mercoledì 23 dicembre 2020

Federal Reserve, buon compleanno. 107 anni fa nasceva la banca centrale più importante al mondo

E' un giorno particolare per la Federal Reserve americana. Si festeggia infatti la sua nascita, avvenuta il 23 dicembre del 1913 dopo una decisione del Congresso americano. Anche se in realtà quel "parto" fu abbastanza lungo e complesso, visto che ci vollero circa 3 anni prima che l'istituto centrale più importante al mondo diventasse operativo.

I centosette anni della Federal Reserve

Nel corso dei suoi 107 anni di storia, la Federal Reserve ne ha viste di cotte e di crude. La banca centrale ha affrontato crisi durissime e guerre sanguinose. Ma anche pandemie, come quella che tuttora ci sta affliggendo sia dal punto di vista sanitario che economico.

Quando si decise di creare la FED, il Congresso si spaccò. Non si voleva infatti una banca centrale nel senso stretto del termine, giacché occorreva rispettare la vocazione federalista degli USA. Si decise così di realizzare una struttura decentrata, il Federal Reserve System, che fosse in grado di recepire i diversi impulsi che gli potevano giungere dalle varie zone del paese.
Nel sistema infatti non è parte solo la Banca centrale con sede a Washington, ma anche diverse banche centrali regionali, sparse in 15 stati del Paese. Il tutto sotto l'autorità del Governo, e con un Segretario al Tesoro che è automaticamente membro del board della Fed.

Le tappe cruciali della storia

La Federal Reserve deve gestire la politica monetaria, a volte allentando i cordoni del credito e a volte stringendoli. Non sempre le sue scelte sono risultate felici. Durante la crisi del 1929 ad esempio, la sua politica monetaria restrittiva finì per rendere più grave la crisi stessa.

Anche a seguito di quegli errori, nel 1935 venne rivista la struttura della FED. Il Federal Reserve Board venne cambiato in Board of Governors, e venne creato il FOMC (Federal Open Market Committee), che è tutt'oggi il comitato che decide la politica monetaria.

L'altra data cruciale per la FED è il 1944, perché gli accordi di Bretton Woods gli conferirono il ruolo di perno del sistema basato sul Gold Standard, che rimase fino al 1971.
Altra tappa importante ci fu pochi anni dopo, quando la Federal Reserve venne svincolata dalla politica economica del Governo, attribuendogli degli obiettivi propri come la stabilità dei prezzi e la crescita nel lungo periodo.

venerdì 18 dicembre 2020

Valute, il Dipartimento del Tesoro USA aggiorna la sua watchlist

Nel corso degli ultimi giorni dagli USA sono arrivate delle notizie molto interessanti riguardo le valute. Il Dipartimento del Tesoro americano ha infatti inserito il Baht (moneta della Thailandia), la Rupia (India) e il Dollaro di Taiwan nella watchlist. In sostanza un elenco di monete i cui Paesi sono sospettati di avere condotto operazioni tali da manipolare il tasso di cambio.

Le accuse americane ad alcune valute

Gli USA in pratica ritengono che ci sia stata una condotta scorretta, idonea a svalutare in modo artificioso i tassi di cambio rispetto al dollaro, allo scopo di crearsi un vantaggio competitivo in ambito commerciale. Ancora peggiore è l'accusa rivolta a Franco svizzero e Dong vietnamita, che sono stati definiti formalmente manipolati, cioè resi appositamente deboli contro il dollaro.

Spicca il caso del Baht

Tra le valute di cui abbiamo parlato, quella che è degna di un certo interesse è il Baht della Thailandia. E' infatti arrivata a un livello talmente elevato rispetto al dollaro, come non si vedeva dall’aprile 2013. Mai stata così forte, quindi, come da oltre 7 anni e mezzo. Ha guadagnato il 5,6% da fine settembre sul dollaro, dopo aver stampato una figura cuneo analisi tecnica.

Sembra stridere questo aspetto con le accuse formulate dal Dipartimento del Tesoro, ma bisogna considerare che esse vengono formulate non per via dell'andamento del tasso di cambio, bensì per il comportamento della banca centrale di un Paese. Se fa operazioni che sono idonee a manipolare il cambio, scatta l'inserimento nella watchlist. 
Se fossero fondate le accuse americane di manipolazione di valuta, significherebbe che senza di esse il Baht thailandese sarebbe ancora più forte rispetto al dollaro.

Cosa spinge la valuta thailandese

Ma da dove nasce questa forza? Secondo molti analisti, pesa la politica monetaria meno espansiva di Bangkok per non incorrere nelle sanzioni commerciali di Washington. Per questo molti segnali di trading forex sicuri puntano ancora sul Baht. La banca centrale ha tassi a livelli nettamente superiori all’inflazione, e questo attira molti capitali nel Paese. Del resto, i rating sono “investment grade”: BBB+ per S&P e Fitch, Baa1 per Moody’s, migliori dell’Italia.

mercoledì 16 dicembre 2020

Business della ristorazione, molte imprese non reggeranno al crollo del fatturato

Il business della ristorazione continua a fare i conti con dei numeri drammatici. Un quarto delle aziende che operano in questo settore, nel periodo tra giugno e ottobre ha infatti registrato un tracollo del proprio fatturato di oltre il 50% rispetto allo stesso periodo del 2019. E le prospettive non sono così ottimistiche da far sperare in un pronto recupero.

I numeri drammatici del business

Il contraccolpo che questo businnes ha subito a causa della pandemia continua ad essere durissimo. E secondo l’ultimo report dell’Istat la contrazione del volume di affari sarà caratteristica anche dei mesi invernali. Complici le restrizioni che ancora sono in atto, si ritiene che i volumi d’affari avranno un calo analogo a quello poc'anzi detto per il 34,1% delle imprese. Cosa ancora più grave: un decimo degli imprenditori della ristorazione prevede addirittura che i suoi incassi si azzereranno.

Limitazioni e chiusure

Sono numeri drammatici, che del resto ci si poteva aspettare visto che nel periodo autunnale solamente il 15,1% delle imprese della ristorazione e dell’accoglienza ha potuto restare completamente aperto. Peraltro quelle che ci sono riuscite, non hanno comunque potuto lavorare a pieno regime visto il grave calo dei consumi. Per tutte le altre è stato un dramma a causa di limitazioni di vario genere (spesso il business era confinato al solo asporto o un po’ di food delivery).

Il quadro si aggrava se si pensa che - in base alla stessa indagine Istat - il 4% circa delle aziende che erano attive nel business della ristorazione, e che durante la pandemia ha dovuto chiudere, alla fine della crisi non potrà riaprire. Pietra tombale.

Le mani della criminalità

Il contesto genera inoltre una ulteriore grave conseguenza. In un periodo nel quale molti imprenditori versano in una crisi durissima, le organizzazioni criminali hanno allungato le mani sulle aziende della ristorazione, dopo l'aumento dei debiti a causa della pandemia. I malavitosi si presentano dai ristoratori per offrire rapide soluzioni alla crisi aziendale, che alla fine li spingono dentro un vortice dal quale non si può più uscire.

venerdì 11 dicembre 2020

Banca di Serbia, primo taglio dei tassi dopo 6 mesi. Il ciclo di allentamento dura dal 2013

Per la prima volta dopo 6 mesi, la banca centrale della Serbia (NBS) ha deciso di tagliare il costo del denaro. Si tratta di una mossa finalizzata a ridurre l'impatto sull'economia della crisi sanitaria da Covid. In particolare, per arginare gli effetti che questa crisi sta avendo sulle esportazioni.
La NBS ha tagliato il tasso di interesse di altri 25 punti base, portandolo all'1,0%

Complessivamente quest'anno l'istituto centrale ha effettuato tagli per un totale di 125 punti.
Il consiglio ha inoltre approvato di mantenere il suo obiettivo di inflazione del 3,0%, più / meno 1,5 punti percentuali, fino al 2023 (è rimasta stabile negli ultimi mesi, verso l'1,8%).

Cosa ha deciso la banca di Serbia

L'economia serba è rimbalzata più velocemente del previsto nel terzo trimestre, grazie agli stimoli del governo. La NBS ha confermato che si aspetta che il prodotto interno lordo si riduca dell'1,0% quest'anno rispetto a prima previsioni di una contrazione dell'1,5%.
 

