mercoledì 28 febbraio 2018

Valute virtuali, nuova indagine da parte del Regno Unito

Il Regno Unito ha deciso di alzare ulteriormente il livello di guardia sulle valute virtuali. Il Comitato del Tesoro del Parlamento britannico ha infatti manifestato l'intenzione di dare luogo ad una indagine sulle criptovalute. L'inchiesta, che è stata annunciata lo scorso 22 febbraio, ha come scopo quello di comprendere come le criptovalute possono influenzare gli investitori ma anche le imprese che operano nel Regno Unito. Infatti, parallelamente alla crescita della loro popolarità e diffusione, è aumentato anche il numero di dubbi e gli aspetti foschi attorno a questo asset finanziario. Ricordiamo che le criptovalute sono in gran parte non regolamentate nel Regno Unito.

L'indagine sulle valute virtuali


L'approccio dei paesi nei confronti di questo fenomeno è stato molto variegato. Alcuni si sono adattati rapidamente contro gli exchange di criptovalute, magari colpendo le Ico (initial coin offering) e contro altri aspetti caratteristici del "mining". Altri governi invece stanno mantenendo un approccio molto più cauto, più guardingo mantenendo però un atteggiamento sospettoso. E infatti secondo quanto comunica il Comitato del Tesoro, il clamore mediatico che circonda le valute virtuali e i loro movimenti di prezzo irregolari sono stati la leva per avviare questa nuova fase di indagine.

Ma cosa verrà fatto con questa nuova indagine? Verranno esaminati i potenziali rischi che le valute digitali potrebbero generare per consumatori, imprese e governi. Tra questi rischi c'è anche quello di alimentare il riciclaggio di denaro e la criminalità informatica. Tuttavia verranno esaminati anche i benefici delle criptovalute e la tecnologia che li sostiene (blockchain), nonché le nuove opportunità innovative che potrebbero creare.

Nel frattempo l'estrema volatilità che caratterizza questa industria globale, ha fatto sì che anche una notizia non certo drammatica - come l'idea che un Paese possa intervenire con una regolamentazione aggiuntiva - crea panico e può contribuire a far crollare i mercati.

lunedì 26 febbraio 2018

Inflazione e l'audizione di Powell sono i temi caldi della settimana

Sono molti i dati macro che cattureranno l'attenzione dei trader in questi giorni. Molti hanno già aperto il loro calendario economico e stanno programmando le strategie da adottare sui mercati. Il discorso vale tanto per la zona Euro quanto per gli Stati Uniti. Tanti spunti interessanti - specie riguardo l'inflazione - che potrebbero dare una certa vivacità alle prossime sessioni di mercato.

Europa, focus sull'inflazione

Per quanto riguarda la zona euro, il focus sarà sui dati macro riguardanti l'inflazione. Sono infatti attese le stime preliminari riguardo la dinamica dei prezzi al consumo. Il dato atteso dagli analisti è stabile, per un livello che dovrebbe puntare all’1,3%. A livello di singoli paesi ci si aspetta una frenata in Germana (all’1,2%) e in Italia (all’1,0%). Dati positivi invece si attendono dalla Francia (all’1,8%) e dalla Spagna (all’1,0%). Ricordiamo che l'inflazione è il driver principale delle mosse della BCE, come rimarcato dagli analisti della lista migliori siti trading autorizzati affidabili. Dal Vecchio Continente sono in arrivo anche altri dati interessanti, come l'aggiornamento dell’indice di fiducia economica ESI elaborato dalla Commissione UE. Verranno poi resi noti i dati sulle vendite al dettaglio, attese in calo dell’1,2% m/m in Francia, ma in lieve aumento in Germania.

