giovedì 27 febbraio 2020

Recessione globale, secondo Moody’s il Covid-19 può innescare la crisi mondiale


Lo scorso anno il timore di una recessione globale ci ha accompagnati per gran parte del tempo, ma ogni volta che questo incubo si faceva più minaccioso, l'economia globale riusciva ad allontanarlo. Stavolta però il Coronavirus potrebbe dare la spallata decisiva alle speranze, perché - sostiene Moody's - gli effetti di questa epidemia potrebbero innescare una recessione globale.

Coronavirus e recessione

Tutto dipende dalla ulteriore diffusione del contagio. Se dovesse tramutarsi in una vera pandemia, allora lo scenario ipotizzato dall’agenzia di rating potrebbe materializzarsi, e la recessione globale diventerebbe assai probabile. Va precisato che non è al momento ritenuta l'ipotesi più probabile, giacché – secondo gli economisti – ha il 40% di possibilità di realizzarsi.

Tuttavia anche in un contesto meno apocalittico, i danni saranno comunque enormi. La chiusura delle aziende in Cina, l'impennata di contagi in Sud Corea e in Europa (Italia come epicentro), rischiano seriamente di rallentare la crescita del Pil globale. Secondo Moody’s la frenata sarà di circa lo 0,4% su scala mondiale per il 2020. La fortuna è che la prima economia mondiale, quella statunitense, forse verrà toccata solo di striscio dal virus, e in parte ciò consentirà alle altre di assorbire meglio gli effetti.

Il caso dell'Italia

Preoccupa molto l'Italia. Secondo Moody’s dovrebbe verificarsi una temporanea crisi di consumi e produzione, ma la portata delle conseguenze dipenderà dalla durata dell’epidemia. Per questo è complicato fare delle stime precise. Una delle grandi preoccupazioni del nostro paese sono i già malmessi conti pubblici (il suo debito pubblico che continua a crescere anziché calare), riguardo ai quali invece Moody’s si mostra ottimista, giacché prevede «comprensione» da parte della Commissione nell’applicazione delle regole. È successo negli scorsi anni con il terremoto e succederà anche quest’anno con i costi del coronavirus, sui quali nessuno si metterà di traverso.

martedì 25 febbraio 2020

Borsa di Milano in rosso profondo, in un giorno bruciati tutti i guadagni del 2020

I timori legati alla diffusione in Italia del Covid-19 spingono al crollo la Borsa di Milano. Il listino azionario italiano ha chiuso la giornata di ieri l’indice Ftse Mib in calo del 5,43% a 23.427 punti, ma era giunto anche a perdere oltre il 6%. Complessivamente la capitalizzazione del paniere dei titoli principali di Piazza Affari è scesa di circa 30 miliardi di euro.

Numeri pesanti per la Borsa di Milano

Come detto, a penalizzare fortemente il listino di Borsa italiano sono le notizie sulla diffusione del virus cinese nel nostro territorio, con 2 decessi a una impennata di contagi che è cominciata al Nord ma rischia di propagarsi anche nel Meridione. Non che agli altri listini europei sia andata meglio (l'Eurostoxx 600 ha perso il 3,84%, Londra il 3,34%, Francoforte il 4,01% e Parigi il 3,94%), ma senza dubbio è l'Italia quella che preoccupa di più adesso. Nel lunedì nero di Piazza Affari, il Ftse Mib ha azzerato tutti i guadagni accumulati in questo primo scorcio dell’anno.

Avvio pesante, poi è andata anche peggio

Già dalle prime ore del mattino s'era capito che l'aria non era delle migliori. L'apertura era stata molto negativa (-3,4%), ma poi le cose sono andate peggiorando durante l’arco della giornata. Quando ha aperto in terreno fortemente negativo il mercato americano, il Ftse Mib è addirittura arrivato a cedere il 6%. A Piazza Affari il segno negativo ha caratterizzato tutte le blue chips, con un particolare accanimento per le vendite sui titoli del lusso, gli industriali e i finanziari. E c'è da dire che i migliori segnali gratis opzioni binarie non inducono neppure oggi a un maggiore ottimismo.

