lunedì 30 marzo 2020

Bank of China, mossa a sorpresa: taglia i reverse repo di 20 punti base

La People’s Bank of China ha tagliato a sorpresa i tassi reverse repo a 7 giorni di 20 punti base, portandoli al minimo storico di 2,20%. Si tratta del taglio più significativo dal 2015 (solitamente i tagli sono di 5pb o al massimo 10 pb).

L'istituto centrale ha inoltre iniettato 50 miliardi di yuan (7 miliardi di dollari) nel sistema bancario cinese, interrompendo una striscia di 29 giorni senza interventi in tale direzione. All'inizio di questo mese, la banca centrale aveva ridotto il coefficiente di riserva per le banche qualificate con effetto dal 16 marzo, liberando 550 miliardi di CNY nel sistema finanziario.

La Bank of China e la crisi finanziaria

Lo mossa di oggi della Bank of China è stata giustificata con lo scopo di mantenere una liquidità “ragionevole e adeguata”. Quello che sembra è che la Cina voglia scongiurare il rischio (ancora lontano) di una crisi finanziaria, perché anche se il mercato interbancario cinese è sempre stato piuttosto isolato dal sistema finanziario globale, tuttavia rimane impossibile isolarlo completamente dalla volatilità che c'è attualmente sul mercato finanziario globale. A causa del blocco delle attività in molte città cinesi, sta aumentando la quota di crediti al consumo "scaduti". Così, per evitare una crisi finanziaria, la PBoC è quindi intervenuta tagliando preventivamente il tasso, e potrebbe farlo ancora in futuro.

Le conseguenze sui mercati

Direttamente, il taglio dei tassi da parte della Bank of China dovrebbe avere un impatto limitato sul tasso di cambio USD / CNY, che è tornato oltre la soglia psicologica di 7,00 come si vede sui migliori siti Forex trading gratis. Ma le preoccupazioni sottostanti che guidano il taglio (cioè la crisi finanziaria), potrebbero far salire il dollaro a causa della fuga verso la sicurezza, e quindi lo yuan più debole. Intanto sui mercati azionari, Shanghai perde lo 0,89% e Shenzhen l'1,79%.

Consiglio: quando si vuole fare un investimento sulle valute, non è necessario andare a cercare i broker con trading con bonus senza deposito forex.

Ricordiamo che appena venerdì scorso la Bank of China aveva detto che l'impatto dell'epidemia sull'economia cinese è "controllabile", ribadendo che l'economia cinese rimane resiliente.

giovedì 26 marzo 2020

Mercato discografico, che mazzata dal Covid-19. Tutto fermo, impatto devastante

Anche il mercato discografico italiano paga un pesante dazio all'emergenza sanitaria. La filiera è ormai ferma da un mesetto, costringendo lo slittamento delle pubblicazioni che erano in programma e giorno dopo giorno i concerti e i tour vengono bloccati, cancellati o posticipati. Intanto i negozi e le catene di intrattenimento sono chiuse, mentre le sale di registrazione sono off limits con tutte le conseguenze del caso per creativi, tecnici di studio e lavoratori del settore. L'impatto potrebbe essere devastante, con potenziali effetti durissimi che dureranno molto tempo.

Il crollo del mercato discografico

Il quadro complessivo è nerissimo, e qualche dato già emerge. Ad esempio quelli riguardanti la vendita di CD e vinili, che sono precipitate del 60%. Neppure internet riesce a resistere alla crisi, visto che lo streaming (che rappresenta oltre il 70% di tutti i ricavi) è in calo per via dell’assenza di nuove uscite, che solitamente fanno da traino agli ascolti.

Un altro aspetto che nell'ambito del mercato discografico penalizza lo streaming, è che il 76% di chi ascolta musica lo fa in auto e quasi la metà nel tragitto casa-lavoro (dati IFPI, International Federation of the Phonographic Industry).

Si rischia di vanificare un 2019 positivo

Questa mazzata non ci voleva, tenuto conto che nel 2019 c'era stata una bella ripresa del settore, con ricavi a 247 milioni di euro (incremento dell’8%, il top degli ultimi cinque anni). La produzione italiana aveva rappresentato l’87% degli album più venduti nel 2019, ma sono numeri che caleranno drasticamente dal momento che questo stato di crisi ha bloccato tutto.