Il PIL della Serbia si è ridotto dell'1,4% annuo nel terzo trimestre dopo un calo del 6,3% nel secondo trimestre e una crescita del 5,2% nel primo trimestre. 'Sebbene la ripresa sia più rapida del previsto, l'accelerata diffusione del virus a partire da ottobre è preoccupante, in particolare in Europa', ha affermato NBS. La diffusione del virus rallenterebbe nel breve periodo la ripresa dell'area dell'euro - il più importante partner commerciale della Serbia - e ridurrebbe la domanda per le sue esportazioni.

Nota: quanto si fa analisi tecnica su una valuta, bisogna conoscere i concetti di base. Ad esempio cosa sono le Bande di Bollinger trading.

Allentamento monetario duraturo

La banca di Serbia sta ancora vivendo un ciclo di allentamento monetario dal lontano novembre 2013. Da allora ha tagliato il tasso di 28 volte per un totale di 10,25 punti percentuali. La mossa di giovedì ha lasciato un po' sorpresi gli analisti. Tuttavia, nel meeting di novembre la BNS aveva già parlato dell'ipotesi di nuove misure.

Sotto il profilo valutario, il cambio USDRSB sta viaggiando su quota 96.7600m, in prossimità dei minimi da metà 2018 toccati poco tempo fa. Quello che interessa agli investitori sui broker opzioni binarie no Esma è che al ribasso, il supporto a quota 95 è quello da tenere d'occhio.

mercoledì 9 dicembre 2020

Manifattura italiana, anche il settore del legno ha subito un duro contraccolpo da Covid

Non se ne sente parlare spesso, ma anche la filiera del legno ha subito un contraccolpo durissimo a causa del Covid. Eppure parliamo di una eccellenza della manifattura italiana. Ma due lockdown a distanza di pochi mesi l'uno dall'altro, hanno spinto il fatturato declino del 15-16%. E in questo clima ancora incerto, è difficile immaginare come potrà esserci una ripresa.

Legno e Manifattura italiana

Le prospettive perché il 2020 sia ricordato coma l'unico annus horribilis causa Covid, e che il 2021 sia quello della ripresa, ci sono. I settori del legno-arredo e del design potranno ripartire, anche se occorrerà un grosso sforzo sia da parte delle imprese che un sostegno da parte della politica. 

Fino a oggi le imprese hanno dovuto pensare a resistere alla crisi, adesso dovranno pensare a come ripartire. Uno spiraglio di luce lo dà il rimbalzo inatteso dell’arredamento. Tanto forte che molte aziende si sono ritrovate con ordini imprevisti a cui qualche volta hanno fatto fronte con difficoltà.

Ripensare il business

Nell'ambito della manifattura italiana, la filiera del legno ha una cosa su cui puntare: una reputazione internazionale altissima legata alla creatività, al saper far bene su cui si fonda il Made in Italy. Anche se l'export italiano ha subito una contrazione forte, in futuro si riprenderà. Inoltre la capacità di resilienza alla pandemia, ha dimostrato che il tessuto produttivo di questa manifattura è sano

Ma bisognerà lavorare in modo intenso sui propri modelli produttivi. Capire cosa è ormai superato e cosa è invece indispensabile fare. Bisognerà che questo settore della manifattura italiana riorganizzi spazi, qualità del lavoro delle persone e recuperi produttività. Ricordando che la parola d’ordine adesso è sostenibilità. Su di essa di costruisce un modello vincente per il futuro.

Il sostegno dello Stato

Ma serve anche un forte sostegno politico. Ad esempio, spingendo la domanda con politiche come il prolungamento e il rafforzamento del bonus mobili. Oppure con un bonus idrico per coniugare investimenti e sistemi idrici a basso consumo. Oppure incentivare la bioedilizia, ovvero le costruzioni in legno, come sta facendo l'intera Europa per la lotta ai cambiamenti climatici.

venerdì 4 dicembre 2020

Mercato petrolifero: a gennaio meno tagli per 500mila barili al giorno. WTI ai massimi da 9 mesi

I giorni scorsi sono stati molto intensi per il mercato petrolifero, per via del meeting in videoconferenza dell'Opec+. Sul tavolo della discussione dei produttori c'era la questione dei tagli alla produzione. E qualche straccio è volato perché non tutti erano concordi nel proseguire il periodo di contenimento dell'output.
Alla fine un accordo è stato raggiunto a metà strada. A gennaio la produzione si alzerà, ma solo di 500mila barili al giorno.

Le novità sul mercato petrolifero

Per effetto di questo micro-tapering, l'ammontare dei tagli alla produzione sul mercato petrolifero non sarà più di 7,7 milioni di barili, bensì di 7,2 milioni. Si tratta cioè di un accordo che toglierà dal mercato circa il 7% della produzione globale.
L’Opec+, alleanza tra paesi Opec e non Opec come la Russia, grazie alla riduzioni di output concordate mesi fa, ha permesso al petrolio di non affogare.
A maggio la prima riduzione concordata fu di 9,7 milioni di barili al giorno, poi scesi a 7,7 milioni dallo scorso agosto.

La reazione dei prezzi

La decisione presa dall'Opec+ ha consentito un rafforzamento dei prezzi sul mercato petrolifero.
Le quotazioni del Wti sono arrivate a superare i 46,5 dollari al barile, sui massimi degli ultimi nove mesi, con l'RSI che va in ipercomprato (qui è spiegato il calcolo indicatore RSI trading).
Il Brent del Mare del Nord si è portato in prossimità dei 50 dollari.

Il clima nel OPEC+

Ma non è tutto oro (nero, ovviamente) quello che luccica. L'intesa apparentemente mostra una conciliazione all'interno del Cartello allargato, dopo le frizioni dei giorni scorsi che avevano messo in serio pericolo un nuovo accordo. In realtà però le divergenze persistono tra i grandi player del mercato petrolifero, a cominciare dai due pesi massimi come Arabia Saudita e Russia. I sauditi volevano lasciare i tagli esattamente com'erano, i russi invece avrebbero voluto un allentamento maggiore, per annaffiare con più mercato il petrolio (con l'appoggio di Iraq, Nigeria ed Emirati Arabi Uniti). E' stato un po' come fare trading con i volumi.
A questo si aggiungano che alcuni paesi continuano a fare i "fuorilegge". Secondo alcune stime, queste violazioni ammontano complessivamente a 2,3 milioni di barili al giorno.

Rimangono quindi alcuni dubbi riguardo al futuro del mercato petrolifero, che comunque sarà pesantemente indirizzato dalla pandemia. La possibile uscita dalla crisi sanitaria porterebbe a un aumento della domanda di greggio, mettendo l'Opec+ nelle condizioni di ridurre i tagli a 5,8 milioni di barili, come era stato ipotizzato in aprile. Ma per adesso bisogna andare avanti così.

mercoledì 2 dicembre 2020

Investimenti, con il Covid le aziende italiane hanno ridimensionato i piani

In conseguenza della diffusione della pandemia, le prospettive delle imprese riguardo agli investimenti si sono notevolmente ridimensionate. Lo mette in evidenza la Banca Europea per gli Investimenti (Bei), che periodicamente pubblica un report per offrire una fotografica sul contesto degli investimenti delle imprese in tutta la UE.

In Italia precipitano gli investimenti

Per quanto riguarda in particolare l'Italia, addirittura il 41% delle imprese ha previsto un forte ridimensionamento dei propri programmi di investimento. La motivazione che quasi unanimemente viene adottata (il 96% delle imprese italiane), è il clima di grave incertezza provocato dalla pandemia. Questo è il maggiore ostacolo che secondo le imprese blocca gli investimenti.
Tre le aziende che hanno dichiarato previsioni di investimento al ribasso per il 2020, circa la metà appartiene al settore manifatturiero. Del resto sono state loro quelle che hanno vissuto una crisi diurissima da Covid.

Italia e UE

Come detto, quasi il 96% delle imprese italiane vede l’incertezza sul futuro come un importante impedimento. Si tratta di una percentuale in crescita rispetto allo scorso report della BEI, ed è anche più alta rispetto alla media che si registra nell'Unione Europea, dove è al 81%.
Peraltro il pessimismo degli imprenditori italiani riguarda in modo trasversale la maggior parte degli aspetti toccati dal sondaggio. Sia il contesto politico, sia il contesto normativo, sia il clima economico, sia le prospettive future e quelle relative al mercato del credito.

