mercoledì 30 marzo 2022

Banca d'Italia: disco rosso alla fintech tedesca N26

Disco rosso per la banca online tedesca N26. Nella giornata di martedì, Bankitalia ha deciso infatti di imporre un divieto di intraprendere "operazioni con nuova clientela", ma anche di offrire "nuovi prodotti e servizi alla clientela esistente". 

Ma viene vietata anche l’apertura di "nuovi rapporti continuativi o l’effettuazione di qualsivoglia operazione, anche occasionale, con clientela non già censita". Niente operazioni, niente prelievi, niente day trading. In pratica uno stop operativo.

Chi è la banca N26

banca n26N26 è una fintech tedesca fondata nel 2013 da Valentin Stalf e Maximilian Tayenthal. L'istituto online ha 7 milioni di clienti in 24 mercati. Di questi circa 750 mila sono in Italia.

Parliamo di un istituto che secondo Forbes meritava il premio come "migliore banca online del mondo". Un riconoscimento esibito come vanto proprio sulla homepage dell'istituto.

Carenze nel rispetto dei controlli

La decisione da parte della nostra banca centrale è stata presa nella serata di ieri. Via Nazionale ha deciso di fermare le operazioni di N26 a seguito dell'esito di controlli ispettivi condotti dal 25 ottobre al 17 dicembre 2021. In base a queste verifiche, sono emerse "significative carenze nel rispetto della normativa in materia di antiriciclaggio".

Nel mirino della Vigilanza sarebbero finite in particolare le attività legate alle criptovalute (Bitcoin eccetera), in rampa di lancio e ora congelate. Quelle che si possono negoziare anche sui broker forex italiani autorizzati.

N26 incassa e promette maggiore impegno

N26 ha risposto ammettendo di dover fare di più e meglio. Ha infatti riconosciuto "la necessità di continuare a impegnarsi nel rafforzare il proprio sistema complessivo dei controlli". Riguardo questi ultimi, ha voluto sottolineare come siano stati effettuati significativi investimenti nei mesi passati, ma che comunque "intende continuare a rafforzare i propri presidi in questo ambito al fine di rimuovere le carenze individuate".

A sua volta Bankitalia precisa che continuerà a verificare il pieno superamento delle anomalie riscontrate, anche ai fini di una revisione del provvedimento.

lunedì 28 marzo 2022

Lavoro, le ferie illimitate di Bitpanda diventano un caso da studiare

A tutti capita di avere la necessità di staccare un attimo, di "scollegarsi" dal proprio lavoro per ricaricare le pile. Ne va della propria salute, ma anche dell'efficienza sul lavoro stesso.
Pochi sanno che esiste un'azienda che addirittura propone ai dipendenti ferie illimitate... e pure retribuite.

La politica di Bitpanda sul lavoro

Si tratta di Bitpanda, famosa piattaforma d'investimento digitale. Per chi non la conoscesse, non si tratta di una start-up stravagante e un po' ai margini. Proprio no. Bitpanda è un colosso da 4,1 miliardi di dollari (dati agosto 2021) in continua crescita.

Ebbene per stimolare l'efficienza del lavoro, a partire dal 1 aprile 2022 offrirà ai propri dipendenti ferie illimitate retribuite, nonché 20 settimane di congedo parentale retribuito e la possibilità di lavorare da qualsiasi luogo a scelta, fino a un massimo di 60 giorni lavorativi all'anno.

I benefit per tutti

Una flessibilità estrema per il suo team di circa 1.000 persone, che vale a prescindere da tutto. E' indipendente dal ruolo, dal livello, dal Paese e dall'età. Di questi vantaggi sul lavoro, siamo sicuri che i suoi dipendenti non si approfitteranno. Se li godranno con parsimonia, anche perché se fossero licenziati chi gli farebbe un trattamento analogo?