Altri eventi in calendario riguardano gli Stati Uniti. Occhio quindi alla formazione dei trading pattern famosi e più affidabili sui nostri grafici. L’ISM dovrebbe essere poco variato su livelli elevati, mentre ci si aspette un trend ancora positivo per gli ordini di beni durevoli al netto dei trasporti e le vendite di case nuove. Il deflatore core di gennaio dovrebbe segnare un rialzo di 0,3% m/m, mentre il deficit della bilancia commerciale dei beni a gennaio dovrebbe ridursi rispetto a dicembre.

L'evento più importante però è l'audizione del nuovo presidente della Federal Reserve Jerome Powell. Il nuovo numero uno dell'istituto centrale americano parlerà al Congresso per la presentazione del Monetary Policy Report. E' un evento molto atteso perché è la prima uscita ufficiale di Powell. Dalla sua politica monetaira ci si aspetta una certa continuità rispetto alla gestione della Yellen.

sabato 24 febbraio 2018

Debito pubblico, l'Ocse lancia l'allarme sulla sostenibilità

Il debito pubblico dei paesi industrializzati sta viaggiando a ritmi troppo elevati. E' questo l'allarme lanciato dall'Ocse, che sottolinea il pericolo che l'aumento dei tassi di interesse (che sta progressivamente avvenendo) rappresenta per i bilanci degli Stati. Secondo le stime dellʼorganizzazione, nei prossimi 36 mesi i paesi sviluppati dovranno rifinanziare il 40% del loro stock di debito pubblico, dal momento che le banche centrali hanno iniziato a ritirare gradualmente le misure di stimolo messe in campo durante la crisi.

Le cifre choc sul debito pubblico

debito pubblico ocseA questa conclusione si arriva esaminando i dati. L'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Osce) ha evidenizato che il debito pubblico salirà quest'anno a 45mila miliardi di dollari, quasi il doppio di quello che c'era nel 2008 (25mila miliardi). Sia a livelli record, che chiaramente non potranno essere sostenuti a lungo.

Sebbene la maggior parte dei Paesi abbia un portafogli di debito relativamente ben strutturato, i Governi dovranno rifinanziare quasi la metà del loro debito sul mercato nell'arco dei prossimi tre anni. Questo processo comincerà già nei prossimi 12 mesi.
Il problema vero è che la lunga stagione delle politiche accomodanti delle Banche centrali sta per finire. Non ci saranno ancora per molto tempo i tassi d'interesse rasoterra, ne' le condizioni favorevoli di accesso al mercato dei finanziamenti per gli emittenti sovrani. Finora proprio le favorevoli condizioni di finanziamento hanno consentito ai governi di gestire i rischi di rifinanziamento nella gestione del debito.

Quando i tassi cominceranno a crescere in misure più sostenuta, l'aumento dei rendimenti si tradurrà in maggiori costi per i governi per rifinanziare il debito esistente e l'emissione di nuovi bond. L'unico rimedio che avranno gli Stati per arginare il problema del debito pubblico sarà quello di avere una crescita economica rapida e costante. Questo sarà determinante per la sostenibilità di lungo termine del debito. Per arrivarci occorrono riforme strutturali.

giovedì 22 febbraio 2018

I verbali del Fomc spingono su il dollaro e deprimono la Borsa

La pubblicazione dei verbali del Fomc è stato certamente l'appuntamento settimanale più atteso dai mercati. I verbali si riferiscono al meeting avvenuto a gennaio, quando la FED decise di lasciare i tassi invariati. Peraltro quella riunione è stata l'ultima presieduta da Janet Yellen, che poi ha lasciato il testimone a Jerome Powell. Dai verbali del FOMC è emersa la convinzione che bisogna andare avanti con una politica monetaria prudente. Sì alla normalizzazione, quindi, ma comunque il tutto va fatto in modo graduale.

