venerdì 27 dicembre 2019

Interessi, arriva il taglio per il pagamento tardivo delle imposte

Le tasse rimarranno un conto salatissimo per gli italiani, ma grazie a un deciso taglio degli interessi legali, pagarle in ritardo costerà un poco di meno. Ecco la grande novità a partire dal nuovo anno.

Interessi su pagamento tardivo

Da gennaio 2020 gli interessi legali si abbasseranno dallo 0,8% annui allo 0,05%, un sedicesimo in meno rispetto a quanto dovuto nel 2019. Un taglio bello forte, visto che vengono quasi azzerati. questa nuova misura è introdotta dal Decreto Ministeriale Economia del 12 dicembre 2019, che è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale 293 del 14 dicembre 2019. Il livello dello 0,05% è il più basso di sempre e verrà applicato sia per il pagamento degli interessi, sia per la riscossione degli interessi dovuti ai contribuenti che sono in credito col Fisco.

Per arrivare a questa nuova percentuale, sono stati considerati sia il rendimento medio annuo lordo dei titoli di Stato, sia il tasso d'inflazione annuo registrato.

Per comprendere la portata pratica di questa misura, bisogna fare degli esempi. Se esiste un debito fiscale da 5 mila euro, con interessi legali annessi per l'intero 2019 allo 0,8%; vuol dire che questi ultimi saranno pari a 40 euro. Lo stesso debito, nel 2020 e con una misura pari allo 0,05%, invece maturerà appena 2,5 euro di interessi legali.

Ravvedimento meno costoso

Ma oltre ad essere dovuto meno se si paga in ritardo, si deve altrettanto meno in caso di ravvedimento, ossia quando i contribuenti regolarizzano gli omessi o tardivi pagamenti. Infatti un contribuente che doveva versare 6mila euro di IMU entro il 16 dicembre, potrà tramite il ravvedimento effettuare il saldare entro 30 giorni, con una sanzione del 15% che si riduce a un decimo del minimo, ovvero all'1,5%. Gli interessi legali ammonteranno allo 0,8% dal giorno successivo alla scadenza fino alla fine del 2019, salvo poi abbassarsi allo 0,05% dal gennaio 2020 fino al giorno del saldo tramite il suddetto ravvedimento.

martedì 17 dicembre 2019

Impresa e formazione universitaria: il 7% dei laureati ne ha fondata una

Il numero di laureati che diventano fondatori di impresa è al 7,1%. A evidenziarlo è uno studio del Consorzio Interuniversitario AlmaLaurea, Dipartimento di Scienze Aziendali dell’Università di Bologna e Unioncamere, che ha evidenziato la relazione che c'è tra laurea e spirito d'impresa.

Legame tra impresa e laurea

Per arrivare a tracciare un bilancio, sono stati esaminati i dati di 2.891.980 laureati in atenei italiani tra il 2004-2018 e i dati, a livello aziendale, delle 236.362 imprese da essi fondate. Complessivamente sono oltre 200mila i laureati che sono divenuti fondatori di impresa (ovvero soci alla creazione e attualmente amministratore, titolare o socio). Le imprese che hanno fondato sono in totale 236.362, e rappresentano il 3,9% del totale delle imprese presenti in Italia a settembre 2019.
Per quanto riguarda il ruolo, oltre la metà (61%) dei fondatori ricopre una carica da titolare, il 22,1% è amministratore e il 16,6% è socio. Circa un terzo ha fondato l'impresa prima ancora di completare il percorso di studi (un decimo di essi prima ancora di iscriversi all'università). Tra i fondatori gli uomini rappresentano il 53,9% mentre le donne il 46,1%.

Forma giuridica e distribuzione territoriale

Riguardo alla forma giuridica dell'impresa, 2/3 sono individuali; il 24,8% sono società di capitale, il 15,0% da società di persone, mentre il restante 0.01% assume altre forme giuridiche. A livello territoriale invece, il 37,4% delle imprese fondate dai laureati è nel Nord Italia, il 21,7% nel Centro e il 40,8% nel Sud Italia. Colpisce proprio questo aspetto: a livello nazionale infatti il Nord è molto più vivace del Sud (45% contro 34%), mentre a livello di imprese confate da laureati come si vede il rapporto cambia decisamente.

Sopravvivenza e gruppo disciplinare

E' buono anche il tasso di sopravvivenza di queste imprese: il 54% di quelle nate nel 2009, dopo dieci anni è ancora attivo (molto più che rispetto alla media nazionale, dove il tasso di sopravvivenza a 10 anni è del 40,6%). E' interessante infine sottolineare come i fondatori di impresa siano nel 18,1% dei casi "reduci" da un percorso formativo universitario in ambito economico-statistico, il 14,2% nel gruppo politico-sociale, il 9,4% in quello giuridico, l’8,6% in ingegneria, l’8,6% nel gruppo letterario, il 7,8% nel gruppo medico.

venerdì 13 dicembre 2019

Sterlina, che boom dopo la vittoria elettorale di Boris Johnson

Le elezioni in Gran Bretagna sanciscono la netta vittoria dei Conservatori di Boris Johnson, e danno slancio alla sterlina. Nel trionfo dei Tories infatti si vede la risoluzione all'empasse che ha bloccato il Paese negli ultimi tre anni, nella ricerca di un accordo di divorzio dalla UE.

Voto in Gran Bretagna e sterlina

La linea politica di Boris Johnson s'è dimostrata quindi vincente. Ha voluto fortemente le elezioni per rafforzare il consenso al suo accordo con Bruxelles, e alla fine ha avuto ragione. I conservatori ottengono la netta maggioranza dei seggi in Parlamento (oltre 360), rendendo così scontata l'approvazione dell'intesa raggiunta con Bruxelles su Brexit. Vanno malissimo le cose ai laburisti di Jeremy Corbyn, che di seggi ne hanno circa 200, perdendone un quinto. Flop anche per i liberaldemocratici, la cui leader Jo Swinson addirittura perde il suo di seggio. Bene invece gli indipendentisti scozzesi, che avanzano verso una cinquantina di seggi alla Camera di Comuni.

Fine delle incertezze

I mercati, come detto, hanno fatto festa dopo il voto. Dopo 3 anni e mezzo di incertezze, finalmente la Brexit potrà vivere il capitolo conclusivo. Non sorprende quindi che la marcia della sterlina sui mercati valutari sia stata imperiosa. Sui broker con spread bassi forex si può vedere che la valuta britannica è salita sui massimi da maggio 2018 contro il dollaro USD. Ha inoltre raggiunto il massimo di 3 anni e mezzo contro l'euro, tornando sui livelli che si erano visti poco dopo il Referendum di giugno 2016.

Prospettive future

Secondo molti analisti inoltre la Sterlina crescerà ancora, anche se la maggior parte della dinamica è avvenuta quando ieri sera è stato rilasciato il primo exit poll (qui invece ci sono le previsioni cambio euro franco svizzero). L'effettiva separazione dalla UE avverrà quindi nei termini fissati al 31 gennaio 2020. Poi servirà un accordo commerciale, ma questo spaventa molto meno il governo Johnson, vista la maggioranza di cui gode ora in Parlamento.

mercoledì 11 dicembre 2019

Lavoro, è allarme stress: 9 su 10 dicono di essere vicini al "burnout"

Il lavoro rende liberi e felici, ma è pure una bella fonte di stress. A metterlo in evidenza è una ricerca pubblicata su Reuters Health, secondo la quale il 90% dei lavoratori si sente stressato per un terzo delle ore che passa al lavoro, e che per questo perde anche un bel po' di sonno.

Il burnout da lavoro

Si parla di sindrome da burnout, che in senso letterale significa “bruciato, fuso, esaurito”.  Lo stress da lavoro o da disoccupazione, è diventato ufficialmente una malattia pochi mesi fa, per decisione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), dopo aver vagliato decenni di studi.

Il ruolo della meditazione

Che le pressioni derivanti dalla routine quotidiana siano elevate è noto, mentre meno noti sono i rimedi per combattere quest'ansia da lavoro. Secondo una ricerca pubblicata dalla CABA sul portale britannico The Sun, un rimedio prezioso è la meditazione. Basterebbe infatti circa mezz'ora di meditazione al giorno per ridurre i livelli di stress e aumentare il tasso di concentrazione. Anche la American Heart Association consiglia un po' di sana meditazione, perché ridurrebbe i processi biologici che portano al decesso cardiovascolare.

