venerdì 27 dicembre 2019

Interessi, arriva il taglio per il pagamento tardivo delle imposte

Le tasse rimarranno un conto salatissimo per gli italiani, ma grazie a un deciso taglio degli interessi legali, pagarle in ritardo costerà un poco di meno. Ecco la grande novità a partire dal nuovo anno.

Interessi su pagamento tardivo

Da gennaio 2020 gli interessi legali si abbasseranno dallo 0,8% annui allo 0,05%, un sedicesimo in meno rispetto a quanto dovuto nel 2019. Un taglio bello forte, visto che vengono quasi azzerati. questa nuova misura è introdotta dal Decreto Ministeriale Economia del 12 dicembre 2019, che è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale 293 del 14 dicembre 2019. Il livello dello 0,05% è il più basso di sempre e verrà applicato sia per il pagamento degli interessi, sia per la riscossione degli interessi dovuti ai contribuenti che sono in credito col Fisco.

Per arrivare a questa nuova percentuale, sono stati considerati sia il rendimento medio annuo lordo dei titoli di Stato, sia il tasso d'inflazione annuo registrato.

Per comprendere la portata pratica di questa misura, bisogna fare degli esempi. Se esiste un debito fiscale da 5 mila euro, con interessi legali annessi per l'intero 2019 allo 0,8%; vuol dire che questi ultimi saranno pari a 40 euro. Lo stesso debito, nel 2020 e con una misura pari allo 0,05%, invece maturerà appena 2,5 euro di interessi legali.

Ravvedimento meno costoso

Ma oltre ad essere dovuto meno se si paga in ritardo, si deve altrettanto meno in caso di ravvedimento, ossia quando i contribuenti regolarizzano gli omessi o tardivi pagamenti. Infatti un contribuente che doveva versare 6mila euro di IMU entro il 16 dicembre, potrà tramite il ravvedimento effettuare il saldare entro 30 giorni, con una sanzione del 15% che si riduce a un decimo del minimo, ovvero all'1,5%. Gli interessi legali ammonteranno allo 0,8% dal giorno successivo alla scadenza fino alla fine del 2019, salvo poi abbassarsi allo 0,05% dal gennaio 2020 fino al giorno del saldo tramite il suddetto ravvedimento.

martedì 17 dicembre 2019

Impresa e formazione universitaria: il 7% dei laureati ne ha fondata una

Il numero di laureati che diventano fondatori di impresa è al 7,1%. A evidenziarlo è uno studio del Consorzio Interuniversitario AlmaLaurea, Dipartimento di Scienze Aziendali dell’Università di Bologna e Unioncamere, che ha evidenziato la relazione che c'è tra laurea e spirito d'impresa.

Legame tra impresa e laurea

Per arrivare a tracciare un bilancio, sono stati esaminati i dati di 2.891.980 laureati in atenei italiani tra il 2004-2018 e i dati, a livello aziendale, delle 236.362 imprese da essi fondate. Complessivamente sono oltre 200mila i laureati che sono divenuti fondatori di impresa (ovvero soci alla creazione e attualmente amministratore, titolare o socio). Le imprese che hanno fondato sono in totale 236.362, e rappresentano il 3,9% del totale delle imprese presenti in Italia a settembre 2019.
Per quanto riguarda il ruolo, oltre la metà (61%) dei fondatori ricopre una carica da titolare, il 22,1% è amministratore e il 16,6% è socio. Circa un terzo ha fondato l'impresa prima ancora di completare il percorso di studi (un decimo di essi prima ancora di iscriversi all'università). Tra i fondatori gli uomini rappresentano il 53,9% mentre le donne il 46,1%.

Forma giuridica e distribuzione territoriale

Riguardo alla forma giuridica dell'impresa, 2/3 sono individuali; il 24,8% sono società di capitale, il 15,0% da società di persone, mentre il restante 0.01% assume altre forme giuridiche. A livello territoriale invece, il 37,4% delle imprese fondate dai laureati è nel Nord Italia, il 21,7% nel Centro e il 40,8% nel Sud Italia. Colpisce proprio questo aspetto: a livello nazionale infatti il Nord è molto più vivace del Sud (45% contro 34%), mentre a livello di imprese confate da laureati come si vede il rapporto cambia decisamente.

