mercoledì 28 aprile 2021

Commodities, prezzi in ascesa per i metallo. Il rame vola oltre i record

Mentre il mercato aspetta con ansia di conoscere l'esito del meeting della FED, si vivono giorni intensi nel settore delle commodities.

Cosa accade alle commodities

Se petrolio e oro fanno abitualmente parlare di loro, ma senza che ci siano stati spunti di grande rilievo, chi invece si prende la scena è il rame.
Tra le commodities, il metallo rosso è considerato importantissimo in quanto spia dello stato di salute dell'economia.

Ebbene, il prezzo del rame ha esteso il suo slancio al rialzo, con i futures che superano i $ 4,8 per libbra per la prima volta. L'impulso arriva dal ritmo più sostenuto nelle vaccinazioni e dai grandi stimoli economici, che hanno sollevato le speranze di una solida ripresa economica globale (e una maggiore domanda di metalli).
Le recenti letture economiche degli Stati Uniti e della Cina hanno rafforzato questo punto di vista.

Palladio da record

Ma altre commodities stanno brillando.
Ad esempio il palladio, scambiato sopra $ 2.900 per oncia per la prima volta. Il palladio ha guadagnato quasi l'11% questo mese, a causa soprattutto di un'offerta che non riesce a tenere il passo con la domanda. Quest'ultima cresce per via dei nuovi standard di inquinamento imposti al settore automobilistico, che stanno spingendo verso l'alto la domanda per il metallo, che viene utilizzato nei convertitori catalitici.
Sul lato dell'offerta, pesa il calo produttivo della società mineraria russa Norilsk Nickel (-15% rispetto a quanto stimato), alla luce di chiusure inaspettate di miniere a causa di problemi idrici.

Annotazione: le commodities si prestano benissimo all'implementazione di una strategia swing trading forex.

Ferro e alluminio

Tra i metalli corre anche il ferro, salito a oltre $ 190 per tonnellata, il livello più alto dal marzo 2008. Anche in questo caso la spinta della domanda -soprattutto dalla Cina - sta innescando la corsa del prezzo. Dal punto di vista tecnico, i parametri stocastico lento segnalano ipercomprato.
Anche l'alluminio corre, e giunge sui massimi di 3 anni a circa $ 2.400 per tonnellata. In questo caso pesa il fatto che la Cina limiterà la produzione a causa degli obiettivi di emissioni carboniche. Ma intanto la domanda cresce, trainata da una ripresa della domanda in particolare nei settori automobilistico, degli imballaggi e delle costruzioni.

lunedì 26 aprile 2021

Imprese e Covid: aiuti esigui ed erogati in ritardo, il Governo deve accelerare

Per consentire alle piccole e medie imprese di affrontare la crisi innescata dalla pandemia, il Governo ha deciso nel corso dei mesi di stanziare ed erogare degli aiuti economici. Un sostegno che giunge (o sarebbe dovuto giungere) in via diretta sui conti correnti delle aziende.
Ma il cammino non è stato così facile, e soprattutto le imprese stesse lamentano anche l'esiguità dei ristori, rispetto ai danni subiti.

Gli aiuti alle imprese per il Covid

Va anzitutto evidenziato che nel complesso sono stati stanziati 64,7 miliardi di euro di aiuti. Prima il governo Conte, poi quello Draghi hanno deciso così di aiutare le imprese in crisi.
Ma se confrontiamo questa cifra con i 350 miliardi di danno al fatturato delle imprese italiane nel 2020, ci rendiamo conto che sono briciole (i ristori coprono appena il 18,5% dei mancati incassi totali).

Peraltro c'è un altro aspetto da sottolineare. Dei 64,7 miliardi di euro di aiuti alle imprese, un terzo appena è costituito da erogazioni a fondo perduto.

Forse può interessare: prodotto interno lordo e covid, la ripresa nel 2021 non basterà.