I benefici per l'azienda

Oltre a fare bene al corpo e allo spirito, la meditazione farebbe bene anche alla produttività aziendale, a prescindere dalle dimensioni o dal settore dell'azienda. Infatti l'esposizione allo stress a lungo termine può causare infatti gravi danni alla salute mentale dei dipendenti, costretti ad assentarsi dal posto di lavoro, con ricadute sulla produttività. Del resto, ci sono tanti esempi di successo nel mondo del lavoro in parte legati proprio alla meditazione. Alcuni dei più grandi imprenditori della storia (il ceo di Linkedin, il fondatore della Ford, Steve Jobs, ecc) durante la loro scalata al successo hanno fatto ricorso alla meditazione, perché la calma indotta dalla meditazioni rende lucida la mente e porta equilibro nelle emozioni. E quindi più performanti sul lavoro.

lunedì 9 dicembre 2019

Borsa di Tokyo, la settimana è cominciata con un rialzo del Nikkei

Comincia con il segno positivo la settimana alla Borsa del Giappone. Il Nikkei ha chiuso in rialzo dello 0,33%, a 23.430,70 punti, grazie ai solidi dati sull’occupazione Usa resi noti venerdì, anche se i guadagni sono stati frenati dai dati deludenti sull'economia cinese.

Driver della Borsa di Tokyo

Il Dipartimento del Lavoro americano ha evidenziato la crescita occupazionale maggiore degli ultimi 10 mesi, con il tasso di disoccupazione sceso ai minimi degli ultimi 50 anni circa. A novembre i nuovi posti di lavoro nei settori non agricoli (Non Farm Payrolls), sono cresciuti di 266 mila unità da 156 mila unità precedenti (rivisto da 128 mila). Il dato è nettamente superiore alle attese degli analisti: 186 mila. La Borsa giapponese ha anche festeggiato i dati sul PIL, rivisto al rialzo, nel terzo trimestre.

Alla Borsa di Tokyo, dove l’indice di riferimento ha chiuso positivo per la terza seduta in fila, i comparti dei beni di consumo ed industriale hanno fatto la parte del leone. Il più ampio Topix ha guadagnato lo 0,51% a 1.722,07. I migliori titoli del listino principale sono stati la compagnia petrolifera IDEMITSU KOSAN (+4,19%) e il produttore di apparecchiature di collaudo JGC HOLDINGS (+3,31%). I peggiori invece sono stati il produttore di apparecchiature per il collaudo di semiconduttori ADVANTEST (-2,95%) e il gruppo di componenti elettroniche TAIYO YUDEN (-2,57%).

Appunto tecnico: tra gli indicatori poco usati ma molto utili, c'è l'accumulation distribution trading, che può riservare segnali interessanti.

I timori legati alla trade war

Tuttavia i guadagni sono stati limitati da timori sull’economia cinese. Gli investitori sui Broker stp o ecn rimangono infatti cauti dopo che l’export cinese ha registrato una flessione per il quarto mese consecutivo, zavorrato dai dazi già esistenti (le importazioni sono invece salite per la prima volta da aprile). Si guarda inoltre con molta attenzione al termine ultimo per l’entrata in vigore di dazi statunitensi su beni del Paese, il prossimo 15 dicembre. L'unica possibilità per scongiurarli è un compromesso tra Washington e Pechino.

giovedì 5 dicembre 2019

Lavoro, la questione esuberi allontana ancora Arcelor Mittal dall'Italia

A distanza di un mese, il tema del lavoro continua a rendere lontane le posizioni di Arcelor Mittal e del governo sul caso ILVA. Se lo scorso novembre Lakshmi Mittal chiese il taglio di 5mila dipendenti, adesso la cifra è scesa appena a 4700. Peraltro di questi quasi la metà sarebbero immediati.

La battaglia sul lavoro in ILVA

La durissima richiesta sulle unità di lavoro da eliminare è stata posta come condizione per rimanere in Italia, e messa nero su bianco nel nuovo piano industriale illustrato al Mise dall’amministratore delegato di ArcelorMittal Italia (Lucia Morselli). E come era prevedibile, la tensione è aumentata. Il ministro Stefano Patuanelli non ha nascosto il suo disappunto ("l’azienda non ha fatto i passi avanti attesi").

In altre circostanze la discussione si sarebbe forse fermata, ma vista la situazione esplosiva, il governo vuole continuare a battere la strada del dialogo e continuare la trattativa. "Faremo le nostre proposte, siamo cocciuti e cerchiamo di stare al tavolo e di arrivare all’obiettivo finale", dice il ministro. Ma ammette anche che "se la posizione è questa ed è rigida, non credo che ci saranno le condizioni per trattare".

Sindacati: "proposta irricevibile"

I sindacati presenti invece sono stati molto più drastici, parlando di proposta irricevibile. Portare le unità di lavoro da 10.789 dipendenti a 6.098 entro il nel 2023 non è una cosa neppure da prendere in considerazione, tenuto anche conto che con i mancati rientri al lavoro e i lavoratori in amministrazione straordinaria si arriverebbe a una quota compresa tra 6.300 e 6.700 esuberi. Per questo motivo i sindacati hanno proclamato uno sciopero per il 10 dicembre. Il loro punto di vista è che più di essere un piano industriale, quello proposto da Arcelor Mittal è una progressiva chiusura dell’Ilva.

Inoltre i sindacati battono su un punto chiave: nell'accordo firmato nel 2018, erano previsti 8 milioni di tonnellate di produzione, mentre ArcelorMittal programma di spegnere l’Afo2 ed accendere un forno elettrico ad arco, con un incremento della produzione da 4,5 milioni di tonnellate attuali fino a 6 milioni dal 2021. Quindi 2 tonnellate in meno rispetto al piano originario.

martedì 3 dicembre 2019

Sterlina, spunto molto positivo dopo l'ultimo sondaggio sulle elezioni

E' stata una giornata molto positiva per la sterlina, trascinata al rialzo dalle ultime novità sul fronte Brexit. Il pound si è così portato in prossimità dei massimi di maggio contro il dollaro americano.

I sondaggi e la Brexit

Secondo l'ultimo sondaggio, i Tories avrebbero 12 punti di vantaggio sui laburisti, e questo non può che rendere più solida la posizione del premier Boris Johnson. Con un vantaggio così in Parlamento, far approvare l'accordo che ha stipulato con Bruxelles per chiudere la partita Brexit dovrebbe essere molto più agevole. Questa notizia ha dato sollievo ai mercati, visto che di recente si era nuovamente diffuso un certo timore di un Parlamento in bilico.

Sterlina in corsa

Gli investitori hanno così spinto la sterlina verso i massimi di 6 settimane contro il dollaro, e in prossimità di quelli toccati a maggio scorso. La coppia GBP-USD è infatti salita a 1,3010 e sta testando una resistenza sul quale è già rimbalzata di recente, peraltro si sta formando un testa e spalle rialzista rovesciato. Dallo scorso 3 settembre, la valuta britannica ha guadagnato oltre il 6%.

A rendere più sostenuta la marcia della sterlina ci ha pensato la contemporanea pesantezza del dollaro, frenato dalle nuove dichiarazioni di Trump riguardo alla trade war. L'inquilino della Casa Bianca infatti ha detto di non avere alcuna fretta di chiudere l'accordo commerciale con la Cina, ed anzi che potrebbe aspettare anche fino a dopo l'appuntamento elettorale del prossimo anno.

Consiglio: tra i diversi pattern che bisognerebbe studiare c'è anche il Pattern 123 (uncino) Ross guida a questo indirizzo.

Quadro macro

Domani sul fronte macroeconomico è atteso il rilascio del PMI dei servizi Markit nel Regno Unito, che dovrebbe rimanere nel territorio di contrazione. Tuttavia, al momento non c'è altro driver al di fuori di quello politico, vista l'importanza attuale e prospettica delle ormai imminenti elezioni.

venerdì 29 novembre 2019

Occupati in crescita a ottobre. Istat evideniza 46mia unità in più rispetto a settembre

Cresce il numero di occupati a ottobre, tornando al livello massimo registrato 4 mesi fa, a giugno. A evidenziarlo sono gli ultimi report di Istat, diffondendo i dati provvisori su “Occupati e disoccupati”.

