mercoledì 31 maggio 2017

Lavoro, per l'Ilva previsti 6000 esuberi. I sindacati: "Inaccettabile"

Si fa tesissima la situazione intorno all'Ilva, dopo la notizia che il piano di salvataggio dell'azienda potrebbe comportare fino a 6000 esuberi. Questo era l'unico dato sul quale nessuna delle due cordate interessate ad Ilva si erano finora espresse. E adesso qualcuno comincia a spiegarsi anche il perché. L'incontro tra i sindacati e il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda ha fatto emergere i numeri choc: degli attuali 14.200 dipendenti del gruppo, più di un terzo potrebbe essere tagliato

Il piano delle due cordate sul lavoro

Il piano della cordata Am Investco prevede infatti un massimo di 5.800 unità da tagliare entro il 2023 (la maggior parte a Taranto), anno entro cui dovrà essere completato il piano ambientale. AcciaItalia - l'altra cordata - prevede invece di ridurre l'organico da 14.200 dipendenti a 7.800 nel 2018 con un numero massimo di esuberi pari a 6.400 unità (l'organico dovrebbe poi risalire a 10.800 nel 2014).

Queste proposte sono state definite "inaccettabili" dai sindacati, tanto che i rappresentanti di Fim, Fiom e Uilm si sono detti contrari a queste proposte così come sono state formulate.

Nessun rilancio

Una cosa da sottolineare è che non sarà possibile fare rilanci di offerta. La procedura di vendita infatti coinvolge così tanti aspetti, ivi compreso il piano ambientale e il piano industriale, che diventa incompatibile l'ipotesi di rilancio con i tempi avrebbe stretti entro i quali completare la procedura. Per quanto riguarda il piano di ripresa produttiva, entrambi le cordate puntano forte sui settori automotive, costruzioni, mezzi pesanti e packaging. La questione Ilva continuerà ad essere delicatissima.

La cosa positiva è che - bene o male - una soluzione è stata trovata. Il che era tutt'altro che scontato. Il fatto che comporti grossissimi tagli non deve neppure stupire, dal momento che negli ultimi 4 anni l’Ilva ha fatto ricorso per tre esercizi ai contratti di solidarietà e per un esercizio alla cassintegrazione. tutto ciò ha coinvolto quasi 4000 dipendenti. Significa che un terzo degli operai e dei tecnici è stato considerato non funzionale al perimetro occupazionale e produttivo già da anni a questa parte.

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