I recharge break

Bitpanda introduce il concetto di Recharge Break, ovvero due finestre temporali di astensione dal lavoro. Completamente retribuite e distanziate nel corso dell'anno. Sono break totali, nel senso che ci si deve disconnettere completamente. Non si controllano neppure le email. Non più “always on”, ma "always off".
Per garantire la funzionalità della piattaforma, l'unica accortezza è che tali break non vengano adottati dagli addetti al lavoro essenziale contemporaneamente. Uno prima, l'altro dopo.

Forse puà interessare: consigli per staccare la spina dalla propria occupazione.

Vogliamo che Bitpanda sia il luogo dove le nostre persone possano crescere e stare al passo di uno dei settori più impegnativi e in rapida crescita" dice Eric Demuth, co-fondatore e CEO di Bitpanda, "Con il nostro nuovo approccio improntato alla flessibilità, vogliamo essere sicuri che tutti abbiano la possibilità di prendersi una pausa dopo periodi molto impegnativi e l'opportunità di dare il meglio di sé”.

mercoledì 23 marzo 2022

Mercato dell'auto, accordo tra Mercedes, Stellantis e TotalEnergies per una Gigafactory batterie a Termoli

Il futuro sarà caratterizzato sempre di più dai veicoli elettrici. Per questo motivo il mercato dell'auto europeo cerca di sviluppare sempre più progetti riguardanti in special modo le batterie elettriche.

Al momento la Cina, essendosi mossa in anticipo rispetto a tutti, gode di un evidente vantaggio competitivo.

Le batterie e il mercato dell'auto

Proprio per soddisfare la crescente domanda e ridurre la dipendenza dall'estero, in Italia è stato varato il progetto di una maxi fabbrica di batterie a Termoli, in Molise.
Dopo diversi annunci e altrettante frenate, arriva quindi questa buona notizia per il mercato dell'auto europeo.

Il disco verde mostrato al Protocollo d’intesa tra Ministero dello sviluppo economico, Regione Molise, Invitalia e Automotive Cells Company SE (ACC), finalmente consentirà di sostenere gli investimenti proposti da ACC, la compagnia nata proprio per diventare un grande player europeo delle batterie per veicoli elettrici.
Il progetto avrà il sostegno delle autorità francesi, tedesche ed europee. Si concretizzerà anche attraverso sostanziosi aiuti pubblici. Circa 400 milioni di euro arriveranno dall'Italia, su un investimento che vale complessivamente 2 miliardi.

Cosa produrrà la nuova mega fabbrica

A distanza di 18 mesi dalla nascita, Acc sta già lavorando a un centro di ricerca e sviluppo a Bordeaux, mentre un sito pilota a Nersac è già operativo.
In base al progetto, la megafabbrica di Termoli dovrebbe consistere in tre moduli di produzione, ciascuno con una capacità nominale annua fino a 8 GWh. Ma è prevista anche la realizzazione di due progetti di ricerca industriale e sviluppo riguardo tematiche legate alle future evoluzioni delle batterie e delle tecnologie produttive.

Tra gli azionisti paritari di ACC c'è anche Mercedes-Benz, che si unisce a Stellantis e TotalEnergies/Saft. Il colosso del DAX 40 fornirà tecnologia e know-how di produzione alla nuova società.

Nota: ricordiamo che su molti titoli relativi al mercato dell'auto, è possibile sfruttare broker opzioni binarie no Esma (extra UE).

Intanto il mercato arranca

Nel frattempo il mercato dell'auto continua a fare i conti con i problemi derivanti dalla crisi dei semiconduttori.
Stellantis ha dovuto imporre uno stop di 9 giorni a Melfi, proprio perché mancano i semiconduttori. La guerra Russia-Ucraina inoltre acuisce il problema, perché rallenta la ripresa della filiera visto che la Russia è grande esportatore di gas neon, che serve per la produzione di semiconduttori.
Anche per questo di recente sono state riviste al ribasso le stime di produzione auto per il 2022 e il 2023.

lunedì 21 marzo 2022

Prezzo della benzina, il taglio accise dà ossigeno ma non basta

Durante la settimana il prezzo della benzina potrebbe finalmente scendere sotto la soglia dei 2 euro al litro. Sarà questo l'effetto del taglio di €0,25 applicato alle accise sui carburanti.