I dati sugli occupati in Italia

Dopo la crescita dell’occupazione registrata nel primo semestre, l'andamento dell'occupazione era stato altalenante, ma questa volta la crescita dei lavoratori indipendenti ha spinto al rialzo il livello del numero di lavoratori. Inoltre c'è stato anche un contestuale calo della disoccupazione e un aumento degli inattivi. Complessivamente, nel mese di ottobre la stima degli occupati risulta in crescita dello 0,2%, pari a 46mila unità. Inoltre il numero di gli occupati risulta in crescita di 217 mila unità su base annua (+0,9%). Il tasso di occupazione sale al 59,2% (+0,1 punti percentuali).

Secondo i dati diffusi da Istat, l'incremento dell’occupazione è dovuto alla crescita degli indipendenti (+38mila) e dei dipendenti a termine (+6mila) mentre risultano sostanzialmente stabili i dipendenti permanenti. L’occupazione è in aumento per entrambe le componenti di genere, con una leggera crescita della componente femminile. Riguardo alle fasce di età, c'è un aumento tra gli over 35 (+49mila), mentre cala lievemente tra i 25-34enni ed è stabile tra gli under25.

Più contratti a termine

Nel trimestre agosto-ottobre aumentano i dipendenti a termine (+1,2%, +38mila) e sono sostanzialmente stabili i permanenti, mentre risultano in calo gli indipendenti (-0,7%, -40mila); si registrano segnali positivi per i 25-34enni e per gli over 50, negativi nelle altre classi. Il tasso di disoccupazione è sceso al 9,7%, con le persone in cerca di occupazione sono in diminuzione dell'1,7%, pari a -44 mila unità nell'ultimo mese. Nei dodici mesi, i disoccupati sono 269 mila in meno (-9,7%). La diminuzione riguarda tutte le fasce di età e in particolare la disoccupazione dei giovani tra i 15 e i 24 anni che si riduce al 27,8%. Su base mensile il calo è di 0,7 punti percentuali, su base annua di 4,8 punti.

mercoledì 27 novembre 2019

Investitori di nuovo con i fari accesi sull'indice Ftse Star

L'indice Ftse Italia Star, ovvero quello che è dedicato alle mid e small cap (capitalizzazione sotto il miliardo di euro), torna ad essere al centro dell'attenzione degli investitori. Il motivo è la sua performance recente.

Gli investitori e le performance dell'indice

investitoriNelle ultime settimane infatti, questo indice di Borsa è tornato a evidenziare una caratteristica molto apprezzata dagli investitori, e già vista negli ultimi anni, ovvero il fatto di performare meglio rispetto al più blasonato Ftse Mib. Negli ultimi 5 anni, infatti, il Ftse Star ha surclassato il Ftse Mib. Il primo ha realizzato una crescita del 115% (ma non adotteremmo mai una una strategia scalping su di esso), mentre il secondo si è fermato a +19,8%.

Questo - tra le altre cose - per via della minore dipendenza dalle banche, vere "ballerine" dei listini. Se fino a poche settimane fa il Ftse Italia Star aveva faticato a tenere il ritmo del Ftse Mib, probabilmente anche per le restrizioni introdotte agli investimenti sui PIR (Piani Individuali di Risparmio a lungo termine), di recente invece c'è stata l'accelerata.

La normativa sui PIR

L'ultimo slancio è arrivato proprio in relazione alle novità normative sui Piani Individuali di Risparmio a lungo termine. Per quelli costituiti dal 1 gennaio 2020, ci sarà l’obbligo di investire il 5% del 70% del valore complessivo in strumenti finanziari di imprese diverse da quelle inserite nell’indice Ftse Mib e Ftse Mid della Borsa italiana o in indici equivalenti di altri mercati regolamentati. Un vero assist per il Ftse Italia Star e per gli investitori che lo apprezzano. Tant'è che l’indice salito di oltre il 3% nelle ultime 48 ore, in area 39.700 punti e in prossimità del massimo storico.

Peraltro ci sono alcuni titoli di questo paniere che hanno già avuto un bel botto. Da inizio anno ad esempio Eurotech e Digital Bros sono arrivate a registrare +200% Ytd. Sul primo inoltre l'indicatore Parabolic Sar trading system è ancora fortemente rialzista.

lunedì 25 novembre 2019

Lavoro e tecnologia, boom di richieste per gli sviluppatori di smartphone App

Nel vasto panorama del lavoro, una figura che comincia ad essere sempre più richiesta è lo sviluppatore. Parliamo di coloro che si occupano del confezionamento delle App per smartphone, ormai una necessità per tutti i tipi di aziende.

Il lavoro di sviluppatore sempre più richiesto

Le nuove tecnologie hanno portato alla crescita di una nuova filiera, definita "smartphone economy", che dal punto di vista occupazionale è assai vivace e si focalizza - come detto - sul ruolo degli sviluppatori. Per questo motivo non c'è da stupirsi se sono sempre più numerosi i corsi per formare candidati adeguati alle proposte di lavoro delle centinaia di aziende che vogliono sbarcare su Android e iOS. Del resto non esiste ancora un percorso formativo che sia idoneo a dare tutte le competenze tecniche di programmazione in linguaggio Java e produzione database SQL, analisi e design di modelli UML e appunto soluzioni per mobile.

Se è vero che lo sviluppatore di solito ha un background di competenze informatiche e tecniche, maturato durante gli studi universitari, non basta questo a farne uno sviluppatore mobile. Per questo è sempre preferibile preferibile un’esperienza in agenzie specializzate o la frequenza di corsi ad hoc. Anche perché il mercato delle App per molte imprese è una miniera d'oro.

Creazione e costo di una App

La smartphone economy si è estesa a diversi settori industriali, e non è più confinata ai "telefonini". Orologi, navigatori, fotocamere, registratori, torce e apparecchi musicali, sono tutti sempre più interconnessi, e richiedono pertanto un approccio nuovo e diverso.

Il percorso di creazione di un APP è un lavoro articolato in 4 fasi. Si comincia dalla raccolta delle esigenze del cliente e studio fattibilità; si prosegue con la creazione di mockups (bozze grafiche di ciascuna schermata prevista nell’app); si va avanti con la gestione contenuti e lo sviluppo; si confeziona una demo per procedere al test/debugging; infine si pubblica l'applicazione sullo store. Il costo di una singola app puà partire da un minimo di 500 euro fino ad arrivare a diverse decine di migliaia di euro toccando i massimi con le realizzazioni di giochi.

giovedì 21 novembre 2019

Tasso di interesse, la FED sembra volersi prendere una pausa

Le indicazioni che i mercati si aspettavano dalla pubblicazione dei verbali della FED, riguardanti l'ultimo meeting di politica monetaria, hanno evidenziato la volontà dell'istituto americano di concedersi una pausa dal ritocco dei tassi di interesse.

Stop ai ritocchi del tasso di interesse

I verbali pubblicati sono quelli relativi al meeting dello scorso 30 ottobre, quando i membri del FOMC decisero di effettuare il terzo taglio del tasso di interesse del 2019, che fu portato a 1,50-1,75% (-25 punti base). Da quanto si apprende, la maggioranza dei membri del Federal Open Market Committee ha considerato il taglio dei tassi sufficiente per sostenere l'outlook di una crescita moderata, di un mercato del lavoro forte e di un'inflazione vicina al target della Commissione, fissato al 2%". In sostanza non si prevedono ulteriori ritocchi nel prossimo futuro, a meno che le condizioni economiche non cambino in modo "significativo".

Rischi ancora esistenti

La view complessiva sull'economia americana è divenuta più ottimistica, con rischi all'outlook diminuiti leggermente. Nonostante questo però, rimangono ancora "rischi significativi" per l'espansione economica globale, ed è proprio per questo motivo che il meeting si è concluso con la decisione di tagliare il tasso di interesse.
I mercati non hanno reagito granché alla pubblicazione dei verbali del Fomc, tant'è che l'indice del dollaro è rimasto sostanzialmente piatto sui valori della vigilia e i segnali forex migliori gratis non hanno evidenziato alcunché.

Annotazione: quando si vuole fare un investimento online, la cosa principale è scegliere la migliore piattaforma forex italiana in relazione alle proprie necessità.

