattacco per combattere le strategie di arbitraggio tributario di cui le multinazionali hanno abusato in questi anni. Ma ce la farà?

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