martedì 24 luglio 2018

Yuan in calo: debolezza propria o colpa del dollaro?

Una delle valute maggiormente sotto pressione negli ultimi tempi è stato lo yuan. Dalla fine di giugno la valuta cinese ha ceduto oltre il 2% nei confronti del dollaro. Chiaramente questo ha allertato gli investitori, che temono possa ripetersi quanto accaduto nel 2015, quando Pechino decisa a sorpresa di procedere a una forte svalutazione della propria moneta, innescando un forte scossone sul mercato.

Lo yuan oggi e nel 2015

Forse questa preoccupazione è eccessiva, dal momento che rispetto al 2015 la correzione dello yuan non rischia di dare luogo a una crisi sistemica. Infatti le autorità monetarie di Pechino hanno maggiore capacità rispetto ad allora di gestire i mezzi per scongiurare la fuga di capitali dal paese. Sotto questo aspetto, è interessante osservare che le riserve valutarie non hanno fino a questo momento evidenziato segnali di deterioramento (per vederlo basta osservare i dati macro su uno qualunque dei migliori broker online affidabili).

Però resta il fatto che lo yuan preoccupa. Il rischio di una escalation della guerra commerciale ha alimentato le vendite sulla valuta cinese. Tuttavia bisogna considerare che il rapporto di cambio col dollaro è sceso non tanto per la propria debolezza dello yuan, quanto per la grande forza della valuta americana. Quest'ultima infatti è stata capace di rivalutarsi da metà aprile del 5% rispetto all’euro e, più in generale, su tutte le principali divise internazionali.

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Dati macro

Insomma, più che un effetto delle politiche commerciali americane, la discesa dello yuan è una fisiologica conseguenza della forza dell'USD. In tale ottica sarà molto interessante il dato in uscita venerdì riguardo la lettura del PIL statunitense relativo al secondo trimestre, che dovrebbe evidenziare un raddoppio del tasso di crescita. Quest'ultimo infatti dovrebbe passare dal 2% del primo trimestre al 4% del secondo, grazie a una impennata dei consumi.

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