Il digitale avanza

Se si vuole trovare una conseguenza positiva dell'impatto del Covid, è che ha spinto le aziende ad adottare un piano per l'implementazione delle tecnologie digitali. Lo ha fatto oltre due terzi (67%) delle imprese italiane. In questo caso, la percentuale è aumentata rispetto alla precedente edizione dell'indagine, che aveva fatto registrare un 58%.
Peraltro le prospettive sono di ulteriore crescita. Infatti il 45% delle azienda italiane crede che aumenterà l'utilizzo delle tecnologie digitali nel futuro post Covid-19. Specialamente quelle di grandi dimensioni.

venerdì 27 novembre 2020

Commodity, il rame è tornato a correre e il quadro rimane molto ottimistico

Durante la fase acuta della pandemia, caduta nel periodo primaverile, anche il prezzo del rame è precipitato. Il metallo rosso è infatti la commodity che meglio riflette la situazione economica globale, per via del suo largo impiego in ambito industriale. Tuttavia, da quel periodo opaco, la quotazione del red metal è aumentata del 50%.

Cosa muoverà questa commodity

Secondo molti analisti di broker regolamentati Consob, la quotazione del rame potrebbe continuare lungo questo trend crescente. Fondamentalmente questo è dovuto a tre fattori.

A spingere questa commodity è anzitutto c'è l'aspettativa di una forte domanda di mercato. Essa viene sostenuta dalla ripresa ciclica, dall’urbanizzazione e dalla crescita moderata del Pil. Come appena detto, il rame ha largo impiego nell'industria, e con la prospettiva di una ripresa economica forte - a maggior ragione adesso che si avvicinano i vaccini - la domanda di questa commodity ne beneficerà.

Domanda aggiuntiva e costi di estrazione

In secondo luogo arriverà una domanda aggiuntiva di rame (quantificabile in 5-7 milioni di tonnellate all’anno rispetto alla fornitura media di 20-21 milioni) per prodotti connessi all’elettrificazione dei trasporti e alle fonti rinnovabili. Ricordiamo che dopo l’argento, il rame è la commodity che conduce meglio elettricità. Inoltre nell'ultimo periodo si è sviluppata una sensibilità maggiore rispetto al tema della sostenibilità energetica ambientale.

Infine i maggiori costi connessi all’estrazione del rame, provocheranno una certa difficoltà dell'offerta a tenere il passo con la domanda. Del resto alcuni recenti report evidenziano come durante il periodo estivo, le forniture di rame siano state insufficienti rispetto alla domanda. Inoltre sono state significativamente al di sotto dei volumi registrati sia nel 2019 sia, in media, negli ultimi cinque anni. E questo è un fattore rialzista per i prezzi.

Il futuro di questa commodity

La combinazione di questi tre fattori decisivi, potrebbe spingere verso un sostanziale aumento del prezzo della commodity nei prossimi mesi e forse ancora più nei prossimi anni. E' chiaro che questo aspetto non riguarda coloro che hanno una strategia trading a breve termine 15-30 minuti, ma solo quelli che si muovono in una ottica di lungo periodo.

mercoledì 25 novembre 2020

Imprenditoria femminile e Covid: problemi economici, di liquidità e minor fiducia nel futuro

L'imprenditoria femminile sta pagando un prezzo pesantissimo alla pandemia. Il tasso di crescita delle imprese "rosa", che fino a inizio anno marciava spedito, si è dimezzato. Inoltre se prima del Covid marciava a passo più spedito di quella maschile, le cose sono cambiate.
Questo è il quadro che emerge dal report sul mondo imprenditoriale realizzato da Unioncamere.

Il quadro dell'imprenditoria femminile

La voglia del gentil sesso di mettersi in proprio si è scontrato con durissimi ostacoli, sia di natura economica che finanziaria. Una grossa fetta di esse infatti mostra di avere problemi di liquidità (il 38% contro il 33% degli imprenditori maschi). Anche per questo motivo le donne sono state spinte più degli uomini a chiedere le misure di sostegno messe a disposizione in questi mesi. Analogamente, le imprenditrici lamentano più vincoli nell’accesso al credito rispetto ai colleghi maschi (18% contro 15%).

Peraltro le imprenditrici evidenziano anche una minor fiducia nel futuro. Secondo il 29% dell'imprenditoria femminile, si ritornerà ai livelli pre-Covid nel 2021. I colleghi maschi invece sono più fiduciosi (34%). Il 25% ritiene che bisognerà aspettare il 2022, contro il 19% dei maschi).

Imprese piccole e attive soprattutto nei servizi

Nel corso del terzo trimestre dell'anno, la quota di imprenditoria femminile sul totale è stato del 22%, cioè 1,3 milioni. La grandissima maggioranza opera nel settore dei dei servizi (66,5%), mentre le parti restanti sono industria (11,3%) e settore primario (15,6%).
Si tratta in prevalenza di imprese di piccole dimensioni (quindi più esposte alle turbolenze), infatti il 96,8% ha meno di 10 addetti. Solo il 2,9% riesce ad entrare nella fascia successiva, con 10-49 addetti. Appena lo 0,3% sono medio-grandi imprese, poco più di 3mila.

Forte presenza straniera

A livello di collocazione geografica, la maggiore vivacità dell'imprenditoria femminile è al Centro-Nord. Due terzi delle aziende rosa è lì (63,6%). Il 36,4% ha sede invece nel Mezzogiorno. Cosa interessante è che un decimo di tutte le imprese guidate da donne, è in mano alle straniere.

venerdì 20 novembre 2020

Valute virtuali, perché il Bitcoin è sempre più vicino ai massimi storici

Il Bitcoin comincia a intravedere il traguardo dei massimi storici. Dopo una cavalcata impetuosa, la regina delle valute virtuali è riuscita ad affacciarsi oltre la soglia dei 18mila dollari, prima di cedere il passo per via delle prese di profitto.

Tre anni dopo torna a volare la valuta virtuale

La marcia della valuta virtuale regina ci riporta indietro di tre anni. Nell'autunno del 2017 infatti il prezzo di Bitcoin cominciò una corsa folle che la spinse fino al picco mai più toccato, a ridosso dei 20mila dollari. Tuttavia, così come fu veloce la salita, fu quasi altrettanto rapida la discesa, che ne dimezzò il prezzo in pochi mesi.

Cosa è cambiato...

Ma stavolta c'è un sentiment diverso che accompagna la marcia di questa valuta digitale, e che favorisce il suo inserimento nella strategia forex intraday trading di molti investitori.
Infatti rispetto a tre anni fa, quando molti sentirono parlare per la prima volta di Bitcoin, le cose sono cambiate. Il mercato infatti è più maturo. Inoltre le criptovalute sono diventate sempre più mainstream. Lo dimostra il fatto che PayPal lo scorso 21 ottobre ha annunciato che gli utenti sulla sua piattaforma saranno in grado di acquistare Bitcoin e altre criptovalute principali. Questo servizio dovrebbe essere disponibile per gli utenti USA già nelle prossime settimane.

La sfiducia verso la finanza tradizionale

Bisogna anche considerare è Bitcoin è nato subito dopo il 2008. Quel periodo di crisi fece perdere la fiducia verso le istituzioni finanziarie tradizionali. Un po' la stessa cosa che sta succedendo adesso, durante l'incertezza da pandemia. Questo potrebbe aver spinto sempre più persone a investire in un bene slegato dalle dinamiche finanziarie tradizionali.
Inoltre la grande liquidità che c'è sui mercati, a seguito delle misure di sostegno delle banche centrali per fronteggiare la crisi, spinge sempre più investitori verso asset alternativi, anche se più rischiosi e speculativi. Specie se negoziati con broker opzioni binarie non Esma (extra UE).

Bitcoin in forte ipercomprato

Dal punto di vista tecnico, la valuta virtuale più famosa si trova in un forte ipercomprato a breve e medio termine. Solitamente questo fa prevedere un consolidamento. Ma la corsa ai nuovi massimi storici riprenderà. Tenendo però sempre bene in mente che parliamo di un asset tipicamente instabile, capace di perdere anche il 5-6% nel giro di pochi minuti.

mercoledì 18 novembre 2020

Mercato dell'auto: a ottobre tornano in rosso le immatricolazioni in Europa

Il mercato dell'auto ha subito un profondo contraccolpo nell'ottobre 2020, rispetto allo stesso mese di un ano fa. Secondo gli ultimi report, il calo è stato del 7,1%. Questa battuta di arresto segna una inversione di tendenza rispetto alla crescita (+1,1%) che c'era stata a settembre. Una crescita che era stata interpretata come un segnale positivo, dopo un periodo lunghissimo di calo.

