domenica 4 marzo 2018

Dazi, Trump minaccia anche il settore automobilistico

La guerra commerciale rischia di essere appena cominciata. Donald Trump infatti non solo fa capire che andrà dritto per la sua strada, che prevede dazi notevoli su acciaio e alluminio. Ma addirittura minaccia la UE di ulteriori ritorsioni nel caso in cui l'Europa dovesse decidere di aumentare le tariffe e barriere commerciali contro le imprese americane. Senza giri di parole, ormai è guerra. E Trump alza il tiro, minacciando di applicare una tassa sulle automobili che vengono esportate negli Usa.

Secondo Trump l'Europa rende "impossibile per le nostre automobili, e non solo, di essere vendute". Poi aggiunge: "Gli USA hanno 800 miliardi di dollari l’anno di deficit commerciale a causa dei nostri stupidi accordi e delle nostre stupide politiche. I nostri posti di lavoro e la nostra ricchezza vanno a finire in Paesi che si sono approfittati di noi per anni. Loro ridono di quanto sciocchi sono stati i nostri leader. Mai più". Un attacco a tutto campo che sta alzando il livello di tensione rapidamente.

Vantaggi e danni provocati dai dazi

C'è chi s'è messo a far due conti, per capire se questa guerra contro l'import di acciaio e alluminio sia davvero così sensata. I due settori sono in declino negli USA, e i dazi che introdurrà Trump forse non riusciranno a tenerli a galla. Il guaio è che potrebbero invece affossare altri settori, visto che oggi per ogni addetto impiegato nel settore dell'acciaio e alluminio, ce ne sono 57 che lavorano in settori che usano questi due metalli (auto, aerospazio, costruzioni, macchinari, bevande).

Le imprese domestiche producono 741mila tonnellate di alluminio, le importazioni arrivano quasi a 5 milioni. L'acciaio produce 65 milioni di tonnellate, mentre 35 vengono importate. C'è poi da considerare l'effetto "contagio" in altri settori, dovute alle ritorsioni. Per questo molti ritengono che i danni di una guerra commerciale saranno maggiori dei vantaggi.

C'è poi un precedente da tenere a mente. Nel 2002 delle “sanzioni” del 30% sull’acciaio vennero varate sotto l'amministrazione George W. Bush. Non sono bastate a frenare il declino della produzione, e inoltre comportarono la perdita di circa 200mila posti di lavoro. Un anno dopo questi dazi vennero eliminati.

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