Nota tecnica: per studiare i grafici dei mercati è necessario conoscere prima le figure e i pattern, come il doppio massimo doppio minimo analisi tecnica.

Rischio recessione per l'Italia

Il problema è che l'effetto negativo del coronavirus non si limiterà solo a deprimere la Borsa italiana. La situazione più grave sarà quella della crescita della nostra economia reale. Ormai sembra scontatala recessione tecnica, visto che nel quarto trimestre del 2019 il PIL è sceso dello 0,3%, e in questo trimestre di certo non ci sarà un miglioramento (tenuto conto che Lombardia e Veneto, le regioni più colpite dal virus, da sole rappresentano circa un terzo del pil nazionale). Il 2020 viaggia verso la crescita negativa, con stime fra -0,5% e -1%.

venerdì 21 febbraio 2020

Debito pubblico, la situazione dell'Argentina si fa sempre più grave

Arrivano pessime notizie per la situazione economica dell'Argentina. Il Fondo Monetario Internazionale (FMI) ha infatti avvertito che il debito del paese sudamericano è diventato così alto, che i creditori privati dovranno dare un "contributo significativo". Tradotto: devono prepararsi a subire delle perdite rispetto a quanto investito.

Il problema argentino del debito

Gli esperti del FMI (international monetary fund) sono rimasti in Argentina è circa una settimana, e il 19 febbraio hanno emesso il loro "verdetto", affidato poi ad un comunicato ufficiale dell’organizzazione economica internazionale. Le problematiche della nazione sudamericana sono note da tempo. Il debito del paese è altissimo - è arrivato a quasi il 90% del PIL alla fine del 2019 - ed è un problema cronico, visto che ha già subito 8 volte la procedura di default.

La recessione in cui il paese si trova da tempo unitamente al dramma dell’alta inflazione, richiederebbero uno slancio della crescita economica, ma secondo il FMI finché non verrà ridotto in modo significativo il debito pubblico, non sarà né economicamente né politicamente fattibile. A conferma di ciò ha formulato anche una stima: l’economia argentina è destinata a diminuire di un ulteriore 1,3% nel 2020. Sarebbe il terzo anno consecutivo di recessione.

Inoltre va evidenziato che dallo scorso luglio, quando l’Fmi giudicò la posizione dell’Argentina come “sostenibile, ma senza grandi probabilità”, il paese ha perso più di un terzo delle sue riserve in valuta estera.

La rinegoziazione del debito

Il governo argentino vuole mettere una tappa alla falla enorme che si è creata, operando una rinegoziazione del debito (dove c'è anche un debito di 44 miliardi contratto proprio con l’Fmi). Secondo il presidente Fernandez, "se tutte le parti dimostrano la volontà di accordarsi, torneremo a mettere in piedi l’Argentina”. Il ministro dell’economia Guzmán stima la necessità di rinegoziare circa 100 miliardi di dollari di debito, anche per garantire stabilità alle riforme economiche approvate dal Senato lo scorso dicembre.

mercoledì 19 febbraio 2020

Mercati finanziari molto preoccupati, gli effetti del coronavirus spingono l'oro

Continuano a sentirsi in modo forte gli effetti del coronavirus sui mercati finanziari. E questi effetti stanno spingendo di nuovo gli investitori verso i beni rifugio. Non stupisce quindi il fatto che l'oro abbia raggiunto la quotazioni più alta da 7 anni a questa parte (e i massimi storici contro l'euro).

La paura dei mercati finanziari

I mercati finanziari hanno dovuto incassare una serie di notizie negative negli ultimi due giorni, tutti legati in modo forte al coronavirus. Il colosso tecnologico Apple ha annunciato che difficilmente riuscirà a centrare le previsioni di vendita per il trimestre che finirà a marzo, dal momento che l'epidemia cinese sta incidendo in modo forte sulla sua catena di approvvigionamento. La frenata di Apple si è ripercossa a catena sulle supply chain.