Lo scenario sul mercato dell'auto

A livello di numeri, a ottobre il mercato dell'auto ha registrato un volume di vendite pari a 1,1 milione di veicoli, secondo i dati ACEA. L'associazione dei costruttori europei evidenzia inoltre che le auto immatricolate in tutto l'anno 2020 sono state 9,7 milioni circa. Si tratta del 27,3% in meno rispetto all'anno scorso.

Italia e resto d'Europa

Se consideriamo soltanto il mercato dell'auto italiano, le vendite a ottobre sono scese dello 0,2% a 156.958 unità. Se il calo è stato ridotto, lo si deve al residuo impulso degli incentivi alle vetture con alimentazione tradizionale. Se però allarghiamo l'orizzonte a tutto il 2020, le vendite sono state appena sopra 1,1 milioni, con un calo complessivo del 30,9% rispetto allo scorso anno.
Solo la Spagna, tra i maggiori mercati dell'Europa, fa peggio dell'Italia con -36,8%. Il Regno Unito si allinea ai nostri bilanci (-31%) mentre fanno meglio Francia (-26,9%) e Germania (-23,4%).

Nell'intera zona Europea (inclusa Efta e Regno Unito), solo in quattro Paesi si registra una crescita. Sono Norvegia (+23,6%), Romania (+17,6%),Islanda (+12%) e Irlanda (+5,4%). quello che accumuna questi paesi è il fatto che sono mercati dell'auto piccoli o piccolissimi.

Rirpesa lenta e graduale

La pandemia ha fatto crollare le vendite di auto più o meno come fece la seconda guerra mondiale. Se la caduta è stata immediata causa il lockdown, la ripresa è però graduale. Secondo uno scenario “medio”, ci vorranno non meno di due anni per tornare ai livelli del pre-Covid.

venerdì 13 novembre 2020

Eurozona, rimbalzo importante del PIL. Ma i contagi da Covid continuano a tenere in apprensione

Sfilza di dati macro per la Eurozona, prima del weekend. L'economia dell'area realizza un balzo poderoso, con una crescita che - secondo le stime preliminari - non si era mai vista dall'inizio delle serie temporali nel 1995.

Dati macro sulla Eurozona

Eurostat, l’ufficio di statistica dell’Unione europea, ha annunciato oggi che il Prodotto interno lordo (Pil) ha segnato nel terzo trimestre un +12,6%. Il valore è in crescita rispetto al -11,8% del secondo trimestre. Quest'ultimo era stato contrassegnato dal pesanitssimo contraccolpo dovuto al lockdown primaverile in quasi tutta la Eurozona.
Benché si tratti del dato migliore dall'inizio della serie nel 1995, è risultato peggiore rispetto alle attese degli analisti, che si aspettavano un +12,7%. Rispetto allo stesso trimestre dell’anno scorso, il pil ha segnato una flessione del 4,4% nell’area euro e del 4,% nella Ue.

Bilancia commerciale e lavoro

Per quanto riguarda la bilancia commerciale, l'Eurozona segna 24 miliardi di euro contro i 21,9 precedenti rivisti a 21mld e i 22,5 mld attesi. Eurostat ha evidenziato che le esportazioni sono cresciute del 4% al mese, mentre le importazioni del 2,7%.

Aumenta intanto l'occupazione nella Eurozona. Il numero di occupati è infatti cresciuto dello 0,9% su trimestre fino a settembre 2020, riprendendosi da un calo senza precedenti del 2,9% nel periodo precedente. Anche in questo caso, si tratta del maggiore aumento dalla serie iniziata nel 1995. Anno su anno, l'occupazione è diminuita del 2%, dopo un calo del 3,1% nel secondo trimestre.

Nota: puoi vedere come impattato queste notizie sul Dax, consultando un sito specializzato sulla borsa tedesca.

Euro poco mosso

Sul fronte valutario, questi dati non stanno avendo grande impatto sull'euro, già bloccato dai migliori indicatori forex affidabili. La valuta unica è scambiato verso 1,18, dopo aver raggiunto il massimo di oltre due mesi a 1,19 nella giornata di lunedì.

Gli investitori rimangono preoccupati per l'aumento dei casi di COVID-19. La Germania ha evidenziato 23.542 nuovi casi venerdì, il numero più alto dal inizio della pandemia. La Francia ha superato la Russia diventando il quarto paese più colpito al mondo.
Nel frattempo, la presidente della BCE Lagarde ha accennato a ulteriori stimoli già a dicembre, affermando che l'impatto della pandemia continuerà probabilmente a pesare sull'attività economica anche nel 2021.

martedì 10 novembre 2020

Crisi economica, il vaccino Pfizer potrebbe finalmente innescare la ripresa a V

 

Dopo tanti mesi di attesa, finalmente è giunta la notizia che tutti aspettavano: il vaccino anti-Covid Pfizer sembra funzionare davvero. Entro pochi mesi potrebbe immunizzare milioni di persone dal virus. E' una notizia importante anche per l'economia, perché - come sottolineano gli esperti di Goldman Sachs - potrebbe finalmente innescare quella ripresa a V dopo la dura crisi economica.

Il vaccino a la crisi economica

Nell'ultimo report sull'economia globale, la banca d’affari americana si mostra fiduciosa. Tanto da prevedere una crescita vigorosa nei prossimi due anni. Negli Stati Uniti ad esempio, il PIL potrebbe schizzare del 5,3% nel 2021 e del 3,8% nel 2022. Per il PIL dell'Italia invece le stime sono di una ripresa pari a +6% nel 2021 e del 3,6% nel 2022.

Ci vuole pazienza

Tuttavia, per vedere gli effetti benefici del vaccino sulla crisi economica, bisognerà aspettare. Ci vorranno diversi mesi. il tempo necessario affinché il vaccino sarà stato reso disponibile a tutti. Nel frattempo bisognerà stringere ancora i denti, visto che siamo ancora in piena seconda ondata. A tal proposito, gli esperti della banca d'affari newyorkese ritengono che l'impatto sull'economia sarà meno forte di quanto temuto. Infatti le nuove restrizioni sono più leggere rispetto ai lockdown totali della scorsa primavera. Inoltre la mobilità è meno sensibile alle nuove misure di contenimento.
Tutto comunque cambierà a partire dalla prossima primavera, quando timori, incertezze e debolezze dell’economia globale lasceranno il posto alla ripresa economica. Stavolta, senza rischio di nuove ondate.

Pacchetto di aiuti

Nel frattempo, Goldman Sachs evidenzia che la fresca elezione di Joe Biden alla Casa Bianca, potrà sbloccare un sostanzioso pacchetto di stimoli da mille miliardi di dollari. Questo servirà a dare un impulso alla crescita degli Stati Uniti nei prossimi trimestri, in attesa che il vaccino imprima la sua efficacia alla ripresa economica.

giovedì 5 novembre 2020

Mercati più propensi al rischio. USD in calo, Yen in alto. Vola anche la borsa giapponese

Dopo le turbolenze della giornata di ieri, innescate dall'andamento incerto delle presidenziali USA, oggi lo Yen giapponese è salito perché i mercati hanno preso le distanze dal biglietto verde, a poco a poco che lo scrutinio evidenziava un vantaggio sempre più chiaro di Biden nella corsa alla Casa Bianca. Tuttavia, si profila uno scenario con un Congresso americano diviso tra DEM e Repubblicani.

Il cambio USDJPY è così sceso a 104,2, in prossimità dei minimi di 8 mesi. Sui grafici inoltre si sta formando un pattern di continuazione del trend trading che incoraggia le scommesse sulla valuta nipponica.

Bank of Japan, dati macro e mercati

Nel frattempo il governatore della Banca del Giappone, Haruhiko Kuroda, ha detto al parlamento che l'istituto centrale non ha intenzione di modificare i suoi acquisti di ETF o ridurre le sue partecipazioni.

Ma i mercati erano interessati anche ai dati macro. Il PMI dei servizi giapponesi della banca au Jibun si è attestato a 47,7 in ottobre, segnando la lettura più alta da gennaio. Cosa incoraggiante, i livelli di occupazione si sono stabilizzati dopo sette mesi consecutivi di perdita.
Allo stesso tempo l'indice PMI composito è salito ai massimi di 9 mesi, poiché il settore privato giapponese ha continuato a riprendersi gradualmente dal crollo di aprile.

Nota: quando si fanno operazioni sulle valute, bisogna sempre aumentare le proprie conoscenze strategiche. Qui c'è una guida sulla strategia triangoli trading forex.

