venerdì 29 dicembre 2023

Economia nigeriana, ancora grossi problemi su valuta e inflazione

Si chiude un anno complicatissimo per l'economia nigeriana, e per la sua valuta nazionale - la Naira - che è precipitata su livelli che non si vedevano dallo scorso millennio, da quando cioè c'è stato il ritorno alla democrazia.

Cosa succede all'economia nigeriana

Malgrado gli sforzi dei politici per ridare ossigeno all'economia nigeriana e stabilizzare il mercato valutario a fronte di una forte domanda di dollari, la Naira è crollata alla soglia dei 900 per dollaro. Si tratta dell'anno peggiore dal 1999. 

Inoltre è la terza peggior valuta a livello mondiale, dopo la sterlina libanese e il peso argentino.
Il crollo della valuta nigeriana ha accelerato da quando la banca centrale ha consentito scambi più liberali a giugno.

Annotazione: se volete negoziare la Naira nigeriana e le altre valute, imparate anche il concetto di hammer analisi tecnica.

Il problema inflazione

Allo stesso tempo, la mossa del governo di Bola Tinubu (insediatosi a maggio scorso) di eliminare i sussidi alla benzina, come gesto di rottura con il passato, ha fatto impennare l’inflazione che a novembre ha raggiunto il massimo degli ultimi 18 anni pari al 28,2% (dati Pocket Option), il più alto dall'agosto 2005 e superiore alle aspettative del mercato del 27,9%.
Ricordiamo che l'economia nigeriana si caratterizza per la grande produzione di petrolio, ma non ha la capacità di trasformare il greggio che estrae. Per questo deve importare benzina, gasolio e cherosene, tanto che ha speso 23 miliardi di dollari nel 2022 per le importazioni di carburante, più di quanto ha stanziato per l’istruzione e la sanità.

L'inflazione ha accelerato per i settori alimentare e bevande analcoliche (32,6% contro 31,3% di ottobre), abbigliamento e calzature (16,6% contro 16,4%), edilizia e servizi pubblici (23,4% contro 22,9%), sanità (23,9% contro 23,3%), svago e cultura (8,8% contro 8,4%) e ristoranti e alberghi (24,1% contro 24%).
Su base mensile, i prezzi al consumo sono cresciuti del 2,1% a novembre, dopo un aumento dell'1,7% a ottobre.

La banca centrale

Per arginare la corsa dei prezzi e la svalutazione della moneta, la banca centrale ha alzato in modo aggressivo il tasso di interesse di riferimento al 18,75%, il livello più alto visto dal 2006, mentre le riserve estere sono scese al minimo di sei anni.
Gli analisti prevedono un ulteriore deprezzamento della naira nel 2024, a meno che il governo non attiri con successo gli investitori internazionali o non aumenti significativamente la produzione di petrolio.

giovedì 21 dicembre 2023

Banche italiane promosse dalla BCE: sono tra le più virtuose

Arrivano buone notizie per le banche italiane, perché in base alla classifica stilata dalla BCE sugli istituti più solidi (in base ai requisiti di capitale individuali) i nostri istituti occupano le prime posizioni della classifica. In sostanza sono più solidi e quindi tra i meno rischiosi del continente.

La valutazione delle banche

Lo SREP (acronimo di “Supervisory Review and Evaluation Process”) è il processo di revisione e valutazione prudenziale, con cui le autorità di vigilanza esaminano i rischi delle banche e definiscono i requisiti e gli orientamenti patrimoniali a livello di singolo ente.

Esso è basato sui dati di fine esercizio 2022, e prende in esame quattro elementi principali, ai quali viene assegnato un punteggio compreso tra 1 e 4 (1 è il punteggio migliore, 4 il peggiore).

La classifica delle italiane

Ebbene, tra le banche italiane spicca la posizione di Credem, che ha una valutazione analoga a quella della francese Sfil e per il 2024 ha ricevuto una richiesta di capitale aggiuntivo, appena dell'1%. Dopo Credem, la banca italiana più virtuosa è Mediolanum, cui segue Intesa San Paolo. Si trovano rispettivamente al sesto e nono posto della classifica generale, con un P2R a 1,50%.

Il quarto istituto Italiano per solidità è invece Mediobanca, con un valore di 1,82%. Seguono Unicredit e Finecobank, seguite da Bper (2,45%), Cassa Centrale Banca (2,5%), Banco BPM (2,52%), Iccrea (2,53%), Mps (2,75%) e Banca Popolare di Sondrio (2,79%). Va evidenziato che tutte queste banche hanno capitale superiore alle richieste BCE.

La situazione Europea

In generale, i risultati dello SREP evidenziano che le banche dell’area dell’euro continuano a dimostrare solidità e buona capacità di tenuta. I loro requisiti in termini patrimoniali e di liquidità sono ben al di sopra di quelli previsti dai regolamenti. Inoltre la redditività è tornata a livelli che non si osservavano da più di un decennio, rafforzando la capacità di resistere agli shock esterni e permettendogli di distribuire 70 miliardi di dividendi.
Tuttavia, evidenzia la BCE, “le deboli prospettive macroeconomiche e l’inasprimento delle condizioni di finanziamento restano una fonte di rischio per le banche europee”.

lunedì 18 dicembre 2023

Investitori, settimana pre-Natalizia con tanti dati macro e i meeting di PBoC e BoJ

Siamo entrati nella settimana pre-Natalizia, che sarà senza dubbio più blanda rispetto alla precedente durante la quale si sono riunite tante banche centrali.
Gli investitori continueranno a guardare soprattutto agli USA, con alcuni dati macro molto attesi.

Gli eventi clou per gli investitori

Anzitutto negli States verrà reso noto il rapporto sul reddito e sulle uscite personali di novembre, che include in particolare l'indice dei prezzi PCE, un indicatore molto osservato dalla FED. Sempre negli USA ci sarà la lettura finale della crescita del PIL del terzo trimestre, della fiducia dei consumatori delle banche centrali e degli ordini di beni durevoli.

Settimana scorsa la FED ha mostrato un volto più accomodante, che ha indotto gli investitori a pensare che fosse possibile un taglio dei tassi di interesse già nel mese di marzo. Questo ha provocato una flessione del dollaro, con l'indice che era sceso a 102 circa (ed è leggermente rimbalzato solo dopo aver fatto un doppio minimo trading).

Regno Unito e UE

Sarà una settimana importante anche per il Regno Unito. Verranno infatti rilasciati il report sull'inflazione e sulle vendite al dettaglio.
Nell'Area Euro, i dati finali sull'inflazione dovrebbero confermare che il tasso principale è sceso al 2,4%, il livello più basso da luglio 2021, e l'inflazione core dovrebbe essere confermata al 3,6%, il più basso da aprile 2022.

Nota bene: se sete investitori interessati a negoziare valute, scegliete soltanto dei Consob lista broker autorizzati.

Meeting di politica monetaria in Asia

La politica monetaria sarà al centro dell’attenzione degli investitori in Asia. La Banca popolare cinese dovrebbe mantenere invariati i tassi, difendendo lo yuan (che intanto si è apprezzato oltre il 7,12 per dollaro, raggiungendo i livelli più forti in sei mesi) e optando invece per sostenere l’economia in rallentamento.