Ma i mercati finanziari hanno dovuto digerire anche l'annuncio dei maxi tagli (35 mila posti di lavoro) fatto da HSBC, nonché i deboli dati macro Europei, con in testa la Germania il cui indice Zew è calato molto peggio di quanto non ci si aspettasse. Infine, il calo dei rendimenti dei titoli del Tesoro USA ha reso ancora più appetibile il gold metal rispetto al dollaro.

Oro in volo

In un contesto così favorevole, la corsa dell'oro sui mercati finanziari non deve stupire. Come si può vedere sulla piattaforma migliore opzioni binarie, il metallo prezioso è tornato dopo un mese e mezzo oltre la soglia dei 1600 dollari, sui massimi di 7 anni.

Consiglio: prima di adottare delle tecniche di scalping Forex, bisognerebbe conoscere bene come funzionano i mercati finanziari e da quali driver vengono influenzati.

Il caso strano del palladio

Quello che invece stupisce è invece il palladio, che ha aggiornato il record storico a 2.592 dollari l’oncia sul mercato spot londinese. Eppure, essendo un metallo che viene impiegato in ambito industriale, avrebbe dovuto patire questo contesto difficile per la produzione globale. Ormai ogni volta che i metalli industriali si apprezzano, il palladio registra rialzi di un’ordine di grandezza superiore. Il metallo delle marmitte, che soffre di un crescente deficit di offerta, è stato la materia prima che ha corso di più nel 2019, mettendo a segno un rialzo di quasi il 60%.

lunedì 17 febbraio 2020

Credito al consumo, aumenta la diffusione in Italia. Ma crescono anche i problemi...

Cresce il credito al consumo in Italia. Nell'ultimo anno l'aumento è stato del 7,4%, per una cifra complessiva che sfiora i 22 miliardi di euro. Ma come vedremo, cresce anche il numero di coloro che si perde e non riesce più a pagare con regolarità le rate del debito.

La crescita del credito al consumo

Ma andiamo con ordine. Il settore del credito al consumo ha avuto una forte spinta dalle motivazioni più disparate. Si richiede per l'acquisto dell'auto, per il pagamento dei viaggi, i prestiti personali, ma anche per estinguere prestiti precedenti e fronteggiare spese sanitarie impreviste. La maggior parte delle richieste è stata fatta per importi moderati, al di sotto dei 5.000 euro, che rappresentano quasi la metà delle richieste di prestiti totali. Perfino un colosso come Amazon ha lanciato un sistema di rateizzazione automatico degli acquisti.

Cambiano i modelli di spesa

Il pagamento rateizzato sembra dunque farsi sempre più strada come comportamento abituale, un po' come accade in un modello consumistico sfrenato come quello americano. Un fatto eclatante è che oggi si preferisce buttare qualcosa di datato e comprare a rate un nuovo sostituto, piuttosto che affrontare in una volta sola le spese di riparazione.

Aumentano i prestiti non rimborsati

Questo tipo di operazioni ha degli indubbi vantaggi, perché consente di pagare immediatamente il bene, il servizio o la prestazione, rimborsando poi gradualmente la cifra ottenuta entro il termine prescelto. C'è però anche una conseguenza poco felice di questo sempre più largo ricorso al credito al consumo. Infatti è cresciuto anche il numero di quelli che non pagano le rate del debito concesso da una banca o da una finanziaria. Secondo gli ultimi dati, circa 16 milioni di persone sono state segnalate ai sistemi di informazione creditizia (Sic).