Sopravvivenza e gruppo disciplinare

E' buono anche il tasso di sopravvivenza di queste imprese: il 54% di quelle nate nel 2009, dopo dieci anni è ancora attivo (molto più che rispetto alla media nazionale, dove il tasso di sopravvivenza a 10 anni è del 40,6%). E' interessante infine sottolineare come i fondatori di impresa siano nel 18,1% dei casi "reduci" da un percorso formativo universitario in ambito economico-statistico, il 14,2% nel gruppo politico-sociale, il 9,4% in quello giuridico, l’8,6% in ingegneria, l’8,6% nel gruppo letterario, il 7,8% nel gruppo medico.

venerdì 13 dicembre 2019

Sterlina, che boom dopo la vittoria elettorale di Boris Johnson

Le elezioni in Gran Bretagna sanciscono la netta vittoria dei Conservatori di Boris Johnson, e danno slancio alla sterlina. Nel trionfo dei Tories infatti si vede la risoluzione all'empasse che ha bloccato il Paese negli ultimi tre anni, nella ricerca di un accordo di divorzio dalla UE.

Voto in Gran Bretagna e sterlina

La linea politica di Boris Johnson s'è dimostrata quindi vincente. Ha voluto fortemente le elezioni per rafforzare il consenso al suo accordo con Bruxelles, e alla fine ha avuto ragione. I conservatori ottengono la netta maggioranza dei seggi in Parlamento (oltre 360), rendendo così scontata l'approvazione dell'intesa raggiunta con Bruxelles su Brexit. Vanno malissimo le cose ai laburisti di Jeremy Corbyn, che di seggi ne hanno circa 200, perdendone un quinto. Flop anche per i liberaldemocratici, la cui leader Jo Swinson addirittura perde il suo di seggio. Bene invece gli indipendentisti scozzesi, che avanzano verso una cinquantina di seggi alla Camera di Comuni.

Fine delle incertezze

I mercati, come detto, hanno fatto festa dopo il voto. Dopo 3 anni e mezzo di incertezze, finalmente la Brexit potrà vivere il capitolo conclusivo. Non sorprende quindi che la marcia della sterlina sui mercati valutari sia stata imperiosa. Sui broker con spread bassi forex si può vedere che la valuta britannica è salita sui massimi da maggio 2018 contro il dollaro USD. Ha inoltre raggiunto il massimo di 3 anni e mezzo contro l'euro, tornando sui livelli che si erano visti poco dopo il Referendum di giugno 2016.

Prospettive future

Secondo molti analisti inoltre la Sterlina crescerà ancora, anche se la maggior parte della dinamica è avvenuta quando ieri sera è stato rilasciato il primo exit poll (qui invece ci sono le previsioni cambio euro franco svizzero). L'effettiva separazione dalla UE avverrà quindi nei termini fissati al 31 gennaio 2020. Poi servirà un accordo commerciale, ma questo spaventa molto meno il governo Johnson, vista la maggioranza di cui gode ora in Parlamento.

mercoledì 11 dicembre 2019

Lavoro, è allarme stress: 9 su 10 dicono di essere vicini al "burnout"

Il lavoro rende liberi e felici, ma è pure una bella fonte di stress. A metterlo in evidenza è una ricerca pubblicata su Reuters Health, secondo la quale il 90% dei lavoratori si sente stressato per un terzo delle ore che passa al lavoro, e che per questo perde anche un bel po' di sonno.

Il burnout da lavoro

Si parla di sindrome da burnout, che in senso letterale significa “bruciato, fuso, esaurito”.  Lo stress da lavoro o da disoccupazione, è diventato ufficialmente una malattia pochi mesi fa, per decisione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), dopo aver vagliato decenni di studi.

Il ruolo della meditazione

Che le pressioni derivanti dalla routine quotidiana siano elevate è noto, mentre meno noti sono i rimedi per combattere quest'ansia da lavoro. Secondo una ricerca pubblicata dalla CABA sul portale britannico The Sun, un rimedio prezioso è la meditazione. Basterebbe infatti circa mezz'ora di meditazione al giorno per ridurre i livelli di stress e aumentare il tasso di concentrazione. Anche la American Heart Association consiglia un po' di sana meditazione, perché ridurrebbe i processi biologici che portano al decesso cardiovascolare.

