lunedì 29 aprile 2019

Stipendi alti, meritocrazia e condizioni di lavoro migliori, ecco perché i medici italiani scappano all'estero

Stipendi più alti e maggiore meritocrazia. Sono soprattutto questi i due fattori a spingere sempre più medici italiani a lasciare il paese e dare ascolto alle sirene dall'estero.

Medici in fuga per stipendi e condizioni di lavoro

A rivelarlo sono i dati della commissione UE, secondo i quali proprio i medici del nostro paese sono quelli più soggetti all'emigrazione. Il 52% di tutti quelli che cambiano paese giungono infatti dalla nostra penisola, allettati dalla prospettiva di stipendi maggiori, ma anche da un trattamento che dia maggiore gratificazione al talento e alle capacità personali. Per capire la dimensione di quanto sia grande questo fenomeno, basta considerare che al secondo posto tra i "camici emigranti" ci sono i medici tedeschi, che sono appena al 19%.

Proposte choc dall'Arabia

I più allettati da una prospettiva fuori dal paese sono i medici del Veneto, dove ben 80 professionisti sui 1500 emigrano ogni anno. Non è un caso che la Sanità di questa regione si quella che riconosce gli stipendi tra i più bassi d'Italia (quartultima regione nella classifica delle retribuzioni medie, ultima regione del Nord Italia). Ecco perché di fronte a proposte molto vantaggiose spesso di si riesce a dire di no. Un esempio? Dagli Emirati Arabi stanno arrivando richieste a specialisti italiani, con stipendi dai 14 ai 20 mila euro al mese e diversi benefit: interprete, casa, scuola per i figli, assistenza e autista.

Non è solo questione di stipendi però. I medici italiani che vanno all'estero parlano di un accesso alla professione più meritocratico, di migliori prospettive di carriera ma soprattutto di condizioni di lavoro decisamente migliori. Qui da noi è un disastro a confronto: turni massacranti, condizioni economiche clamorosamente differenti tra lavorare in intramoenia nel pubblico (tassato al 45%) e come privato (grazie alla flat tax verserà il 15%).

Il paradosso tutto italiano

La cosa davvero paradossale è che mentre ai nostri medici arrivano proposte da Gran Bretagna, Svizzera, Germania, Francia, Belgio e Olanda, i nostri ospedali sono costretti ad assumere neolaureati, medici in pensione o specialisti dalla Romania perché nelle corsie c’è carenza di medici. Il tutto mentre 10 mila medici specializzati sono in attesa di chiamata, e altri 6 mila che stanno frequentando l’ultimo anno di specializzazione ma nessuno li assume per via del blocco del turn over e del contratto fermo da dieci anni.

venerdì 26 aprile 2019

Banca di Russia, si prospetta un futuro taglio dei tassi

Non ha regalato nessuna novità il meeting di politica monetaria della Banca di Russia. L'istituto moscovita ha infatti deciso di lasciare invariato il costo del denaro al 7,75%, livello al quale si trova dal dicembre scorso quando venne alzato di 25 punti base.

Il meeting della Banca di Russia

La Banca di Russia ha effettuato due mosse restrittive nel giro di pochi mesi, a settembre e dicembre 2018, al fine di contenere il rialzo dell'inflazione. Sono stati i primi ritocchi effettuati dopo ben 4 anni. Effettivamente il contenimento dell'inflazione c'è stato, perché ci si aspettava un rialzo fino al 5,4%, e invece l'ultima rilevazione ha evidenziato una crescita inferiore, al 5,3%. Il picco potrebbe quindi essere stato già raggiunto, anche se la Banca di Russia ci va cauta.

Infatti occorre ancora che si manifestino completamente gli effetti degli aumenti dell'IVA, e per questo bisognerà attendere il secondo semestre. Ad ogni modo c'è ottimismo, visto che la banca centrale ritiene i rischi pro-inflazione diminuiti, e che l'indice dei prezzi al consumo annuale tornerà al 4% nella prima metà del 2020.

Suggerimento: prima di adottare strategie scalping Forex 1 5 minuti occorre aver maturato una certa esperienza di investimenti in internet.

Possibile taglio dei tassi

La frenata dell'inflazione potrebbe così aprire ad uno scenario accomodante di politica monetaria. La Banca di Russia ha infatti ventilato la possibilità che ci sia un taglio dei tassi, magari già in occasione del prossimo meeting del 14 giugno. Ovviamente ciò accadrebbe solo se la situazione economica dovesse svilupparsi in linea con le previsioni di base.