Il problema è che comprare o pagare tutto a rate, finisce per smaterializzare l’idea del denaro con cui siamo cresciuti ed abbiamo fatto i conti. In pratica perdiamo il contatto con il reale valore del denaro, e di conseguenza perdiamo il controllo delle nostre finanze.

giovedì 13 febbraio 2020

Borse, seduta in altalena sulle novità dalla Cina. Piazza Affari chiude sopra la parità

Giornata in altalena per le Borse, che vivono una prima fase molto deludente, per poi riprendersi proprio sul finale. Piazza Affari conclude la seduta in prossimità della soglia dei 25 mila punti, grazie soprattutto alla performance del comparto finanziario.

Il coronavirus e le Borse

Dicevamo di una giornata a fasi alterne, cominciata male con le vendite partite dall’Asia in scia dei nuovi dati sul Coronavirus. Le autorità cinesi della provincia di Hubei (dove si trova Wuhan, la città epicentro del contagio) hanno iniziato ad adottare una nuova metodologia per valutare l'impatto del virus, e questo ha prodotto un balzo di oltre 15mila nuovi casi e di 254 decessi. Il picco di nuovi casi ha deteriorato il morale degli investitori, spingendo le Borse europee in territorio negativo nel corso della mattinata. Alla fine però Milano recupera e chiude a 24.892,15 punti in progresso dello 0,12%. Il FTSE Italia All-Share a +0,10%, il FTSE Italia Mid Cap a -0,09%, il FTSE Italia STAR a +0,14%.

Nel resto delle Borse d'Europa rimane il segno meno, ma molto modesto. Francoforte perde lo 0,04%; Parigi lo 0,19%; Madrid -0,3%. La piazza peggiore è Londra, che cede oltre un punto percentuale dopo le dimissioni a sorpresa del cancelliere dello scacchiere Sajid Javid. Secondo i giornali inglesi dietro quest’addio potrebbe esserci uno scontro con il primo ministro Boris Johnson.

Suggerimento: prima di operare sui mercati reali, occorre acquisire le giuste competenze. Ad esempio bisogna imparare l'utilità delle medie mobili trading, perché sono tra gli strumenti più utilizzati in assoluto.

A Milano brillano i titoli del comparto finanziario

A Milano, come detto, il merito della performance della Borsa è dovuto al comparto finanziario. In esso spiccano Nexi (+4,53%), Ubi Banca (+1,86%) e Banco BPM (+1,7%). Molto bene anche Telecom Italia (+3,65%), che ha capitalizzato il possibile accordo con KKR per rilevare Open Fiber. Sulla migliore piattaforma opzioni binarie possiamo anche vedere che salgono anche le azioni della Juventus (+1,39%) dopo l'annuncio del nuovo matrimonio con lo sponsor Allianz per un corrispettivo di 103 milioni. Il crollo dell’auto in Cina in gennaio spinge al ribasso Pirelli -2,15% ed Fca -1,21%. Male i titoli petroliferi Saipem -1,59%, Tenaris -0,98%, Eni -0,85%.

martedì 11 febbraio 2020

Banche e lavoro, il piano di Unicredit accende lo scontro con i sindacati

Ancora una volta il mondo della banche fa parlare di sé per via dell'ennesimo piano di tagli che è stato annunciato. Stavolta tocca a Unicredit scatenare l'ira dei lavoratori e dei sindacati, per via di un programma di riorganizzazione interna pesantissimo. L'istituto di credito ha infatti programmato di tagliare 6 mila posti di lavoro in Italia, chiudendo 450 sportelli.

Banche, sfide digitali e tagli

Alla base di questo piano durissimo, c''è il calo dei clienti allo sportello. Secondo banca Unicredit, negli ultimi anni ci sarebbe addirittura stato un dimezzamento, cui ha corrisposto anche un calo della metà delle operazioni effettuate in filiale. Dalle 36,8 milioni del 2016 si è scesi sui 16 milioni. Di fronte a questo declino, c'è stato però il parallelo aumento dell'utilizzo di canali informatici o telefonici, come del resto sta succedendo per l'intero mondo delle banche. Per questo motivo Unicredit punta sempre più a digitalizzare i suoi processi e servizi.