La misura per frenare prezzo della benzina

Si tratta di una misura temporanea per arginare la corsa del prezzo della benzina. Una misura che verrà rafforzata dall'arrivo del decreto-legge che contiene un pacchetto più ampio di interventi, che hanno come fulcro il prelievo fiscale pari al 10% degli extra profitti delle società energetiche.

Questo pacchetto servirà a sterilizzare gli incrementi di prezzo dell'energia, e salvaguardare le famiglie con un tetto ISEE inferiore ai €12000, ed anche le imprese che si trovano in difficoltà.

Il valore complessivo delle misure adottate dal governo per fare fronte al rincaro del prezzo della benzina e dell'energia, ammonta a circa 4,4 miliardi.

Le critiche

Malgrado le misure annunciate, il coro delle critiche continua a sollevarsi con vigore. Si tratta di voci più o meno aspre che arrivano tanto dal fronte delle imprese quanto da quello dei sindacati, passando per consumatori e partiti politici.
Per tutti lo sforzo fatto non è sufficiente.

Consumatori e imprese insoddisfatti

Di sicuro lo sconto di 25 centesimi sul prezzo della benzina non soddisfa i consumatori, che lo ritengono un'inezia rispetto album del costo del carburante. Inoltre criticano anche la temporaneità del provvedimento, che dovrebbe durare soltanto fino alla fine di aprile.

Sono molto critiche anche le società che distribuiscono e stoccano i carburanti. Secondo Assopetroli ed Assoenergia, la riduzione del prezzo della benzina tramite il taglio delle accise sui carburanti risulta per loro penalizzante. Sottolineano infatti che gli stock immagazzinati con la vecchia accisa, finiranno per essere venduti dopo aver subito una svalutazione rispetto al prezzo di carico.

Confindustria e sindacati

Anche Confindustria ha espresso forti perplessità sul provvedimento che mira a contenere il prezzo della benzina. Era necessario lavorare su un taglio strutturale delle accise e non su provvedimenti temporanei. Si critica anche il fatto che la rateizzazione delle bollette non è immediatamente applicabile.
Anche il prelievo degli extra profitti finisce nel mirino, in primo luogo perché si avanzano dubbi sulla legittimità costituzionale del provvedimento. Gli extra profitti innescano critiche anche da parte dei sindacati, ma nella direzione opposta: è ritenuto doveroso, ma troppo blando.

mercoledì 16 marzo 2022

Prezzi in volo, così la guerra mette in ginocchio l'agricoltura

Lo scoppio del conflitto in Ucraina ha provocato delle ripercussioni enormi su tutta l'economia globale. Se il danno più evidente è quello riguardante la corsa dei prezzi di petrolio e di risorse energetiche, l'invasione russa ha portato emergenze anche su altri livelli. In special modo in ambito alimentare.

La corsa dei prezzi alimentari

I prezzi di grano, mais e perfino dei fertilizzanti sono schizzati verso l'alto, a causa di un mix di fattori che includono anche le sanzioni occidentali, il blocco delle esportazioni e la mancata semina del "granaio d'Europa".
La situazione è così seria che molti osservatori cominciano già a parlare di crisi alimentare imminente.

Il grano

Per quanto riguarda i prezzi del grano, le ripercussioni della guerra si comprendono subito pensando ad un dato importante: Russia e Ucraina producono insieme un quarto dell'intero grano mondiale. La Russia è il primo esportatore al mondo, l'Ucraina è al quinto posto. Senza il loro grano, la fornitura diminuisce e si generano pressioni rialziste sui prezzi.
I due paesi coinvolti nella guerra hanno vietato le esportazioni, per evitare di farsi del male da soli mandando in crisi il mercato interno.

Nota: quando studiate la situazione tecnica del prezzo del grano, valutate la comparsa di candela inverted hammer trading.

