venerdì 29 novembre 2019

Occupati in crescita a ottobre. Istat evideniza 46mia unità in più rispetto a settembre

Cresce il numero di occupati a ottobre, tornando al livello massimo registrato 4 mesi fa, a giugno. A evidenziarlo sono gli ultimi report di Istat, diffondendo i dati provvisori su “Occupati e disoccupati”.

I dati sugli occupati in Italia

Dopo la crescita dell’occupazione registrata nel primo semestre, l'andamento dell'occupazione era stato altalenante, ma questa volta la crescita dei lavoratori indipendenti ha spinto al rialzo il livello del numero di lavoratori. Inoltre c'è stato anche un contestuale calo della disoccupazione e un aumento degli inattivi. Complessivamente, nel mese di ottobre la stima degli occupati risulta in crescita dello 0,2%, pari a 46mila unità. Inoltre il numero di gli occupati risulta in crescita di 217 mila unità su base annua (+0,9%). Il tasso di occupazione sale al 59,2% (+0,1 punti percentuali).

Secondo i dati diffusi da Istat, l'incremento dell’occupazione è dovuto alla crescita degli indipendenti (+38mila) e dei dipendenti a termine (+6mila) mentre risultano sostanzialmente stabili i dipendenti permanenti. L’occupazione è in aumento per entrambe le componenti di genere, con una leggera crescita della componente femminile. Riguardo alle fasce di età, c'è un aumento tra gli over 35 (+49mila), mentre cala lievemente tra i 25-34enni ed è stabile tra gli under25.

Più contratti a termine

Nel trimestre agosto-ottobre aumentano i dipendenti a termine (+1,2%, +38mila) e sono sostanzialmente stabili i permanenti, mentre risultano in calo gli indipendenti (-0,7%, -40mila); si registrano segnali positivi per i 25-34enni e per gli over 50, negativi nelle altre classi. Il tasso di disoccupazione è sceso al 9,7%, con le persone in cerca di occupazione sono in diminuzione dell'1,7%, pari a -44 mila unità nell'ultimo mese. Nei dodici mesi, i disoccupati sono 269 mila in meno (-9,7%). La diminuzione riguarda tutte le fasce di età e in particolare la disoccupazione dei giovani tra i 15 e i 24 anni che si riduce al 27,8%. Su base mensile il calo è di 0,7 punti percentuali, su base annua di 4,8 punti.

mercoledì 27 novembre 2019

Investitori di nuovo con i fari accesi sull'indice Ftse Star

L'indice Ftse Italia Star, ovvero quello che è dedicato alle mid e small cap (capitalizzazione sotto il miliardo di euro), torna ad essere al centro dell'attenzione degli investitori. Il motivo è la sua performance recente.

Gli investitori e le performance dell'indice

investitoriNelle ultime settimane infatti, questo indice di Borsa è tornato a evidenziare una caratteristica molto apprezzata dagli investitori, e già vista negli ultimi anni, ovvero il fatto di performare meglio rispetto al più blasonato Ftse Mib. Negli ultimi 5 anni, infatti, il Ftse Star ha surclassato il Ftse Mib. Il primo ha realizzato una crescita del 115% (ma non adotteremmo mai una una strategia scalping su di esso), mentre il secondo si è fermato a +19,8%.

Questo - tra le altre cose - per via della minore dipendenza dalle banche, vere "ballerine" dei listini. Se fino a poche settimane fa il Ftse Italia Star aveva faticato a tenere il ritmo del Ftse Mib, probabilmente anche per le restrizioni introdotte agli investimenti sui PIR (Piani Individuali di Risparmio a lungo termine), di recente invece c'è stata l'accelerata.

La normativa sui PIR

L'ultimo slancio è arrivato proprio in relazione alle novità normative sui Piani Individuali di Risparmio a lungo termine. Per quelli costituiti dal 1 gennaio 2020, ci sarà l’obbligo di investire il 5% del 70% del valore complessivo in strumenti finanziari di imprese diverse da quelle inserite nell’indice Ftse Mib e Ftse Mid della Borsa italiana o in indici equivalenti di altri mercati regolamentati. Un vero assist per il Ftse Italia Star e per gli investitori che lo apprezzano. Tant'è che l’indice salito di oltre il 3% nelle ultime 48 ore, in area 39.700 punti e in prossimità del massimo storico.