Sforbiciata al personale anche in Germania e Austria

Va detto che l'istituto non si limiterà a tagliare il personale solo in Italia, che comunque sarà il paese più colpito. Anche Germania e Austria saranno interessati dal piano di tagli, che complessivamente arriverà a 8mila unità (dei quali 6mila nel nostro paese).

Sindacati sul piede di guerra

E' chiaro che un piano del genere ha subito scatenato le proteste dei sindacati dei dipendenti delle banche. La FABI parla di "cifre inaccettabili", mentre la Fisac-Cgil parla di "numero spropositato di esuberi". C'è chi dice che in realtà non esiste un problema di esuberi nel gruppo, e che comunque questo piano non verrà preso in considerazione se ai tagli non si accompagneranno contemporaneamente anche nuove assunzioni. Insomma, si chiede un ricambio generazionale nella banca, e non solo un ridimensionamento occupazionale.

La partita tra sindacati e Unicredit comincerà tra pochi giorni, il 14 febbraio, mentre la ministra del Lavoro e delle Politiche sociali, Nunzia Catalfo, ha convocato i vertici della banca per venerdì 21 febbraio.

venerdì 7 febbraio 2020

Mercati finanziari di nuovo frenati dal virus. Borse, il rally va in pausa

Il numero dei contagiati dal terribile coronavirus continua a salire, ed anche il Giappone ha deciso di ampliare le misure straordinarie per contenere la pandemia. Nel frattempo i mercati finanziari assorbono le nuove notizie, e le borse tornano a calare.

Borse di nuovo caute dopo i guadagni

Dopo aver vissuto i primi giorni della settimana al rialzo, recuperando una fetta importante delle perdite della scorsa settimana, le maggiori borse hanno tirato il freno. Appena ieri Wall Street si era portata su nuovi record, mentre anche gli indici asiatici avevano registrato la loro miglior performance giornaliera da giugno. A tenere su il sentiment degli investitori sono state le trimestrali. Ma oggi lo scenario oggi è differente, come si può vedere sulle migliori piattaforme di trading online.

E' tornata di nuovo l'incertezza sui mercati finanziari, alimentata dalla paralisi dell'economia cinese (l'agenzia di rating S&P ha tagliato la stima della crescita cinese dal 5,7 al 5% per quest'anno). Il timore è che l'effetto del virus esploda nel secondo trimestre e oltre. La Borsa di Tokyo ha chiuso in calo (Nikkei -0,19% a 23.827 punti), mentre in Europa le prime mosse dei mercati sono all'insegna della cautela.

Valute, spread e petrolio

Anche sul mercato valutario regna l'incertezza, alimentata dall'attesa per l'evento clou della settimana, ovvero la pubblicazione dei dati sul lavoro americani, che avverrà nel pomeriggio. Nel frattempo l'euro apre sotto quota 1,10 dollari, avanza lo yen e va giù lo yuan. Chi conosce come usare le medie mobili trading forex, noterà importanti intrecci tra quella di lungo e breve periodo.
Lo spread Btp-Bund intanto apre stabile, mentre il rendimento del titolo decennale si attesta allo 0,95%. Il prezzo del petrolio invece risale, dopo che Mosca si è detta favorevole alla raccomandazione dell'Opec e di altri produttori per un'ulteriore riduzione della produzione, per contrastare il calo della domanda.

mercoledì 5 febbraio 2020

Economia tedesca in frenata? Ma intanto ha il surplus migliore al mondo

Nonostante la locomotiva dell'economia tedesca abbia rallentato il passo, sfiorando anche la recessione tecnica, la Germania ancora una volta può vantare il più grande surplus mondiale in termini nominali. Si tratta del quarto anno consecutivo.