Tempi lenti e sostegni a singhiozzo

Inoltre se il Covid sta ormai flagellando da oltre un anno le attività economiche, i sostegni alle imprese sono giunti a singhiozzo e soltanto nella misura del 50% (poco più), perché quasi la metà delle risorse sono previste con la legge di Bilancio 2021, e quindi non sono ancora ancora erogate.
È quindi chiaro che il Governo Draghi deve accelerare sulla velocità di erogazione delle misure a sostegno delle imprese.

In Europa è diverso

In linea generale, ma evidenziato che il problema delle nostre imprese non sono le chiusure imposte con i lockdown, anche perché in altri Paesi le restrizioni sono state finanche più pesanti. Il vero problema è che altrove gli aiuti economici sono stati erogati tempestivamente e con dimensioni molto importanti, da noi invece sono arrivati in misura insufficiente e con grave ritardo.
Ricordiamoci che il nostro tessuto economico si fonda su tantissime micro e piccole imprese, e salvarle dal Covid significa salvaguardare una fetta importante dell’economia del nostro paese.

mercoledì 21 aprile 2021

Banca Centrale Europea, grande attesa per il meeting di giovedì

Manca ormai poco a uno degli appuntamenti cruciali di questa settimana. Giovedì la Banca Centrale Europea si riunirà in meeting per decidere sulla politica monetaria. Si tratta di un market mover molto importante, capace di indirizzare i movimenti dell'euro per le prossime settimane.

La Banca Centrale Europea e il discorso di Lagarde

Il consiglio direttivo della Eurotower deciderà sul percorso dei tassi di interesse, ma è tanta soprattutto l'attesa di conoscere le parole della presidente Lagarde.
Gli analisti sono prevalentemente convinti che la Banca Centrale Europea ribadirà un messaggio di cautela, mantenendo un approccio ultra-accomodante alla propria visione economica. Questo perché la situazione economica non è ancora pienamente sul percorso della ripresa, e quindi non si può ancora virare la rotta.

Annotazione: il meeting della BCE è importante soprattutto per chi adotta tecniche di trading intraday.

Qualche falco all'orizzonte

La situazione comunque non è così lineare come sembra. La ripartenza economica in atto e anche la crescita dell'inflazione, hanno ridato fiato a chi - specialmente i paesi nordici - chiede un avvio del processo di tapering.
Ma la Lagarde sa bene che anche un solo accenno alla fine del PEPP prima della scadenza di marzo 2022, darebbe il via a un processo contrario a quello attuale. Un rischio che la Banca Centrale Europea non vuole correre. Anzi, la Lagarde vuole lasciare aperta la porta anche a una eventuale accelerazione dello stesso PEPP.

L'euro intanto cresce

Un piccolo assist alla Banca Centrale Europea è arrivato da oltreoceano, dove i rendimenti dei Treasury americani hanno rallentato negli ultimi tempi. Questo ha frenato le pressioni sui mercati del Vecchio Continente, ed ha anche dato slancio sull'euro, tornato a 1,20 contro il dollaro americano. Inoltre il grafico heikin ashi candlestick dà ulteriore corpo all'ottimismo attorno all'euro.

La valuta unica si aggira così sui massimi di un mese e mezzo, poiché l'ottimismo su una forte ripresa economica è stato sostenuto dai segnali di un'accelerazione del ritmo delle vaccinazioni nel Vecchio Continente. L'Unione europea si è assicurata lunedì altri 100 milioni di dosi di vaccino BioNTech / Pfizer COVID-19, portando il totale delle dosi da consegnare agli Stati membri a 600 milioni nel 2021.

lunedì 19 aprile 2021

Mercato delle auto, quelle elettriche sono pronte al grande sorpasso

Il mercato delle auto elettriche ha ormai attivato la freccia, mettendosi nella corsia di sorpasso rispetto ai veicoli tradizionali a benzina.
Con la pandemia, un percorso che comunque sembrava già tracciato (anche grazie agli incentivi statali e all’inasprimento degli standard sulle emissioni delle automobili a benzina), ha subito una forte accelerazione, per via della maggiore sensibilità verso il tema della ecosostenibilità.