La reazione dopo i verbali del Fomc

L'economia USA marcia a buon ritmo, secondo i verbali del Fomc, e l'inflazione al momento non rappresenta una preoccupazione. A meno che la dinamica dei prezzi non procederà in modo spedito, generando quindi un surriscaldamento dell'economia, non ci si muoverà dal programma di 3 rialzi dei tassi nel corso del 2018. Il prossimo dei quali dovrebbe esserci a marzo. Secondo la Banca centrale Usa l'economia americana nel 2018 potrebbe crescere anche oltre le attese, grazie anche alla riforma fiscale varata dal presidente americano Trump.

La reazione sui mercati è stata immediata, spingendo ancora più su il dollaro come abbiamo visto su i migliori broker forex italiani autorizzati. A scontare la prospettiva di ulteriori rialzi dei tassi più aggressivi è stato anche il mercato dei Treasury (i decennali sono saliti al nuovo record in quattro anni), ma pure l’azionario a stelle e strisce che è andato in discesa.

Dal momento che appare quasi scontato che la FED di Powell nel meeting del mese di marzo alzerà i tassi di interesse, i trader hanno già cominciato a prezzare l'evento spingendo su il biglietto verde. Occhio però ad adottare questa strategia, occorre prima sapere bene come fare trading sicuro Forex. Il rafforzamento del dollaro si fa sentire anche sul prezzo del petrolio. I contratti sul greggio Wti con scadenza a aprile cedono 93 centesimi a 60,74 dollari al barile. Il Brent perde 46 centesimi a 64,96 dollari al barile. L'oro scende a 1322 dollari l'oncia.

mercoledì 21 febbraio 2018

Embraco, il Governo prova a limitare i danni andando alla UE

La questione Embraco fa alzare il velo sul delicato tema degli aiuti di Stato nella UE. L'Italia ha avanzato - tramite il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda - il sospetto che alcuni paesi facciano concorrenza sleale sfruttando i fondi comunitari per offrire incentivi e basso costo del lavoro alle aziende, sottraendole così ad altri paesi. Potrebbe essere successo questo alla Embraco, che chiuderà i battenti nel nostro paese per trasferirsi in Slovacchia.
L'azienda di Riva di Chieri (Torino), che produce compressori per frigoriferi ed è controllata dalla multinazionale Whirlpool, manderà per strada quasi 500 lavoratori per fuggire in Slovacchia. Non sono serviti a nulla finora i tentativi del governo italiano di trovare delle soluzioni alternative, per le quali pure ci sarebbero le condizioni.

Il Governo teme aiuti di Stato su Embraco

Per questo motivo il ministro Calenda si è recato a Bruxelles per chiedere l’intervento della Commissione europea. Il grave sospetto dell'Italia è che miliardi di euro di fondi strutturali Ue, destinati alla Slovacchia al solo fine di stimolare l’economia nazionale, invece siano stati dirottati per attirare imprese anche dal resto dell’Europa, come successo per Embraco. Incontrando la commissaria responsabile dell’Antitrust, la danese Margrethe Vestager, il ministro dello Sviluppo economico italiano ha avanzato due richieste. La prima è verificare sull'eventuale uso di aiuti di Stato illegittimi. La seconda è verificare la fattibilità della proposta di un fondo di aggiustamento per la globalizzazione, in modo da incrementare l’intensità degli aiuti concessi nei casi di deindustrializzazione.

Margrethe Vestager ha assicurato che l’Ue sarà intransigente sul caso Embraco, mentre la confederazione dei sindacati europei ha promesso che percorrerà tutti i passi possibili per bloccare l’operazione. Tuttavia la realtà dei fatti è che non c'è modo di arrivare a una soluzione europea che eviti il trasferimento in Slovacchia della multinazionale. L'unica cosa che si potrà concretamente fare è limitare i danno il più possibile, e predisporre nuove norme affinché cose del genere non accadano più in futuro.

