lunedì 19 marzo 2018

Rating, Fitch conferma la valutazione sull'Italia ma ci mette in guardia

Il giudizio dell'agenzia di rating Fitch sull'Italia non cambia. Venerdì scorso ha confermato la valutazione BBB con outlook stabile, e non ci sono downgrade all'orizzonte. Tuttavia ha pure messo in evidenza un paio di punti molto critici. In primo luogo il pesante debito pubblico che proprio non si riesce ad abbassare in modo deciso. In secondo luogo le prospettive di incertezza politica dopo le elezioni del 4 marzo.

La valutazione dell'agenzia di rating

Una delle tre principali agenzie di rating internazionali ha sottolineato come ci siano «elevati rischi politici legati alle recenti elezioni». Infatti le elezioni politiche del 4 marzo hanno reso difficile la formazione di un governo stabile e limiteranno probabilmente la capacità del prossimo esecutivo di rispettare le promesse elettorali. Questo aumenta le possibilità di un allentamento di bilancio e di un ulteriore indebolimento delle prospettive sul fronte delle riforme strutturali. Le trattative per una coalizione «saranno difficili e probabilmente prolungate, e non è chiaro» come le piattaforme dei diversi schieramenti «possano convergere, rendendo la composizione del prossimo governo incerta».

Il grosso problema economico dell'Italia è l'elevato debito pubblicoL'agenzia USA prevede che il rapporto debito/PIL giungerà al 128,8% nel 2019, una flessione ritenuta troppo lieve. Di buono però c'è il fatto che la ripresa è superiore alle attese. Il PIL è salito dell’1,5% nel 2017 dopo il +0,9% del 2016. Per quest’anno Fitch stima una crescita dell’1,5%, mentre per il 2019 dell’1,2%. A trainare la crescita sono gli investimenti e i consumi privati, saliti del 3,7% e dell’1,3% nel 2017.

Riguardo al settore bancario, Fitch sottolinea che la qualità degli asset è "debole", malgrado il calo innegabile dei "non performing loan". Anche la redditività è una debolezza per il sistema bancario italiano, con l’impatto negativo dei bassi tassi di interesse e la modesta crescita del credito compensati solo in parte dalle commissioni e dalla riduzione dei costi.

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