Nel frattempo, la Banca del Giappone è destinata a mantenere invariato il tasso di riferimento al -0,1% e potrebbe potenzialmente offrire aggiornamenti su un allontanamento dalla politica ultra-conciliante e sulla graduale eliminazione della sua politica di controllo della curva dei rendimenti. Il Giappone pubblicherà inoltre il tasso di inflazione e la bilancia commerciale per novembre.

mercoledì 13 dicembre 2023

Prezzi delle assicurazioni in aumento, il Codacons non ci sta

Una brutta sorpresa per i consumatori: il nuovo rincaro del prezzo medio delle tariffe RC Auto, così come indicato dall'IVASS. Il nuovo aumento spinge il costo dell'assicurazione sui livelli dell'ottobre del 2019, scatenando così l'ira dell'Unione Nazionale consumatori, che giudica spropositato questo rincaro.

La battaglia sui prezzi

In base ai calcoli effettuati dal Codacons, la nuova crescita delle tariffe RC Auto provocherà un costo aggiuntivo di circa 910 milioni di euro annui a carico degli automobilisti italiani (nel nostro paese circolano circa 43 milioni di veicoli assicurati).

L'incremento medio di una polizza è stato del 7,9%, che spinge così il prezzo medio dell'assicurazione auto a 388 euro. In termini numerici si tratta di un aumento di circa 28 euro per polizza, rispetto ai prezzi dello scorso anno.

La protesta del Codacons

L'Associazione dei Consumatori ritiene che questo rialzo sia del tutto ingiustificato, e che non abbia alcuna motivazione se non quello di incrementare i profitti a scapito dei clienti. A maggior ragione se si pensa che non c'è alcun differenziale degli incrementi tra città virtuose e quelle meno virtuose.

Insomma guardando i numeri degli incidenti e all'andamento dell'inflazione, una crescita del genere delle polizze auto non è assolutamente giustificabile, considerato anche che non si registrano particolari aumenti di tasse e del costo del personale.

Posizioni contrattuali differenti

Il Codacons pone l'accento soprattutto su un aspetto. Se da un lato gli automobilisti sono costretti per legge ad assicurare i propri veicoli, dall'altra parte le compagnie di assicurazione non devono sottostare a nessun limite tariffario. Possono aumentarle a proprio piacimento. 

Questo squilibrio di forze contrattuali nel corso degli anni ha portato ad una escalation dei prezzi delle RCA auto, ed è per questo che il Codacons chiede un intervento del governo affinché adotti le misure necessarie a limitare questo strapotere contrattuale delle compagnie.

giovedì 7 dicembre 2023

Criptovalute, perché adesso i prezzi stanno volando?

Il settore delle valute digitali continua a vivere una fase di espansione che dura praticamente dall'inizio del 2023. Adesso cercheremo di capire cosa c'è dietro a questa folle corsa delle criptovalute sul mercato finanziario.

I numeri dietro alla corsa delle criptovalute

La più importante delle criptovalute, ossia Bitcoin si è appena affacciata oltre i 44 mila dollari, per la prima volta dopo un anno e mezzo circa. Nel 2023 l'aumento di prezzo della regina del settore è stato pari al 150%. Di per sé già si tratta di una misura enorme, ma questo rally assume ancora più valore se consideriamo che nello stesso periodo l'indice Nasdaq ha guadagnato il 40%.

Anche se mancano pochi giorni alla fine dell'anno, ci sono pochi dubbi che il Bitcoin sarà l'asset finanziario più performante del 2023. E c'è chi già immagina che presto possa andare ad avvicinarsi al record storico di 69.000 dollari, raggiunto a novembre 2021.

Le ragioni del rally

Una delle ragioni, se non la principale, che sta spingendo le criptovalute è il probabile aumento della platea di investitori attorno a questo settore. Ciò dovrebbe essere propiziato da via libera da parte della Sec - la Consob statunitense - alla quotazione del primo Etf sul prezzo spot di Bitcoin a Wall Street. Oltre che il prestigio, aumenterebbe l'interesse degli investitori istituzionali verso quello che molti considerano loro digitale.

NB. Se volete negoziare Bitcoin, anzitutto chiedetevi come fare a sapere se un broker è affidabile.

L'appetito a rischio

La corsa delle criptovalute è frutto anche del clima di appetito a rischio che si è tornato a respirare sui mercati da un po' di tempo a questa parte. La soft landing dell'economia ha infatti reso più ottimisti gli investitori, come dimostra anche il miglior novembre delle borse dal 1963, sulle quali si possono negoziare anche gli indici grazie al trading con paypal broker.

Halving imminente

Un'altra ragione che sta spingendo il prezzo del Bitcoin è l'approssimarsi dell'Halving, che di fatto riduce la disponibilità di questa criptovaluta sul mercato. Proprio per questo la conseguenza è l'aumento del suo prezzo.

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martedì 5 dicembre 2023

Banca Monte Paschi fa sempre più gola all'interno del RisiKo

Continuano ad arrivare notizie positive per Banca Monte Paschi Siena, che corre sul listino azionario milanese e accresce il proprio appeal nei confronti di eventuali pretendenti all'acquisto.

Le ultime notizie su Banca Monte Paschi

L'ultima novità che ha entusiasmato il mercato e fatto drizzare le antenne ai potenziali acquirenti, riguarda il processo di valutazione prudenziale (Srep) svolto dalla Bce. Da esso emerge che il livello minimo di Cet1 ratio di Mps è sceso all’8,56%, ben al di sotto del coefficiente patrimoniale del 16,7% che era stato registrato a fine settembre.

La notizia giunge pochi giorni dopo che una riserva di capitale aggiuntiva di 25 punti base è stata rimossa, sulla scia dell'esclusione di banca Monte Paschi dall'elenco degli istituti con rilevanza sistemica nazionale.

Un tesoretto sul territorio

Bisogna inoltre aggiungere che Banca Monte Paschi, in barba alla convinzione che il futuro degli istituti sia tutto nel digitale, può vantare numeri importanti di raccolta diretta grazie al suo tesoretto fatto di sportelli sparpagliati sul territorio. Sono oltre 1350, dove si vendono prodotti di bancassurance e di Risparmio gestito.

Adesso MPS fa gola a molti

L'istituto senese continua intanto a crescere in borsa (anche grazie alla promozione degli analisti di Deutsche Bank) perché le azioni di banca Monte Paschi sono trattate ancora a sconto rispetto ad altre istituti, e quindi hanno un grosso potenziale.

Quello che cresce ulteriormente è l'appeal rispetto a potenziali acquirenti. A fine novembre il Ministero delle Finanze ha collocato il 25% della propria quota, ottenendo una domanda che è stata cinque volte superiore all'offerta. Adesso non è più l'azionista di maggioranza assoluta (possiede ancora il 39%).
Proprio il destino della banca Senese continua ad essere al centro del RisiKo bancario. I potenziali pretendenti sembrano essere sempre gli stessi, con la galassia Unipol-Bper-Popolare di Sondrio che malgrado le smentite di facciata, potrebbe essere un possibile partner.

martedì 28 novembre 2023

Investitori ancora prudenti, le Borse Europee marciano adagio

I mercati azionari si muovono ancora con prudenza, aspettando nuove indicazioni dalle Banche Centrali. Anche se l’inflazione sta scendendo, rimane pur sempre su livelli elevati. Nell’attesa dei prossimi dati su inflazione e crescita previsti per giovedì, gli investitori non si sbilanciano.