Peraltro ci sono alcuni titoli di questo paniere che hanno già avuto un bel botto. Da inizio anno ad esempio Eurotech e Digital Bros sono arrivate a registrare +200% Ytd. Sul primo inoltre l'indicatore Parabolic Sar trading system è ancora fortemente rialzista.

lunedì 25 novembre 2019

Lavoro e tecnologia, boom di richieste per gli sviluppatori di smartphone App

Nel vasto panorama del lavoro, una figura che comincia ad essere sempre più richiesta è lo sviluppatore. Parliamo di coloro che si occupano del confezionamento delle App per smartphone, ormai una necessità per tutti i tipi di aziende.

Il lavoro di sviluppatore sempre più richiesto

Le nuove tecnologie hanno portato alla crescita di una nuova filiera, definita "smartphone economy", che dal punto di vista occupazionale è assai vivace e si focalizza - come detto - sul ruolo degli sviluppatori. Per questo motivo non c'è da stupirsi se sono sempre più numerosi i corsi per formare candidati adeguati alle proposte di lavoro delle centinaia di aziende che vogliono sbarcare su Android e iOS. Del resto non esiste ancora un percorso formativo che sia idoneo a dare tutte le competenze tecniche di programmazione in linguaggio Java e produzione database SQL, analisi e design di modelli UML e appunto soluzioni per mobile.

Se è vero che lo sviluppatore di solito ha un background di competenze informatiche e tecniche, maturato durante gli studi universitari, non basta questo a farne uno sviluppatore mobile. Per questo è sempre preferibile preferibile un’esperienza in agenzie specializzate o la frequenza di corsi ad hoc. Anche perché il mercato delle App per molte imprese è una miniera d'oro.

Creazione e costo di una App

La smartphone economy si è estesa a diversi settori industriali, e non è più confinata ai "telefonini". Orologi, navigatori, fotocamere, registratori, torce e apparecchi musicali, sono tutti sempre più interconnessi, e richiedono pertanto un approccio nuovo e diverso.

Il percorso di creazione di un APP è un lavoro articolato in 4 fasi. Si comincia dalla raccolta delle esigenze del cliente e studio fattibilità; si prosegue con la creazione di mockups (bozze grafiche di ciascuna schermata prevista nell’app); si va avanti con la gestione contenuti e lo sviluppo; si confeziona una demo per procedere al test/debugging; infine si pubblica l'applicazione sullo store. Il costo di una singola app puà partire da un minimo di 500 euro fino ad arrivare a diverse decine di migliaia di euro toccando i massimi con le realizzazioni di giochi.

giovedì 21 novembre 2019

Tasso di interesse, la FED sembra volersi prendere una pausa

Le indicazioni che i mercati si aspettavano dalla pubblicazione dei verbali della FED, riguardanti l'ultimo meeting di politica monetaria, hanno evidenziato la volontà dell'istituto americano di concedersi una pausa dal ritocco dei tassi di interesse.

Stop ai ritocchi del tasso di interesse

I verbali pubblicati sono quelli relativi al meeting dello scorso 30 ottobre, quando i membri del FOMC decisero di effettuare il terzo taglio del tasso di interesse del 2019, che fu portato a 1,50-1,75% (-25 punti base). Da quanto si apprende, la maggioranza dei membri del Federal Open Market Committee ha considerato il taglio dei tassi sufficiente per sostenere l'outlook di una crescita moderata, di un mercato del lavoro forte e di un'inflazione vicina al target della Commissione, fissato al 2%". In sostanza non si prevedono ulteriori ritocchi nel prossimo futuro, a meno che le condizioni economiche non cambino in modo "significativo".

Rischi ancora esistenti

La view complessiva sull'economia americana è divenuta più ottimistica, con rischi all'outlook diminuiti leggermente. Nonostante questo però, rimangono ancora "rischi significativi" per l'espansione economica globale, ed è proprio per questo motivo che il meeting si è concluso con la decisione di tagliare il tasso di interesse.
I mercati non hanno reagito granché alla pubblicazione dei verbali del Fomc, tant'è che l'indice del dollaro è rimasto sostanzialmente piatto sui valori della vigilia e i segnali forex migliori gratis non hanno evidenziato alcunché.