I benefici per l'azienda

Oltre a fare bene al corpo e allo spirito, la meditazione farebbe bene anche alla produttività aziendale, a prescindere dalle dimensioni o dal settore dell'azienda. Infatti l'esposizione allo stress a lungo termine può causare infatti gravi danni alla salute mentale dei dipendenti, costretti ad assentarsi dal posto di lavoro, con ricadute sulla produttività. Del resto, ci sono tanti esempi di successo nel mondo del lavoro in parte legati proprio alla meditazione. Alcuni dei più grandi imprenditori della storia (il ceo di Linkedin, il fondatore della Ford, Steve Jobs, ecc) durante la loro scalata al successo hanno fatto ricorso alla meditazione, perché la calma indotta dalla meditazioni rende lucida la mente e porta equilibro nelle emozioni. E quindi più performanti sul lavoro.

lunedì 9 dicembre 2019

Borsa di Tokyo, la settimana è cominciata con un rialzo del Nikkei

Comincia con il segno positivo la settimana alla Borsa del Giappone. Il Nikkei ha chiuso in rialzo dello 0,33%, a 23.430,70 punti, grazie ai solidi dati sull’occupazione Usa resi noti venerdì, anche se i guadagni sono stati frenati dai dati deludenti sull'economia cinese.

Driver della Borsa di Tokyo

Il Dipartimento del Lavoro americano ha evidenziato la crescita occupazionale maggiore degli ultimi 10 mesi, con il tasso di disoccupazione sceso ai minimi degli ultimi 50 anni circa. A novembre i nuovi posti di lavoro nei settori non agricoli (Non Farm Payrolls), sono cresciuti di 266 mila unità da 156 mila unità precedenti (rivisto da 128 mila). Il dato è nettamente superiore alle attese degli analisti: 186 mila. La Borsa giapponese ha anche festeggiato i dati sul PIL, rivisto al rialzo, nel terzo trimestre.

Alla Borsa di Tokyo, dove l’indice di riferimento ha chiuso positivo per la terza seduta in fila, i comparti dei beni di consumo ed industriale hanno fatto la parte del leone. Il più ampio Topix ha guadagnato lo 0,51% a 1.722,07. I migliori titoli del listino principale sono stati la compagnia petrolifera IDEMITSU KOSAN (+4,19%) e il produttore di apparecchiature di collaudo JGC HOLDINGS (+3,31%). I peggiori invece sono stati il produttore di apparecchiature per il collaudo di semiconduttori ADVANTEST (-2,95%) e il gruppo di componenti elettroniche TAIYO YUDEN (-2,57%).

Appunto tecnico: tra gli indicatori poco usati ma molto utili, c'è l'accumulation distribution trading, che può riservare segnali interessanti.

I timori legati alla trade war

Tuttavia i guadagni sono stati limitati da timori sull’economia cinese. Gli investitori sui Broker stp o ecn rimangono infatti cauti dopo che l’export cinese ha registrato una flessione per il quarto mese consecutivo, zavorrato dai dazi già esistenti (le importazioni sono invece salite per la prima volta da aprile). Si guarda inoltre con molta attenzione al termine ultimo per l’entrata in vigore di dazi statunitensi su beni del Paese, il prossimo 15 dicembre. L'unica possibilità per scongiurarli è un compromesso tra Washington e Pechino.

giovedì 5 dicembre 2019

Lavoro, la questione esuberi allontana ancora Arcelor Mittal dall'Italia

A distanza di un mese, il tema del lavoro continua a rendere lontane le posizioni di Arcelor Mittal e del governo sul caso ILVA. Se lo scorso novembre Lakshmi Mittal chiese il taglio di 5mila dipendenti, adesso la cifra è scesa appena a 4700. Peraltro di questi quasi la metà sarebbero immediati.