lunedì 19 febbraio 2018

Banca centrale giapponese verso la conferma degli stimoli monetari

Cosa succederà in Giappone, dopo la nuova nomina per Haruhiko Kuroda alla guida della Banca centrale giapponese? L'idea che suggerisce questo passaggio è una continuazione della politica monetaria ultra-espansiva. Ed è proprio questo che ha propiziato il rimbalzo della Borsa dei giorni scorsi. Tuttavia, si fanno strada alcune teorie secondo le quali Kuroda non completerà il suo secondo mandato (vista l'età avanzata) ma potrebbe farsi da parte dopo 2-3 anni, ovvero dopo l'uscita dalla politica monetaria accomodante. In pratica la sua carica verrà "prorogata" per il tempo sufficiente a completare la sua azione di politica monetaria.

Di sicuro al momento invece si andrà avanti così come si sta facendo. Gli stimoli monetari all’economia nipponica verranno mantenuti intatti o quasi, anche se il mondo attorno sta andando in un'altra direzione. C'è pure la necessità di frenare l'apprezzamento dello yen nei confronti del dollaro. Possiamo constatarlo se prendiamo l'elenco broker forex autorizzati Consob e vediamo l'andamento del cross Usd-Jpy. Questo ha già innescato alcuni interventi da parte di alcune autorità politiche giapponesi, come il ministro delle Finanze Aso.

Il futuro della Banca centrale Giapponese

Si andrà quindi avanti lungo la scia già tracciata nella primavera del 2013 dalla Banca centrale giapponese. Del resto essa ha portato buoni risultati sotto il profilo della crescita economica (otto trimestri di crescita consecutiva). Molti meno per quel che riguarda l'inflazione, che resta al di sotto delle attese e del target del 2% (quella “core” è ancora sotto l’1%). Cosa che interessano molto quelli che fanno investimenti con broker che accettano paypal postepay trading.

Va detto però che mentre da un lato la Banca centrale giapponese persegue strategie espansive, dall'altro una specie di tapering l'ha già cominciato. Ha infatti il concept del “controllo della curva dei rendimenti”, acquistando bond a un ritmo annuale. La cifra spesa però è calata, passando a circa 60mila miliardi di yen da quella precedente di 80mila. Un tapering camuffato. Tuttavia, c'è chi critica fortemente queste misure alternative scelte dalla BoJ, perché espongono il Giappone a una crisi finanziaria.

sabato 17 febbraio 2018

Tariffe a 28 giorni, violazioni a raffica: l'Agcom valuta nuove sanzioni

Scatta una nuova difida a carico delle compagnie telefoniche. L'Authority è infatti dovuta intervenire nuovamente, perché malgrado il divieto scattato a inizio anno, esse proseguono imperterrite ad applicare le tariffe a 28 giorni anziché a un mese. Il comportamento riguarda molti dei maggiori operatori: Tim, Wind Tre, Vodafone, Fastweb e Sky. Tutti quanti continuano a proporre ai consumatori offerte di servizi di telefonia con cadenza di fatturazione a 28 giorni. In questo modo vanno a infrangere l'obbligo che è stato introdotto con il decreto fiscale un mesetto fa. Pochi giorni fa la GdF ha effettuato delle ispezioni nelle varie sedi degli operatori.

Le contestazioni riguardo le tariffe a 28 giorni

Ma oltre alla violazione del divieto di tariffe a 28 giorni c'è altro. Le compagnie non stanno rispettando neppure le normative riguardanti la chiarezza, trasparenza e completezza delle informative agli utenti circa prezzi di rinnovo delle offerte a fronte di modifiche contrattuali. E ancora: anche non viene rispettata la direttiva riguardo il diritto di recesso contrattuale, che dev’essere garantito senza penali ne' costi di disattivazione, anche in caso di recesso da contratti con offerte promozionali. Per tutte queste ragioni, l’Autorità per le Garanzie nelle comunicazioni è dovuta intervenire nuovamente contro le compagnie, diffidandole dal perseverare in questi comportamenti.