Focus ancora sulla trade war con la Cina

Al momento l'interesse degli investitori si continua a concentrare sull'andamento della trade war. L'accordo commerciale tra USA e Cina è tornato ad essere in bilico, con Trump che continua a minacciare tariffe maggiori se non si raggiungerà l'intesa in tempi brevi. Dall'altra parte, la Cina si è molto irrigidita dopo che il Senato degli Stati Uniti ha votato all'unanimità a sostegno dei manifestanti di Hong Kong, accusando gli americani di interferire con le loro questioni interne.

martedì 19 novembre 2019

Settore agricolo, il maltempo potrebbe causare 500 milioni di danni

L'allerta maltempo continua a persistere su molte regioni italiane, ed è cominciata la conta dei danni per il settore agricolo. Secondo Confagricoltura, se il maltempo dovesse ancora continuare i danni potrebbero superare i 500 milioni di euro, soltanto per il primario.

Danni al settore agricolo

La mappa dei danni causati dal maltempo al settore agricolo è drammatica, rendendo ancora una volta evidente la fragilità di un territorio che ha bisogno non soltanto di misure di emergenza, ma soprattutto di misure di prevenzione.

La situazione al Nord

Nel Nord la situazione è assai complessa. In Piemonte la prima neve caduta sulle piante ancora con fogliame verde, ha danneggiato gli alberi di nocciolo e castagno. Il maltempo ha reso complicato la raccolta di mais, soia, riso; danni derivano anche dalla mancate o ritardate semina dei cereali. In Trentino Alto Adige sia la neve che le piogge hanno reso molti terreni inaccessibili ai trattori, rendendo così impossibile la raccolta delle mele tardive. Problemi notevoli anche per le stalle. In provincia di Bolzano ci sono Masi isolati da mercoledì scorso, senza energia elettrica e impossibilitati ad effettuare la consegna del latte che viene irrimediabilmente perso. Danni al settore agricolo anche in Liguria, Toscana (in particolare in Maremma) ed Emilia Romagna.

La situazione al centro Sud

Ma il maltempo sta flagellando l'intero stivale, generando danni al settore agricolo anche al Sud. Nel Lazio bombe d’acqua, trombe d’aria e vento forte hanno compromesso le semine già effettuate. In Campania danni alle coltivazioni ortive in piano campo e la fienagione, in particolare nel Basso Volturno e il Casertano. In Puglia l’olivicoltura ha subito danni rilevanti per le raffiche di vento, con perdite di olive in raccolta e anche problemi per le nuove piante anti-Xylella. Anche in Basilicata è stato chiesto lo stato di calamità naturale per i gravissimi danni dovute alle esondazioni dei fiumi e dei torrenti che hanno devastato città e campagne.

venerdì 15 novembre 2019

Costo del denaro, la Banxico taglia ancora ma non si dà fretta

La scorsa notte, la banca centrale del Messico (Banxico) ha ancora una volta effettuato una correzione al costo del denaro. L'istituto infatti ha abbassato il tasso di interesse di riferimento al 7,50%. Si tratta del terzo ritocco espansivo effettuato nel corso del 2019.

La scelta della Banxico sul costo del denaro

La decisione di tagliare il costo del denaro è stata unanime, e tuttavia va precisato due dei 5 membri del Comitato avrebbero voluto un taglio ancora più sostanzioso, di 50 punti base.
La banca centrale della seconda economia dell'America Latina ha segnalato i rischi di crescita, e per questo probabilmente sarà ancora accomodante in futuro. Del resto la decisione del board guidato dal governatore Alejandro Díaz de León era prevista dai mercati. Infatti la Banxico si trova nelle condizioni tipiche per adottare un ciclo di espansione monetaria: inflazione in calo (il target ideale è sul 3%), crescita debole e valuta nazionale stabile. Ecco perché l'unico dubbio degli analisti non era tanto sulla realizzazione di tagli al costo del denaro, ma sulla velocità con cui saranno poste in essere.

La decisione della Banxico ha dato slancio al peso messicano, che dopo aver raggiunto i minimi mensili contro il dollaro USD, è rimbalzato leggermente verso quota 19.25 dando anche vita a una figura flag analisi tecnica.

Suggerimento: qualora vogliate fare investimenti sulle valute, dovrete anzitutto scegliere la piattaforma forex migliore italiana sicura, per evitare brutte sorprese.

Prossime mosse della Banxico

Il rendimento del peso messicano nelle prossime settimane potrebbe essere un fattore critico alla base della decisione della Banxico, se accelerare i tagli dei tassi o rimanere alla velocità attuale. Va invece notato un interessante cambiamento nell'ultimo paragrafo della dichiarazione della Banxico, che riduce l'importanza delle decisioni della FED rispetto alle decisioni sulla propria politica monetaria. Questo fa ritenere che anche se la banca centrale americana dovesse prendersi una lunga pausa del ciclo accomodante, la banca messicana invece continuerà per la propria strada.

mercoledì 13 novembre 2019

Consumi delle famiglie, siamo ancora sotto il livello pre-crisi

Dallo scoppio della crisi più di un decennio fa, i consumi delle famiglie italiane hanno subito una forte battuta di arresto. Sono infatti calati di 21,5 miliardi di euro, come riporta una indagine dell'ufficio studi della CGIA.

L'andamento dei consumi

Lo scorso anno la spesa dei nuclei familiari italiani è stata leggermente superiore ai 1000 miliardi, ed anche se continua a rappresentare la componente maggiore del PIL (60,3%), è in calo rispetto al 2007, l'ultimo anno pre-crisi. I consumi hanno avvertito l'effetto crisi soprattutto nel Meridione, dove il taglio della spesa media per famiglia è stato di 131 euro al mese (1572 annui). Quasi il doppio del taglio ai consumi avvenuto al Nord (78 euro mensili, 936 euro all’anno), e inoltre il quadruplo del Centro (31 euro mensili, 372 euro all’anno).

Il taglio ai consumi, sebbene sia stato trasversale, ha colpito alcune categorie di beni in misura maggiore rispetto ad altre. L'analisi della CGIA infatti evidenzia una contrazione più forte per l’acquisto dei beni (-10,3%), con picchi per quelli non durevoli (-13,6%) come i prodotti per la cura della persona, i medicinali, ecc. Il calo invece ha riguardato in misura inferiore i beni durevoli (-4,5%) come auto, elettrodomestici, ecc. I servizi invece hanno avuto un incremento del 7%, e in questo ambito si sono distinte le spese per le telecomunicazioni (cellulari, tablet e servizi telefonici, etc.) che hanno segnato +20,1% nel periodo 2007-2018.

Gli effetti sul mondo produttivo

Il calo dei consumi ha chiaramente avuto effetti pesanti sul mondo produttivo. In special modo la platea delle imprese artigiane e del piccolo commercio - che faticano più di altri a lasciarsi alle spalle la crisi - è scesa notevolmente, perdendo il 12,1% delle unità. Lo stock dei piccoli negozi è sceso del 3,8%.

Complessivamente la crisi ha favorito la grande distribuzione, dove le vendite al dettaglio sono salite del 6,4%, mentre nei negozi di vicinato sono crollate del 14,5%. Questo trend è proseguito anche nei primi 9 mesi del 2019: mentre nei supermercati, nei discount e nei grandi magazzini le vendite sono aumentate dell’1,2%, nelle botteghe e nei negozi sotto casa la contrazione è stata dello 0,5%. Questo spiega perché abbiamo perso più di quasi 200 mila negozi di vicinato in 10 anni.

lunedì 11 novembre 2019

Moody's colpisce l'economia indiana: azionario e Rupia in calo

Arrivano brutte notizie per l'economia indiana. Venerdì scorso l'agenzia Moody's ha ridotto le prospettive di rating, portandole dal livello "stabile" a "negative". Il taglio deriva dai rischi crescenti che la terza più grande economia asiatica crescerà a un ritmo più lento rispetto al passato.

Moody's e l'economia indiana

Finora le politiche di governo indiano si sono dimostrate inefficaci nel far fronte alla debolezza economica e contrastare l'aumento del debito pubblico. L'economia nazionale è cresciuta del 5% su base annua tra aprile e giugno, al ritmo più debole dal 2013. Moody si aspetta ora un disavanzo pubblico del 3,7% del PIL nell'anno fiscale che si concluderà a marzo 2020, rispetto a un obiettivo pubblico del 3,3%. Questo andamento fiacco ha già spinto la RBI - la banca centrale - a tagliare i tassi di interesse per ben 5 volte nel corso di quest'anno, per un ammontare complessivo di 110 punti base (attualmente il costo del denaro è al 5,15%).