Il vero problema è che il mercato discografico italiano - e il suo indotto - è molto sottovalutato e sopratutto poco rappresentato. Eppure parliamo di oltre 2,5 milioni di persone che svolgono professioni nel campo musicale come professionisti o semi professionisti, numeri da capogiro.

martedì 24 marzo 2020

Borse Asiatiche, una ventata di ottimismo spinge un forte recupero (Nikkei +7%)

In Asia si comincia a vedere una luce in fondo al tunnel, e questo clima di maggiore ottimismo si riflette anche sull'andamento delle Borse Asiatiche. Stanotte il sito del distretto di Hubei ha annunciato che le restrizioni previste dalla quarantena nella città di Wuhan saranno allentate a partire dall’8 aprile.

Il bilancio delle Borse Asiatiche

borse asiaticheAnche grazie alla spinta degli incentivi della Fed (che ha armato un bazooka anti-coronavirus con quantitative easing senza limiti), Cina e Corea del Sud marciano al rialzo, ignorando l'ennesimo scivolone di Wall Street. Brillanti le borse cinesi, con Shanghai che recupera il 2% e Shenzhen l'1,65%. Hong Kong +3,5%. Vola la Borsa della Corea del Sud: +6,5%. L’export segna un rialzo del 10% nei primi venti giorni di marzo. Avanza anche Taiwan che conclude con un +4,45%.

In generale tutte le borse asiatiche sono andate in rally. Hong Kong recupera il 4,62%, Singapore il 3,8%, Bangkok il 2,4% e Kuala Lumpur il 2,99%, mentre viaggia in controtendenza Jakarta (-0,46%).

Nota tecnica: uno dei modi alternativi per fare investimenti sugli indici azionari, è quello di utilizzare la strategia Heikin Ashi.

Tokyo vola: +7%

Discorso a parte merita Tokyo, che scommette sui maggiori acquisti di attività attuato dalla Bank of Japan e sembra ignorare il fatto che le Olimpiadi potrebbero subire uno slittamento o addirittura un annullamento (sarebbe una brutta botta per l’economia giapponese, che perderebbe 5 miliardi di dollari di introiti).

Il Nikkei ha chiuso la sessione in rally del 7,13%, ed è incoraggiante il fatto che qualche pattern di continuazione del trend trading comincia a sparire (in senso ribassista). Il Topix invece ha guadagnato il 3,45% a 868 punti nonostante gli indicatori economici di marzo abbiano evidenziato gli effetti negativi sul quadro economico dell’autoisolamento e della fermata produttiva. Infatti l’indice sulle aspettative dei direttori degli acquisti in marzo è sceso sui minimi da aprile 2009. La forte spinta all'indice Nikkei è arrivata dal balzo di Softbank (+15%), che ha promesso un buy back dopo la vendita di assets per 41 miliardi di dollari. Lo yen si apprezza su dollaro dopo cinque sedute consecutive di ribasso, a 110,2.

venerdì 20 marzo 2020

Consumi e panico da Covid-19: non serve cambiare durante l'emergenza, la fornitura è regolare

Anche se si sono viste scene di panico ai supermercati, sarebbe bene che i nostri consumi non cambiassero, durante questa fase delicata della lotta al Coronavirus. L'esaurimento di alcuni prodotti non è collegato alla fornitura, ma alle razzie fatte da chi si è lasciato andare all'isteria. La fornitura invece è costante e regolare, a pochi giorni dal decreto del Governo Conte.

Consumi e abitudini

E' chiaro e comprensibile che garantirsi i consumi sia il primo pensiero di chi è costretto a stare a casa tutto il giorno, con l'incubo che da un giorno all'altro gli approvvigionamenti e la disponibilità dei beni di prima necessità possano mancare. Ma non sarà così, a meno di tragiche (e molto improbabili) evoluzioni negative nella lotta al Covid. Il panico ha già portato all’assalto dei supermercati, modificando le abitudini degli italiani rispetto alla spesa.

Secondo una indagine recente dell’ufficio studi di Confagricoltura, i cibi maggiormente acquistati (fonte Nielsen) rispetto allo scorso anno sono quelli a lunga scadenza facilmente conservabili, come riso (+33%), pasta (25%), scatolame (+29%), derivati del pomodoro (+22%), sughi e salse (+19%).

Il lavoro che cambia

Se il rifornimento dei supermercati è ancora possibile, lo si deve a chi di fronte all'emergenza sanitaria continua a lavorare. Perché alcuni settori non possono e non devono fermarsi. La produzione ha sicuramente rallentato anche in questi ambiti, ma viene comunque portata avanti nel rispetto della salute dei lavoratori. Per garantire le distanze di sicurezza, in molti casi le aziende hanno ridotto la presenza oraria del personale, ma rimangono aperte 24 ore al giorno per garantire a tutti noi la costanza dei livelli di consumi. Le maestranze fanno dei turni anche impegnativi, ma almeno sono in sicurezza.