Se ci chiediamo quali sono le migliori piattaforme di trading online e analizziamo i dati, possiamo vedere che la possibilità di un taglio al costo del denaro ha frenato il Rublo sui mercati valutari. Il cross USD-RUB ha ampliato i guadagni dell'ultima settimana, giunti oltre il punto percentuale. Il bilancio annuo però è a favore della valuta russa, che ha guadagnato oltre il 6% contro il iglietto verde.

mercoledì 24 aprile 2019

Rating, per l'Italia appuntamento clou con S&P venerdì prossimo

Venerdì prossimo sarà una giornata molto nervosa per l'Italia e per i mercati. E' infatti in programma la decisione degli analisti di Standard and Poor's sul rating del nostro paese.

Il rating dell'Italia

Dopo il rinvio di Moody’s lo scorso 15 marzo, e visto il rallentamento dell’economia certificato anche dal governo nel Def, i mercati aspettano con ansia la decisione di S&P. Al momento il rating dell'Italia è BBB. Venne confermato a questo livello lo scorso mese di ottobre, ma in quella occasione S&P abbassò l'outlook da stabile a negativo. L'Italia insomma resta a due gradini sopra il pericoloso livello di 'junk', ossia spazzatura.

La comunicazione avverrà soltanto dopo la chiusura dei mercati il prossimo 26 aprile, come impongono le nuove regole. In tal modo infatti non si potranno alimentare pericolose manovre speculative che puntano sulle reazioni istintive degli investitori. Un tempo infatti gli aggiornamenti sul rating potevano innescare, soprattutto in caso di downgrade, veri e propri sell-off.

Le attese e i timori dei mercati

Ma cosa ci si aspetta dagli analisti americani? S&P taglierà il rating dell'Italia oppure lo lascerà invariato? Quello che è certo è che il contesto non è molto incoraggiante. Ci sono diverse voci che ipotizzano una nuova e ampia crisi finanziaria all'orizzonte, che potrebbe concretizzarsi in Italia già nei prossimi mesi. Secondo Bloomberg, anche se non vi sono stati segnali concreti di crisi finanziaria, le cose potrebbero precipitare in modo rapido. Insomma potrebbe essere solo una questione di tempo.

C'è poi il rapporto con Bruxelles da tenere sempre sotto controllo. Le tensioni forti di qualche mese fa sembrano essere solo sopite, ma sono pronte a riesplodere in caso di allargamento dello spread Btp-Bund (che in vista di questa decisione sul rating sta già mostrando una pericolosa tendenza al rialzo, collocandosi ai massimi da 7 settimane), oppure sulla questione del deficit e del rapporto debito PIL. Quest'ultimo, anziché arrestarsi al 2,04% come promesso dal Governo, potrebbe arrivare a 2,4%. Troppo, secondo l'Europa.

venerdì 19 aprile 2019

Shopping tax free, in Italia aumento del 13%. Cinesi più spendaccioni di tutti

Nel primo trimestre del 2019, lo shopping "free tax" è andato a gonfie vele in Italia. I turisti insomma hanno speso di più rispetto allo stesso periodo del 2018.

I numeri dello shopping tax free

A evidenziarlo è una indagine specialistica sul settore, che evidenzia l'incremento del 13% degli affari "tax free". Non solo, l'altra buona notizia è che in media il singolo turista internazionale ha speso il 9% in più rispetto allo scorso anno. Lo scontrino medio infatti è stato di 831 euro.

Ma quale categoria merceologica è stata oggetto della migliore performance? In base ai dati è il settore dell'abbigliamento e pelletteria. Le vendite hanno avuto un incremento del 10% e lo scontrino medio è giunto a 796 euro (+8%). Se parliamo di performance in termini relativi, invece lo scettro è della categoria 'Orologi e gioielli', dove gli acquisti tax free hanno avuto una impennata del 34% e lo scontrino medio è salito del 23% arrivando a 3.382 euro.

Cinesi, russi e americani

Da dove arrivano gli spendaccioni? Un bel peso specifico ce l'hanno i cinesi, pari al 29% sul totale delle vendite tax free (incremento del 4% rispetto allo scorso anno, spesa media di 1213 euro, in crescita del 15%). A bella distanza vengono poi russi russi (14% del totale, in media acquistano per 649 euro). Assieme quindi cinesi e russi rappresentano quasi la metà dello shopping tax free in Italia. Gli statunitensi completano il podio con il 6% del totale, con un Tax Free Shopping che sale del 32% rispetto al primo trimestre dello scorso anno, e uno scontrino medio in aumento dell’8% e pari a 1.004 euro. Sempre a livello geografico, vanno evidenziate le buone performance di svizzeri (+72%) e arabi (+51%).