Secondo l'agenzia di rating, "la profondità e la durata del rallentamento della crescita dell'India, il prolungato stress finanziario tra le famiglie rurali, la debole creazione di posti di lavoro e, più recentemente, una stretta creditizia tra le istituzioni finanziarie non bancarie hanno aumentato la probabilità di un rallentamento più radicato".

Contraccolpi su azionario e valuta

La decisione di Moody's ha subito avuto dei contraccolpi sul mercato azionario, ma sta zavorrando anche la Rupia che viaggia sui minimi di un mese contro il dollaro USD. Già nella giornata di venerdì la valuta indiana era scesa contro il dollaro, e lunedì ha proseguito questo percorso di indebolimento al punto che la coppia USDINR è salita a 71,48, livello più alto dal 15 ottobre. Peraltro i migliori indicatori forex affidabili fonriscono segnali di ulteriore debolezza della valuta indiana.

Suggerimento tecnico: provate a rappresentare la tecnica di Gann trading sul grafico della coppia valutaria in questione.

Va detto che anche se la decisione di Moody's di cambiare le sue prospettive da negative a stabili è fonte di preoccupazione, a dare parziale sollievo alla valuta indiana c'è il clima globale più ottimistico riguardo all'accordo commerciale tra gli Stati Uniti e la Cina (malgrado le recenti affermazioni di Trump). L'attenzione si sposterà ora sui dati macroeconomici dell'India che saranno rilasciati nella prossima settimana.

giovedì 7 novembre 2019

Entrate fiscali, lo Stato in nove mesi ha incassato 325 miliardi

Ammontano a circa 325 miliardi, i denari che sono affluiti nelle casse dello Stato come entrate fiscali. Questo è il conto relativo ai primi 9 mesi dell'anno, che segna un incremento rispetto dell'1% all'anno scorso.

L'analisi delle entrate fiscali

I conti sono evidenziati nel Bollettino delle entrate tributarie del periodo gennaio-settembre 2019, pubblicato dal Ministero delle Finanze. Nel periodo gennaio-settembre 2019, le entrate tributarie erariali sono state per la precisione pari a 324.825 milioni di euro. Va segnalato il forte picco di settembre, con quasi 7 miliardi in più (+23,6%) rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. La variazione è legata alla proroga al 30 settembre dei termini di versamento di tutte le imposte autoliquidate per i soggetti che svolgono attività economiche per le quali sono stati approvati gli indicatori di affidabilità (ISA).

Circa l'analisi delle entrate fiscali, le imposte dirette sono state pari a 174.457 milioni di euro, con un incremento di 1.372 milioni di euro (+0,8%) rispetto al medesimo periodo del 2018. Dall'IRPEF è arrivato un maggior gettito di 2,3 miliardi (+1,7%), così come le ritenute IRPEF sui lavoratori del settore privato (+2,1 miliardo, pari a +3,5%) e sui dipendenti del settore pubblico (+1,6, pari a +2,9%). Si è ridotto invece di molto il gettito da imposta sostitutiva sui redditi e delle ritenute sugli interessi e altri redditi di capitale (-77 milioni di euro, -1,2%), dell’imposta sostitutiva sui redditi da capitale e sulle plusvalenze (-756 milioni di euro, -77,2%) che rispecchia le performance negative dei mercati nel corso del 2018.

Imposte indirette, entrate da giochi e accertamenti

Riguardo alle imposte indirette invece (gettito complessivo di 150 miliardi), c'è stata una variazione significativa dell’IVA (+2,1 miliardi, +2,4%) e in particolare della componente di prelievo sugli scambi interni che registra un incremento di 2.256 milioni di euro (+2,8%). Diminuisce, invece, il gettito dell’IVA sulle importazioni (-111 milioni di euro, -1,1%). Calo deciso per l'imposta di bollo (-8,4%) e l’imposta di registro -177 milioni di euro (-4,9%).

Infine, nei primi nove mesi dell’anno, le entrate dai giochi sono cresciute del 7,6%, con un introito complessivo di 11.533 milioni. Invece le entrate tributarie erariali frutto di accertamento e controllo hanno fatto registrare un incremento fortissimo e si attestano a 8.637 milioni di euro (+20,6%).

martedì 5 novembre 2019

Banca centrale Australiana, a questo giro nessuna mossa sui tassi di interesse

A questo giro la Reserve Bank of Australia ha deciso di rimanere ferma. La banca centrale australiana ha infatti deciso di confermare il tasso di interesse al minimo storico di 0,75%, dopo aver effettuato tre manovre accomodanti nel corso degli ultimi mesi (giugno, luglio e ottobre).

Banca centrale e tassi di interesse

La decisione era stata comunque prevista dai mercati. La RBA si è quindi presa una pausa, decidendo di "continuare a monitorare gli sviluppi", ma pur sempre pronta ad "allentare ulteriormente la politica monetaria, se necessario, per dare sostengo alla crescita sostenibile dell'economia, la piena occupazione e il raggiungimento dell'obiettivo di inflazione nel tempo". Secondo il governatore Philip Lowe, è comunque ancora "aspettarsi che in Australia sarà necessario un lungo periodo di bassi". La banca potrebbe suggerire una pausa del suo ciclo di allentamento in quanto ha affermato che l'allentamento della politica monetaria da giugno sostiene l'occupazione e la crescita.

Il comitato di politica monetaria della banca centrale ha evidenziato ancora il peso della guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina, che sta continuando a incidere sui flussi commerciali e sugli investimenti internazionali. L'incertezza riguardante l'andamento della crescita globale, sta inoltre frenando i piani di spesa delle imprese. Le previsioni della banca sull'inflazione è che essa tenderà al 2% nel 2020, mentre la crescita dovrebbe chiudersi intorno al 2,25% e poi salire al 3,00% nel 2021.

Suggerimento: bisogna prima sottoporsi a un adeguato percorso formativo, poi dopo si potranno sviluppare della strategie trading intraday forex giornaliero efficaci.

L'Aussie sprinta dopo la RBA

La prudenza della RBA, unitamente all'ottimismo sul fronte commerciale, è stato un impulso positivo al cambio del dollaro australiano. Subito dopo la decisione della banca centrale i migliori segnali forex in tempo reale sicuri hanno puntato sull'Aussie. La coppia AUD-USD infatti è salita verso 0,6925, prima di perdere leggermente terreno. Tuttavia se i "tori" dovessero riprendere in mano il controllo del mercato, è ragionevole immaginare uno nuovo scatto della coppia verso la quota anzidetta.

sabato 2 novembre 2019

Economia del Mezzogiorno, l'agroalimentare traina sempre di più la crescita

Il settore agroalimentare si conferma sempre di più un volano di crescita importante per l'economia del Mezzogiorno. Gli ultimi dati del Rapporto sulla Competitività dell’Agroalimentare nel Mezzogiorno, realizzato dall’Ismea, evidenzia infatti numeri molto interessanti.

L'agroalimentare e l'economia del Mezzogiorno

L'export agroalimentare del Sud infatti è arrivato a toccare la cifra di 7 miliardi di euro nel 2018. Questo è accaduto grazie alla rinnovata coerenza del modello di specializzazione agroalimentare italiano con le tendenze della domanda mondiale. In pratica, la domanda globale chiede sempre più prodotti genuini e di qualità, e il nostro territorio è tornato ad essere capace di fornirglieli. La presenza di imprese più giovani hanno determinato maggiore dinamicità e capacità di rispondere alle esigenze del mercato. I mutamenti dello scenario globale hanno quindi sostenuto la crescita senza precedenti delle esportazioni del Made in Italy alimentare.

Un triennio d'oro

Nel corso dell'ultimo triennio, il settore agroalimentare del Mezzogiorno è cresciuto sia in in termini di valore aggiunto (oltre 19 miliardi di euro), sia come numero di imprese (344 mila imprese agricole e 34 mila imprese dell’industria alimentare), sia come numero di occupati (circa 668 mila unità, pari al 10% del totale occupati al Sud). Tutto questo malgrado il consistente e duraturo impatto della crisi economica iniziata nel 2008, e nonostante il tessuto imprenditoriale del Sud sia ancora fortemente incentrato su imprese medio-piccole, quindi più esposte ai venti contrari.