Il bilancio degli investitori

Chiusura sulla parità per la Borsa di Milano, con il FTSE MIB (+0,12%) che si attesta a 29.377 punti. Giornata interlocutoria anche per il FTSE Italia All-Share, che rimane a 31.332 punti. Guadagni frazionali per il FTSE Italia Mid Cap (+0,3%); sulla parità il FTSE Italia Star (+0,05%).

Gl investitori si sono mossi in ordine sparso nel resto d'Europa. A Francoforte il DAX sale dello 0,18%, Madrid dello 0,69%, Londra è piatta. Rallentano Parigi (-0,21%) e Amsterdam (-0,37%).

I numeri di Milano

Sul listino di Piazza Affari il controvalore degli scambi degli investitori è stato pari a 1,8 miliardi di euro, in aumento rispetto agli 1,71 miliardi di lunedì. I volumi scambiati sono passati da 0,54 miliardi di azioni a 0,42 miliardi (dati XTB group).

Per quanto riguarda i singoli titoli, brilla Inwit (+3,52%) che è il più premiato dagli investitori.
Salgono gli industriali come Iveco +2,56%, Cnh +1,44%, Leonardo +1,14%. Bene anche ERG (+1,55%), sostenuta dal recente accordo con Stm.
Le vendite colpiscono soprattutto DiaSorin, -2,79%, che sconta  il taglio delle stime 2024-2025 da parte di Equita. Male anche Campari, -2,11% e Amplifon, -1,43%.

Gli altri mercati

Recupera ancora quota l'euro, che scambia a 1,1 sul dollaro. Il rapporto EURUSD arriva così ai massimi da agosto e la sua deviazione standard trading volatilità è cresciuta. Da inizio ottobre la moneta unica europea ha recuperato il 5%. 

Seduta positiva per l'oro, che portando a casa un guadagno dell'1,20%. Il petrolio si apprezza mentre si avvicina la riunione del cartello dei produttori e dei suoi alleati, che potrebbe riservare sorprese in termini di tagli per il prossimo anno.
Sulla parità lo spread, che rimane a quota +175 punti base, con il rendimento del BTP decennale che si posiziona al 4,25%.

lunedì 27 novembre 2023

Denaro contante vince ancora su quello elettronico

Malgrado l'uso del denaro elettronico sia sempre più diffuso, in Italia il contante rimane il mezzo di pagamento ancora più utilizzato. Lo certifica una recente indagine di Bankitalia.

La classifica dei diversi tipi di denaro

Secondo la ricerca pubblicata dalla Banca Centrale del nostro Paese, il denaro contante è utilizzato ancora per il 69% dei pagamenti totali. Il 26% invece viene regolato tramite le carte, circa il 4% delle transazioni vede invece l'utilizzo di altri strumenti (tra i quali spicca il 2% delle App mobile).

In un confronto rispetto agli altri paesi della Eurozona, il nostro paese rimane decisamente uno di quelli che hanno la più alta media di utilizzo del denaro contante.

Contante leader ma in discesa

Bisogna tuttavia sottolineare che la percentuale di utilizzo del denaro contante è in decisa discesa. Nel 2016 Infatti era al 86% e nel 2019 era all'82%. Con lo scoppio della pandemia c'è stata una forte accelerazione nell'utilizzo degli strumenti elettronici di pagamento, che poi dopo la crisi della fine sanitaria si è consolidato. 

Occorre però precisare che in termini di valore delle transazioni, c'è già stato il sorpasso da parte dei pagamenti elettronici che hanno raggiunto il 51% del totale degli acquisti.

Metodi e importo da pagare

Lo scenario è comunque molto eterogeneo a seconda dell'importo dei pagamenti. Per quelli di modesto valore (ossia fino a 50 euro), il denaro contante rimane di gran lunga lo strumento più utilizzato (76%). A poco a poco che il prezzo aumenta, cresce anche l'utilizzo dei mezzi di pagamento elettronici.

Nella fascia tra i 50 e i €100 il denaro contante ha già perso lo scettro, visto che rappresenta il 45% delle transazioni.  Dalla ricerca emerge inoltre che le carte restano lo strumento più frequentemente utilizzato per gli acquisti di alto valore, poichè sono utilizzate nel 53% (42% nel 2016; 45% nel 2019) degli acquisti di valore superiore a 100 euro.

martedì 21 novembre 2023

Tassi di interesse, la Cina lascia tutto com'è

In uno scenario complessivamente povero di dati macroeconomici, questa settimana è cominciata però con un importante appuntamento con la banca popolare cinese (PBoC), chiamata a decidere se cambiare o meno il livello dei tassi di interesse a medio termine.

La PBoC e i tassi di interesse

L'istituto centrale non ha sorpreso i mercati, scegliendo di confermare il livello dei tassi di interesse a medio termine. Il Loan Prime Rate, ossia il tasso primario di prestito a un anno (LPR) che è il riferimento per i finanziamenti a famiglie e imprese, è stato lasciato al minimo storico di 3,45%.

Il tasso a 5 anni, che è il riferimento per per i mutui, è stato a sua volta lasciato al 4,2%. Si tratta del quinto mese consecutivo in cui questo tasso viene confermato.
La PBoC aveva confermato settimana scorsa i i tassi interbancari a medio termine.

I problemi della banca centrale

La banca centrale cinese si trova in una situazione complicata. I dati macro riguardanti l'attività economica in ottobre sono stati contrastati, mentre le autorità hanno continuato a fornire misure di stimolo per la crescita. La PBoC però non può tagliare i tassi di interesse per stimolare a sua volta la crescita economica, perché il divario dei rendimenti reali rispetto agli USA si amplierebbe, con il rischio di innescare una fuga di capitali e mettere pressione sullo yuan.

NB. Si può negoziare la valuta cinese anche sui opzioni binarie broker Europa.

Lo Yuan respira un poco

A proposito di Yuan, negli ultimi giorni la valuta cinese si è rafforzata rispetto al dollaro. Il cambio USDCNH è sceso a 7,16 (con l'indicatore RSI che è uscito dalla zona di ipercomprato), toccando un livello che non si vedeva da circa 3 mesi. 

Va precisato però che questa ripresa dello yuan si lega più che altro alla fiacchezza del biglietto verde americano, dopo che i dati sull'inflazione hanno fatto capire che probabilmente la FED non alzerà più i tassi di interesse, ed anzi potrebbe cominciare a tagliarli verso metà del 2024.
La valuta cinese ha ottenuto ulteriore supporto anche dalla corsa da parte delle aziende a convertire le loro entrate in dollari in valuta locale.

giovedì 16 novembre 2023

Mercato immobiliare cresce il numero di case all'asta per via dei Tassi di interesse elevati

L'effetto dei tassi di interesse elevati continua ad essere molto forte sul mercato immobiliare. Da un lato ha fatto crollare le richieste di mutuo nei primi nove mesi del 2023, dall'altro ha fatto aumentare il numero di abitazioni che sono finite all'asta perché le famiglie non riuscivano più a sostenere il prezzo costo delle rate.