C'è poi anche un nuovo fronte che si sta aprendo. L'Antitrust infatti sta indagando su un presunto accordo che è stato fatto tra gestori. Essi infatti avrebbero concordato di aumentare il canone mensile tutti assieme e con identiche modalità, in modo tale da ottenere lo stesso ritorno economico che avrebbero avuto con la fatturazione a 28 giorni. In sostanza si sarebbero messe d'accordo per distribuire l’importo complessivo su 12 invece che 13 mesi, a danno ovviamente dell'utente. Per questo motivo Tim, Wind Tre, Vodafone, Fastweb e Sky dovranno chiarire ai loro utenti che eventuali aumenti dei costi sono conseguenza esclusiva di scelte aziendali, non del ritorno alle tariffe a 28 giorni.

giovedì 15 febbraio 2018

Cambi col dollaro di nuovo in altalena dopo l'inflazione USA

Il dato sull'inflazione americana (2,1% ovvero meglio rispetto all'1,9% previsto) ha dato uno scossone ai mercati, spingendo inizialmente i cambi col dollaro nel forex. Ma non ha depresso affatto le Borse, che anzi sono andate in territorio positivo. Semmai è stata proprio la marcia del biglietto verde ad essere di breve durata, visto che successivamente il greenback ha perso i suoi guadagni. La major Euro-dollaro è tornata verso quota 1,24, mentre il cambio della sterlina rispetto al dollaro si è mosso oltre 1,39. Rimangono quindi molte incertezze sul futuro del USD.

Esaminando l'indicatore ROC rate of change trading non abbiamo avuto grosse indicazioni, per cui l'incertezza che si vive in questo momento è notevole. Forse è il caso affrontare questa fase particolare del mercato con una certa prudenza. Meglio muoversi con molta cautela negoziando i cambi col dollaro.

L'inflazione e i cambi col dollaro

L'IPC statunitense dimostra un'enorme trappola per i tassi di cambio dell'USD. Infatti la reazione dei mercati è stata istantanea, visto che l'inflazione alta si ritiene che possa innescare un rialzo dei tassi della Fed il prossimo mese. Questo proprio mentre alcuni stavano mettendo in dubbio la decisione della Fed di ritoccare il costo del denaro per via di un mercato azionario più volatile. Tuttavia, dopo l'iniziale sussulto ci si è resi conto che l'indicatore al quale guarda la FED non è il dato puro CPI bensì il dato core, che è ancora lontano dal target 2%.

Va inoltre considerato che l'inflazione si è semplicemente mantenuta stabile, in realtà non è aumentata. C'è comunque ancora indecisione su quale sarà l'impatto a lungo termine del CPI forte. A breve termine potrebbe essere negativo per le attività rischiose e rialzista per il dollaro nei confronti di valute sensibili al rischio come AUD e GBP. Proveremo ad adottare l'indicatore Aroon settaggio e strategie su queste coppie per verificare se ci sono segnali di investimento interessanti. La posizione del trader istituzionale però è mitigata dal fatto che l'economia americana potrebbe patire il deficit crescente, cosa non buona per il dollaro.

martedì 13 febbraio 2018

Rimborsi su bollette a 28 giorni, il TAR Lazio li mette in stand by


Il sistema di rimborsi previsti da AgCom relativo alle bollette con tariffazione a 28 giorni è stato sospeso. Il TAR del Lazio infatti ha deciso che le compagnie telefoniche potranno aspettare fino a ottobre prossimo, ovvero fino al giudizio di merito, prima di stornare dalle bollette telefoniche gli importi corrispondenti alle maggiori somme dovute allo schema tariffario a 28 giorni.

Il motivo è che le somme che dovrebbero pagare sono "in grado di incidere sugli equilibri finanziario-contabili della azienda". In sostanza il TAR è stato ispirato dalla prudenza, infatti considerando gli elevati importi che gli operatori dovrebbero rimborsare agli utenti, ha deciso di rinviare questi esborsi in via cautelare finché non verrà definitivamente accertato che debbono pagare.