La svolta nel mercato delle auto

Diversi colossi del mercato delle auto hanno annunciato i loro piani ambiziosi negli ultimi mesi. A gennaio ad esempio, General Motors ha annunciato che entro il 2035 finirà la produzione di veicoli alimentati a benzina e diesel.
Anche un altro dei colossi mondiali del settore nonché uno dei cardini del DAX tedesco, Volkswagen, si è messo sulla stessa scia puntando forte (con investimenti da 86 miliardi di dollari) nei veicoli elettrici.
BMW vuole che metà del fatturato sia riconducibile alle auto completamente elettriche entro il 2030.

Lo scenario del futuro

Un altro dato importante è quello evidenziato dall’Agenzia Internazionale per l’Energia. Infatti nel prossimo decennio ipotizza che le vendite globali di EV aumenteranno del 28% l’anno.

Questa forte accelerazione del mercato delle auto a trazione elettrica ha avuto degli sviluppi importanti anche sui mercati finanziari. Tesla ad esempio è volata 100 a 800 miliardi di dollari come capitalizzazione di mercato (e inoltre prevede una crescita del fatturato del 50% l’anno). In questo modo ha superato il totale delle 9 maggiori case automobilistiche tradizionali messe insieme.

Il costo delle batterie

L'elemento cruciale che potrebbe spingere verso un ricambio totale della flotta di veicoli esistenti è il costo. Finora le auto elettriche erano notevolmente più costose di quelle tradizionali. E per buona parte il costo era dovuto alle batterie. Il mercato delle auto elettriche però sta progressivamente abbattendo i prezzi. Secondo Bloomberg nell’ultimo decennio il prezzo medio è sceso da 917 a circa 137 dollari per kWh. LA cina conta di portarlo a 60 dollari entro il 2030. Questo vuol dire che in un futuro prossimo le auto elettriche diventeranno più convenienti da acquistare rispetto alle auto tradizionali. Anche senza i sussidi statali.

mercoledì 14 aprile 2021

Commodity, il carbone si rialza. Sta per ricominciare il rally?

Alcuni importanti eventi stanno incidendo sul prezzo del carbone. I future su questa commodity sono infatti rimbalzati da un un minimo di 3 settimane toccato a quota di $ 87,63 per tonnellata lo scorso 9 aprile.

Lo scenario della commoditiy carbone

A causare l'aumento del prezzo di questa commodity sono stati tre incidenti nelle miniere di carbone, che hanno minacciato il piano della Cina di aumentare la produzione in vista del picco di domanda estiva.
Inoltre, il mercato ha patito le preoccupazioni riguardo alle misure che potrebbe adottare il governo cinese. Si ritiene infatti che Pechino potrebbe inasprire le ispezioni sulle miniere nelle principali aree di produzione, portando a un'ulteriore scarsità di approvvigionamento.

Il rally di marzo

Nel corso del mese di marzo, i prezzi del carbone erano aumentati fino a un massimo annuale di $ 95 per tonnellata, disegnando un triangolo simmetrico trading.  Il tutto era dovuto a causa della carenza di importazioni di carbone da coke dal principale fornitore Mongolia, dopo che le autorità cinesi hanno deciso di imporre un rigoroso controllo pandemico a Ganqimaodu.
Intanto le ispezioni delle miniere di carbone nello Shanxi hanno frenato una parte della produzione interna.
Tuttavia negli ultimi giorni c'era stato un calo dei prezzi, poiché gli investitori hanno chiuso posizioni lunghe dopo il rally che aveva portato ai massimi annuali.

