martedì 7 ottobre 2025

Prezzo del petrolio in ripresa dopo aver schivato il pericolo del maxi aumento Opec

Dopo il calo dell'ultimo periodo, il prezzo del petrolio si risolleva lentamente. La spinta giunge dalla riunione dei produttori, che decide di procedere a un incremento della produzione più contenuto rispetto alle previsioni, per evitare che un’ondata di nuovi barili potesse sopraffare una domanda fragile. 

La decisione OPEC e il prezzo del petrolio

Nella riunione che si è svolta online domenica scorsa, i paesi dell’OPEC hanno deciso di incrementare le loro quote di produzione di 137.000 barili al giorno nel mese di novembre (rispetto ai tagli volontari di 1,65 milioni di barili al giorno). E' una conferma dell'incremento approvato per il mese di ottobre, ma gli esperti si aspettavano un incremento più sostanzioso, pari a 500mila barili al giorno.

Parola d'ordine: prudenza

Il cartello dei produttori ha voluto evitare un'ulteriore pressione sul prezzo del petrolio in una fase in cui la domanda è debole. Settimana scorsa sia il Brent che il West Texas Intermediate (WTI) sono crollati di oltre l’8%, registrando il calo settimanale più ripido in quasi tre mesi.

I paesi continueranno a monitorare e valutare attentamente le condizioni di mercato - si legge nel comunicato OPEC - e hanno ribadito l’importanza di adottare un approccio cauto e di mantenere la massima flessibilità per sospendere o annullare gli ulteriori aggiustamenti volontari della produzione”.Gli otto paesi dell’organizzazione si riuniranno di nuovo il prossimo 2 novembre. 

La pressione ribassista sul mercato

Proprio questa sorpresa ha dato sostegno al prezzo del petrolio. Il Brent dicembre è tornato oltre i 65,5 dollari al barile mentre il WTI risale verso i 62 dollari. Entrambi i benchmark si trovano adesso schiacciati tra livelli di supporto resistenza trading molto importanti.

I mercati petroliferi rimangono sotto pressione a causa dell’aumento della produzione di shale negli Stati Uniti e di un’outlook economico globale contenuto. Il mercato petrolifero potrebbe registrare un surplus record il prossimo anno, stando alle previsioni dell’Agenzia Internazionale per l’Energia (AIE). Secondo le stime dell’AIE, la produzione mondiale supererà i consumi in media di 3,33 milioni di barili al giorno nel 2026, raggiungendo un record storico di surplus.

giovedì 2 ottobre 2025

Tasso di interesse sui mutui, ora quello variabile conviene di più

Anche se il ciclo di allentamento è stato messo in pausa, i tagli effettuati dalla BCE nelle riunioni precedenti stanno facendo sentire ancora i loro effetti sul tasso di interesse dei mutui. Quello variabile infatti adesso è diventato molto più conveniente rispetto a quello fisso.

Il divario fisso-variabile del tasso di interesse


La fotografia della situazione è stata fatta dall’Osservatorio MutuiOnline, che evidenzia come il divario tra tasso di interesse fisso e variabile si è fatto più marcato. 

Il TAN medio per un mutuo a tasso variabile è sceso a 2,67%, mentre quello fisso si trova oltre mezzo punto percentuale più sopra, a 3,24%. Ciò significa che contrarre un mutuo a tasso variabile è ora molto più interessante, ribaltando la situazione che c'era fino a pochi mesi fa.

Prospettive ancora migliori per il futuro

La Banca Centrale Europea (BCE) ha cominciato il suo ciclo di allentamento monetario nel giugno dello scorso anno, e da allora ha tagliato il costo del denaro del 2%. Adesso che gli Euribor si sono stabilizzati attorno al 2%, il mutuo a tasso di interesse variabile dovrebbe rimanere conveniente ancora per un po' di tempo. Peraltro c'è la possibilità che questa forbice di convenienza si allarghi ancora, qualora fosse deciso un altro taglio al costo del denaro a dicembre.

Per il tasso fisso invece lo scenario è incerto, perché il suo andamento si lega alle turbolenze geopolitiche e agli scossoni dei mercati. Sceglierlo quindi significa incorporare questo rischio nel costo del proprio mutuo.

Il risparmio per i consumatori

Tradotto in soldoni, quanto costa un tasso di un tipo e dell'altro? Se consideriamo un mutuo di 140mila euro a 20 anni, la rata mensile a tasso variabile è scesa a 753 euro, contro gli 827 euro di inizio anno. Un muto a tasso fisso dello stesso importo e durata, comporta invece una rata mensile di 793 euro. Ciò significa che, in questo momento, chi sceglie il fisso pagherebbe 39 euro in più al mese rispetto al variabile, un extra che, sull’arco dei 20 anni, ammonterebbe a circa 9.500 euro.

Ma gli italiani preferiscono ancora la stabilità

Eppure gli ultimi dati raccontano che gli italiani continuano a scegliere il tasso fisso, confermando una preferenza storica per la stabilità della rata. Va detto però che l’interesse per il mutuo a tasso variabile è quasi raddoppiato, arrivando quasi al 5%, quota massima dall’inizio del 2023. Significa che gli italiani cominciano ad aprirsi a soluzioni più flessibili e potenzialmente vantaggiose.

lunedì 29 settembre 2025

Investitori, quanti fronti caldi ci sono questa settimana

Durante i prossimi giorni saranno quattro le questioni che agiteranno gli investitori. Quella macroeconomica, che prevede la pubblicazioni dei nuovi dati sul lavoro USA, che sarà molto importante per capire le intenzioni della FED sui tassi. Quella fiscale, perché c'è il rischio shotdown negli USA. Quella geopolitica, vista la tensione sia sul fronte russo-urcaino che su quello in Medioriente.Quello commerciale, per via dei nuovi dazi annunciati da Trump.

Gli appuntamenti negli USA per gli investitori

Come sempre saranno gli USA al centro dell'attenzione. Prima del prossimo weekend verranno pubblicati i Non Farm Payrolls, i più rilevanti dati sul mercato del lavoro

La deludente lettura del mese scorso aveva sollevato preoccupazioni su un raffreddamento dell'occupazione a stelle e strisce, sottolineato dallo stesso presidente della FED, Jerome Powell. Se anche questa volta verrà confermata questa preoccupazione, la banca centrale USA potrebbe tagliare più volte i tassi nei prossimi mesi

Nei giorni scorsi invece alcuni dati macro più forti del previsto avevano raffreddato questa ipotesi, consentendo al dollaro un piccolo guadagno sul mercato dei cambi (chi segue una strategia bande di Bollinger e Rsi ha ricevuto dei segnali di acquisto).
Gli investitori monitoreranno anche le trattative in corso per scongiurare un potenziale lockdown a inizio ottobre.

Cosa ci aspetta nel vecchio continente

Dall'Europa sono in arrivo nuovi dati sull'inflazione, tanto per l'intero blocco che per alcuni suoi membri. Nel vecchio continente restano caldi i fronti di guerra, mentre salgono le tensioni tra la Nato e la Russia.
Nel Regno Unito invece l'attenzione si concentrerà sul discorso di lunedì del Cancelliere Rachel Reeves alla conferenza del Partito Laburista.

Gli appuntamenti nel resto del mondo

Dalla Cina si aspettano i report PMI dell'Ufficio Nazionale di Statistica, per capire le condizioni economiche del paese del Dragone. Ricordiamo che questo mercato rimarrà chiuso dall'1 all'8 ottobre per il National Day holiday.
Nel frattempo, le autorità monetarie di Australia e India dovrebbero mantenere i tassi invariati.