Azionario sui massimi di due anni

Sui mercati si respira un forte orientamento al rischio. Mentre il rendimento dei titoli di stato giapponesi a 10 anni è sceso a un minimo di 5 settimane dello 0,018%, l'azionario giapponese ha chiuso sui massimi di 2 anni. Il Nikkei 225 ha guadagnato 410,05 punti (+1,73%) raggiungendo 24105,28. Tra i singoli titoli, Suzuki Motor è salito del 4,89% dopo aver pubblicato una previsione di profitto superiore alle attese, mentre la società farmaceutica Eisai ha guadagnato il 17,91% dopo che la società e il suo partner Biogen Inc si sono avvicinati a ricevere il cenno del capo della FDA statunitense per il loro farmaco per l'Alzheimer.

martedì 3 novembre 2020

Reddito e pensione di cittadinanza, rischio impennata dei costi con i nuovi lockdown

Un nuovo lockdown non solo spingerebbe l'Italia ancora di più nel tunnel della crisi, ma avrebbe conseguenze forti anche sul piano della spesa pubblica. L'importo del reddito e della pensione di cittadinanza, potrebbero infatti schizzare ben oltre la soglia dei 10 miliardi di euro.

La crescita del sussidio al reddito

Al ministero dell’Economia stanno conteggiando gli effetti della crisi, che già da settimane sta spingendo sempre più in alto le risorse che ogni mese sono necessarie per pagare il reddito di cittadinanza. Adesso che il virus rischia di bloccare nuovamente il Paese, si teme che l'esercito di beneficiari potrebbe essere molto più elevato di quello previsto. Se al momento percepiscono il beneficio 1,3 milioni di famiglie, a Natale potrebbero diventare 1,5 milioni di nuclei. La conseguenza sarebbe una impennata della spesa, che finirebbe fuori controllo.

Nuova spesa

Per fare in modo che gli aventi diritto possano ottenere il reddito di cittadinanza, il Governo lavora a un nuovo scostamento di bilancio, altro deficit che il Parlamento dovrebbe autorizzare. Il prossimo anno il reddito di cittadinanza richiederà altri 3 miliardi di euro aggiuntivi. Complessivamente il sussidio richiederà circa 5 miliardi nel primo semestre del 2021 e 5,5 miliardi nel secondo. Tuttavia, questi calcoli prezzano la speranza che il virus verrà sconfitto o comunque arginato, e non ci saranno ulteriori restrizioni.

Taglio al sussidio?

Che fare quindi con quei 3 miliardi aggiuntivi richiesti per erogare il sussidio? Due possibilità. O si trovano nuove risorse per alimentarlo, oppure si dovranno effettuare i primi tagli alle ricariche, come previsto dalla legge che ha introdotto la misura. All’Inps sono in attesa di capire come deciderà di muoversi il governo, ma ammettono che se le risorse finiranno prima del tempo sarà necessario rimodulare gli importi erogati.

giovedì 29 ottobre 2020

Banca centrale cinese, mossa a sorpresa per incidere sul cambio yuan-dollaro

La Banca centrale cinese non ha paura di spingere lo Yuan, ed anzi ne favorisce indirettamente l'apprezzamento ulteriore. L'istituto di Pechino ha chiesto alle banche locali di rimuovere il cosiddetto fattore anticiclico (CCF), che è uno dei criteri in base al quale viene fissato il cambio giornaliero yuan-dollaro. Si tratta di una misura temporanea, che però fa capire l'intenzione della PBoC di aprire all’apprezzamento della valuta cinese.

Ripresa, Yuan e Banca centrale cinese

La mossa della Banca centrale cinese arriva in un momento nel quale gli investitori stranieri stanno facendo affluire fiumi di denaro nei mercati finanziari cinesi. Ciò accade perché la Cina, oltre ad essere stata la culla del Covid, è anche il Paese che prima di tutti ha imboccato la via del recupero

I recenti dati macro evidenziano che la risalita del Pil è stata pari al 4,9%, mentre migliorano produzione industriale, consumi e vendite al dettaglio. Questo sprint ha attirato gli investitori, perché i tassi di interesse più elevati stanno rendendo le attività denominate in yuan più attraenti a livello globale. La conseguenza è la spinta al rialzo dello Yuan. Nel terzo trimestre la valuta nazionale ha registrato la migliore performance degli ultimi 12 anni sul dollaro, una delle coppie di valute più scambiate.

Nota: prima di fare investimenti valutari, bisogna imparare a conoscere broker stp o ecn differenze.

Nessuna paura

Nonostante l'eccessivo apprezzamento della valuta rappresenti un pericolo per la stessa stabilità della ripresa, con la mossa di oggi la Banca centrale non sembra aver paura. All'inizio di ottobre il governo ha anche abolito un requisito che aveva reso più costoso per le istituzioni finanziarie il commercio a termine di valuta estera - un derivato finanziario che consente ai trader di scommettere sul valore futuro dello yuan - liberando risorse per sostenere l'aumento dello yuan.

La PBoC ha riaperto al fattore ciclico nell'agosto 2018, per fronteggiare la svalutazione impetuosa dello yuan a causa della guerra commerciale con gli Usa. Va detto che la formula del calcolo del fattore CCF non è mai stata resa nota.

martedì 27 ottobre 2020

Denaro, l'insospettabile Germania si rivela paradiso del riciclaggio: 100 miliardi di euro all'anno

Una delle piaghe del mondo economico è senza dubbio il riciclaggio di denaro. Anche se molti pensano che i Paesi più a rischio siano quelli meno sviluppati, o comunque non le grandi economie, si sbagliano. Infatti tra i veri e propri paradisi del riciclaggio c'è Germania.

La Germania e un rapporto difficile col denaro

Già, proprio la locomotiva d'Europa è uno dei Paesi più vulnerabili alla pratica di "pulizia" di denaro sporco, proveniente da attività illecite. Questa vulnerabilità discende da alcune lacune legislative, ma anche da una negligente applicazione delle normative esistenti. Inoltre la Germania non ha mai fatto funzionare la Financial Intelligence Unit (Unità di Intelligence Finanziaria).

Svantaggio strutturale

A rendere tutto più difficile è poi l’ordinamento federale del Paese. Infatti la frammentazione rende più difficile la lotta al crimine e al lavaggio di denaro. Infatti il Bundeskriminalamt (BKA), l’ufficio federale della polizia criminale, viene coinvolto solo raramente. Il più delle volte questa attività viene svolta soltanto dalle autorità regionali.

Dati scioccanti

Questa situazione viene riassunta bene dall’indice di segretezza finanziaria (Financial Secrecy Index), realizzato dalla ONG Tax Justice Network (TJN). Questo indice pone la Germania al settimo posto al mondo per opacità in campo finanziario, dopo le Isole Cayman ma prima di Panama, Isole Vergini Britanniche e Isole del Canale. In sostanza, i tedeschi non brillano affatto per trasparenza.

Secondo uno studio dell’università di Halle-Wittenberg, in Germania la "pulizia" del denaro sporco arriverebbe a circa 100 miliardi di euro l'anno. Un dato che si avvicina molto a quello italiano: 118 miliardi di euro secondo le stime di Bankitalia. In fondo, a tanti fa comodo che il riciclaggio di denaro, visto che poi quel denaro viene in gran parte reinvestito in attività legali che pagano tasse, come succede nel settore immobiliare.

giovedì 22 ottobre 2020

Pagamenti digitali, svolta di Paypal: consentirà di utilizzare anche Bitcoin

Una grande novità sta per arrivare nel mondo dei pagamenti digitali. Paypal si prepara ad abbracciare Bitcoin e le valute digitali. La società di Palo Alto ha infatti annunciato il lancio di un nuovo servizio che consentirà ai suoi clienti di acquistare, detenere e vendere criptovalute tramite i propri account PayPal. Il servizio, che verrà lanciato nel 2021, sarà inizialmente attivo soltanto negli Usa.

Perché Paypal apre ai pagamenti digitali con crypto

La notizia ha avuto un effetto dirompente sia sulla quotazione di Paypal in borsa, che sul settore delle criptovalute. Il titolo dell'azienda di Palo Alto ha infatti chiuso con un guadagno del 5,50% mercoledì al Nasdaq. La più famosa delle valute digitali, ha invece varcato quota 12mila dollari, con un balzo che in certi momenti è stato anche del 7%. Lo sprint di Bitcoin ha inoltre fatto innescare i segnali derivanti dagli indicatori di inversione trend.

Secondo Paypal, la migrazione verso i pagamenti digitali è un fenomeno in continua accelerazione. Ha inciso in tal senso la diffusione della pandemia, che ha spinto a sua volta il crescente interesse per le monete digitali da parte dei consumatori. Del resto anche le stesse banche centrali hanno accelerato il processo di "valutazione" delle prospettive degli asset digitali.