Cosa succede adesso con i rimborsi


L'Autorità aveva preso la decisione di punire le compagnie lo scorso 19 dicembre, imponendo loro di restituire i soldi agli utenti. Il TAR ha respinto il ricorso degli operatori e di Asstel contro la delibera con cui Agcom imponeva loro il ritorno alla fatturazione su base mensile per rete fissa. La decisione del Tar inoltre non riguarda la maxi multa imposta agli operatori da Agcom - circa 1,1 milioni di euro ciascuno - sulle quali però deciderà anche in questo caso in via definitiva l’udienza di merito.

Critica la posizione dell'Unione Nazionale Consumatori, che giudica un regalo alle compagnie la decisione del TAR. Secondo UNC infatti, gli importi elevati che le compagnie devono rimborsare testimoniano che le aziende sono andate avanti imperterrite a violare la delibera dell'Autority. "Non si può far ricadere questa scelta aziendale sulle famiglie, vanno immediatamente risarciti", dice UNC. La vicenda è destinata a continuare. Ci si può aspettare un ricorso degli operatori al consiglio di Stato (principalmente per chiedere la sospensione delle sanzioni), ma anche ulteriori mosse di Agcom.

sabato 10 febbraio 2018

Mercato azionario, occhio alla volatilità

In questi primi giorni di febbraio, i mercati hanno fatto registrare una correzione interessante. Volendo analizzare la situazione, l'elemento chiave è stato finora la differenza tra la fluttuazione dei prezzi dell’azionario rispetto agli altri asset. Adesso però occorre inserire un nuovo fattore di incertezza nelle previsioni, ovvero l'inflazione. Il probabile aumento dei prezzi al consumo andrebbe a ridurre gli utili societari e inoltre potrebbe incidere anche sulle politiche monetarie future da parte delle banche centrali. Questo significa che le aspettative per i rendimenti azionari potrebbero diminuire di pari passo con la crescita della volatilità.

Prospettive sul mercato azionario

Va detto però che anche se i tassi di interesse più alti potrebbero andare a zavorrare le valutazioni dell’azionario, è vero pure che le società più solide dovrebbero comunque poter puntare sui miglioramenti dell’economia globale e sulla capacità di incrementare i profitti. Questo significa che il recente sell off non è detto che andrà avanti in modo diffuso. Possiamo quindi vedere la classifica migliori piattaforme trading online autorizzati e viaggiare relativamente tranquilli sul mercato. Va pure aggiunto che esso è stato anche legato alla crescita economica o ai fondamentali societari relativi al Vecchio Continente (positivi e in un contesto di crescita economica solida).

Per questi motivi non è il caso farsi prendere dal panico, visto che i dati economici sono comunque molto buoni tanto per il fronte Europeo che negli USA. Possiamo aprire il calendario economico di Markets e verificarlo (qui invece trovate la guida markets.com come funziona). E in più l’outlook per la crescita globale rimane robusto. Per questo ci si attende ancora di vedere delle performance buone per le strategie value, nonché un aumento della dispersione. Occorrerà comunque fare una attenta selezione dei titoli su cui puntare.

giovedì 8 febbraio 2018

BCE, il Bollettino vede nell'Eurozona una espansione "solida e generalizzata"

La BCE instilla ancora una bella dose di ottimismo nel vecchio Continente. Il bollettino economico della Eurotower infatti evidenzia una dinamica della crescita forte e generalizzata. L'economia europea infatti ha continuato a marciare a un ritmo sostenuto, accelerando finanche il passo nella seconda parte del 2017. E secondo il consiglio direttivo, questa crescita riuscirà a spingere anche l'inflazione in prossimità dell'obiettivo al 2%. Riguardo invece ai fattori di rischio, essi sono rinvenibili in fattori di carattere globale e negli andamenti dei mercati valutari.