Alcuni numeri del mercato immobiliare

Da gennaio a settembre di quest'anno, il mercato immobiliare ha fatto registrare un crollo verticale delle richieste di mutuo. La diminuzione è stata infatti del 40%, perché i tassi di interesse elevati che la BCE ha dovuto utilizzare per combattere l'inflazione hanno scoraggiato i potenziali contraenti, per via dei costi che sono lievitati.

D'altra parte c'è un altro numero che risulta allarmante: quello degli immobili che sono finiti all'asta. Sempre nei primi nove mesi di quest'anno, il numero è cresciuto del 57%

L'istituto Nomisma ha calcolato che circa 400.000 famiglie sono coinvolte da questo fenomeno.
Questo dato deve indurre una forte riflessione, perché quando un immobile viene messo all'asta non è un vantaggio mai né per il creditore né per Il debitore, visto che sul mercato immobiliare la cessione all'asta comporta una perdita di valore pari a circa il 45%. Il sistema così viene sostanzialmente distorto.

La crescita dei tassi di interesse

Con il costo del denaro in continuo aumento negli ultimi mesi, fa strano vedere che più di un terzo delle persone ha comunque deciso di sfruttare il tasso variabile nella contrazione di un mutuo, anziché preferire il tasso fisso. Evidentemente i messaggi che sono arrivati riguardo a possibili tagli al costo del denaro da parte della BCE hanno indotto molti ad un eccessivo ottimismo.

Tuttavia il vero problema è che mentre i tassi di interesse crescono e l'inflazione galoppa, i salari non tengono il passo e rimangono sostanzialmente gli stessi. In questo modo riuscire a fronteggiare l'aumento delle rate di un mutuo è diventata un'impresa impossibile per molte famiglie.

lunedì 13 novembre 2023

Mercati finanziari, sarà una settimana dominata dai report sull'inflazione

La settimana che comincia il 13 novembre sarà intensa per i mercati finanziari. A dominare la scena saranno i report sull'inflazione, estremamente importanti per capire come procede la battaglia delle banche centrali, e ottenere indicazioni sulle loro future mosse.

Gli appuntamenti per i mercati finanziari

Il fulcro sarà il dato che giungerà dagli USA, soprattutto dopo i commenti di Powell che sono sembrati più da falco che da colomba. L’inflazione core è aumentata a settembre e questo è un segno preoccupante per la Fed e i tori dell’azionario, dal momento che potrebbero rendersi necessari ulteriori rialzi dei tassi.

Se dovesse giungere un altro segnale negativo, la possibilità di un altro rialzo dei tassi tornerebbe a crescere, e questo spingerebbe anche il Dollaro (occhio al TRIX Triple Exponential Average indicator).
Tuttavia al momento, la forte inversione della curva dei rendimenti e il rally dell'azionario di inizio novembre, fanno pensare che la Fed e le altre banche centrali non alzeranno nuovamente i tassi.

Report da Europa e Regno Unito

I dati sull'inflazione arriveranno anche da Europa e Regno Unito. A proposito di Regno Unito, dove ci saranno molti dati macro sul mercato del lavoro. I recenti segnali di aumento delle persone in cerca di lavoro sono indice di un nuovo rallentamento, e sostengono la direzione della Bank of England di uno stop degli aumenti dei tassi.
In Europa invece va monitorato lo ZEW della Germania, che potrebbe spostare l'andamento dell'euro.

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Altri dati macro

Altri report interessanti arriveranno dal PIL del Giappone (che dovrebbe contrarsi del -0,1% nel terzo trimestre), che dovrebbe anche registrare un deficit commerciale in ottobre a causa dell’indebolimento dello yen.
Al centro dell’attenzione anche una serie di dati provenienti dalla Cina, tra cui la produzione industriale, gli investimenti e le vendite al dettaglio.
Intanto la stagione delle trimestrali sta per volgere al termine, ma verso fine settimana l’attenzione passerà ai risultati di Walmart e Alibaba.

mercoledì 8 novembre 2023

Tasso di interesse variabile, l'aumento delle rate fa scappare gli italiani

Sembra ormai essere giunto al termine il lungo ciclo di aumento dei tassi di interesse da parte della Banca Centrale Europea, che si è reso necessario per combattere l'inflazione.
Tuttavia i ripetuti ritocchi al costo del denaro hanno spinto quest'ultimo a livelli record, innescando così la fuga dai mutui a tasso variabile.

Troppo alto il tasso di interesse

A certificare questa situazione sono gli ultimi dati forniti da Abi - l'associazione bancaria italiana - in base ai report della Banca Centrale Europea. Emerge infatti che nel 2023 in Italia c'è stata una impennata delle rinegoziazioni dei mutui, ossia quelle operazioni grazie alle quali i finanziamenti vengono allungati, oppure si passa dal tasso variabile al tasso fisso, oppure viene fatta la revisione del tasso stesso.

L'intenzione dei mutuatari è quella di abbattere i costi delle singole rate dei mutui variabili, che erano arrivate a livelli insostenibili.

I numeri

Da gennaio a settembre di quest'anno, l'ammontare dei mutui rinegoziati è stato di 17,4 miliardi euro, ossia più del triplo rispetto ai 5,1 miliardi nei primi 9 mesi del 2022. Secondo gli ultimi dati della Banca d'Italia, le consistenze di mutui a tasso fisso sono così cresciute al 63% del totale.

Se vogliamo fare una comparazione rispetto al quadro internazionale, nei primi 9 mesi del 2023 a fronte di un valore per l'Italia del 34,4%, l'incidenza delle rinegoziazioni sul totale delle nuove erogazioni nell'area dell'euro è del 24,4%.

Nuove pratiche

In virtù di questo scenario, l'ABI ha esortato le banche associate ad adottare una serie di misure che vadano a favore delle famiglie che hanno contratto in passato un mutuo a tasso variabile. Adesso infatti si trovano schiacciate da rate che sono lievitate anche del 66% da inizio 2022 (chi aveva una rata da 456 euro al mese l'ha vista salire a quasi 800 euro), a causa dell’aumento continuo dei tassi d’interesse decisi da Francoforte.

giovedì 2 novembre 2023

Tassi di interesse, il Brasile taglia 50 punti base e segnala un'ulteriore riduzione

Novità importanti dal Brasile, dove la banca centrale ha varato un taglio dei tassi di interesse di riferimento di 50 punti base, portandoli al 12,25%. si tratta della terza sforbiciata consecutiva.
La decisione era attesa dai mercati, e peraltro il Copom ha segnalato che ulteriori tagli sono in arrivo. Il comitato tuttavia non si sbilancia riguardo l'entità e il programma dei tagli futuri ai tassi di interesse, perché dipenderà dalla forza con cui l'inflazione scenderà, e dalle aspettative di inflazione a lungo termine.