L'exploit del Meridione è molto evidente se si mettono a confronto le sue performance con quelle del resto del paese: il fatturato dell’industria alimentare è infatti cresciuto più al Sud (+5,4%) che nel resto del Paese (+4,4%). Performance positive hanno riguardato soprattutto alcune filiere come caffè, cioccolato e confetteria (+14%), prodotti da forno (+18%), olio (+21%).

giovedì 31 ottobre 2019

Tassi di interesse, la Bank of Japan cambia la forward guidance

Cambio di prospettiva per la Bank of Japan, che nel meeting di politica monetaria della scorsa notta ha deciso comunque di mantenere invariati sia i tassi che il QE.

La decisione della Bank of Japan

L'istituto centrale nipponico ha deciso, con 7 voti favorevoli e 2 contrari, di lasciare il tasso di interesse in territorio negativo a -0,10%, e di confermare il piano di acquisto titoli a un ritmo annuale di circa 80 trilioni di yen. Tuttavia, la forward guidance sui tassi è stata leggermente (ma sostanzialmente) modificata. La BoJ infatti ha chiaramente affermato che in futuro potrebbe abbassare ulteriormente i tassi (ricordiamo, già in territorio negativo), se ci sarà bisogno per arrivare al target di inflazione del 2%.

Nel commento a seguito dela decisione, il governatore della BoJ Kuroda ha evidenziato che i tempi della ripresa economica slitteranno di circa 6 mesi, mentre i progressi sul fronte commerciale USA-Cina, non sono ancora sufficienti per pensare che le tensioni siano ormai scemate. Per questo occorre prudenza.

Consiglio: prima di fare investimenti sulle valute, cercate di individuare i migliori siti Forex trading gratis.

Conseguenze sui mercati

Il meeting della BoJ non ha avuto grosse coneguenze sull'andamento dello Yen, che si è apprezzato contro il dollaro soprattutto per via delle scelta della FED di tagliare il costo del denaro USA. La coppia USDJPY è scesa a 108,30, dopo essere rimbalzata sulla SMA200 (occhio ai triplo massimo e minimo trading).

Circa le previsioni economiche, la BoJ ha declassato l'inflazione e le reali previsioni di crescita. L'inflazione per il 2020 è stata rivista all'1,1%, quella per il 2021 all'1,5%. Riguardo alla crescita, si prevede che il PIL reale crescerà dello 0,7% nel 2020, in calo rispetto alla precedente proiezione dello 0,9%.

lunedì 28 ottobre 2019

Evasione fiscale, l'Italia ha numeri shock. Nord Ovest capofila (31,4%)

Il fenomeno dell'evasione fiscale in Italia non accenna a diminuire, ed anzi aumenta. Lo evidenziano le ultime stime di una indagine condotta per conto dell'Associazione Contribuenti Italiani.

I numeri dell'evasione fiscale

Nel primo semestre del 2019, l'evasione fiscale è aumentata del 3,8%, con un controvalore di 181,4 miliardi di euro l’anno sottratti all'erario. A livello territoriale l'evasione è diffusa soprattutto nel Nord Ovest (31,4% del totale nazionale), seguito dal Nord Est (27,1%). dal Centro (22,2%) e Sud (19,3%). Dal punto di vista regionale, è la Lombardia ad aver fatto registrare il maggior aumento percentuale dell'evasione fiscale: nel primo semestre del 2019, circa il 6,9%.

Ma anche per quanto riguarda il numero di evasori, è il Settentrione a dominare la scena. Sempre la Lombardia fà da capofila con un aumento del 5,5%. Secondo posto al Veneto con + 5,1%, mentre la Valle d’Aosta segue con 4,7%. Il Nord domina la classifica della Top10 degli incrementi di evasione fiscale: ci sono infatti anche Liguria (4,6%), Piemonte (4,5%) e Trentino (4,1%). La prima regione che non appartiene al Settentrione è il Lazio, sesta con +3,9%. Il Sud compare soltanto al decimo posto, con la Puglia (2,6%).

Se guardiamo alle categorie professionali, l'indagine commissionata dall'Associazione dei Contribuenti evidenzia che i maggiori evasori fiscali sono gli industriali (33,4%) seguiti da bancari e assicurativi (30,7%), commercianti (11,6%), artigiani (9,4%), professionisti (7,5%) e lavoratori dipendenti (7,4%).

Evasione delle società e lavoro sommerso

Va evidenziato un copione molto diffuso nelle società di capitali (escluse le grandi imprese): il 78% circa dichiara redditi negativi o meno di 10 mila euro o non versa le imposte, molte chiudono nel giro di 5 anni per evitare accertamenti fiscali o utilizzano “teste di legno” tra i soci o amministratori. In pratica su un totale di circa 800.000 società di capitali operative, il 78% non versa le imposte dovute. Si stima un'evasione fiscale attorno ai 22,4 MLD di euro l'anno.

C'è poi l'evasione dei lavoratori autonomi e delle piccole imprese dovuta alla mancata emissione di scontrini, di ricevute e di fatture fiscali che sottrae all'erario circa 8,7 miliardi di euro l'anno. A livello di lavoro "sommerso", l'esercito di lavoratori in nero continua a gonfiarsi ed ha raggiunto il numero di 2,9 milioni di persone, molti dei quali cinesi o extracomunitari. Si stima un’evasione fiscale pari a 34,3 MLD di euro.

giovedì 24 ottobre 2019

Svalutazioni addio, la Lira egiziana è tornata a reggersi sulle sue gambe

Il drammatico biennio 2015-2016, fatto di progressive svalutazioni e di gravi problemi economici, sembra essere un ricordo per l'Egitto, che adesso può brindare a un cambio col dollaro in deciso apprezzamento, e al ritorno di un clima di maggiore ottimismo.

La ripresa dopo le svalutazioni

Qualche anno fa, per arginare la fuga di investitori e capitali, la banca centrale egiziana operò una serie di svalutazioni portando la valuta da 7 lire per dollaro fino a superare i 18. Quella politica da sola non avrebbe avuto successo, se non ci fosse stato l'intervento del Fondo Monetario Internazionale, che ha  permesso di arginare l’emorragia di capitali, consentendo un progressivo recupero delle riserve valutarie internazionali. E negli ultimi mesi la Lira si è incamminata verso un sentiero di rafforzamento nei confronti del dollaro USD, col cambio è scivolato a 16.4. Il bilancio complessivo di quest'anno parla di un apprezzamento della valuta africana pari superiore al 15%. Peraltro i migliori segnali forex gratuiti affidabili continuano a puntare su questo asset.

La rinascita economica

Dopo aver vissuto lo shock delle svalutazioni, la stabilizzazione del cambio ha ricreato le condizioni per una prosecuzione della fase di significativo sviluppo economico, cominciato dopo la primavera araba. Il tasso di sviluppo del paese è salito fino al 5% nel 2018, mentre la disoccupazione è diminuita dal 13.4% del 2014 a sotto al 10% stimato per quest’anno. L’inflazione evidenzia il miglioramento più importante, visto che è scesa dal 24% del 2017 all’attuale 7.5%, andando ben oltre le previsioni dello stesso Fondo Monetario Internazionale (che prevedeva la discesa sotto al 10% solo nel 2021).

Consiglio: per fare una strategia trading a breve termine 15-30 minuti occorre saper padroneggiare bene gli indicatori.

Taglio dei tassi costante e graduale

Proprio il calo dell'inflazione, unitamente alla tassi di interesse americani e alla maggior libertà nei movimenti di capitale, hanno creato un terreno fertile per l'apprezzamento della lira nel 2019. Nel frattempo la Banca Centrale continua il suo graduale percorso di riduzione dei tassi, senza fretta e senza scossoni, per evitare che movimenti troppo bruschi possano invertire il flusso di capitali, riportando il paese alla situazione del 2015-2016.

martedì 22 ottobre 2019

Crescono ancora i contratti di lavoro, ma per le imprese è difficile trovare professionisti qualificati

Nonostante il quadro globale non sia certo rose e fiori, la domanda di lavoro da parte delle imprese italiane continua a evidenziare una crescita su base tendenziale. A rivelarlo è il Bollettino mensile del Sistema informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere e Anpal.