Il quadro della BCE


La BCE quindi conferma che l'Eurozona vive una ripresa robusta. La BCE si auto-elogia per le sue misure di politica monetaria, che continuano a sostenere la domanda interna. Sul fronte dei consumi interni, si registra una forte ripresa grazie alla crescita dell’occupazione, a sua volta trainata dalle riforme messe in atto sul mercato del lavoro. Buone notizie anche per quanto riguarda gli investimenti delle imprese, spinti dalle condizioni di finanziamento favorevoli e della solida domanda. Inoltre l'espansione economica diffusa a livello globale sta dando impulso anche alle esportazioni.

Il rischio, come già detto e ribadito altre volte da Draghi, è nella recente volatilità del tasso di cambio. Un euro troppo forte potrebbe innescare un meccanismo frenante su tutti i fattori visti in precedenza. E in special modo spingere giù l'inflazione. il Consiglio Direttivo ha confermato che è necessario continuare a fornire un grado elevato di accomodamento monetario per assicurare un ritorno durevole dei tassi di inflazione verso livelli inferiori ma prossimi al 2%.

E l'Italia? L'accenno del bollettino riguarda l'ampliarsi del differenziale dei rendimenti sui titoli di Stato, che viene imputato alle percezioni del mercato sull'acuirsi dell'incertezza politica.

martedì 6 febbraio 2018

Mercati finanziari, ecco cosa ha detto il capo della BCE Draghi

L'attesa maggiore dei mercati finanziari era riservata ieri all'intervento di Mario Draghi davanti al Parlamento Europeo. Il numero uno della BCE ha confermato in sostanza quanto già dichiarato nelle scorse settimane, sia pure evidenziando fattori di grosso ottimismo per la zona Euro. L'economia infatti si espande "in modo robusto", mentre la crescita marcia spedita finanche "oltre le attese e sopra il potenziale". Al tempo stesso però, resta forte il problema dell'inflazione. La dinamica dei prezzi  si stia avvicinando all'obiettivo, non secondo la BCE non si può ancora dichiarare vittoria. Per questo i tassi resteranno all'attuale livello ancora a lungo, ben oltre la fine del Qe.

Le parole di Draghi e i mercati finanziari

draghi finanzaLa novità colta dai mercati finanziari è quindi nel tono ottimistico riguardo al futuro. La crescita marcia in modo robusto, con tassi più forti delle attese. Tuttavia non ci sono segnai di euforia pre-crisi, e al tempo stesso però non c'è spazio per compiacersi. Infatti anche se si è rafforzata la fiducia che l'inflazione convergerà verso l'obiettivo del 2%, al momento bisogna ancora attendere che ciò accada.

Peraltro Draghi ha sottolineato che ci sono nuovi venti contrari nati dalla recente volatilità nei tassi di cambio (l'euro troppo forte, si veda la major eur-usd con l'indicatore relative volatility index RVI). Situazione che richiede uno stretto monitoraggio.
Va anche evidenziato il messaggio di avvertimento di Draghi riguardo ai pericoli dei Bitcoin. Il numero uno della BCE ha sottolineato che si tratta di un asset molto rischioso, che la Bce sta comunque studiando. Ormai il fenomeno ha assunto una dimensione tale da non poter essere ignorato neppure della maggiori istituzioni finanziarie. Basta scegliere qual è il miglior sito per trading online, aprirlo e di sicuro ci troverete le criptovalute.

Un'ultima cosa riguarda la riforma fiscale USA. Nell'anticipazione del bollettino mensile, Francoforte infatti avverte che potrebbero esserci possibili effetti negativi della riforma voluta da Trump, perché rischia di innescare una guerra fiscale globale a chi offre condizioni migliori alle imprese, erodendo così le basi imponibili dei Paesi Ue.

domenica 4 febbraio 2018

Titoli di Stato americani, rendimenti ai massimi dopo il lungo sell-off

I titoli di Stato americani continuano ad essere oggetto di un profondo sell-off, e i loro rendimenti sono arrivati ai livell massimi da 4 anni a questa parte. Gli investitori si stanno sbarazzando dei titoli di Stato americani per una serie di ragioni che tra poco vedremo. Quel che conta è che per la quinta settimana consecutiva i prezzi sono andati in discesa.