Il mais e i fertilizzanti

Un discorso analogo riguarda anche il mercato del mais. I prezzi volano perché l'Ucraina fornisce all'Europa più della metà del mais che importa. Peraltro il mais è destinato a diventare mangime per animali, e la sua scarsità incide sugli allevamenti di bestiame (e quindi su carne, latte e derivati). Studiando il prezzo del mais con l'Ichimoku Kinko Hyo, si vede che sono uscite dalle nuvole kumo.

Al tempo stesso la Russia rifornisce del 30% i fertilizzanti che l'Europa importa. Quindi l'agricoltura ne risente anche per questo.

Il problema delle aree agricole

Se questi problemi valgono a spiegare il balzo attuale dei prezzi, c'è poi un altro motivo di grande preoccupazione all'orizzonte.
A causa della guerra, quasi un terzo delle aree agricole in Ucraina non verranno seminate. Quindi non produrranno raccolto quest'anno Ciò significa che gli effetti del conflitto le sentiremo almeno fino all'anno prossimo.

I più colpiti peraltro sono i paesi più poveri visto che quasi 50 paesi africani importano almeno un terzo del loro grano proprio da Ucraina e Russia. In alcuni casi si arriva a superare il 50%. Congo, Burkina Faso, Somalia e Sudan si riforniscono tutti nel "granaio d'Europa". Non c'è dubbio quindi che la sicurezza alimentare sia in pericolo. E di fronte a questa situazione in Europa qualcuno ha già iniziato a mettere in discussione il Green Deal.

lunedì 14 marzo 2022

Economia globale spinta verso la stagflazione dal conflitto in Ucraina

C'è un rischio molto concreto che si va profilando all'orizzonte, a causa della guerra in Ucraina. Quello che l'economia globale si avvii verso la stagflazione.

La guerra e l'economia globale

Per chi non lo sapesse, la stagflazione è quella situazione estremamente insidiosa in cui ad una crescita economica pari a zero, si associa un aumento dei prezzi. Tutto questo generalmente provoca un'impennata del tasso di disoccupazione. 

L'Italia l'ha sperimentata, per esempio, verso la metà degli anni Settanta del secolo scorso.
Il rischio che l'economia globale viva una fase simile si concretizza sempre di più, ogni giorno che passa con la guerra in corso.

I fattori che alimentano il rischio stagflazione

La prospettiva di una crescita economica azzerata viene alimentata da una serie di fattori. Bisogna anzitutto ricordare che l'economia globale è ancora alle prese con le difficoltà generate dalla pandemia da Covid.
A questi problemi adesso si aggiungono gli effetti provocati dalla guerra e quelli che scaturiranno dalle sanzioni economiche imposte alla Russia.
In particolare è la corsa dei prezzi delle materie prime a rappresentare un forte pericolo per la crescita dell'economia globale. Infatti spingerà l'inflazione nuovamente al rialzo, e potrebbe farla avvicinare alla doppia cifra.
In questo scenario anche il piano di massicci aiuti da parte dei governi potrebbero risultare inefficaci.

Le banche centrali

Per riuscire a contrastare la stagflazione, l'economia globale dovrebbe in primo luogo affrontare l'inflazione.
Per cercare di ridurla le banche centrali dovrebbero spingere il costo del denaro, in modo da diminuire la massa monetaria che è in circolazione. Ma tutto questo avrebbe effetti pesantissimi sui bilanci di quei paesi che hanno un debito elevato, dal momento che gonfierebbe il suo costo. Sotto questo punto di vista l'Italia è uno dei Paesi che trema di più, visto l'alto debito pubblico italiano.