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Focus ancora sulla trade war con la Cina

Al momento l'interesse degli investitori si continua a concentrare sull'andamento della trade war. L'accordo commerciale tra USA e Cina è tornato ad essere in bilico, con Trump che continua a minacciare tariffe maggiori se non si raggiungerà l'intesa in tempi brevi. Dall'altra parte, la Cina si è molto irrigidita dopo che il Senato degli Stati Uniti ha votato all'unanimità a sostegno dei manifestanti di Hong Kong, accusando gli americani di interferire con le loro questioni interne.

martedì 19 novembre 2019

Settore agricolo, il maltempo potrebbe causare 500 milioni di danni

L'allerta maltempo continua a persistere su molte regioni italiane, ed è cominciata la conta dei danni per il settore agricolo. Secondo Confagricoltura, se il maltempo dovesse ancora continuare i danni potrebbero superare i 500 milioni di euro, soltanto per il primario.

Danni al settore agricolo

La mappa dei danni causati dal maltempo al settore agricolo è drammatica, rendendo ancora una volta evidente la fragilità di un territorio che ha bisogno non soltanto di misure di emergenza, ma soprattutto di misure di prevenzione.

La situazione al Nord

Nel Nord la situazione è assai complessa. In Piemonte la prima neve caduta sulle piante ancora con fogliame verde, ha danneggiato gli alberi di nocciolo e castagno. Il maltempo ha reso complicato la raccolta di mais, soia, riso; danni derivano anche dalla mancate o ritardate semina dei cereali. In Trentino Alto Adige sia la neve che le piogge hanno reso molti terreni inaccessibili ai trattori, rendendo così impossibile la raccolta delle mele tardive. Problemi notevoli anche per le stalle. In provincia di Bolzano ci sono Masi isolati da mercoledì scorso, senza energia elettrica e impossibilitati ad effettuare la consegna del latte che viene irrimediabilmente perso. Danni al settore agricolo anche in Liguria, Toscana (in particolare in Maremma) ed Emilia Romagna.

La situazione al centro Sud

Ma il maltempo sta flagellando l'intero stivale, generando danni al settore agricolo anche al Sud. Nel Lazio bombe d’acqua, trombe d’aria e vento forte hanno compromesso le semine già effettuate. In Campania danni alle coltivazioni ortive in piano campo e la fienagione, in particolare nel Basso Volturno e il Casertano. In Puglia l’olivicoltura ha subito danni rilevanti per le raffiche di vento, con perdite di olive in raccolta e anche problemi per le nuove piante anti-Xylella. Anche in Basilicata è stato chiesto lo stato di calamità naturale per i gravissimi danni dovute alle esondazioni dei fiumi e dei torrenti che hanno devastato città e campagne.

venerdì 15 novembre 2019

Costo del denaro, la Banxico taglia ancora ma non si dà fretta

La scorsa notte, la banca centrale del Messico (Banxico) ha ancora una volta effettuato una correzione al costo del denaro. L'istituto infatti ha abbassato il tasso di interesse di riferimento al 7,50%. Si tratta del terzo ritocco espansivo effettuato nel corso del 2019.

La scelta della Banxico sul costo del denaro

La decisione di tagliare il costo del denaro è stata unanime, e tuttavia va precisato due dei 5 membri del Comitato avrebbero voluto un taglio ancora più sostanzioso, di 50 punti base.
La banca centrale della seconda economia dell'America Latina ha segnalato i rischi di crescita, e per questo probabilmente sarà ancora accomodante in futuro. Del resto la decisione del board guidato dal governatore Alejandro Díaz de León era prevista dai mercati. Infatti la Banxico si trova nelle condizioni tipiche per adottare un ciclo di espansione monetaria: inflazione in calo (il target ideale è sul 3%), crescita debole e valuta nazionale stabile. Ecco perché l'unico dubbio degli analisti non era tanto sulla realizzazione di tagli al costo del denaro, ma sulla velocità con cui saranno poste in essere.

La decisione della Banxico ha dato slancio al peso messicano, che dopo aver raggiunto i minimi mensili contro il dollaro USD, è rimbalzato leggermente verso quota 19.25 dando anche vita a una figura flag analisi tecnica.

Suggerimento: qualora vogliate fare investimenti sulle valute, dovrete anzitutto scegliere la piattaforma forex migliore italiana sicura, per evitare brutte sorprese.