I driver dei titoli di Stato americani

Su questo andamento incidono i timori di un aumento dell'inflazione negli Stati Uniti. Questi timori sono stati acuiti dalla Federal Reserve, che di recente ha fatto intendere che nel corso del 2018 ci sarà un incremento dei prezzi. Quando si concretizza un aumento dell'inflazione, viene eroso il valore dei titoli di Stato americani in circolazione.

Tuttavia ciò potrebbe spingere la FED a stringere ulteriormente la cinghia, e proprio perché il mercato si va convincendo di questa accelerata della Fed, continuano le vendite di titoli. Secondo il mercato le possibilità che la Federal Reserve proceda a 4 rialzi dei tassi è salita al 27% (secondo i future sui Fed Funds) mentre pochi giorni fa era all'11%.

Un certo peso lo hanno avuto anche i dati sull’occupazione americana a gennaio. I salari hanno avuto un solido incremento, il maggiore dal giugno 2009. Questo significa che il mercato del lavoro potrebbe accrescere le pressioni inflative, e quindi il sell-off sui titoli. Non dimentichiamo poi la debolezza del dollaro, la crescita dei costi delle importazioni e l’aumento dei prezzi delle materie prime, come il petrolio.

In questo momento i rendimenti decennali dei titoli di Stato americani sono ritornati oltre il 2,8%, ma tenuto conto di quanto detto finora, non è difficile immaginare che potrebbero essere presto in grado di oltrepassare la soglia del 3%.

venerdì 2 febbraio 2018

Mercati emergenti, ci sono ottime occasioni anche nel 2018

Nel corso dell'ultimo anno, gli investimenti nei mercati emergenti hanno regalato grandi soddisfazioni agli investitori azionari. Qualche dato lo rende palese. Ad esempio, a fronte di un ragguardevole +23,48% messo a segno dall’MSCI world index (ovvero l’indice delle Borse mondiali dei paesi sviluppati), lo stesso indice che però si riferisce ai mercati emergenti (l’MSCI emerging markets) è riuscito finanche a fare molto meglio: +37,98%.

Buona parte di questa super-performance è merito dei BRIC (Brasile, Russia, India e Cina). Se restringiamo il campo solo a loro infatti, il rendimento arriva addirittura al +45,46%.  Insomma, chi ha sfruttato la piattaforma migliore per trading online per fare affari con l'azionario dei paesi emergenti avrà brdinato parecchio.

Dove puntare nei mercati emergenti

Spostiamo adesso l'attenzione su quello che è stato realizzato nei paesi dell'America Latina, dove arriviamo al +27,07%. Certo siamo indietro rispetto ai valori precedenti, ma si tratta di un valore che deve far accendere molte lampadine nella mente dei trader. Infatti il Sudamerica potrebbe essere la grossa sorpresa di quest’anno, tenuto conto del potenziale. Da lì molti si aspettano di assistere al balzo maggiore. Per cui tenetevi pronti con i siti migliori per fare trading online.

Ciò vale specialmente per il Brasile, che sta venendo fuori da una grave recessione e dovrebbe far segnare il maggior tasso di crescita del continente (da 0,6% del 2017 al 2,6%). Discorso analogo si può fare anche per altre economie come Perù, Cile, Colombia, Messico e Argentina. Dal paese argentino ci si aspetta la maggiore contrazione dell’inflazione, che dovrebbe passare dal terribile valore del 24% nel 2017 fino a un molto più moderato 18% del 2018.