Spesa corrente e spesa fiscale

Ma non basterebbe solo questo per risollevare l'economia globale. Infatti occorrerebbe ridurre in modo drastico la spesa corrente e tagliare la pressione fiscale per evitare Il tracollo dei consumi. In Europa tutto ciò sarebbe reso difficile dal patto di Stabilità.
Si potrebbe andare ancora avanti nell'elencare i pericoli di stagflazione per l'economia globale. Ma è già così abbastanza chiaro che c'è più di un motivo per porre fine in fretta al conflitto in Ucraina.

mercoledì 9 marzo 2022

Prezzo del gas, ecco la rispsota Europea alla crisi energetica

La crescita esponenziale del prezzo del gas ha spinto l'Unione Europea a varare un piano per liberarsi dal ricatto di Mosca sulle energie. Occorre quanto prima riuscire a fare a meno del gas russo, che rappresenta il 40% di tutto il prodotto che importiamo ogni anno.

Il piano UE contro il caro prezzo del gas

A tal fine la Commissione Europea ha presentato il piano RePowerEU, che dovrebbe riuscire a ridurre di due terzi la dipendenza dal gas russo. Tenuto conto di quanto sta correndo il prezzo del gas dopo l'invasione in Ucraina, il piano si rende assolutamente necessario soprattutto per ricostituire le scorte in vista del prossimo inverno.

Oltre alla Russia, i principali fornitori di gas dell'Unione Europea sono la Norvegia 23% e l'Algeria 12%. In misura minore ci riforniamo anche dagli Stati Uniti e dal Qatar.
Va pure aggiunto che la Russia e anche il principale fornitore di petrolio dell'Unione Europea, con il 27%.
Questi numeri fanno capire perfettamente il motivo per cui il prezzo del gas è volato dopo l'invasione russa in Ucraina, come si vede su qualsiasi piattaforma trading online gratis.

La strategia dell'Unione Europea

Ma cosa prevede il piano dell'Unione Europea?
La strategia della Commissione UE si fonda essenzialmente sulla diversificazione degli approvvigionamenti. Da una parte si punta ad incrementare le importazioni di gas naturale liquefatto da parte di altri fornitori, mentre dall'altra si rafforzerà l'impegno verso le energie rinnovabili.

Nota operativa: chi fa investimenti sulle commodities energetiche può sfruttare le Heikin Ashi metodo candele.

Lo stoccaggio

Sotto il primo. È necessario agire sulle capacità di stoccaggio, che se aumentate potrebbero mitigare rapidamente la crescita del prezzo del gas. L'obiettivo che si propone la commissione è di arrivare a un riempimento del 90% entro l'inizio del mese di ottobre di ogni anno. L'inverno farebbe così meno paura.

Le rinnovabili

Riguardo al secondo aspetto, ossia l'aumento delle rinnovabili, si guarda in particolar modo al biometano e all'idrogeno rinnovabile. Il piano della Ue vuole raggiungere i 35 miliardi di centimetri cubici di produzione di biometano entro il 2030. Il doppio degli attuali obiettivi. Altri 15 milioni di tonnellate di idrogeno potranno alleviare ulteriormente la nostra dipendenza dal gas russo entro il 2030.
Sempre riguardo alle rinnovabili, l'Unione Europea vuole che ognuno dei paesi membri identifichi dei progetti per accelerare la transizione energetica e la realizzazione di nuovi impianti.

No agli Eurobond

Infine riguardo agli eurobond è stato chiarito che non esiste alcun progetto riguardo al debito comune per rispondere alla crisi energetica e alla corsa del prezzo del gas e del petrolio.

lunedì 7 marzo 2022

Economia, il turismo italiano subirà un contraccolpo pesante dalla guerra

Il turismo - settore chiave dell'economia italiana - rischia di vivere un'ulteriore fase di grave crisi, dopo quella innescata dalla pandemia.
Il conflitto in corso in Ucraina, infatti, comporterà la perdita di altre decine di milioni di euro.

Il danno della guerra ad uno dei settori chiave dell'economia

All'appello infatti mancheranno i visitatori russi, che sono tra i maggiori "spendaccioni" quando vanno in vacanza. Tra loro infatti ci sono molti dei top spender, quelli che non badano a spese durante i propri soggiorni nel Belpaese.

Secondo Assoturismo, la federazione delle imprese che operano nell'economia turistica, con la guerra in Ucraina vanno in fumo circa 175mila pernottamenti di turisti russi. Tradotto in termini economici, si parla di circa 20 milioni fatturato in meno.