Intanto l'intervento della Commissione europea garantisce che le merci possono circolare, perché non si può spezzare la catena alimentare all’interno dell’Europa. Anche per questo le scorte non preoccupano.

mercoledì 18 marzo 2020

Mercato petrolifero, secondo GS il crollo dei prezzi non è ancora finito

Per il mercato petrolifero il peggio potrebbe ancora non essere arrivato. Ne sono convinti gli analisti di Goldman Sachs, che hanno tagliato le previsioni sul prezzo del Brent del secondo trimestre fino a $ 20 al barile.
Secondo GS, la domanda globale dovrebbe subire un calo record di 1,1 milioni di barili al giorno (bpd), a causa della frenata economica globale innescata dall'epidemia di coronavirus. Se la previsione sull'andamento del mercato petrolifero fosse corretta, ciò significherebbe che il Brent giungerebbe al suo minimo dal febbraio 2002. Tale crollo sarebbe coerente con i precedenti grandi mercati al ribasso, vissuti nel 1999, 2009 e 2016.

Domanda e offerta sul mercato petrolifero

La domanda di petrolio potrebbe raggiungere il picco alla fine di marzo, a 8 milioni di barili al giorno. In questo modo si genererebbe un divario rispetto all'offerta (surplus rispetto alla domanda) di 3,9 milioni di bpd e 5,7 milioni di bpd rispettivamente nel primo e nel secondo trimestre. Mentre la capacità di stoccaggio globale comprensiva della riserva strategica degli Stati Uniti, a circa 1.100 milioni di barili, potrebbe far fronte a questo surplus, questa capacità prima o dopo raggiungerà il limite.

La speranza

Un possibile fattore di sollievo arriverà dalla riduzione dell'offerta (magari grazie all'accordo OPEC+ o grazie al calo della produzione di olio di scisto), che potrebbe ridurre il surplus a 1,5 milioni di barili entro il quarto trimestre, quando i prezzi potrebbero tornare verso 30-40$ al barile.
Annotazione: prima di fare investimenti online, è opportuno conoscere bene gli strumenti. Qui si parla ad esempio del trading con medie mobili forex, ma i principi sono identici per qualsiasi tipo di mercato in cui operate.

Brent e WTI continuano a scendere

Nel frattempo, oggi le quotazioni sul mercato petrolifero continuano a scendere. Se prendiamo un broker qualunque dalla classifica piattaforme e siti trading, possiamo vedere che i prezzi del WTI sono scivolati a un minimo di 17 anni a 25,80 dollari al barile. Il Brent invece è stato scambiato in calo a 27,95 dollari al barile, dopo essere sceso al minimo dall'inizio del 2016.

lunedì 16 marzo 2020

FED, altro intervento choc sui tassi (e pure un maxi piano di acquisto titoli)

Nei giorni scorsi tutti quanti si aspettavano una BCE molto aggressiva sul piano della politica monetaria, e invece il volto feroce lo sta dimostrando ancora una volta la FED. La scorsa notte infatti, l'istituto centrale americano ha tagliato nuovamente i tassi di interesse.

La FED e la BCE su due mondi diversi

Se la BCE sembra restare a guardare lo sgretolamento delle economie europee, schiacciate dal peso del covid-19, l'istituto americano invece prova ad azzannare la crisi con un taglio dei tassi FED che li porta in una forbice compresa tra 0 e 0,25%. Non solo, la banca centrale USA ha anche deciso di varare un piano di acquisto di titoli di stato per complessivi 700 miliardi di dollari.

In sostanza la Federal Reserve si sta muovendo in parallelo con la diffusione del virus, senza indugi. Anche a costo, come è successo, di fare due tagli nel giro di pochi giorni. L'Europa invece resta ferma, ad onor del vero anche perché il punto di partenza è ben diverso. La BCE si muove su tassi nulli già da qualche anno, mentre la FED si era guadagnata nel tempo un grosso margine di manovra, che ha deciso di sfruttare in modo totale. La doppia mossa della Federal Reserve ha soddisfatto - una volta tanto - anche il presidente americano Trump che da tempo aveva chiesto con forza l'intervento deciso della banca centrale.