Prossime mosse della Banxico

Il rendimento del peso messicano nelle prossime settimane potrebbe essere un fattore critico alla base della decisione della Banxico, se accelerare i tagli dei tassi o rimanere alla velocità attuale. Va invece notato un interessante cambiamento nell'ultimo paragrafo della dichiarazione della Banxico, che riduce l'importanza delle decisioni della FED rispetto alle decisioni sulla propria politica monetaria. Questo fa ritenere che anche se la banca centrale americana dovesse prendersi una lunga pausa del ciclo accomodante, la banca messicana invece continuerà per la propria strada.

mercoledì 13 novembre 2019

Consumi delle famiglie, siamo ancora sotto il livello pre-crisi

Dallo scoppio della crisi più di un decennio fa, i consumi delle famiglie italiane hanno subito una forte battuta di arresto. Sono infatti calati di 21,5 miliardi di euro, come riporta una indagine dell'ufficio studi della CGIA.

L'andamento dei consumi

Lo scorso anno la spesa dei nuclei familiari italiani è stata leggermente superiore ai 1000 miliardi, ed anche se continua a rappresentare la componente maggiore del PIL (60,3%), è in calo rispetto al 2007, l'ultimo anno pre-crisi. I consumi hanno avvertito l'effetto crisi soprattutto nel Meridione, dove il taglio della spesa media per famiglia è stato di 131 euro al mese (1572 annui). Quasi il doppio del taglio ai consumi avvenuto al Nord (78 euro mensili, 936 euro all’anno), e inoltre il quadruplo del Centro (31 euro mensili, 372 euro all’anno).

Il taglio ai consumi, sebbene sia stato trasversale, ha colpito alcune categorie di beni in misura maggiore rispetto ad altre. L'analisi della CGIA infatti evidenzia una contrazione più forte per l’acquisto dei beni (-10,3%), con picchi per quelli non durevoli (-13,6%) come i prodotti per la cura della persona, i medicinali, ecc. Il calo invece ha riguardato in misura inferiore i beni durevoli (-4,5%) come auto, elettrodomestici, ecc. I servizi invece hanno avuto un incremento del 7%, e in questo ambito si sono distinte le spese per le telecomunicazioni (cellulari, tablet e servizi telefonici, etc.) che hanno segnato +20,1% nel periodo 2007-2018.

Gli effetti sul mondo produttivo

Il calo dei consumi ha chiaramente avuto effetti pesanti sul mondo produttivo. In special modo la platea delle imprese artigiane e del piccolo commercio - che faticano più di altri a lasciarsi alle spalle la crisi - è scesa notevolmente, perdendo il 12,1% delle unità. Lo stock dei piccoli negozi è sceso del 3,8%.

Complessivamente la crisi ha favorito la grande distribuzione, dove le vendite al dettaglio sono salite del 6,4%, mentre nei negozi di vicinato sono crollate del 14,5%. Questo trend è proseguito anche nei primi 9 mesi del 2019: mentre nei supermercati, nei discount e nei grandi magazzini le vendite sono aumentate dell’1,2%, nelle botteghe e nei negozi sotto casa la contrazione è stata dello 0,5%. Questo spiega perché abbiamo perso più di quasi 200 mila negozi di vicinato in 10 anni.

lunedì 11 novembre 2019

Moody's colpisce l'economia indiana: azionario e Rupia in calo

Arrivano brutte notizie per l'economia indiana. Venerdì scorso l'agenzia Moody's ha ridotto le prospettive di rating, portandole dal livello "stabile" a "negative". Il taglio deriva dai rischi crescenti che la terza più grande economia asiatica crescerà a un ritmo più lento rispetto al passato.

Moody's e l'economia indiana

Finora le politiche di governo indiano si sono dimostrate inefficaci nel far fronte alla debolezza economica e contrastare l'aumento del debito pubblico. L'economia nazionale è cresciuta del 5% su base annua tra aprile e giugno, al ritmo più debole dal 2013. Moody si aspetta ora un disavanzo pubblico del 3,7% del PIL nell'anno fiscale che si concluderà a marzo 2020, rispetto a un obiettivo pubblico del 3,3%. Questo andamento fiacco ha già spinto la RBI - la banca centrale - a tagliare i tassi di interesse per ben 5 volte nel corso di quest'anno, per un ammontare complessivo di 110 punti base (attualmente il costo del denaro è al 5,15%).