Situazione attuale

Il prezzo del carbone rimane superiore al 70% rispetto al minimo di 4 anni raggiunto nell'agosto 2020 ($ 50,45 / tonnellata). A dare corpo alla ripresa di questa commodity sono state le politiche governative, in particolare dal divieto della Cina sulle importazioni di carbone australiano, nonché i problemi di approvvigionamento dopo i tagli fatti dai produttori asiatici a causa dell'indebolimento dei prezzi.

In prospettiva i fondamentali della commodity rimangono favorevoli. Infatti la Cina, il principale consumatore, deve far fronte a carenze anzidette mentre la ripresa economica spinge la domanda di carbone verso l'alto. Anche sotto il profilo tecnico, l'oscillatore stocastico sembra prospettare una situazione positiva per questa commodity.

lunedì 12 aprile 2021

Economia americana, le parole di Powell: "Ripresa forte ma il Covid è ancora una minaccia"

L'economia americana è a un punto di svolta. Lo sostiene il numero uno della FED, Jerome Powell, evidenziando gli sforzi fatti sia in termini di politica monetaria che di sostegno fiscale.

Powell e lo stato di salute dell'economia americana

In una intervista concessa alla CBS, il capo della banca centrale americana dice di aspettarsi un balzo del mercato del lavoro e della crescita economica, ma che rimane ancora una minaccia forte dovuta al virus. "Il rischio principale per l'economia americana è che la malattia si diffonda di nuovo".
Per questo motivo il capo della FED evidenzia come sarebbe rischioso procedere a una riapertura affrettata dell'economia, che potrebbe far di nuovo impennare i casi di Covid. "Ci sono davvero rischi là fuori. Se riapriremo troppo in fretta, la gente tornerà troppo in fretta alle vecchie abitudini e assisteremo a un altro picco di casi", ha spiegato.

Outlook migliorato

La svolta è vicina quindi, ma occorre non vanificare gli sforzi fatti finora, sperando che il ritmo delle vaccinazioni continui ad essere alto.
Powell evidenzia che l'economia americana ha cominciato a correre in modo veloce, così come sta crescendo più velocemente la creazione dei nuovi posti di lavoro. Per questo motivo può dire con certezza che "l'outlook è migliorato in modo significativo".

Forse può interessare: imprese italiane e crisi Covid.

L'impegno della FED

Da parte sua, la banca centrale continuerà a mantenere il sostegno all'economia americana, fino a quando la ripresa sarà in gran parte completa. Questo vuol dire tassi di interesse ancora bassi per diverso tempo, e un piano di acquisti di obbligazioni molto sostenuto.
Riguardo alla inflazione, la Federal Reserve è "d'accordo che superi in modo moderato la soglia del 2% per un po' di tempo, ma non vuole che il superamento sia significativo".

Il presidente della banca centrale ha poi aggiunto che "i prezzi di alcuni asset sono elevati in base agli standard storici, ma la Fed non può prevedere le bolle speculative. La Fed è più focalizzata sulla resilienza del sistema in caso di shock, e ritiene che il sistema finanziario abbia retto agli shock in modo significativo". Tuttavia ammette che esiste una possibilità molto bassa che la crisi finanziaria del 2008 si ripeta.

mercoledì 7 aprile 2021

Commodities, il semisconosciuto iridio vale tre volte più dell'oro

Quando si parla di commodities, il pensiero va sempre ai soliti noti. Anzitutto oro e petrolio, poi argento, rame e diverse materie prime agricole come zucchero e caffé.
Ma ci sono molte materie prime meno note, anche perché non scambiate sui mercati ufficiali, che sono degne di attenzione. E' il caso dell'iridio.

L'iridio rispetto alle altre commodities

Nel vasto panorama della commodities, l'iridio fa parte della categoria dei metalli. Si tratta peraltro di un elemento molto raro e prezioso. Il suo costo per tonnellata infatti è circa di 6.000 dollari l’oncia, ossia più del triplo rispetto al costo dell’oro.
Ma c'è una cosa che risulta ancora più interessante, ossia il suo trend in forte ascesa. Da inizio anno infatti il prezzo dell'iridio non solo ha sovraperformato le altre commodities, ma è andato anche più forte del Bitcoin, la criptovaluta più famosa.