Mercati non apprezzano

Chi invece non sembra soddisfatto sono i mercati, visto che le Borse hanno aperto andando a picco, nonostante le mosse a sorpresa della Fed e dopo che i mercati hanno sperimentato la più selvaggia e turbolente settimana dal 2008. I principali listini dell'Asia hanno chuso tutti in forte calo (Shanghai -3,4%, -Shenzhen -5,34%, Nikkei -2,46%). I principali listini europei aprono in profondo rosso: Parigi perde oltre il il 10%, Londra si ferma al -7,2%. a Milano nuovo crollo del FTSE Mib va già del 6,8% e Francoforte del 7,4%. L'Euro Stoxx 50 scende intorno all'8%.

giovedì 12 marzo 2020

Borse asiatiche, altro crollo. Tokyo -4,41%, Seoul sui minimi dal 2015

L'emergenza Covid-19 manda nuovamente a picco le principali Borse asiatiche. La dichiarazione ufficiale dell'OMS, che ha spostato la classificazione del contagio in "pandemia", ha portato una nuova ondata di vendite sulle piazze azionarie, gettando un'ombra nera sugli scambi in Asia.

La pandemia spinge giù le Borse asiatiche

L’annuncio del presidente Usa Donald Trump di vietare i voli dall’Europa nei prossimi 30 giorni con lo scopo di impedire la diffusione del coronavirus, e il forte timore che le misure di sostegno all’economia fino a qui dispiegate possano essere sufficienti a evitare una recessione globale, hanno depresso i mercati.
Per la Borsa di Tokyo è stata una seduta drammatica, con l'indice Nikkei in caduta del 4,41% a 18.559 punti, mentre il più ampio indice Topix ha perso il 4% scivolando a quota 876 punti.

Dati macro dal Giappone

Sempre dal Giappone arriva il dato macro sul sentiment delle grandi aziende manifatturiere, che tra gennaio-marzo è sceso ai minimi da quasi 9 anni (-17,2), a dimostrazione che gli effetti del coronavirus si sentono eccome su una economia già in difficoltà. Sul mercato valutario intanto lo yen - classica valuta rifugio - continua ad apprezzarsi sul dollaro a 103,70 e sull’euro a 117,10 (qui trovate invece il cambio Euro lira turca previsioni).

Suggerimento tecnico: quando si fanno investimenti, è importante considerare sempre gli strumenti alternativi a quelli classici. Ad esempio si può studiare il Forex Ichimoku Kinko Hyo trading system.

Le altre Borse asiatiche

Il quadro delle Borse asiatiche è comunque diffusamente desolante. E' andata anche peggio a Seoul, la cui Borsa è crollata ai minimi dal 24 agosto 2015. L'indice Kospi cede un altro 3,87% e scivola a 1.834,33 punti, nonostante i nuovi casi di Covid-19 siano ai minimi da due settimane. Profondo rosso anche per la Borsa cinese. Shanghai segna -2,08%, mentre è più sacrificata Shenzhen che scivola del 2,98%. Perdite ampie anche per Taiwan (-4,33%). Stessa impostazione per le altre borse che chiuderanno più tardi le rispettive sedute, con Hong Kong che arretra del 3,43%, seguita da Singapore -3,23%, Jakarta -3,03%, Bangkok -9,41% e Kuala Lumpur -1,42%.

martedì 10 marzo 2020

Risparmi, cosa fare per proteggerli in questi tempi di crisi e incertezza?

L'emergenza coronavirus ha innescato un'ondata di incertezza e volatilità sui mercati finanziari. Chi ha risparmi investiti oppure da investire, deve rendersi conto che questa situazione durerà ancora per un po'. E allora cosa bisogna fare? 

Proteggere i risparmi in tempi incerti

Anzitutto occorre resistere all'ondata di vendite di questo momento, che non è frutto soltanto della emergenza ma anche di forti manovre speculative. In sostanza ci sono le mani forti del mercato che sanno bene come sfruttare la psicosi collettiva per vendere bene per poi ricomprare a prezzo misero. Se è vero che l'ondata di vendite mette molta ansia ha chi ha dei risparmi investiti, è altrettanto vero che l'investitore deve volgere il proprio sguardo sempre sul lungo termine. Ciò vuol dire che vendere adesso è la scelta più irrazionale da compiere.

Bisogna quindi mantenere la calma e rimanere ben focalizzati sull'interno proprio portafoglio. Ricordandosi che occorre sempre diversificare, e che in giro ci sono sempre delle potenziali opportunità che non ci si dovrebbe lasciare sfuggire. 