Secondo l'agenzia di rating, "la profondità e la durata del rallentamento della crescita dell'India, il prolungato stress finanziario tra le famiglie rurali, la debole creazione di posti di lavoro e, più recentemente, una stretta creditizia tra le istituzioni finanziarie non bancarie hanno aumentato la probabilità di un rallentamento più radicato".

Contraccolpi su azionario e valuta

La decisione di Moody's ha subito avuto dei contraccolpi sul mercato azionario, ma sta zavorrando anche la Rupia che viaggia sui minimi di un mese contro il dollaro USD. Già nella giornata di venerdì la valuta indiana era scesa contro il dollaro, e lunedì ha proseguito questo percorso di indebolimento al punto che la coppia USDINR è salita a 71,48, livello più alto dal 15 ottobre. Peraltro i migliori indicatori forex affidabili fonriscono segnali di ulteriore debolezza della valuta indiana.

Suggerimento tecnico: provate a rappresentare la tecnica di Gann trading sul grafico della coppia valutaria in questione.

Va detto che anche se la decisione di Moody's di cambiare le sue prospettive da negative a stabili è fonte di preoccupazione, a dare parziale sollievo alla valuta indiana c'è il clima globale più ottimistico riguardo all'accordo commerciale tra gli Stati Uniti e la Cina (malgrado le recenti affermazioni di Trump). L'attenzione si sposterà ora sui dati macroeconomici dell'India che saranno rilasciati nella prossima settimana.

giovedì 7 novembre 2019

Entrate fiscali, lo Stato in nove mesi ha incassato 325 miliardi

Ammontano a circa 325 miliardi, i denari che sono affluiti nelle casse dello Stato come entrate fiscali. Questo è il conto relativo ai primi 9 mesi dell'anno, che segna un incremento rispetto dell'1% all'anno scorso.

L'analisi delle entrate fiscali

I conti sono evidenziati nel Bollettino delle entrate tributarie del periodo gennaio-settembre 2019, pubblicato dal Ministero delle Finanze. Nel periodo gennaio-settembre 2019, le entrate tributarie erariali sono state per la precisione pari a 324.825 milioni di euro. Va segnalato il forte picco di settembre, con quasi 7 miliardi in più (+23,6%) rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. La variazione è legata alla proroga al 30 settembre dei termini di versamento di tutte le imposte autoliquidate per i soggetti che svolgono attività economiche per le quali sono stati approvati gli indicatori di affidabilità (ISA).

Circa l'analisi delle entrate fiscali, le imposte dirette sono state pari a 174.457 milioni di euro, con un incremento di 1.372 milioni di euro (+0,8%) rispetto al medesimo periodo del 2018. Dall'IRPEF è arrivato un maggior gettito di 2,3 miliardi (+1,7%), così come le ritenute IRPEF sui lavoratori del settore privato (+2,1 miliardo, pari a +3,5%) e sui dipendenti del settore pubblico (+1,6, pari a +2,9%). Si è ridotto invece di molto il gettito da imposta sostitutiva sui redditi e delle ritenute sugli interessi e altri redditi di capitale (-77 milioni di euro, -1,2%), dell’imposta sostitutiva sui redditi da capitale e sulle plusvalenze (-756 milioni di euro, -77,2%) che rispecchia le performance negative dei mercati nel corso del 2018.

Imposte indirette, entrate da giochi e accertamenti

Riguardo alle imposte indirette invece (gettito complessivo di 150 miliardi), c'è stata una variazione significativa dell’IVA (+2,1 miliardi, +2,4%) e in particolare della componente di prelievo sugli scambi interni che registra un incremento di 2.256 milioni di euro (+2,8%). Diminuisce, invece, il gettito dell’IVA sulle importazioni (-111 milioni di euro, -1,1%). Calo deciso per l'imposta di bollo (-8,4%) e l’imposta di registro -177 milioni di euro (-4,9%).

Infine, nei primi nove mesi dell’anno, le entrate dai giochi sono cresciute del 7,6%, con un introito complessivo di 11.533 milioni. Invece le entrate tributarie erariali frutto di accertamento e controllo hanno fatto registrare un incremento fortissimo e si attestano a 8.637 milioni di euro (+20,6%).

martedì 5 novembre 2019

Banca centrale Australiana, a questo giro nessuna mossa sui tassi di interesse

A questo giro la Reserve Bank of Australia ha deciso di rimanere ferma. La banca centrale australiana ha infatti deciso di confermare il tasso di interesse al minimo storico di 0,75%, dopo aver effettuato tre manovre accomodanti nel corso degli ultimi mesi (giugno, luglio e ottobre).