La battaglia sul lavoro in ILVA

La durissima richiesta sulle unità di lavoro da eliminare è stata posta come condizione per rimanere in Italia, e messa nero su bianco nel nuovo piano industriale illustrato al Mise dall’amministratore delegato di ArcelorMittal Italia (Lucia Morselli). E come era prevedibile, la tensione è aumentata. Il ministro Stefano Patuanelli non ha nascosto il suo disappunto ("l’azienda non ha fatto i passi avanti attesi").

In altre circostanze la discussione si sarebbe forse fermata, ma vista la situazione esplosiva, il governo vuole continuare a battere la strada del dialogo e continuare la trattativa. "Faremo le nostre proposte, siamo cocciuti e cerchiamo di stare al tavolo e di arrivare all’obiettivo finale", dice il ministro. Ma ammette anche che "se la posizione è questa ed è rigida, non credo che ci saranno le condizioni per trattare".

Sindacati: "proposta irricevibile"

I sindacati presenti invece sono stati molto più drastici, parlando di proposta irricevibile. Portare le unità di lavoro da 10.789 dipendenti a 6.098 entro il nel 2023 non è una cosa neppure da prendere in considerazione, tenuto anche conto che con i mancati rientri al lavoro e i lavoratori in amministrazione straordinaria si arriverebbe a una quota compresa tra 6.300 e 6.700 esuberi. Per questo motivo i sindacati hanno proclamato uno sciopero per il 10 dicembre. Il loro punto di vista è che più di essere un piano industriale, quello proposto da Arcelor Mittal è una progressiva chiusura dell’Ilva.

Inoltre i sindacati battono su un punto chiave: nell'accordo firmato nel 2018, erano previsti 8 milioni di tonnellate di produzione, mentre ArcelorMittal programma di spegnere l’Afo2 ed accendere un forno elettrico ad arco, con un incremento della produzione da 4,5 milioni di tonnellate attuali fino a 6 milioni dal 2021. Quindi 2 tonnellate in meno rispetto al piano originario.

martedì 3 dicembre 2019

Sterlina, spunto molto positivo dopo l'ultimo sondaggio sulle elezioni

E' stata una giornata molto positiva per la sterlina, trascinata al rialzo dalle ultime novità sul fronte Brexit. Il pound si è così portato in prossimità dei massimi di maggio contro il dollaro americano.

I sondaggi e la Brexit

Secondo l'ultimo sondaggio, i Tories avrebbero 12 punti di vantaggio sui laburisti, e questo non può che rendere più solida la posizione del premier Boris Johnson. Con un vantaggio così in Parlamento, far approvare l'accordo che ha stipulato con Bruxelles per chiudere la partita Brexit dovrebbe essere molto più agevole. Questa notizia ha dato sollievo ai mercati, visto che di recente si era nuovamente diffuso un certo timore di un Parlamento in bilico.

Sterlina in corsa

Gli investitori hanno così spinto la sterlina verso i massimi di 6 settimane contro il dollaro, e in prossimità di quelli toccati a maggio scorso. La coppia GBP-USD è infatti salita a 1,3010 e sta testando una resistenza sul quale è già rimbalzata di recente, peraltro si sta formando un testa e spalle rialzista rovesciato. Dallo scorso 3 settembre, la valuta britannica ha guadagnato oltre il 6%.

A rendere più sostenuta la marcia della sterlina ci ha pensato la contemporanea pesantezza del dollaro, frenato dalle nuove dichiarazioni di Trump riguardo alla trade war. L'inquilino della Casa Bianca infatti ha detto di non avere alcuna fretta di chiudere l'accordo commerciale con la Cina, ed anzi che potrebbe aspettare anche fino a dopo l'appuntamento elettorale del prossimo anno.

Consiglio: tra i diversi pattern che bisognerebbe studiare c'è anche il Pattern 123 (uncino) Ross guida a questo indirizzo.

Quadro macro

Domani sul fronte macroeconomico è atteso il rilascio del PMI dei servizi Markit nel Regno Unito, che dovrebbe rimanere nel territorio di contrazione. Tuttavia, al momento non c'è altro driver al di fuori di quello politico, vista l'importanza attuale e prospettica delle ormai imminenti elezioni.