Il Brasile e i tassi di interesse

A settembre il Brasile ha registrato un aumento dell’inflazione complessiva per il terzo mese consecutivo, raggiungendo il 5,19%, ma al di sotto delle aspettative (l'obiettivo del governo brasiliano è pari al 3,25%).

Secondo le previsioni della banca centrale, il tasso di inflazione per il 2023, 2024 e 2025 dovrebbe essere rispettivamente intorno al 4,6%, 3,9% e 3,5%. Il Comitato terrà conto dell’importanza di attuare gli obiettivi fiscali già stabiliti per ancorare le aspettative di inflazione e, di conseguenza, per la conduzione della politica monetaria.

Economia e politica fiscale

La banca centrale ha manifestato preoccupazione per il rallentamento dell’economia brasiliana (il Manufacturing PMI è sceso per il secondo mese consecutivo a 48,6, indicando un calo più marcato dell’attività industriale brasiliana). Il ministro delle Finanze brasiliano ha indicato che l’obiettivo fiscale, che punta all’assenza di deficit nel 2024, richiederà probabilmente una revisione, sottolineando le sfide affrontate dall’economia del paese.

Annotazione: sul Real brasiliano è possibile sfruttare anche l'Indicatore Supertrend strategy, ma dovrete prima conoscerlo bene.

La reazione del mercati

Dopo la riunione del Copom che ha tagliato i tassi di interesse, il real brasiliano si è deprezzato al livello di 4,95 per USD, rimbalzando dal minimo di oltre una settimana. Intanto i segnali forex gratis in tempo reale suggeriscono un ulteriore calo. I trader stanno anche valutando le dichiarazioni del presidente della Fed Powell dopo che la Federal Reserve americana ha mantenuto costanti i costi di finanziamento per la seconda volta.
Nel frattempo il rendimento delle obbligazioni brasiliane a 10 anni è al di sotto dell'11,7%.

martedì 31 ottobre 2023

Imprese e clima economico, la fiducia continua a scendere

Il clima economico non è dei migliori, come evidenzia l'ultimo report dell'Istat riguardante il clima di fiducia da parte di consumatori e imprese. Entrambi infatti sono andati in calo, con quello delle imprese che addirittura è scivolato al valore più basso da aprile del 2021.

I dati su consumatori e imprese

Per quanto riguarda la fiducia dei consumatori, l'indice è scivolato per il quarto mese consecutivo giungendo a livello più basso da inizio di quest'anno. L'indice Infatti è passato da 105,4 a 101,6.

L'Istituto nazionale di statistica sottolinea inoltre che si è assistito ad un peggioramento di sette delle nove variabili che compongono questo indicatore. Fanno eccezione le aspettative sulla disoccupazione, che sono migliorate, e il giudizio sulla situazione economica familiare anch'esso lieve miglioramento.
Tra i consumatori il dato più eclatante riguarda il peggioramento della clima riguardo la propria situazione personale, sia quella economica generale.

La flessione della fiducia delle imprese

L'indice di fiducia per le imprese è andato anche peggio, con una flessione da 104,9 a 103,9. Tanto nella manifattura quanto nei servizi c'è stata una riduzione della fiducia. Nel primo caso l'indice è sceso da 96,4 a 96,0. Nel settore dei servizi e del commercio al dettaglio il calo è stato rispettivamente, da 100,5 a 98,1 e da 107,1 a 106.
L'unico settore che si è mosso in controtendenza è stato quello delle costruzioni, dove l'indicatore di fiducia è salito da 160,9 a 163,8.

Situazione analitica

Scendendo nel dettaglio si scopre che nel settore manifatturiero quello che è peggiorato maggiormente è la fiducia negli ordini, mentre sono migliorate le aspettative riguardo alla produzione e il calo delle scorte.
Nei servizi invece le attese sugli ordini migliorano ma peggiorano i giudizi sugli ordini esistenti e quelli sull'andamento degli affari.
Per quanto attiene al commercio al dettaglio, i giudizi sulle vendite sono improntati all'ottimismo in presenza, tuttavia, di un accumulo di scorte di magazzino e di un deterioramento delle attese sulle vendite.

mercoledì 25 ottobre 2023

Banca Centrale del Canada conferma i tassi come previsto

Non sono giunte sorprese dal fronte dei tassi di interesse in Canada. La banca centrale nordamericana ha infatti lasciato il costo del denaro al 5%, sui massimi di 22 anni come si aspettavano gli esperti dei mercati finanziari.
Si tratta della seconda riunione consecutiva al termine della quale il consiglio direttivo della BoC ha deciso di non ritoccare i costi di finanziamento.

La mossa della banca centrale

Secondo i membri del board della Bank of Canada, le strette monetarie effettuate finora stanno arginando l'inflazione, ma al tempo stesso stanno facendo vedere i loro effetti sulla crescita economica, rallentandola. Per questo motivo hanno voluto assumere un atteggiamento cauto, evitando un eccessivo inasprimento della politica monetaria. 

Tuttavia hanno precisato che le future decisioni sui tassi di interesse dipenderanno dall'andamento dei dati macroeconomici in arrivo.

Annotazione: i dati sull'inflazione e la politica monetaria sono importantissimi per chi fa tecniche di trading intraday.

Inflazione In frenata

A proposito di dati macroeconomici, l'ultimo report sull'inflazione ha evidenziato un rallentamento al 3,7% nel mese di settembre, rispetto al 4% registrato ad agosto. Il dato è stato migliore rispetto a quello che si attendevano i mercati, ossia una conferma ai livelli precedenti. Su base mensile il CPI è sceso dello 0,1%, la prima riduzione dell'anno.

Questo report ha alimentato le speranze di disinflazione dell'economia, malgrado l'impennata dei prezzi del petrolio che limita la domanda di esportazioni canadesi.
Anche il tasso medio troncato attentamente osservato dalla BoC è sceso più del previsto al 3,7%, eguagliando il minimo di 19 mesi toccato a giugno.

Secondo le previsioni della Bank of Canada l'inflazione scenderà al 2% entro il 2025.
Intanto la crescita del PIL e le vendite al dettaglio canadesi sono rimaste stagnanti. I politici hanno tagliato le previsioni di crescita sia per il 2023 che per il 2024.

La reazione del mercato

Dopo la decisione della Banca Centrale del Canada, il dollaro CAD si è leggermente indebolito nel cambio rispetto al dollaro americano. Il cross USDCAD - negoziabile sugli opzioni binarie broker Europa - è giunto a quasi 1,38, ossia il livello più basso da metà marzo.
Il rapporto tra le due valute è in trend crescente dall'inizio di maggio quando si trovava poco sopra 1,31.

lunedì 23 ottobre 2023

Mercato delle auto elettriche si allarga il divario tra Germania e Italia

La transizione verso i veicoli elettrici è avviata da tempo ed il mercato dell'auto sta facendo passi da gigante in tal senso. Tuttavia non tutti i paesi europei si stanno muovendo alla stessa velocità e l'Italia lo fa a passo di lumaca.

La situazione sul mercato dell'auto

La prima realtà automobilistica a immettere sul mercato dell'auto un veicolo completamente elettrico è stata la tedesca Mercedes ben 15 anni fa, quando la sua controllata Smart introdusse una macchina 100% elettrica. 