Banca centrale e tassi di interesse

La decisione era stata comunque prevista dai mercati. La RBA si è quindi presa una pausa, decidendo di "continuare a monitorare gli sviluppi", ma pur sempre pronta ad "allentare ulteriormente la politica monetaria, se necessario, per dare sostengo alla crescita sostenibile dell'economia, la piena occupazione e il raggiungimento dell'obiettivo di inflazione nel tempo". Secondo il governatore Philip Lowe, è comunque ancora "aspettarsi che in Australia sarà necessario un lungo periodo di bassi". La banca potrebbe suggerire una pausa del suo ciclo di allentamento in quanto ha affermato che l'allentamento della politica monetaria da giugno sostiene l'occupazione e la crescita.

Il comitato di politica monetaria della banca centrale ha evidenziato ancora il peso della guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina, che sta continuando a incidere sui flussi commerciali e sugli investimenti internazionali. L'incertezza riguardante l'andamento della crescita globale, sta inoltre frenando i piani di spesa delle imprese. Le previsioni della banca sull'inflazione è che essa tenderà al 2% nel 2020, mentre la crescita dovrebbe chiudersi intorno al 2,25% e poi salire al 3,00% nel 2021.

Suggerimento: bisogna prima sottoporsi a un adeguato percorso formativo, poi dopo si potranno sviluppare della strategie trading intraday forex giornaliero efficaci.

L'Aussie sprinta dopo la RBA

La prudenza della RBA, unitamente all'ottimismo sul fronte commerciale, è stato un impulso positivo al cambio del dollaro australiano. Subito dopo la decisione della banca centrale i migliori segnali forex in tempo reale sicuri hanno puntato sull'Aussie. La coppia AUD-USD infatti è salita verso 0,6925, prima di perdere leggermente terreno. Tuttavia se i "tori" dovessero riprendere in mano il controllo del mercato, è ragionevole immaginare uno nuovo scatto della coppia verso la quota anzidetta.

sabato 2 novembre 2019

Economia del Mezzogiorno, l'agroalimentare traina sempre di più la crescita

Il settore agroalimentare si conferma sempre di più un volano di crescita importante per l'economia del Mezzogiorno. Gli ultimi dati del Rapporto sulla Competitività dell’Agroalimentare nel Mezzogiorno, realizzato dall’Ismea, evidenzia infatti numeri molto interessanti.

L'agroalimentare e l'economia del Mezzogiorno

L'export agroalimentare del Sud infatti è arrivato a toccare la cifra di 7 miliardi di euro nel 2018. Questo è accaduto grazie alla rinnovata coerenza del modello di specializzazione agroalimentare italiano con le tendenze della domanda mondiale. In pratica, la domanda globale chiede sempre più prodotti genuini e di qualità, e il nostro territorio è tornato ad essere capace di fornirglieli. La presenza di imprese più giovani hanno determinato maggiore dinamicità e capacità di rispondere alle esigenze del mercato. I mutamenti dello scenario globale hanno quindi sostenuto la crescita senza precedenti delle esportazioni del Made in Italy alimentare.

Un triennio d'oro

Nel corso dell'ultimo triennio, il settore agroalimentare del Mezzogiorno è cresciuto sia in in termini di valore aggiunto (oltre 19 miliardi di euro), sia come numero di imprese (344 mila imprese agricole e 34 mila imprese dell’industria alimentare), sia come numero di occupati (circa 668 mila unità, pari al 10% del totale occupati al Sud). Tutto questo malgrado il consistente e duraturo impatto della crisi economica iniziata nel 2008, e nonostante il tessuto imprenditoriale del Sud sia ancora fortemente incentrato su imprese medio-piccole, quindi più esposte ai venti contrari.

L'exploit del Meridione è molto evidente se si mettono a confronto le sue performance con quelle del resto del paese: il fatturato dell’industria alimentare è infatti cresciuto più al Sud (+5,4%) che nel resto del Paese (+4,4%). Performance positive hanno riguardato soprattutto alcune filiere come caffè, cioccolato e confetteria (+14%), prodotti da forno (+18%), olio (+21%).