Azionario e altri settori

Chi ha dei risparmi farebbe bene a non farsi spaventare dal crollo delle Borse, perché con i tassi di interesse così bassi, nel lungo termine l'investimento azionario può essere considerato come un'alternativa ancora vincente rispetto ad altri strumenti, che invece sono privi di rendimento. Bisogna inoltre considerare che - come ha fatto la FED - tutte le banche centrali e i governi agiranno. Se si è capaci di selezionare titoli che hanno bilanci solidi, situazioni debitorie sostenibili e business model efficaci, allora le opportunità esistono.

Chi invece non è di moda sono le obbligazioni, dal momento che ci troviamo in un periodo con tassi ai minimi storici. anche se bisogna ricordare che quando c'è da mettersi al riparo contro l'incertezza, gli investitori trovano soccorso nei Bund e nei Treasury. Anche se il rendimento è sottozero.

Oro bene rifugio

I metalli viaggiano a due velocità. L'emergenza Covid-19 potrebbe spingere l'oro oltre 1.700 dollari fin verso 1.800 dollari. Quelli industriali invece risentono delle ripercussioni che l'epidemia sta avendo sulla produzione globale. Riguardo alle valute invece, nel periodo di incertezza il risparmio trova rifugio sicuro in yen e franco svizzero.

venerdì 6 marzo 2020

Azionario giapponese, ancora una settimana in calo. Nikkei sui minimi di 6 mesi

Si è chiusa una settimana terribile per l'azionario giapponese, con l'indice principale di Borsa che è scivolato sui minimi degli ultimi 6 mesi. A Tokyo si sono fatti ancora sentire i timori per l’epidemia di coronavirus, che si sta diffondendo rapidamente nel paese. Questo spinge gli investitori lontano dalle attività considerate come più rischiose, come appunto l'azionario.

I dati sull'azionario giapponese

I dati possono essere ricavati dalla classifica migliori piattaforme di trading online. A fine seduta l’Indice Nikkei ha registrato un calo del 2,72% a quota 20.749,75, con una flessione di 579 punti (chiusura più bassa dal 4 settembre 2019). Il più ampio Topix ha ceduto il 2,92% a 1.471,46, il livello più basso da gennaio dell’anno scorso. Per l'azionario giapponese si tratta della quarta settimana consecutiva in calo. La discesa ha riguardato il 97% dei titoli quotati sull’indice principale della Borsa di Tokyo, a dimostrazione che finora gli interventi accomodanti delle banche centrali non sono riuscite a sollevare l’umore dei mercati.

Il punto è che questo tipo di misure non ha un effetto immediato sull'azionario, ne' hanno la capacità di fermare l'epidemia. Nel lungo periodo forse saranno efficaci, ma al momento a guidare il sentiment degli investitori sono soltanto le novità quotidiane nella battaglia contro il Covid-19.

Non cala solo l'azionario giapponese

Si muovono in territorio negativo anche le borse cinesi, con Shanghai che scivola dell'1,2% e Shenzhen dello 0,70%. Male anche Taiwan (-1,68%). Hong Kong è in ribasso di oltre il 2,2%. Sidney -2,81%, Seoul -2,13%. La volatilità sui mercati è fortissima come dimostra questo effetto "montagne russe", e non c'è verso di avere stime attendibili, neppure usando la Forchetta di Andrews pitchforks forcone.

Dati macro giapponesi

Nel frattempo è tornato a scendere l'indice che rappresenta le condizioni economiche in Giappone. Il leading indicator di gennaio si è infatti fermato a 90,3 punti, meno del valore del mese precedente (91). Sono calati anche i consumi familiari mensili: -3,1% in termini nominali e -3,9% in termini reali, attestandosi a 287.173 yen. Su base mensile, si registra invece un calo delle spese dell'1,6% reale, che si confronta con il -1,7% precedente e con il +0,9% atteso. Nello stesso periodo la media mensile dei redditi delle famiglie operaie è salita del 2,9% in termini nominali e del 2,1.

mercoledì 4 marzo 2020

Tassi di interesse, la mossa della FED fa capire che il taglio non è più così efficace

Gli Stati Uniti hanno ritoccato i tassi di interesse di riferimento di mezzo punto percentuale, spingendoli in un intervallo compreso tra l'1% e l'1,25%. Quello che ha stupito non è tanto la decisione in sé, quanto il fatto che sia stata presa "di emergenza", appena una settimana prima del meeting programmato della FED.

