mercoledì 12 ottobre 2016

Lavoro "smart", boom in Italia: +40% in 3 anni

Lo "smart working" si sta diffondendo sempre di più in Italia, anche a livello subordinato. Si tratta di quelle forme di impiego che sono discrezionali riguardo all'orario, al luogo o anche agli strumenti di lavoro. Il numero di queste forme di lavoro dipendente è cresciuto del 40% rispetto al 2013, e oggi sono circa 250 mila quelli impiegati con questa formula.

Un nuovo concetto di lavoro


Secondo i dati dell'Osservatorio Smart Working della School of Management del Politecnico di Milano, lo "smart worker" tipico è un uomo (nel 69% dei casi) di circa 41 anni e per lo più residente al Nord (52% dei casi, al Sudo solo il 10%).
Da questo tipo di organizzazione del lavoro, egli ottiene dei benefici sia nell'efficienza che nello sviluppo professionale, ma anche a livello di equilibrio tra tempo dedicato al lavoro e alla vita relazionale (familiare e non), molto meglio quindi rispetto ai lavoratori che operano secondo modalità tradizionali.

Sempre secondo questo studio, il 30% delle grandi imprese nel 2016 ha posto in essere dei progetti strutturati di Smart Working, mentre è ancora poco diffuso nelle Piccole e medie imprese, dove i progetti strutturati sono fermi al 5% dello scorso anno.

Secondo Fiorella Crespi, Direttore dell'Osservatorio Smart Working, «il lavoro agile in Italia non sia più un’utopia né una nicchia, ma una realtà rilevante e in crescita in grado di offrire una boccata di innovazione e flessibilità a un mercato del lavoro per troppi anni bloccato da rigidità e contrapposizioni».

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