I numeri del mercato del lavoro

Per il mese di ottobre sono 391mila i contratti di lavoro programmati, 21mila in più rispetto a quelli di ottobre 2018 (+5,7%). Supereranno il milione quelli relativi al trimestre ottobre-dicembre, 100mila in più (+10,6%) nel trimestre in corso rispetto a un anno fa.

I settori con maggiore vivacità sono ancora quelli distintivi del made in Italy. In testa infatti c'è la meccatronica (49.960 attivazioni nel trimestre ottobre-dicembre con una crescita tendenziale del 12,5%), ed a seguire troviamo la metallurgia e fabbricazione di prodotti in metallo (40.350 contratti, +14,8%). Nell'ambito dei servizi, è il turismo che recita la parte del leone, con 170.560 contratti nel trimestre ottobre-dicembre (crescita tendenziale del 19,8%). Segnano invece il passo altri due settori del made in Italy, ovvero la moda e l’alimentare.

Figure qualificate cercasi...

Un aspetto che si conferma negativo è la difficoltà da parte delle imprese di trovare figure professionali qualificate. Un problema che si verifica nel 31,4% dei casi, e che affligge maggiormente le imprese dei servizi informatici e delle telecomunicazioni (52% dei profili ricercati è di difficile reperimento). Il che è un peccato, visto che questo comparto ha prodotto 30.170 contratti e un tasso di crescita del 19,1%. Difficoltà analoghe ci sono per le imprese della metallurgia e fabbricazione prodotti in metallo (47%), le imprese della meccatronica (45%), industrie del legno e del mobile (43%), industrie tessili, abbigliamento e calzature (38%).

Vedi anche: Lavoro e competenze, aziende italiane in difficoltà. Mancano saldatori e carpentieri.

Le figure che mancano sono i laureati in ingegneria elettronica e dell’informazione (67,9%) e in ingegneria industriale (54,0%); difficili da reperire anche i laureati in chimica e farmacia (58,6%) nonché i laureati ad indirizzo scientifico, matematico e fisico. Oltre ai laureati in discipline STEM, mancano anche quelli ad indirizzo linguistico, traduttori e interpreti (il 53,9% è di difficile reperimento). Insomma, il lavoro ci sarebbe eccopme, ma mancano le persone qualificate per svolgerlo.

venerdì 18 ottobre 2019

Economia cinese mai così male dal 1992. Pesa la lunga guerra dei dazi con gli USA

Erano quasi trent'anni che l'economia cinese non marciava così lentamente. I dati pubblicati oggi dall'Ufficio Centrale di Statistica di Pechino evidenziano una crescita del PIL nel terzo trimestre 2019 al 6%. Un valore che da noi sarebbe entusiasmante, ma per i cinesi è una delusione cocente. Basti pensare che l'anno scorso era cresciuto del 6,6%, e che nonostante una evidenza frenata globale, la fascia indicata come target ufficiale annuale dal governo cinese è tra il 6% e il 6,5%.

I dati sull'economia cinese

Il dato odierno, oltre ad essere una una performance inferiore alle attese (il consensus del Wall Street Journal era al 6,1%), è soprattutto il dato peggiore dal primo trimestre del 1992. Va detto però che secondo l'Ufficio di Statistica cinese l'economia è comunque riuscita a mantenersi su binari di sostanziale stabilità, pur rimanendo "sotto crescenti pressioni, alla luce delle complicate e severe condizioni economiche sia interne sia internazionali, del rallentamento dell'economia globale e delle crescenti instabilità e incertezze esterne”. Un timido segnale di ripresa arriva dal dato relativo alla produzione industriale, cresciuta del 5,8% annuo in settembre, in accelerazione rispetto al 4,4% precedente (minimo dal 2002).

Senza dubbio si stanno sentendo gli effetti del lungo braccio di ferro commerciale con gli stai Uniti, e il raffreddamento sia delle attività manifatturiere sia degli investimenti. Per questo motivo i mercati e guardano con trepidazione all'incontro del prossimo mese tra i presidenti Donald Trump e Xi Jinping, nella speranza che un accordo possa definitivamente porre fine alla lunga disputa tariffaria tra le due maggiori potenze economiche mondiali.

Annotazione: quando si vuole fare trading online, la prima cosa da fare è informarsi bene su come scegliere il broker migliore per le proprie necessità.

Gli effetti sullo yuan cinese

Nonostante il deludente dato sulla crescita, lo yuan ha tenuto botta contro il dollaro USD, ed anche i migliori segnali di trading gratuiti Forex al momento non evidenziano grandi novità. Va precisato che le preoccupazioni per i dati economici USA deboli hanno tenuto basso il biglietto verde. Nel mercato onshore, lo yuan scambiato a 7,0740 per dollaro poco è cambiato nel corso della giornata. Nel mercato offshore, lo yuan è stato quotato a 7,0730 rispetto al biglietto verde.

lunedì 14 ottobre 2019

Retribuzioni globali ferme al palo, colpa del disallineamento delle competenze

Nonostante il calo diffuso della disoccupazione a livello globale, le retribuzioni non sono affatto aumentate. Il livello dei salari infatti sta vivendo una fase di stagnazione, come ha evidenziato un recente rapporto del di Hays in collaborazione con Oxford Economics.

Retribuzione e competenze

Per realizzare questa fotografia del mercato, sono stati presi in esame i mercati del lavoro di 34 economie a livello mondiale (Italia compresa). Di esse è stata fatta una analisi riguardante macro trend, sfide e opportunità per professionisti e aziende. Ebbene, emerge che il grosso problema del mercato del lavoro globale è il disallineamento tra competenze richieste e disponibili, con conseguente calo della partecipazione al mercato del lavoro. E' proprio questo che frena la crescita delle retribuzioni.

L’indicatore del gap di competenze è infatti salito a 6,7 punti nel 2019, contro i 6,6 del 2018. Si tratta del valore maggiore registrato dal 2012, quando venne pubblicato per la prima volta il Global Skills Index. Il rapido sviluppo tecnologico comporta che i datori di lavoro faticano sempre di più a trovare professionisti adeguatamente qualificati da inserire in organico. Questa discrepanza tra ricerca e offerta finisce per ampliare il divario tra i lavori altamente qualificati e quelli poco qualificati (soprattutto nella regione dell’Asia Pacifica).

Leggi anche: Imprese italiane sempre più a caccia di profili Stem hi-tech.

L'importanza della formazione

L’attuale stallo delle retribuzioni dimomostra che gli alti livelli di occupazione non sono più legati all’aumento delle retribuzioni, bensì derivano da cambiamenti strutturali nel mercato del lavoro. Per questo motivo bisognerebbe investire nella formazione a lungo termine, riducendo anche la sottoccupazione – ovvero l’impossibilità per i lavoratori che lo desidererebbero di essere impiegati a tempo pieno – tramite l’allocazione strategica delle risorse e fornire ai dipendenti gli strumenti utili per avere successo anche in condizioni lavorative mutevoli.

venerdì 11 ottobre 2019

Petrolio, la quotazione del WTI ha invertito la rotta e continua a crescere

Il mercato del petrolio sta estendendo i recenti guadagni, sostenuto dai crescenti rischi sul lato dell'offerta per via delle tensioni in Medio Oriente, e dalla debolezza del dollaro. Anche l'ottimismo riguardo all'andamento dei negoziati commerciali tra Cina e Stati Uniti sostiene la marcia dell'oro nero.

Cresce il prezzo del petrolio

Il WTI (futures sul petrolio del NYMEX) ha beneficiato di una nuova ondata di acquisti e ha raggiunto i massimi livelli in otto giorni a 54,73 (suggeriamo di osservare il grafico con le candele heikin ashi). Le quotazioni sono riuscite a rialzare la testa dopo tredici sedute consecutive di ribasso. Al momento della stampa, WTI sta consolidando l'ondata di oltre il 2% vicino alla regione di 54,50, ancora in aumento + 1,80% nel giorno.

Andiamo per ordine. In cima alle preoccupazioni degli investitori c'è il pericolo di interruzione della fornitura, che è cresciuto dopo la notizia che una petroliera iraniana sarebbe stata attaccata da terroristi vicino alla città portuale dell'Arabia Saudita di Jeddah. Secondo i media iraniani l'esplosione è stata causata da missili che hanno subito gravi danni alla nave, mentre la National Oil Company (NOC) iraniana, nella sua dichiarazione, ha affermato che due missili hanno colpito la petroliera di proprietà dell'Iran facendola bruciare. Una certa quantità di petrolio si sta riversando nel Mar Rosso, anche se la situazione pare sia stata controllata.