La sfida

Entro l'inizio del 2021, Paypal permetterà quindi ai suoi clienti di utilizzare le criptovalute per acquistare prodotti nel suo network di 26 milioni di retailer. Ma non sarà una cosa semplice, perché c'è ancora tanto scetticismo riguardo all'uso delle digital currencies come strumento per i pagamenti digitali. Del resto il Bitcoin e le altre criptovalute si sono guadagnate una cattiva reputazione a causa delle forti oscillazioni di prezzo, spesso fuori controllo, che facevano impazzire finanche l'oscillatore stocastico. La sfida di PayPal sarà quindi di traghettare le criptovalute nell'e-commerce, portandole fuori dal ristretto ambito speculativo.

Anche se PayPal non è la prima a tentare lo sdoganamento delle criptovalute (lo ha già fatto la rivale Square già tre anni fa), è chiaro che il fatto che sia un colosso come PayPal a tentarli, è una svolta storica per la normalizzazione delle criptovalute.

mercoledì 21 ottobre 2020

Atlantia, altro stop alla cessione di Aspi. Prezzo di CdP giudicato non idoneo

Il prezzo di Aspi (Autostrade per l'Italia) tiene ancora distanti le posizioni di Atlantia e CdP. L'azienda di infrastrutture ha bocciato "garbatamente" l'offerta preliminare di Cassa depositi e prestiti, ricevuta nella tarda serata del 19 ottobre e riguardante l'88% di Aspi, giudicandola ancora bassa.

Ancora incertezze sulla questione Atlantia

atlantiaTuttavia, quella di Atlantia non è una chiusura totale ma solo un rilancio. La società controllata dalla famiglia Benetton, ha infatti dato a CdP un'altra settimana per presentare una nuova proposta, che stavolta sia vincolante. In una nota, il CdA di Atlantia - pur esprimendo apprezzamento per l'elaborazione dell'offerta - l'ha valutata "non conforme e idonea ad assicurare l'adeguata valorizzazione di mercato della partecipazione". Il 28 ottobre si riunirà nuovamente il Cda per valutare un'eventuale nuova offerta vincolante.

Il nodo del prezzo

Il problema che ostacola la cessione di Aspi è quindi il prezzo. Secondo CdP il valore di Autostrade per l'Italia S.p.A. oscilla tra 8,5 -9,5 miliardi. Ma da questo prezzo occorre togliere lo sconto manleva per eventuali ulteriori risarcimenti in relazione al crollo del ponte Morandi. Inoltre bisogna considerare l’accordo con il ministero sul piano di investimenti e sugli aumenti tariffari.

Polemiche e problemi

Si torna quindi a fare un passo indietro al tavolo delle trattative. Cdp nei prossimi giorni dovrà rimettersi a lavorare, se vorrà tornare all'attacco. Ma la strada è complessa, perché già emergono molti mugugni. I 5stelle sono contrari ad un'offerta vincolante, così come Aiscat, l'associazione dei concessionari autostradali. Ma la platea dei contrari potrebbe coinvolgere anche le Fondazioni azioniste di Cdp, sebbene non ancora manifestato all'esterno.

Ma attorno all'operazione c'è anche il dissenso delle opposizioni. Infatti se dovesse arrivare al traguardo, verrebbe creata una società ad hoc per rilevare Aspi, e di questa società sarebbero azionisti Cdp per almeno il 30%, mentre quote del 30% ciascuno farebbero capo a Blackstone e Macquarie, che insieme sarebbero in maggioranza. Secondo l'opposizione è una svendita agli stranieri.

lunedì 19 ottobre 2020

Sterlina, rimbalzo sull'ottimismo da Brexit (nonostante Moody's)

Comincia con il piede giusto la settimana della sterlina, nonostante il declassamento di Moody's. A dare sostegno alla valuta britannica sono le novità incoraggianti dal fronte Brexit, che fino a poche ore fa sembrava incamminata verso un divorzio senza accordo.

Driver della sterlina

Proprio lo stallo nei colloqui con la UE è stato uno dei motivi che venerdì ha spinto l'agenzia di rating Moody's a bocciare il Regno Unito. Ha infatti abbassato il giudizio sul debito pubblico da Aa2 ad Aa3, portandolo allo stesso livello di Belgio e Repubblica Ceca. Il giudizio è stato dato anche in virtù delle incertezze dovute alla pandemia e a quelle relative alle politiche di bilancio del Governo Johnson, con conseguente «indebolimento del quadro istituzionale».

Lo spiraglio Brexit

Si poteva immaginare che il taglio deciso da Moody's venerdì sera, avrebbe potuto fare da shock ribassista per la valuta del Regno Unito. Invece ecco la sorpresa positiva: sono arrivati dei piccoli spiragli sulla Brexit, che hanno innescato l'effetto opposto.
I funzionari britannici sarebbero infatti pronti a riscrivere il disegno di legge Brexit per ottenere un accordo con l'UE, mentre Michael Gove ha affermato che la porta per le trattative è socchiusa, purché l'Unione europea faccia dei passi avanti sulle questioni fondamentali.

Consiglio: quando si vuole negoziare una coppia di valute, occorre imparare prima dei concessti di base come quello di Forex pip significato.

Quotazioni e prospettive

La sterlina, che venerdì era scesa anche sotto 1,29 dollari ed aveva superato quota 0,91 per un euro, oggi marcia al rialzo. Il cambio GBPUSD è di nuovo vicino alla soglia di 1,30 mentre l'EURGBP è a 0,9030, disegnando una candela hammer trading. La scorsa settimana, il pound aveva chiuso con una perdita vicino allo 0,5%.

Nel frattempo, i colloqui tra l'UE e il Regno Unito proseguiranno da oggi via telefono. Ci sono ancora da risolvere i problemi relativi a questioni chiave come i diritti di pesca, il governo societario e la concorrenza leale.

giovedì 15 ottobre 2020

Fatturati, i colossi del web volano anche (e soprattutto) con la pandemia

Neppure il Covid è stato in grado di frenare la fortissima galoppata dei colossi del web. I fatturati di questi aziende hanno continuano a crescere, beneficiando del lockdown che ha costretto quasi tutti a rimanere a lungo chiusi in casa.

Come si sono mossi utili e fatturati

Dopo aver ricevuto un regalo fiscale da alcuni Paesi UE, che gli hanno concesso una tassazione irrisoria (46 miliardi di euro risparmiati, legato a un tax rate del 16,4% rispetto di quello teorico delle imprese normali che si attesterebbe al 22,2%), ecco il regalo del destino. Con la pandemia sono cresciuti ulteriormente utili e fattutrati (che erano arrivati già rispettivamente a 480 miliardi e oltre 1000 miliardi). I 25 colosi del web, da Amazon passando per Google e Microsoft, hanno galoppato forte.

Quanto forte, ce lo dice l'Area Studi di Mediobanca. Nel primo semestre del 2020, gli utili hanno continuato a crescere (+16,6%) toccando il record di 18 milioni di profitti netti al giorno (erano 16 milioni nel 2019). Stesso andamento record per il fatturato, cresciuto del 17%.

Forse può interessare: quali sono le imprese più famose al mondo?

Anche in Borsa vanno di corsa

I 25 big oggetto dello studio hanno visto anche aumentare la liquidità a 589 miliardi. Denaro che può servire anche per concretizzare delle operazioni di acquisizione dei piccoli. In Borsa intanto la loro capitalizzazione è salita - nei primi 9 mesi del 2020 - del 30,4%. Questo numero che evidenzia la forte divergenza rispetto ai colossi della manifattura, che nello stesso lasso di tempo hanno invece subito un calo del 6%. A guidare l'impennata in Borsa ci sono Microsoft (1.357 miliardi di valore in Borsa), Amazon (1.345 miliardi) e Alphabet-Google (852 miliardi).

Del gruppone di big del web, soltanto alcuni non hanno beneficiato di questo scenario. Aziende come Uber, Expedia e Booking, che sono state penalizzate dal fatto che i lockdown hanno impedito gli spostamenti. Ma per il resto, il panorama è stato felice per tutti gli altri.

lunedì 12 ottobre 2020

Banca centrale cinese scende in campo per evitare l'ulteriore rally dello Yuan

Dopo il recente rally della sua valuta nazionale (Dollaro-Yuan sui minimi di 17 mesi), la Banca centrale cinese (PBoC) ha deciso di intervenire con alcune misure durante il weekend appena concluso.