A quell'epoca il più grande ostacolo delle case produttrici era il costo di produzione delle batterie, ma con gli anni la situazione è migliorata enormemente grazie al progresso tecnologico. Anche i sussidi statali in quella prima fase (e pure dopo) sono stati molto importanti.

Che il punto di partenza sia stata la Germania non è un caso, dal momento che la locomotiva economica d'Europa già da tempo ha avviato con decisione la sua svolta verso le auto elettriche.

La Germania corre più di tutti

In qualche modo c'entra anche un episodio poco edificante, ossia lo scandalo diesel-gate che coinvolse il gruppo Volkswagen diversi anni fa. Da allora in poi il mercato dell'auto tedesco ha sprintato verso l'elettrico tanto che Mercedes, BMW e Volkswagen saranno 100% elettrici tra il 2025 e il 2033, prima della scadenza europea del 2035.

Oggi in Germania il 15% dei veicoli in circolazione è Full Electric. Parliamo di circa un milione di veicoli. Il governo tedesco finanzia con un incentivo di 4.500 euro le nuove auto elettriche 100% e 3000 euro sulle usate, inoltre l’infrastruttura è pronta per un parco auto di 7 milioni di elettriche.

Il confronto con l'Europa e l'Italia

Se la media europea di veicoli elettrici è di circa il 10% del totale, in Italia siamo al di sotto di quella soglia. Molto al di sotto, visto che arriviamo appena al 4%. Qui da noi l'industria dell'auto ha vissuto malissimo lo stop ai motori termici previsto dall'Europa per il 2035. Il Governo Italiano si è battuto per evitare questa imposizione, e continua ad essere contrario alla decisione Europea (e non siamo i soli).

lunedì 16 ottobre 2023

Acquisti sui listini azionari europei, Piazza Affari viene trascinata dalle banche

Comincia con una giornata positiva la settimana delle borse europee, che concludono tutte all'insegna degli acquisti, nonostante la situazione geopolitica e macroeconomica non offra grandi appigli per l'ottimismo. La situazione in Medioriente infatti resta preoccupante, ma dalle banche centrali sono arrivano messaggi concilianti, dopo l'impennata che hanno avuto i rendimenti dei bond nelle ultime settimane.

Giornata di acquisti

Sul listino milanese hanno prevalso gli acquisti, così l'indice FTSE MIB ha messo a segno un +0,55%. Bene anche il FTSE Italia All-Share, che si porta a 30.188 punti. Sui livelli della vigilia il FTSE Italia Mid Cap (+0,02%); avanza anche il FTSE Italia Star (-0,14%).

Nel resto d'Europa, Parigi ha guadagnato lo 0,27%, Londra lo 0,41%, il DAX di Francoforte lo 0,34%, Madrid lo 0,59%.

I singoli titoli

A Milano i catalizzatori degli acqusiti sono stati i titoli bancari. Brillano infatti Unicredit (+2,59%) e BPER (+2,33%).
Spunti molto positivi anche su ERG (+2,28%), in spolvero titoli industriali come Pirelli +2,23%, Prysmian +2,06%, Leonardo +2,22%.

Le vendite invece colpiscono Telecom Italia, -6,23%, dopo che è arrivata l'offerta vincolante del fondo statunitense KKR per la rete di accesso fissa.
Piccola perdita per Saipem, che scambia con un -1,4%. Tentenna Tenaris, che cede lo 0,70%. Debole Stellantis, che registra una flessione dello 0,69%.

Gli altri mercati

Sul fronte valutario, la maggior propensione al rischio penalizza oggi il dollaro. Tornano così gli acquisti sull'euro (ma prima occorre chiedersi come faccio a sapere se un broker è affidabile). Il cambio tra la valuta unica e il dollaro sale dello 0,35%. Sessione debole per l'oro, che scambia con un calo dello 0,59%.

Giornata negativa per il petrolio (Light Sweet Crude Oil), che continua gli scambi a 87,02 dollari per barile, in calo dello 0,76%.
Più netto è il calo del gas ad Amsterdam, che dopo il recente rally, lascia oggi sul terreno ad Amsterdam il 10,71%.

giovedì 12 ottobre 2023

Lavoro, in Italia 2 milioni di disoccupati ma le imprese faticano a trovare un milione di dipendenti

C'è una situazione paradossale che riguarda il mercato del lavoro italiano. Il nostro paese conta circa due milioni di disoccupati, ma al tempo stesso le nostre imprese lamentano la difficoltà di trovare un milione di addetti.
Il conto è abbastanza semplice: se domanda è offerta si allineassero, metà del problema disoccupati nel nostro paese si risolverebbe.

Lo studio della CGIA sul lavoro

L'ufficio studi della CGIA ha sottolineato che tra i disoccupati del nostro paese sono per quasi la metà in una fascia di età compresa tra 15 e 34 anni, parliamo di circa 800 mila persone che sono all'inizio o nella maturità della loro vita lavorativa.

Tuttavia molti di loro hanno un deficit educativo o di esperienza troppo ampio rispetto alle abilità professionali che vengono richieste dalle aziende. Per questo motivo domanda e offerta fanno fatica ad incrociarsi. E sempre per questo, motivo molte aziende devono rinunciare a una parte degli ordini che ricevono, perché non hanno le risorse umane sufficienti per riuscire a farvi fronte. Addirittura si è calcolato che nel nord-est rimane scoperto un posto su due per mancanza di candidati adeguati.

Un problema doppio

Il danno che crea una situazione del genere e duplice, perché da un lato le imprese non possono incrementare la loro attività produttiva e quindi crescere e creare ricchezza da distribuire. Dall'altro lato non si riesce a togliere numerose famiglie dalla condizione di fragilità economica in cui si trovano.

I lavoratori che non si trovano

Sempre la CGIA ha elaborato la classifica delle 50 figure professionali più difficili da trovare. Quelle più introvabili sono i saldatori ad arco elettrico, gli ingegneri elettronici o delle telecomunicazioni, gli intonacatori ma anche i medici di medicina generale e i dirigenti d'azienda. Per queste professioni addirittura la ricerca fallisce 8 volte su 10.

L'elenco delle figure di lavoro introvabili comprende però anche i meccanici collaudatori gli infermieri/ostetriche, i tecnici elettronici (installatore e manutentore hardware), i tappezzieri e i materassai, gli operai addetti a macchinari per la filatura e bobinatura, i saldatori e i tagliatori a fiamma, gli ingegneri elettronici, gli elettrotecnici e gli operai addetti ai telai meccanici per la tessitura e maglieria.

domenica 8 ottobre 2023

Investitori, c'è un piatto ricco per il mercato nervoso

Inflazione negli Stati Uniti, verbali dell'ultimo meeting del Fomc e stagione delle trimestrali sono i cardini della prossima settimana, attorno ai quali gli investitori si muoveranno sul mercato finanziario, che negli ultimi tempi ha evidenziato un fortissimo nervosismo.
Tra i temi cali ci sono anche il crollo obbligazionario globale, il rally dell’USD e l'inflazione cinese.