Consiglio: se volete fare investimenti, valutate anche l'ipotesi di rivolgervi ad un buon forex broker senza spread zero.

Tensioni offerta e domanda

Sempre dal lato dell'offerta, altre preoccupazioni giungono dalle tensioni geopolitiche che continuano a minacciare di interrompere le forniture di petrolio dai produttori dell'OPEC. Ci riferiamo ai disordini politici in Iraq ed Ecuador. Come se non bastasse già tutto questo, va messo nel conto anche il conflitto turco-siriano che aggrava la situazione del Medio Oriente.

Un altro fattore di spinta per il petrolio è l'ottimismo che si respira attorno al nuovo round di negoziati commerciali in corso a Washington tra USA e Cina. Questo ha riacceso l'appetito al rischio del mercato, riducendo l'appetito per il dollaro USA (bene rifugio) e di conseguenza fornendo supporto al petrolio denominato in USD.

mercoledì 9 ottobre 2019

Economia globale, anche il FMI lancia un altro allarme sulla crescita debole

La crescita dell'economia globale potrebbe risultare - al termine del 2019 - la più bassa dell'ultimo decennio, e se non si agirà in fretta il rischio è quello di un rallentamento economico più forte. A dirlo è stata ieri Kristalina Georgieva, nuovo direttore generale del Fmi.

La trade war e la crescita dell'economia globale

Secondo il dg del Fondo Monetario Internazionale, c'è un rallentamento sincronizzato che è stato innescato soprattutto dalle tensioni commerciali. Esse da sole costeranno nel 2020 circa 700 miliardi di dollari all'economia globale, lo 0,8% del pil mondiale o l'equivalente dell'economia della Svizzera. La Georgieva ha evidenziato come "tutti perdono in una guerra commerciale". Per affrontare il tema, la settimana prossima  - quando ci sarà un vertice a Washington - il Fondo però intende assumere un punto di vista diverso. Non cercherà di convincere i paesi che la trade war è un male, bensì che la pace commerciale sia un bene per tutti. In pratica affronterà lo stesso problema da un punto di vista nuovo.

In occasione del meeting di Washington, il FMI pubblicherà anche le nuove previsioni di crescita dell'economia globale per il 2019 e il 2020, all'interno del World Economic Outlook. Le stime per la quarta volta dall'ottobre 2018, saranno riviste al ribasso. Oltre alla trade war, anche la Brexit e le tensioni geopolitiche stanno frenando il potenziale economico. "Questo potrebbe portare a cambiamenti in grado di durare una generazione" avverte Georgieva. Il direttore generale del Fmi ha anche parlato del rischio derivante dal cambiamento climatico, sul quale "tutti hanno la responsabilità di agire".

Il ruolo delle banche centrali

Riguardo le politiche monetarie accomodanti, l'economista alla guida del Fmi ha ammonito del banche centrali sui possibili effetti collaterali negativi delle politiche incentrate sul basso costo del denaro. Secondo il FMI infatti essere potrebbero creare o alimentare debolezze finanziarie, al punto che l'indebitamento delle aziende potrebbe superare i 19.000 miliardi di dollari, ovvero sopra i livelli della crisi finanziaria. Per questo motivo il Fondo esorta i singoli stati a procedere lungo un percorso di riforme, che alleggeriscano una parte del lavoro che al momento grava solo sull'opera delle banche centrali.

lunedì 7 ottobre 2019

Economia, la frenata globale rimane al centro dell'attenzione dei mercati

Sono diverse le questioni di interesse sul tavolo, che catturano l'attenzione dei mercati finanziari. Il focus della settimana sarà soprattutto sulla questione dazi, sui timori per la Brexit e quelli dovuti alla frenata dell'economia mondiale. Occhio anche a Draghi, che venerdì parlerà alla Cattolica.

La frenata globale dell'economia

L'elemento che più di tutto sta catturando l'attenzione è la frenata dell'economia e il conseguente pericolo di una recessione mondiale. Manifattura e settori dei servizi sono in crisi negli Usa, e hanno fatto scattare l'allarme sui mercati finanziari, che continuano a osservare l'andamento dei negoziati commerciali tra Cina e Stati Uniti. L'esito di questi ultimi rimane molto incerto, e nei prossimi giorni il vice premier cinese Liu He sarà a Washington per cercare di dare una svolta positiva ai rapporti.

In Europa...

Nel Vecchio Continente, a parte la faccenda Brexit che potrebbe regalare un accordo tra Londra e Bruxelles proprio in extremis (si avvicina la data del 31 dicembre fissata per l'addio all'Ue da parte del Regno Unito), a tenere banco è il rallentamento dell'attività industriale dell'Eurozona. La locomotiva Germania è in contrazione, e questa mattina è giunto lo scoraggiate dato sugli ordini di fabbrica della Germania, con un calo superiore alle aspettative. Secondo l'Ufficio Nazionale di Statistica Destatis, nel mese di agosto si è registrato un decremento dello 0,6% dopo la discesa del 2,1% del mese precedente (rivisto da un preliminare -2,7%). Il dato è peggiore delle aspettative degli analisti che avevano previsto una frenata più contenuta, ovvero dello 0,3%. Giovedì è in uscita il saldo della bilancia commerciale. Tuttavia, malgrado questo chi adotta strategia forex 30 minuti trading non ha visto grandi ripercussioni sulla valuta unica.

Suggerimento: prima di decidere con quale operatore fare investimenti, studiate i broker con spread bassi forex, così da tenere bassi i costi di trading.

I verbali del Fomc

La settimana calda dell'economia europea sarà scandita anche dall'Eurogruppo (che si terrà il 9 ottobre) con il presidente uscente della Bce Mario Draghi che venerdì sarà a Milano per ricevere la laurea honoris causa in economia dall'Università Cattolica. Il 10 ottobre invece c'è l'appuntamento è con l'Ecofin. Nel quadro settimanale, un altro passaggio importante sarà la lettura dei verbali dell'ultima riunione della Fomc, con la Fed in procinto di nuove mosse per fine mese.

giovedì 3 ottobre 2019

Produzione di olio, l'Italia riparte alla grande dopo un 2018 horribilis

Dopo aver vissuto un anno terribile, il 2018, la produzione di olio italiano è avviata a una forte ripresa nel corso di quest'anno e del prossimo. A dirlo sono gli osservatori del mercato: Cia-agricoltori, Italia Olivicola e Associazione italiana frantoiani oleari (Aifo).

La ripresa della produzione in Italia

Secondo i principali attori del mercati, la crescita della produzione italiana potrebbe arrivare fino dell’89%. Ed anche se non basterà a compensare il calo dell’annus horribilis 2018, comunque ci andrà vicina. Il calo dello scorso anno dovrebbe infatti essere assorbito per l'80%. A livello numerico, la produzione italiana dovrebbe raggiungere le 330 mila tonnellate di olio, quasi il doppio di quella dello scorso anno. Tuttavia siamo ancora molto lontani dal valore di 428 mila tonnellate, che si registrava appena 2 anni fa (una delle migliori annate del decennio).

Se lo scorso anno il clima era stato l'artefice del calo della produzione, stavolta ha favorito lo sviluppo dell’olivo. La combinazione di caldo estivo e bassa umidità hanno infatti evitato gli attacchi della mosca olearia. Inoltre secondi Cia, la qualità dell’olio extravergine d’oliva sarà assolutamente eccellente.

La Puglia fa da traino

A livello geografico, il recupero di produzione si sentirà soprattutto in Puglia, malgrado il grosso problema della Xylella che avanza. La stima fatta da Cia-agricoltori Italiani, Italia Olivicola e Aifo, parla di un incremento del 175% rispetto allo scorso anno. A guidare la ripresa sono i territori olivicoli delle province di Bari, Barletta-Andria-Trani (Bat) e Foggia, ovvero le arre maggiormente colpite dalla gelata nel febbraio 2018.

Quello che accadrà in Puglia peraltro è molto importante anche a livello nazionale, dal momento che la Borsa merci di Bari ha un ruolo guida nella formazione di quelli dell’olio a livello nazionale.