Cosa ha deciso la banca centrale cinese

E' infatti scattato il taglio dei margini di liquidità per le operazioni in valute estere. Le società finanziarie quindi non dovranno più accantonare liquidità quando eseguono alcune operazioni in valuta estera. La riduzione decisa dalla Banca centrale cinese, abbassa di fatto il costo della vendita allo scoperto della valuta cinese.
Si tratta di un intervento che va nel senso opposto a quello adottato nel 2018, quando nel pieno della trade war venne posto il coefficiente di riserva obbligatoria del 20%. All'epoca lo scopo era sostenere lo Yuan, rendendo costoso scommettere sul suo ribasso. Oggi lo scopo è opposto.

La mossa della Banca centrale cinese (che comunque ha dichiarato che “continuerà a garantire la flessibilità del tasso di cambio del renminbi", ha sostenuto il rialzo delle azioni cinesi. Lo Shanghai Composite infatti ha aggiunto lunedì 86,39 punti o 2,64% a 3358,47, registrando il suo più grande rally dal 20 luglio, dopo un guadagno dell'1,68% venerdì.

Nota: quelli che sono interessati allo scambio di valute sui mercati, dovrebbero prima scoprire qual è il miglior sito per forex trading in relazione alle loro necessità.

Yuan in discesa dopo la banca centrale

Invece lo Yuan è sceso dopo i recenti mesi di rally, innescati anche dallo slancio della ripresa post pandemia in Cina. Attualmente sembra si stia formando un pattern doppio minimo trading. Nel terzo trimestre, il renminbi ha guadagnato il 4% rispetto al dollaro, il più forte aumento trimestrale degli ultimi 12 anni. Da fine maggio la valuta cinese ha guadagnato oltre il 6% rispetto al dollaro, e negli ultimi giorni ha beneficato anche dalla prospettiva concreta della vittoria del democratico Joe Biden alle elezioni degli Stati Uniti, con miglioramento delle relazioni sino-americane.

Va infine segnalato che la PBOC ha fissato l'USD-CNY leggermente al di sopra di quanto suggerito dalle stime basate su modelli, una politica comunemente utilizzata per suggerire un leggero dispiacere per il ritmo dei guadagni del renminbi.

giovedì 8 ottobre 2020

Crediti deteriorati, la Bce si prepara allo shock: si rischia tzumani da $1 trilione

Questi mesi caratterizzati dalla pandemia non sono stati facili per la BCE. Già normalmente il ruolo della Eurotower è così delicato da non ammettere errori. In tempi di Covid la responsabilità è addirittura moltiplicata. Specie nei confronti delle singole banche della Eurozona, anche perché con la pandemia il rischio di crediti deteriorati in bilancio è schizzato alle stelle.

La BCE esorta le banche a identificare i crediti deteriorati

L'istituto centrale di Francoforte ha inviato una lettera ai Ceo delle banche significative già lo scorso luglio. In esse era contenuto l'invito a cominciare una verifica dei crediti caso per caso, così da distinguere clienti buoni, cattivi e già falliti e per ristrutturare i prestiti delle controparti per metterle in condizione di poter ripagare i debiti e di classificare come sofferenze chi andrà in bancarotta. Insomma una bella opera di "pulizia", dalla quale si sa già che emergeranno cifre drammatiche.

Il temuto balzo degli NPL

Sia la BCE che le singole banche sanno benissimo che in tempi di Covid-19 ci sarà un balzo degli NPL, i crediti deteriorati. Quelli che faticosamente si era riusciti a ridurre nel corso degli ultimi anni. Sono gli effetti disastrosi del lockdown. Alcune banche già tremano. BNP Paribas per esempio ha già lanciato l'allarme sull'esposizione che ha sui settori aereo e del turismo, comparti duramente colpiti dal lockdown. Il colosso francese ha erogato prestiti enormi, che si teme non saranno in grado di restituirli.

Da 300 a salire

Secondo Bloomberg, per l'anno prossimo gli analisti un valore di 300 miliardi di dollari di NPL. La cosa buona è che verrà rispettato questo numero, le banche saranno in grado di fronteggiare il problema. Il timore forte però è che possa essere un altro eventuale round di lockdown. In quel caso la stessa Bce ha calcolato gli effetti terribili che potrebbe avere. Un vero e proprio tsunami travolgerebbe i bilanci delle banche, con crediti deteriorati superiori a un 1 trilione di dollari. E tornerebbero sul tavolo le ipotesi di nuovi bailout di banche e salvataggi di Stato, perché una soluzione soltanto privata probabilmente non sarà sufficiente a garantire che si esca dalla crisi.

lunedì 5 ottobre 2020

Depositi bancari e transazioni in valuta, la Turchia adotta altre misure per difendere la Lira

Dopo il recente choc, la Turchia sta correndo ai ripari. Il Governo ha deciso di tagliare la tassa sulle transazioni in valuta estera, così come ha tagliato la ritenuta alla fonte sui depositi bancari. Entrambi i provvedimenti, presi lo scorso mercoledì, rimarranno in vigore fino alla fine dell'anno.
Queste ultime due mosse rientrano nel programma per difendere la Lira turca, che di recente è sprofondata a nuovi minimi nei confronti del dollaro Usa.

La mossa su transazioni in valuta e depositi bancari

La tassa sugli acquisti al dettaglio di valuta estera, compreso l'oro, è stata ridotta allo 0,2% dall'1%. A maggio scorso era stato fatto un intervento di segno contrario, poiché le autorità cercavano di scoraggiare la cosiddetta tendenza alla dollarizzazione dei turchi che acquistano dollari e altre valute forti.

L'altra mossa è il taglio della ritenuta alla fonte sui depositi bancari in Lire, portata a zero dal 10%. E' stata ridotta al 5% dal 15% per i depositi con scadenza fino a sei mesi, al 3% dal 12% fino a 1 anno e ridotta a zero per i depositi con scadenza superiore a 1 anno. In questo caso lo scopo è garantire che i risparmi siano conservati in conti di deposito e di partecipazione aperti in lire turche, nonché a incoraggiare l'uso di risparmi sotto il cuscino in questi conti.

Suggerimento: chi desidera fare investimenti sulla Lira turca può sfruttare i contratti per differenza CFD, cosa sono è spiegato in questo articolo.

Il timore del governo e della CBRT

Secondo gli ultimi dati della banca centrale, le disponibilità in valuta estera dei residenti locali si attestano a 218,1 miliardi di dollari, avvicinandosi a un livello record.
Come detto, la preoccupazione del governo è adesso l'andamento della Lira. Il cambio USDTRY era arrivato a 7,86, fissando nuovi record storici e infrangendo la piercing line pattern forex. Di fronte a questo scenario, perfino la Banca Centrale della Repubblica di Turchia (CBRT) ha dovuto - con una mossa a sorpresa - alzare i tassi di interesse di 200 punti base al 10,25%, inasprendo la politica per la prima volta in due anni per stabilizzare la lira e affrontare l'inflazione.

giovedì 1 ottobre 2020

Reddito di cittadinanza, la crisi da Covid ha ingrossato la spesa. Bisogna cambiare

La reddito di cittadinanza, misura bandiera del Movimento 5S, adesso è diventato un pesante fardello. Nessuno immaginava che poco dopo aver varato questa grande novità, si sarebbe scatenata la pandemia, facendo schizzare il numero degli aventi diritto al sostegno. Di conseguenza, la spesa si è ingrossata come un fiume in piena.

I numeri choc del reddito di cittadinanza

Se per il 2020 i costi dello Stato per questo sussidio sono stati già alti, le proiezioni del ministero dell’Economia riguardo alla possibile spesa nel 2021 sono inquietanti. Il reddito di cittadinanza potrebbe infatti portare via dalle casse dello Stato circa 9,5 miliardi. Circa il 30% in più rispetto al 2020. (+2,5 mld). L'importo sarebbe superiore al limite di spesa autorizzato per il 2021, che si ferma a 7,3 miliardi.

La pandemia e la spesa

Questa situazione complicata è frutto in larga parte della crisi pandemica, ma anche del fatto che mentre la platea dei beneficiari continua a crescere (spinta dai venti della pandemia), dall'altro lato i percettori che del reddito di cittadinanza che hanno trovato lavoro rimangono una esigua minoranza.
Hanno infatti sottoscritto un contratto di lavoro sono solo un quinto dei ritenuti occupabili, nei primi diciotto mesi di vita del reddito di cittadinanza. Ovvero duecentomila su un milione di beneficiari attivabili. La misura oggi accoglie 1,3 milioni di famiglie e 3 milioni di beneficiari totali, tenuto conto anche dei percettori della pensione di cittadinanza.

