giovedì 4 ottobre 2018

Lavoro e donne, resta forte la disparità di trattamento con gli uomini

Stipendi uguali, ma due mesi di lavoro in più per ottenerlo. Questo è il divario di trattamento tra uomini e donne europee nel mondo del lavoro. Lo ha evidenizato un rapporto Oxfam (“Raising their voices against precariousness: women’s experiences of in-work poverty in Europe”), che ha analizzato la situazione del mercato occupazionale in 28 paesi della UE nel corso del 2017.

I numeri delle donne al lavoro

lavoro donnaIl lavoro femminile rimane ancora discriminato rispetto a quello maschile. Occorrono loro ben 59 giorni di lavoro in più per guadagnare la stessa cifra degli uomini. Ma non solo, le donne continuano ad essere più esposte al rischio sottoccupazione rispetto ai colleghi maschi, mentre continuano a portarsi dietro anche buona parte del peso delle questioni domestiche. Quando ottengono un posto, quindi spesso le loro competenze non vengono valorizzate. In Italia questo accade al 25% di esse.

Sempre nel 2017, l’incidenza delle donne europee sul totale dei soggetti che lavorano in regime di "part time involontario" è stata dell'80%. In Italia questa media scende al 69.5%, pur rimanendo comunque altissima. Una condizione nella maggior parte dovuta all’impossibilità di conciliare i tempi della maternità e della vita familiare con il lavoro (i lavori domestici sono all'81% ancora prerogativa delle donne, mentre il 97% delle donne contro il 72% degli uomini si prende cura dei propri figli).

In Italia inoltre continua ad esserci il forte problema dell'accesso al mercato del lavoro: solo una donna su due lavorava nel 2017. E' una triste costante durante i colloqui di lavoro la domanda: "vorrai avere figli?". E quando lavorano, retribuzione e avanzamento di carriera sono altri due fattori in cui sono svantaggiate rispetto ai colleghi maschi. Inoltre più del 10% delle donne occupate era a rischio di povertà, ovvero donne che pur lavorando vivono in un nucleo familiare con un reddito disponibile al di sotto della soglia del rischio povertà (Sotto questo aspetto, l'Italia sarebbe tra i Paesi con peggiore performance in Europa).

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