I tassi di interesse ai tempi del Covid 19

La motivazione di questa mossa è che il Coronavirus ha modificato lo scenario economico a stelle e strisce, compromettendo la crescita economica. Tuttavia la situazione americana è decisamente migliore di quella che si respira in altri paesi del mondo. Non a caso l'OSCE parla di economia mondiale a rischio. I dati di febbraio relativi alla fiducia dei direttori degli acquisti delle imprese, evidenziano una frenata della congiuntura economica, ma non si può parlare di un vero e proprio crollo. Per questo motivo la mossa della Fed di tagliare i tassi di interesse sembra più che altro un tentativo di giocare d'anticipo, inviando allo stesso tempo un forte segnale al mercato.

Effetto nullo sulle Borse

Bisogna anche evidenziare che gli investitori si erano già abituati all'idea di un taglio dei tassi di interesse, che sarebbe arrivato in occasione del prossimo meeting in programma tra pochi giorni. Anche per questo motivo gli indici azionari non hanno reagito in maniera euforica alle decisioni della Federal Reserve. Anzi, addirittura i principali indici azionari di Wall Street hanno perso terreno, con gli investitori assai perplessi.

Un'arma spuntata

Infatti la vera domanda che si pongono è: la politica monetaria riuscirà a rilanciare l'economia? Qualche dubbio sorge, dal momento che dopo anni di manovre accomodanti e tassi di interesse molto bassi se non addirittura negativi, questa arma ormai sembra quasi spuntata. In fondo se i consumatori non consumano e se gli investitori non tornano ad investire, allora e le iniezioni liquidità producono benefici soltanto molto limitati. In effetti basta considerare che se un individuo ha il timore di perdere il proprio posto di lavoro, non andrà certamente a comprare una nuova casa soltanto perché la rata del mutuo è un po' più bassa.

lunedì 2 marzo 2020

Povertà e crisi economica, in Siria la situazione si fa sempre più drammatica

La situazione in Siria è drammaticamente malmessa. La distruzione bellica - il conflitto dura da 9 anni - è la prima delle cause di un sistema in crisi profonda, che ha mandato oltre l'80% della popolazione sotto la soglia della povertà, come ha rilevato l'ONU.

Le cause della povertà in Siria

povertà siriaIl conflitto in Siria ha provocato gravi danni all’industria e all’agricoltura, azzerando inoltre le entrate che derivavano dal turismo. Sempre a causa del conflitto, si è ridotta anche la produzione ed esportazione di petrolio, con la conseguenza che negli ultimi anni gli afflussi di dollari sono diminuiti notevolmente, facendo svalutare la Lira (protagonista di un three white soldiers pattern su lungo periodo contro il biglietto verde). La svalutazione della Lira (100% in pochi mesi) ha spinto il prezzo del cibo ai massimi, visto che è diventato più costoso importare i prodotti alimentari dall’estero.

La battaglia per il cibo

Le famiglie sono praticamente sotto assedio economico. L’aumento dei prezzi dei beni di prima necessità sta rendendo sempre più difficile procurarsi cibo, carburante ed elettricità. In tutte le città, ogni giorno ci sono file lunghissime di persone per ricevere la propria razione di cibo. Uomini, donne e bambini che, stremati dal lungo conflitto e in condizioni di grave povertà, dipendono oggi in gran parte dagli aiuti umanitari. Nel frattempo il mercato nero dilaga senza sosta. Secondo il World Food Programme, circa 6,6 milioni di persone (quasi il 35% della popolazione) non ha disponibilità sicura di cibo.

Valute emergenti: sono quelle più instabili a causa di fattori politici ed economici. La Siria è un caso estremo, ma ce ne sono altre interessanti. Qui si può vedere ad esempio, il cambio euro real brasiliano (previsioni 2020).

Sanzioni, crisi libanese e Iran

Un altro durissimo colpo all'economia siriana sono le sanzioni di Stati Uniti e Unione europea, che hanno ridotto l'export di petrolio e disincentivato gli stranieri a investire nella ricostruzione. Sono calati pure i finanziamenti esteri ai nemici del regime, facendo scendere così i flussi illeciti di dollari nel Paese. Pesa pure la crisi finanziaria nel confinante Libano. Finora il collasso definitivo è stato evitato grazie all’Iran, che con le sue rimesse consente ancora l’afflusso di milioni di dollari e mette a disposizione linee di credito per beni di consumo. Ma anche quello non potrà durare in eterno.