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La modifica e i controlli

Per questi motivi si sta spingendo, soprattutto da parte del M5S, verso una modifica del sussidio. La volontà politica infatti è migliorare la misura in modo che resti comunque viva, evitando così che un domani possa essere buttata giù mattone dopo mattone, e poi ricostruita mettendoci sopra una nuova etichetta politica di appartenenza.
Saranno cambiamenti non radicali, ma efficaci, come più controlli contro i furbetti. Si ragiona ora sulla possibilità d’introdurre controlli mirati nei confronti dei percettori del sussidio che non accettano il lavoro o non spendono per intero la somma depositata sulla card. Ma anche introdurre sanzioni severe per chi non accetta il lavoro, e pure anche il progressivo depotenziamento dei navigator.

lunedì 28 settembre 2020

Mercati valutari, cosa dobbiamo aspettarci dal dollaro nei prossimi giorni?

Si apre una settimana importante per i mercati valutari, dopo che quella appena passata ha sancito il ritorno a gran forza del dollaro USD. Il biglietto verde è salito ancora, proseguendo un'ascesa iniziata da diversi giorni, fino a toccare il massimo a due mesi contro la valuta unica. I prossimi giorni ci daranno altre indicazioni importanti sullo stato di salute delle due valute più importanti al mondo.

Dati macro e mercati valutari

Mentre il dollaro ha potuto beneficiare di dati macro positivi (mercato del lavoro a parte), l'Europa ha dovuto fare i conti con una crescita dell’attività economica che ha visto a settembre una battuta d’arresto. E' stato soprattutto il comparto servizi a zavorrare l'Eurozona. Questo ha accresciuto le preoccupazioni tra gli investitori dei mercati valutari, sul fatto che le nuove misure restrittive per combattere il Covid (i cui contagi sono in preoccupante ascesa), possano avere forti ripercussioni sulla ripresa economica in corso. In special modo sul mercato del lavoro e sul Pil.

Se finora molti analisti dei migliori siti Forex gratis avevano puntato su una ripresa più rapida e vigorosa dell’Eurozona rispetto agli Stati Uniti, gli ultimi eventi e dati stanno facendo vacillare questa convinzione.

Nota operativa: uno degli strumenti tecnici più utilizzati dagli analisti è il metodo Fibonacci. Qui trovate spiegato come funziona strategia Fibonacci.

Appuntamenti della settimana

Per questo ci sarà molta attenzione alle parole di Christine Lagarde. La presidente della BCE sarà lunedì in audizione al Parlamento Europeo. In ordine di tempo, sarà il primo evento interessante per i mercati valutari.
Ma l'agenda settimanale prevede anche altri appuntamenti da seguire. A cominciare dagli indici dei direttori agli acquisti rilevati dagli istituti cinesi Cina Federation of Logistics & Purchasing (CFLP) e la Cina Logistics Information Centre (CLIC), cui seguiranno nella stessa giornata quelli del gruppo indipendente Caixin.

Il dato clou della settimana è però atteso venerdì, ovvero i non-farm payrolls statunitensi di settembre. Le attese sono per una diminuzione dei posti di lavoro creati nell’ultimo mese al di sotto del milione di unità (913 mila, rispetto a 1,02 milioni di agosto), indice di un mercato del lavoro Usa ancora in lenta ripresa dalla crisi.

giovedì 24 settembre 2020

Prezzi delle case, l'Istat evidenzia un aumento nel secondo trimestre

Crescono i prezzi delle case nel secondo trimestre di quest'anno. E' quanto risulta dalla stima preliminare rilasciata oggi da Istat, nel suo periodico rapporto sulla situazione del mercato immobiliare.

L'andamento dei prezzi delle case

L'indice dei prezzi delle abitazioni (IPAB) acquistate dalle famiglie, per fini abitativi o per investimento, è infatti cresciuto del 3,1% rispetto al trimestre precedente. Se invece si confronta il secondo trimestre con lo stesso periodo del 2019, l'incremento è pari al 3,4%.
La crescita che è stata rilevata è la maggiore - dal punto di vista tendenziale - da quando è disponibile la serie storica dell’IPAB. Il motivo di tale record è attribuibile sia ai prezzi delle abitazioni nuove (+2,7%) sia a quelli delle esistenti (+3,7%). Per entrambi i segmenti di mercati, c'è stata uno sprint rispetto al trimestre precedente (erano rispettivamente +1,0% e +1,9%).

Anche dal punto di vista geografico, l'aumento dei prezzi delle abitazioni si è verificato un po' ovunque. Il Nord-Ovest e il Nord-Est mostrano aumenti marcati (rispettivamente +5,5% e +4,1%); segue il Sud e Isole (+2,3%) mentre il Centro si attesta su un tasso di crescita più basso (+0,9%). Per quanto riguarda le città, si segnale la continua crescita dei prezzi a Milano, +15,9% su base annua.

Ripresa dopo una serie nera

La crescita dei prezzi delle abitazioni è un'ottima notizia per il mercato, che ha dovuto fare i conti con una serie impressionante di ribassi dal 2012 fino al 2019 (con l’eccezione della debole risalita del 2016). Adesso siamo al quarto trimestre consecutivo di crescita, che ha consentito ai prezzi delle case di tornare sopra il livello medio del 2015.

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La precisazione di Istat

L'Istat precisa però una cosa, ossia che il periodo di riferimento è quello relativo al lungo lockdown per contrastare la diffusione del Covid. Durante questo lasso di tempo, la compravendita di abitazione ha subito un duro contraccolpo (in termini di volumi -27,2%, che segue il -15,5% del primo trimestre), visto che si è drasticamente limitata la possibilità di stipulare i rogiti notarili. Per questo motivo i prezzi delle case del periodo in esame fanno per lo più riferimento a contratti i cui termini sono stati stabiliti prima del lockdown.

lunedì 21 settembre 2020

Banche Europee, un nuovo scandalo fa precipitare le quotazioni in Borsa

E' un lunedì nero per le banche europee, che accumulano ribassi pesantissimi sui listini azionari. A scatenare l'ondata di vendite è l'inchiesta dell’International Consortium of Investigative Journalists (ICIJ), secondo il quale tra il 1999 e il 2017 ci sarebbero state oltre 2.100 segnalazioni di attività sospette e circa 2mila miliardi di dollari in transazioni, contrassegnate come possibile riciclaggio di denaro o altra attività criminale.

L'ultimo scandalo sulle banche europee

Bisogna qui ricordare che le normative impongono alle banche europee di segnalare alle autorità movimenti di denaro sospetti. Evidentemente, molte grandi banche europee si sono sottratte a questo dovere. A cominciare dal colosso tedesco Deutsche Bank (in cima alla lista con transazioni sospette per 1300 milardi di dollari) e da quello anglo-asiatico HSBC, due degli istituti più coinvolti.
Peraltro entrambi gli istituti non sono nuovi a certi scandali, visto che già in passato i loro nomi erano comparsi in inchieste su operazioni poco aderenti alle leggi internazionali. Nel 2012, ad esempio, HSBC aveva dovuto pagare una maxi-multa da quasi 2 miliardi di dollari per uno scandalo di riciclaggio di denaro sporco nelle sue filiali messicane.

Ripercussioni in Borsa

Chiaramente, l'ombra di questo scandalo ha immediatamente avuto ripercussioni in Borsa. Chi adotta strategie trading intraday giornaliero ha puntato contro le banche europee. Le azioni HSBC sono crollate del 5%, mentre precipitano del 7% le azioni Deutsche Bank. Il punto è che i dubbi sulla condotta della banca tengono lontani gli investitori che temono possano venire alla luce nuovi scandali e, in prospettiva, nuove sanzioni.

Consiglio: quando si vuole investire sui mercati azionari, occorre prima scegliere bene il proprio miglior broker trading online.

I guai non finiscono

In generale è comunque tutto il settore del credito ad essere in sofferenza sui listini. L’ indice settoriale europeo scende di oltre il 6%, toccando i minimi da marzo. Da inizio anno la perdita per il comparto supera il 40%, anche perché occorre ricordarsi degli ultimi sviluppi riguardo le politiche monetarie delle Banche centrali. Con il Covid che non arretra infatti, si prospetta un lungo periodo di tassi a zero o negativi, una situazione che comprime i ricavi degli istituti di credito.