Dove preferiscono spende i turisti? Milano si conferma la città che più invoglia a spendere. Gli acquisti tax free nel capoluogo lombardo infatti hanno registrato un incremento delle vendite del 16%, con lo scontrino medio più alto a 1164 euro. seguono Roma (scontrino medio che ha raggiunto i 917 euro), Firenze (858 euro) e Venezia (1.071 euro).

mercoledì 17 aprile 2019

Dollaro australiano in rally dopo i dati macro cinesi

Il dollaro australiano è salito a un massimo di due mesi, trascinato al rialzo dagli ottimi dati sulla crescita economica cinese.

La Cina e il dollaro australiano

L’ufficio di statistica cinese ha reso noto che il prodotto interno lordo è cresciuto del 6,4% nel primo trimestre rispetto all’anno scorso, poco più del 6,3% previsto. Le vendite al dettaglio sono aumentate dell'8,4% (attese all'8,7%) mentre la produzione industriale è schizzata dell'8,5% rispetto al 5,9% previsto e al 5,3% precedente. Il forte segnale di ripresa sia della produzione industriale che delle vendite al dettaglio a marzo, hanno dato una bella boccata di ossigeno ai mercati. L'economia orientale sta quindi rispondendo alle misure di stimolo del governo e stanno riprendendo lo slancio. E' presto per dire se il peggio è davvero passato per l'economia globale, ma di sicuro qualcosa di positivo si muove.

Il dollaro australiano è sensibile alle fortune economiche della Cina, dal momento che Pechino è il principale partner commerciale dell'Australia. Inoltre, la Cina è la seconda più grande economia del mondo e il più grande player industriale, è evidente quindi l'importanza dei dati cinesi per il sentimento di rischio del mercato. Come si può vedere su una qualsiasi piattaforma forex italiana migliore, il dollaro australiano è salito sopra 0,72 dollari USD per la prima volta dal 21 febbraio, a seguito dei dati sull'economia cinese (inoltre ha raggiunto anche un picco di quattro mesi contro lo Yen a 80,71).

Suggerimento: quando si fa trading occorre prestare attenzione alle configurazioni che si creano. Ad esempio sono molto importanti i pattern harami forex bullish bearish.

La RBA più accomodante

Va detto che la crescita del dollaro australiano è avvenuta nonostante dalla riunione della RBA sia emerso che l'istituto centrale australiano ritenga un taglio dei tassi di interesse appropriato, se l'inflazione dovesse rimanere bassa e la disoccupazione dovesse salire più in alto. Anche se l'ipotesi di un taglio dei tassi non sembra davvero essere realistica al momento, in ogni caso il commento della RBA nella giornata di martedì aveva innescato un aumento di posizioni corte sul dollaro australiano. Lo scenario però è repentinamente cambiato a seguito dei dati cinesi.

lunedì 15 aprile 2019

Spesa per la Pasqua: i dolci costano 400 milioni agli italiani

A Pasqua si rispetterà anche quest'anno la tradizione culinaria degli italiani. Agnelli, capretti, casatielli e torta pasqualina, lasagne e brodo di gallina saranno presenti sulle nostre tavole, così come lo saranno anche i dolci tipici: colombe, uova di cioccolata e pastiera napoletana. Per questi ultimi si stima che la spesa per la Pasqua da parte degli italiani ammonterà a circa 400 milioni di euro.

La spesa per i dolci pasquali

Il calcolo è stato fatto da da CNA Agroalimentare tra gli iscritti alla Confederazione. E' stato evidenziato come le vendite dei prodotti tipici siano cominciate già a metà marzo. Per quanto riguarda le colombe la spesa degli italiani sarà di 170 milioni di euro. Due famiglie italiane su tre consumeranno perlomeno una colomba, che in prevalenza saranno quelle industriali (90 milioni di euro). Tuttavia, aumenta il numero di coloro che comprano colombe artigianali e semi-industriali (80 milioni di giro d’affari). Per quanto riguarda le preferenze, al colomba più gettonata è quella classica, con glassa di mandorle e granella di zucchero e mandorle pelate.