Turisti spendaccioni

Per capacità di spesa, non c'è dubbio che il mercato russo rappresenta quello a 5 stelle per l'Italia. I russi sono quelli che spendono di più nel tax free shopping e nelle nostre boutique di abbigliamento. Un'indagine rivela che hanno una capacità di spesa giornaliera che sfiora i 200 euro, di molto superiore a quella degli altri turisti stranieri che vengono in Italia.

Il feeling turistico Italia-Russia

Anche per numero di visitatori, i russi si distinguono. Si pensi che del 2019, le visite in arrivo dalla Russia sono state circa 1,7 milioni. Numeri importanti per l'economia turistica.
Il feeling tra i turisti russi e l'Italia è un sentimento che si è consolidato negli ultimi 30 anni. Dalla metà degli anni Ottanta infatti è cominciato un boom, che ha portato a quadruplicare le presenze dei russi in Italia in pochi anni. Al punto che le loro presenze si sono avvicinate a quelle dei cinesi, popolo di girovaghi per eccellenza.

L'appeal dell'Italia è così forte, che nel 1995 l'Ente Nazionale per il Turismo ha aperto direttamente a Mosca un suo ufficio, per agevolare ulteriormente il flusso di turisti russi verso l'Italia. Adesso questo flusso di presenze turistiche e questo fiume di denaro rischia di essere seriamente messo in crisi dal conflitto in corso in Ucraina, con inevitabili ricadute sul settore del turismo italiano.

mercoledì 2 marzo 2022

Mercato dell'auto. In Italia anche i numeri di febbraio sono negativi

Il mercato dell'auto continua a evidenziare grandi difficoltà. Gli ultimi numeri relativi al settore sono stati diffusi dal Ministero dei Trasporti. Nel mese di febbraio sono state vendute poco meno di 111mila auto. Si tratta del 22,6% in meno rispetto allo stesso mese del 2021.
Se consideriamo invece il primo bimestre dell'anno, le immatricolazioni sono scese del 21,1% rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso.

Cosa succede al mercato dell'auto

Questi numeri evidenziano le difficoltà che sta attraversando il mercato dell'auto, paralizzato in particolar modo dalla carenza di chip e semiconduttori

Del resto si tratta di un problema che non affligge soltanto il mercato dell'auto in Italia, bensì tutto il settore a livello europeo. Incluso i colossi come Mercedes, BMW e Volkswagen, pesi importanti quando si fanno nel DAX analisi tecnica previsioni.

I dati di Stellantis

Per quanto riguarda Stellantis, i numeri sono altrettanto negativi. A febbraio le immatricolazioni non hanno raggiunto le 42 mila unità, quasi un terzo in meno rispetto a febbraio 2021.
Nel primo bimestre dell'anno, il totale delle immatricolazioni di veicoli Stellantis è stato inferiore del 28% rispetto al primo bimestre del 2021.

Nonostante questi numeri, l'amministratore delegato dell'azienda, presentando il piano strategico, ha confermato l'obiettivo di raddoppiare i ricavi netti del gruppo entro il 2030 e ottenere margine di reddito operativo rettificato in doppia cifra per tutto il decennio.
L'attualità però è meno entusiasmante. Infatti lo stabilimento di Melfi ha annunciato un nuovo stop della produzione, per via della carenza di semiconduttori. Durante tutta questa settimana l'attività verrà sospesa su tutto lo stabilimento.

Annotazione: tra i vari titoli del mercato dell'auto, si può negoziare anche Stellantis sulle migliori piattaforme trading gratis.

Richiesta di incentivi

Le difficoltà del mercato dell'auto continuano nel frattempo a spingere le associazioni dei lavoratori e delle aziende a chiedere che il governo intervenga con degli incentivi per il settore. Infatti ritengono che lo stanziamento di un miliardo all'anno, che è stato annunciato per il 2022, non possa essere sufficiente ad un rilancio.