Occhi sugli USA per l'inflazione

Gli occhi continuano ad essere puntati sugli Stati Uniti. L'ultimo report sul lavoro (Non Farm Payrolls) ha evidenziato una situazione migliore delle aspettative.Tuttavia i salari crescono e questo non è positivo in ottica inflazione. Alla fine gli investitori, dopo uno shock iniziale dovuto al dato delle buste paga che è stato doppio rispetto alle attese, sono tornati sui loro passi.

Il dollaro, che era voltato verso quota 107 rispetto ad un paniere di valute principali, ha fatto marcia indietro. Tuttavia il cambio EURUSD, la regina delle coppie di valute più scambiate forex, ha vissuto la 12a settimana ribassista consecutiva.

Prossimo appuntamenti negli USA

In settimana sono attesi i nuovi dati su inflazione e prezzi alla produzione. Abbiamo visto l’indicatore mensile dei prezzi aumentare ad agosto, e se dovesse proseguire questa tendenza allora la FED potrebbe davvero mettere nuovamente mano ai tassi entro fine anno. Ciò potrebbe esacerbare il crollo obbligazionario, facendo salire i rendimenti e il dollaro statunitense, a scapito della propensione al rischio.

Si noti inoltre che per gli Stati Uniti vengono pubblicati i prezzi alla produzione, che rappresentano un input inflazionistico chiave per i prezzi al consumo. Inoltre nei prossimi giorni verranno resi noti anche i verbali dell'ultima riunione del Federal Open Market Committee (FOMC), sempre molto seguiti dagli investitori.

Anche la Cina in focus

Forte attenzione sarà dedicata anche al dato sull'inflazione cinese. Se dovessimo scoprire che i prezzi al consumo aumenteranno ancora, potrebbe avere un enorme effetto a catena per i mercati. E ciò non è poi così inverosimile, dato che i prezzi alla produzione in Cina sembrano aver toccato il minimo e l’indice dei prezzi al consumo è aumentato dello 0,1% a/a dopo un mese di deflazione. I dati sui prestiti inoltre riveleranno anche se la ripresa della domanda sarà sostenuta.

Fronte Europeo

Anche dall'Europa arriveranno diversi dati economici, specialmente dalla Germania (cosa che interessa chi fa scalping dax 1 minuto). Gli investitori potranno leggere soprattutto i numeri sulla produzione industriale. Nel Regno Unito verranno pubblicati i numeri mensili di PIL, bilancia commerciale e produzione industriale.
Tutto questo senza dimenticare che ci stiamo preparando per l'inizio della stagione degli utili.

mercoledì 4 ottobre 2023

Tasse, il Portogallo mette la parola fine alle agevolazioni per i pensionati stranieri

Dal 2009 una serie di incentivi e bonus fiscali hanno attirato i pensionati stranieri in Portogallo. Anche migliaia di italiani hanno colto l'occasione, trasferendosi nella penisola iberica per pagare molte meno tasse. Ma dal 2024 la musica cambierà.

Pensioni e tasse

Il primo ministro lusitano Antonio Costa ha annunciato che i pensionati stranieri che si trasferiranno in Portogallo non potranno più ottenere le esenzioni fiscali delle quali hanno goduto a partire dal 2009.

Nella prima versione della legge, il vantaggio per i pensionati stranieri era enorme, dal momento che comportava l'esenzione totale dal pagamento delle tasse.

Nel 2020 questa versione così ampia dei benefici era stata ristretta, prevedendo una aliquota fiscale pari a 10%.
Dal momento che i Governi di Portogallo e Italia avevano sottoscritto nel 1976 un regime di "non doppia imposizione fiscale", gli espatriati pagavano le tasse solo in Portogallo mentre veniva esclusa la fiscalità italiana.

Requisiti

Il requisito per accedere a queste agevolazioni era di essere residenti in Portogallo per almeno sei mesi l'anno. Inoltre bisognava acquistare una casa o al più avere un contratto di affitto sottoscritto.
Questo regime molto agevolato aveva spinto almeno 15.000 stranieri a trasferirsi in Portogallo, quasi la metà dei quali italiani. Peraltro si tratta di un paese dove il costo della vita è più basso rispetto a quello che c'è in Italia.

La muscia cambia

Dal 2024 però la storia cambierà. Il governo portoghese ha detto stop alle esenzioni fiscali che garantivano il "buen retiro" agli stranieri. Quelli che hanno ottenuto già le agevolazioni continueranno a beneficiarne comunque, ma per gli altri le porte si chiuderanno.

Da una parte il governo portoghese vuole evitare di prolungare una misura di "ingiustizia fiscale" rispetto ai cittadini portoghesi, dall'altra si vuole evitare che i prezzi delle case continuino a crescere, sotto la spinta della maggiore richiesta da parte dei pensionati stranieri. I prezzi degli immobili sono cresciuti in pochi anni del 78% danneggiando fortemente i cittadini portoghesi.

mercoledì 27 settembre 2023

Economia cinese, ecco gli ultimi eventi importanti

Giungono novità dall'economia cinese, dove sono stati resi noti altri dati macroeconomici e c'è stato un importante intervento della BPoC. Intanto cresce un po' di ottimismo dopo le misure di stimolo da parte di Pechino, che potrebbero sostenere la ripresa economica.

Ultime news sull'economia cinese

Sul fronte macro, i profitti industriali in Cina sono diminuiti dell’11,7% su base annua, attestandosi a 4.655,82 miliardi di CNY nei primi otto mesi del 2023. Questa discesa è dovuta alla debole domanda interna ed esterna, che hanno esercitato persistenti pressioni sui margini.

Il calo fa seguito al crollo del 15,5% nel periodo precedente e al calo del 4% nel 2022, con profitti in calo sia nelle imprese statali (-16,5% contro -20,3% in gennaio-luglio) che nel settore privato (-4,6% contro -10,7%).

Annotazione: se cercate un broker paypal trading per negoziare lo Yuan cinese state molto attenti ai siti senza regolamentazione.

La Banca centrale cinese

Nel frattempo la Banca Popolare Cinese ha dichiarato che “preverrà risolutamente i rischi di overshooting valutario e manterrà lo yuan sostanzialmente stabile a livelli ragionevoli ed equilibrati”.
Questo ha consentito allo yuan offshore di stabilizzarsi intorno a 7,31 per dollaro, con una candela spinning top trading che evidenzia l'incertezza del mercato. Soltanto poco tempo fa, il cambio tra le due valute aveva raggiunto i massimi dal 2007 a quota 7,34.

In occasione dell'ultimo meeting, la PBOC ha lasciato invariati i tassi di riferimento sui prestiti a un anno e a cinque anni, rispettivamente al 3,45% e al 4,2%, perché l'economia cinese continua a evidenziare segnali di stabilizzazione. All’inizio di questo mese, tuttavia, la banca centrale ha tagliato il coefficiente di riserva obbligatoria di 25 punti base affinché tutte le banche mantengano ampia liquidità e sostengano una nascente ripresa economica, dopo aver tagliato diversi tassi di prestito a breve e medio termine in giugno e agosto.