Ciccolata e pastiera

Ma la spesa per la Pasqua "dolciaria" si indirizzerà anche verso la cioccolata. Saranno oltre 16 milioni le uova che si consumeranno nel periodo pasquale, alimentando un volume di affari pari a 250 milioni di euro (soltanto per le pezzature medio-grandi). Cosa interessante da sottolineare: mentre un tempo l'uovo di cioccolata era un prodotto per bambini, oggi invece è un prodotto per tutta la famiglia o in oggetto da regalo raffinato. Per molte aziende il fatturato in questo periodo vale un quarto degli incassi totali annui. In Italia c'è una differenza forte rispetto al resto d'Europa, visto che il consumo di cioccolato fondente copre la metà del totale.

Chi si sta facendo strada tra i dolci pasquali,è la pastiera napoletana. Di recente è uscita dai confini della tradizione culinaria partenopea, diventando un dolce nazionale al punto che nel 2018 la sua ricetta è stata la più ricercata in rete, secondo Google Trends.

giovedì 11 aprile 2019

FED sempre più colomba, Wall Street viaggia mentre il dollaro no

Nella serata di mercoledì, la Fed ha pubblicato il verbale della riunione di politica monetaria del 19-20 marzo, al termine della quale è stato deciso di mantenere invariati i tassi di interesse (il costo del denaro resta al 2,25-2,5%), e anche di non procedere ad altri ritocchi nel corso del 2019.

La riunione della FED

Dall'esame delle minute del FOMC (Federal Open Market Committee) emerge infatti che la maggioranza dei membri della Banca centrale americana non si aspetta una mossa restrittiva nei prossimi mesi. Questo perché l'inflazione mostra segnali di attenuazione e la crescita economica a stelle e strisce sarà debole nel corso di quest'anno. Tuttavia, la frenata del PIL registrata nel primo trimestre, secondo la banca centrale americana sarà seguita da un robusto rimbalzo nel secondo trimestre. In questo caso non si esclude a priori la possibilità di alzare i tassi d'interesse nel corso dell'anno. Diversi partecipanti al meeting, inoltre, hanno precisato che la loro opinione su quale sia il range giusto per i tassi "potrebbe cambiare in entrambe le direzioni".

Per il momento però prevale ancora la linea della "pazienza". Il FOMC è soprattutto sorpreso da una cosa: "è interessante notare che l'inflazione non abbia mostrato maggiori segni di rafforzamento in risposta alle solide condizioni del mercato del lavoro e all'aumento della crescita dei salari nominali, nonché alla pressione al rialzo a breve termine derivante dagli aumenti delle tariffe commerciali".

Annotazione: prima di fare investimenti sui mercati, è bene studiare qualche possa essere il miglior broker trading online italiano.

La reazione dei mercati

La reazioni dei mercati azionari a questa posizione accomodante è stata positiva, visto che il Dow Jones Industrial Average è salito di 6,58 punti, lo S&P 500 di 10,01 punti e il Nasdaq Composite di 54,97 punti. Sul mercato valutario invece, i verbali "colomba” della Federal Reserve hanno fatto perdere slancio al dollaro, con i migliori segnali forex in tempo reale sicuri che hanno puntato tutti al ribasso del greenback. L'indice del biglietto verde si è attestato a 96,93 dopo essere scivolato a un minimo di due settimane di 96,823 mercoledì.

martedì 9 aprile 2019

Spesa per i ponti di Primavera: ecco quanto costerà agli italiani mettersi in viaggio

Gli italiani sono pronti a mettersi in viaggio per i prossimi "ponti" di primavera, ovvero Pasqua, 25 aprile e 1 maggio. E si prevede che sosterranno una spesa media di 419 euro.

La spesa di chi si metterà in viaggio

A rivelarlo è una indagine condotta dall'Osservatorio mensile Findomestic, realizzata in collaborazione con Doxa. Si prevede che complessivamente si metterà in viaggio un italiano su tre in occasione delle festività Pasquali (il 18,4% si metterà in viaggio), del 25 aprile (si muoverà il 14,9%) e in occasione della Festa dei lavoratori (9,2%). Questa quota potrebbe anche aumentare, visto che gli indecisi sono il 36,9% e di sicuro qualcuno opterà per qualcosa di iù di una semplice gita fuori porta (che comporterebbe una spesa minore). Chi si è detto certo di rimanere a casa è il 28,7% degli interpellati, prevalentemente a causa di impegni di lavoro o per ragioni economiche.