Aumento di prezzo sontuoso

Se consideriamo il valore da inizio anno, l'iridio è aumentato del 131%. Se riprendiamo come riferimento il Bitcoin, possiamo evidenziare che la valuta digitale è nel frattempo salita del 85%. E' quindi ben evidente quanto spedita sia stata la corsa dell'iridio.
E dire che non possono neppure esserci manovre speculative, visto che sono quasi del tutto assenti investitori e speculatori, visto che l'iridio non viene scambiato in borsa. A differenza delle altre commodities, non si può fare trading sulle opzioni vanilla con l'iridio, oppure negoziare CFD. Chi ci opera sono esclusivamente gli utenti industriali mentre i pochi grandi investitori che comprano iridio vanno direttamente dai produttori.

Nota bene: quando si negoziano commodities, occorre conoscere bene i concetti di trailing step definizione trailing stop.

L'utilizzo dell'iridio

A spingere il prezzo di questo metallo è il suo largo utilizzo per la produzione di schermi elettronici, unitamente al fatto che ci sono state interruzioni dell’offerta nel corso dell’ultimo anno (ricordiamo che l'iridio si ottiene come sottoprodotto dell’estrazione di platino e palladio). Inoltre in ottica futura, l’iridio potrebbe venir utilizzato nella produzione di idrogeno verde tramite l’elettrolisi dell’acqua.

giovedì 1 aprile 2021

Industria del benessere: con il Covid sono andati in fumo 2,1 miliardi di euro di ricavi

L'industria del benessere ha subito una mazzata clamorosa a causa del Covid. Tutte le misure di lockdown hanno praticamente sempre incluso questo settore nelle mosse restrittive, finendo per renderlo il più bersagliato dall'emergenza.

Stroncata l'ascesa dell'industria del benessere

Un danno al quale si aggiunge una beffa, visto che prima della crisi il settore del wellness era in forte crescita. Secondo il Global Wellness Institute (GWI), il tasso medio di crescita per il periodo 2017-2022 avrebbe dovuto essere del 6,5%.
Secondo una analisi di Banca d’Italia, le famiglie hanno drasticamente ridotto (un po' per necessità, un po' per via dei lockdown) la spesa in servizi di cura della persona. Una famiglie su tre ha del tutto smesso di ricorrere a questa tipologia di servizi.

Numeri del settore

Va ricordato che in Italia l'industria del benessere produce tanta ricchezza e tanto lavoro. Nel settore dell’acconciatura ed estetica, infatti, esistono quasi 150mila imprese. Nel complesso ci lavorano 263 mila addetti. Per la stragrande maggioranza si tratta di imprese artigiane (86,5%), quindi anche meno in grado di fronteggiare tempeste così brusche. Secondo un sondaggio di Confartigianato, nel 2020 questo ha avuto una perdita di ricavi per 2.104 milioni di euro, pari al 33,6% in meno.

La piaga dell'abusivismo

A peggiorare il quadro c'è il fenomeno dell'abusivismo. Già prima della emergenza pandemica questo fenomeno era molto diffuso (ISTAT stimava un lavoro indipendente irregolare del 27,8%, con picchi soprattutto nel Mezzogiorno), e generava una concorrenza sleale oltre che und anno economico all'erario. Ma il fenomeno si è poi ampliato con i lockdown e la chiusura delle attività del benessere nelle aree a maggiore rischio. L'esercito di operatori abusivi nell'industria del benessere potrebbe essere di 42 mila soggetti.
Bisogna inoltre considerare che l’abusivismo crea anche un potenziale danno sociale, visto che la qualità e la sicurezza dei trattamenti spesso non sono conformi ai protocolli Covid-19 per distanziamento e sanificazione.