Il mercato azionario

Intanto sul mercato azionario l’indice composito di Shanghai è salito dello 0,2% superando quota 3.107, mentre il componente di Shenzhen ha guadagnato lo 0,4% a 10.104, interrompendo un calo di due giorni.

martedì 26 settembre 2023

Costi dell'energia troppo alti, oltre 2 milioni di famiglie deve stringere i consumi

Anche se negli ultimi mesi le bollette di luce e gas sono andate in discesa, il livello dei costi dell'energia rimane ancora decisamente superiore rispetto al periodo pre-Covid. Se il prezzo medio del gas naturale nel 2019 era pari a 16 euro/MWh, ad agosto ha toccato i 34 euro/MWh (+112%). L'energia elettrica, invece, nel 2019 costava mediamente circa 52 euro/MWh, ad agosto ha raggiunto i 112 euro/MWh (+115%).

La conseguenza della lunga esposizione a tariffe elevate è che oltre due milioni di famiglie italiane si ritrovano in "povertà energetica".

Le conseguenze dei costi dell'energia

Elaborando i dati del rapporto Oipe 2023, l'ufficio studi della Cgia ha evidenziato che circa 5 milioni di persone, che corrispondono a 2,2 milioni di famiglie, vivono in abitazioni che sono poco riscaldate d'inverno e poco raffrescate d'estate, che hanno una illuminazione non adeguata e che si caratterizzano per un utilizzo molto parsimonioso dei principali elettrodomestici. Questo quadro definisce la cosiddetta "povertà energetica".

I numeri

La media nazionale delle famiglie in povertà energetica è pari al 8,5%, un dato superiore di mezzo punto percentuale rispetto all'epoca pre-Covid.
La situazione peggiore è quella della Calabria, dove il dato praticamente raddoppia, così come in Puglia e Molise: queste tre regioni si trovano almeno al 16%. Male anche la Basilicata (15%) e la Sicilia (14,6%). Sul versante opposto invece troviamo la Lombardia (5,3% delle famiglie totali), la Liguria (4,8%) e, in particolar modo, le Marche (4,6%).

Gli elevati costi dell'energia hanno messo in crisi soprattutto le famiglie con un elevato numero di componenti e quelle che già vivevano una condizione di disagio economico o in abitazioni poco manutenute.

La realtà è peggio dei numeri

Se questi dati sono allarmanti, lo è ancora di più il fatto che i numeri si riferiscono al 2022, ossia prima che nel nostro paese scoppiasse lo shock energetico (i picchi sono stati raggiunti nell'agosto del 2022, ). Ne consegue che i numeri reali sicuramente sono anche peggiori di questi.

mercoledì 20 settembre 2023

Acquisti sulle borse del vecchio continente (aspettando la FED)

A poche ore dal meeting della Federal Reserve, le borse europee hanno chiuso all'insegna degli acquisti. A dare il buonumore agli investitori sono i dati sull'inflazione britannica, scesa più del previsto alla vigilia della riunione della Bank of England, e il calo dei prezzi alla produzione in Germania.

Una giornata di acquisti

L'indice FTSE Mib di Milano ha chiuso la seduta con +1,64%, portandosi a 29.229 punti. Acquisti anche sul FTSE Italia All-Share, che con il suo +1,53% avanza a quota 31.141 punti. Leggermente positivo il FTSE Italia Mid Cap (+0,53%); con analoga direzione, buona la prestazione del FTSE Italia Star (+1,04%).

Nel resto del vecchio continente avanza Francoforte dello 0,75%, salgono anche Parigi +0,67%, Amsterdam +0,46%, Londra +0,95%. La più brillante però è Madrid +1,31%.

Chi sale e chi scende

Molti titoli del listino milanese sono stati preda degli acquisti. La migliore performance è quella di Amplifon +5,64%, grazie soprattutto alla promozione di Hsbc. Viaggia forte anche un altro titolo santiario, Diasorin +4,51%, che rimbalza dopo i recenti cali.
Grande protagonista della giornata è stata Unicredit +4,74%, che ha anticipato quasi un terzo del buyback del 2023. Positive anche altre banche come Intesa Sanpaolo +2,95%.Sul settore sono scattati molti sell buy limit.
Giornata di guadagni anche per Stellantis +3,12% e Telecom Italia +1,56%.

Male invece i titoli del settore oil: Saipem -2,9% è la peggiore del giorno, seguono Tenaris -0,46%, Eni -0,42%.
Al Top tra le azioni italiane a media capitalizzazione, Banca Popolare di Sondrio (+4,12%), Cembre (+2,89%), Alerion Clean Power (+2,59%) e Tinexta (+2,21%).

Gli altri mercati

Il dollaro si è sgonfiato parzialmente in vista della decisione della FED. L’euro si apprezza e torna oltre la soglia di 1,07. La moneta unica sale anche contro la sterlina, e sembra intravedersi un diamante Diamond pattern.
Intanto il greggio sembra prendersi una pausa, dopo il dato delle scorte settimanali di petrolio negli Usa in calo in misura superiore al previsto. L'Oro prosegue gli scambi con guadagno frazionale dello 0,67%. Lo spread tra Btp decennale e Bund di pari durata scende a 175 punti base (-1,88%).

lunedì 18 settembre 2023

Credito, la stretta BCE potrebbe dare una mazzata all'Italia

Settimana scorsa la BCE ha deciso di alzare nuovamente il costo del denaro. Il livello dei tassi di interesse è stato portato al 4,5%, e questo accentuerà il fenomeno della stretta al credito che già sta colpendo imprese e famiglie italiane.

Il danni del difficile accesso al credito

Il decimo ritocco ai tassi in 14 mesi è una mazzata per le ambizioni di crescita del Paese, perché finisce per vibrare un colpo tanto ai consumi privati quanto agli investimenti delle imprese. «L’ennesima decisione improvvida della Banca centrale europea provoca un rischio enorme di credit crunch per l'Italia», sostiene Unimpresa.

I numeri del centro studi evidenziano quanto sia forte il contraccolpo. Soltanto nell’ultimo trimestre i prestiti al settore privato sono calati di 12 miliardi di euro, dai 1.713 miliardi di febbraio ai 1.701 miliardi di maggio. I finanziamenti alle aziende sono calati di 7 miliardi in appena tre mesi.

Banche e privati

Se le banche non forniscono liquidità all’economia reale, ci sono ripercussioni sulla produzione, sugli investimenti, sui consumi e in definitiva su crescita economica e occupazione.
Da un lato gli istituti adottano criteri di accesso al credito sempre più rigidi, perché in una economia sofferente c'è il rischio maggiore di insolvenze. Dall'altro lato però il costo del denaro più alto fa crescere il margine d’interesse, e quindi ricavi e utili.

Urgono soluzioni

E' in pratica una situazione in cui le banche si salvano e tutto sommato ci guadagnano, mentre cittadini e imprese subiscono il costo delle scelte della BCE. Infatti l'aumento dei tassi non solo comporta un maggior costo per i “vecchi” debiti, ma riduce sensibilmente le prospettive per l’accesso al credito futuro.
Anche se è vero che l’aumento del costo del denaro è stata una necessità per contrastare l’inflazione galoppante, con l’obiettivo di portarla al 2%, è altrettanto vero che la BCE dovrebbe fare i conti anche con una realtà che racconta effetti collaterali decisamente pericolosi.