A livello di spesa media, come detto la quota pro capite dovrebbe aggirarsi sui 419 euro. In una piccola fetta di campione (8,5%) potrebbe giungere ben oltre i 1.000 euro, mentre in molti casi (26,6%) non arriverà neppure a 200 euro a persona. Nel primo caso rientreranno molti di quelli che si prenderanno ben 2 settimane intere di ferie (8,2%) oppure una settimana intera di villeggiatura (23%), ma anche una piccola quota di quelli che decideranno di trascorrere fuori casa tre notti (38,2%). La maggioranza però si limiterà a soli due pernotti fuori casa (26,2%). Va sottolineato che oltre la metà di quelli che partiranno (53%) risiede nel Nord Italia.

L'analisi delle scelte di viaggio

Riguardo alle mete preferite, quasi tutti (78,6%) rimarranno in Italia. Soltanto il 3,4% si dirigerà in un Paese extra-UE. La meta più gettonata risulta essere Matera (capitale europea della cultura), mentre come preferenza generica la metà di coloro che si metterà in viaggio privilegerà una località di mare oppure una città d’arte. Solo il 10% sceglierà la montagna. E la compagnia? Ci si metterà in viaggio soprattutto con la famiglia (42,9%) oppure con il proprio partner (36,6%).

Sulle scelte di viaggio - evidenzia l'analisi Findomestic - la maggioranza degli intervistati ha detto che la spesa da sostenere è stata un fattore importante di scelta, in particolare sono stati attirati da sconti (33,8%), coupon (18,6%), riduzioni per bambini (14,6%) o sfrutterà offerte last minute (29,1%).

sabato 6 aprile 2019

Mercati, il dollaro fa su e giù tra dazi e dati macro

L'ultimo giorno di negoziazione sui mercati è stato caratterizzato soprattutto da due eventi. Il primo è la schiarita sul fronte dei dazi tra USA e Cina, il secondo sono i dati sul lavoro degli Stati Uniti.

La guerra dei dazi e i mercati

Sul fronte commerciale va segnalato il grosso passo in avanti nei negoziati tra Stati Uniti e Cina. Trump ha annunciato che un'intesa potrebbe essere raggiunta "entro le prossime quattro settimane, forse qualcosa di più o forse qualcosa di meno". Dal canto suo il vice premier cinese Liu He, ha definito gli ultimi incontri "fruttuosi". I mercati sperano che un accordo tra i paesi possa rimuovere alcuni ostacoli globali alla crescita, e per questo hanno reagito positivamente alla notizia.

Per questo motivo durante la mattinata di venerdì, il dollaro ha dato una bella sgasata rispetto alle altre valute principali. Il biglietto verde ha raggiunto i massimi di 3 settimane contro lo Yen giapponese (valuta rifugio), facendo la gioia di chi ci ha puntato adottando strategie di trading a breve termine.

I dati sul lavoro USA

Nel pomeriggio però gli entusiasmi dei mercati si sono raffreddati. Sono infatti stati resi noti i dati sul lavoro USA, che hanno avuto un tenore misto. Da una parte infatti c'è stato un report positivo circa il numero di buste paga non agricole (Non Farm Payrolls), salite di 196.000 unità contro le 180.000 previste. Un bel passo in avanti dopo la deludente lettura di febbraio (la più bassa da settembre). Tuttavia a una tale crescita non corrisponde una forte pressione salariale. La paga oraria media infatti è cresciuta solo di quattro centesimi (0,1%) dopo il salto dello 0,4 percento a febbraio.

Consiglio: fare trading con bonus senza deposito forex non è sempre la scelta migliore per approcciare ai mercati finanziari.
 
Questo rapporto dal tenore misto è stato interpretato dai mercati come un segnale che la FED ha ragione. L'istituto centrale ha deciso di sospendere il ciclo di strette sui tassi, dopo i quattro rialzi varati lo scorso anno. Le incertezze riguardo alle prospettive dell'economia americana, danno ragione a questo atteggiamento. Ciò spiega perché dopo i dati sull'occupazione, il biglietto verde ha ridotto i guadagni e alla fine è rimasto stabile contro l'Euro e lo Yen, mentre l'indice del biglietto verde è stabile attorno quota 97.

giovedì 4 aprile 2019

Mercato vinicolo, l'Italia continua a dominare la scena mondiale

L'economia italiana è in recessione, ma c'è un settore che fortunatamente continua a marciare spedito. E' il mercato vinicolo. L'Italia per il quarto anno consecutivo si è confermato al primo posto al mondo come produttore.

I numeri del mercato vinicolo

Viene evidenziato da una indagine Unicredit i cui risultati sono contenuti nel "Industry Book 2019" dedicato al comparto (sono stati mappati i bilanci depositati degli ultimi cinque anni di un campione di 685 imprese produttrici di vino). Da noi si producono infatti 50,4 milioni di ettolitri, con un volume di output di 11 miliardi di euro di vino l'anno, grazie all'attività svolta da oltre 2mila imprese.

Nel corso del 2018 la produzione di vino è cresciuta del 10,5% rispetto all'anno precedente, mentre la quota di mercato vinicolo mondiale del nostro paese è salita fino al 17%. E sono vini buoni, visto che solo il nostro paese ha ben 523 prodotti certificati IG (cioé Dop e Igp). La Francia è seconda a 435.

Tra le varie tipologie di vino prodotte, spicca la crescita di quello Dop. Dal 2017 al 2018 la sua produzione è cresciuta del 21,7%. In special modo sono i vini rossi Dop ad essere cresciuti in misura maggiore (23,4%) ma anche i bianchi hanno visto un notevole incremento (20,5%).

Le prospettive del mercato vinicolo

Se la nostra produzione mondiale è la più grande al mondo, lo è pure l'export di vino. L'Italia infatti detiene una quota del 19,8% dell'export vinicolo mondiale, con 6,2 miliardi di euro incassati nel 2018. La nostra produzione si indirizza soprattutto verso il mercato statunitense, e poi verso Germania e Regno Unito. Questi 3 mercati sono gli sbocchi principali ed assieme assorbono più della metà dell'export italiano globale. Sotto questo aspetto però, sono molto interessanti le prospettive future per il mercato vinicolo. Uno dei mercati dall'appeal maggiore è senza dubbio quello cinese, dove nel 2020 sono previste volumi di vendite in aumento dell'11,9%.

martedì 2 aprile 2019

RBA australiana ferma sui tassi. Il dollaro perde quota nel Forex

La Reserve Bank of Australia ha rispettato le previsioni degli economisti, scegliendo di non ritoccare i tassi di interesse e la sua governance (a differenza di altri grandi istituti centrali come Federal Reserve, BCE e BoJ).

Il meeting della Reserve Bank of Australia

Alla fine del meeting di politica monetaria, il costo del denaro è stato confermato all'1,50% per la ventinovesima riunione di fila. Si tratta del livello minimo storico che venne raggiunto con un taglio di 25 punti base nell'agosto 2016. La RBA ha confermato di ritenere questo tasso di interesse coerente con la crescita sostenibile dell'economia dell'Australia e con il mantenimento dell'inflazione verso il target del 2%. Inoltre ha confermato pure l'intenzione di lasciarli all'1,50% per "un prolungato periodo di tempo".

Riguardo ai fattori esteri, la RBA ha inoltre confermato di vedere la crescita mondiale "rallentata", e inoltre "i rischi al ribasso sono aumentati".

Cosa si aspettavano i mercati

I mercati si aspettavano una decisione cauta da parte della RBA, ma erano e sono più propensi a vedere un futuro movimento accomodante. Infatti le altre grandi banche centrali - FED, BCE e BoJ - si stanno muovendo proprio su questo sentiero, e se la RBA non vuole rischiare eccessivi apprezzamenti dell'Aussie Dollar, allora potrebbe essere costretta a una mossa espansiva sul costo del denaro. Per questo motivo i futures hanno leggermente allargato le probabilità di un taglio entro il 2019.

Suggerimento: prima di fare investimenti online, studiate molti strumenti. Qui è spiegato l'indicatore on balance volume OBV.

La reazione del dollaro australiano

Sul fronte valutario, il dollaro australiano continua a muoversi in un range risretto da alcune settimane. Se guardiamo uno dei migliori broker forex autorizzati Consob, vediamo che il cambio AUD-USD si è indebolito dopo la decisione della RBA, scendendo verso quota 0,707, una zona di supporto già testata al ribasso diverse volte nelle ultime settimane.

Nelle prossime settimane gli investitori guarderanno con attenzione alle mosse del governo Morrison. Sono in rampa di lancio infatti forti incentivi per l'economia, perché alle prossime elezioni di maggio il Premier non è messo bene nei sondaggi. Se queste misure dovessero effettivamente stimolare la crescita, allora si ridurrebbe la necessità di manovre espansive della RBA.