Economia tedesca e guerra dei dazi

A evidenziare questi risultati è uno studio di Reuters, sulla base calcoli dell’istituto di statistiche tedesco Ifo. Sorprende davvero visto l'ultimo anno vissuto dall'economia tedesca. Infatti nel secondo trimestre del 2019 ha sperimentato la recessione, sfiorandola poi anche nel terzo (il che avrebbe significato recessione tecnica). Ma sorprende ancora di più il fatto che questo surplus sia giunto in un altro anno difficili a livello di relazioni internazionali, dominato dalla tensione commerciale USA-Cina. Va ricordato in proposito gli effetti dannosi della guerra dei dazi ai titoli dell’auto tedesca, fortemente esposti in Cina.

La classifica del surplus

Eppure, malgrado queste difficoltà, l'economia tedesca ha generato ancora una volta un surplus commerciale notevole. In termini nominali il saldo positivo delle partite correnti è stato pari a 293 miliardi di dollari (circa 262 miliardi di euro). La Germania ha così preceduto il Giappone (+194 miliardi) e la stessa Cina (+183 miliardi). La spinta è arrivata soprattutto dalle maggiori esportazioni verso gli Stati Uniti, propiziate dal deprezzamento dell'euro, e il brusco aumento nella seconda metà dell’anno delle esportazioni verso il Regno Unito

Le normative europee

Occorre ricordare che l’Unione europea nel 2011 ha introdotto la Macroeconomic imbalance procedure (Mip), ovvero un ventaglio di 28 indicatori economico ai quali i singoli Paesi dovrebbero attenersi. Questo ha il duplice scopo di far quadrare meglio i propri conti, e al tempo stesso rispettare gli altri Paesi che appartengono alla stessa area economica.
Uno di questi indicatori è proprio il saldo delle partite correnti (current account balance), che in base alla Mip non dovrebbe superare il 6% del Pil nella media a tre anni (se negativo, non deve superare il deficit del 4% nella media a tre anni). Ebbene, l'economia tedesca ha il rapporto tra surplus commerciale e Pil oltre il 6%. Dal 2011 non è mai sceso sotto questa soglia, superata tra il 2015 e il 2017 (sopra l’8%) e nel 2019 (7,6%).

lunedì 3 febbraio 2020

Commodities, pesante crollo delle quotazioni sugli exchange cinesi

Era dal 23 gennaio che i mercati cinesi erano chiusi per via delle festività legate al capodanno Lunare. Alla riapertura di oggi, i timori legati alla diffusione del Coronavirus sono esplosi in tutta la loro gravità, innescando un calo fortissimo nel settore delle commodities.

La paura del virus e le commodities

Gli investitori sono sicuri che la diffusione del virus Wuhan avrà un impatto molto forte sulla produzione della seconda economia mondiale, e di conseguenza sulla richiesta di materie prime. Questo spiega il tracollo dei prezzi delle commodities nel primo giorno di contrattazione, dopo la chiusura per le festività del Capodanno lunare. I futures su metalli, prodotti del settore energy ed agricoli sono stati travolti da una ondata di vendite senza precedenti, sui tre principali exchange di materie prime cinesi. Questo ha fatto scattare gli stop agli ordini in corso (qui è spiegato che cos'è un trailing stop).

Gli investitori in questo momento sono a caccia di asset a basso rischio, mentre scappano via da quelli più rischiosi. Il maggiore ribasso ha colpito l’iron ore (minerale di ferro) che ha terminato gli scambi in calo dell’8%. Ma una forte ondata di vendite ha colpito anche rame, greggio ed olio di palma. Chiaramente questo ha inciso sulle quotazioni dei titoli delle aziende produttrici, anch'esse colpite da pesanti cali in Borsa (la peggior perdita dal 2015).

Consiglio: prima di fare investimenti sulle commodities, è bene conoscere alcune tecniche di base, come la strategia breakout trading pullback.

Il crollo della domanda di petrolio in Cina

Va segnalato anche un altro importante evento che riguarda una delle commodity principali, ovvero il petrolio. A causa dei timori del Coronavirus, la domanda di petrolio in Cina è crollata di circa 3 milioni di barili al giorno, pari al 20% del fabbisogno totale. Si tratta probabilmente del più severo shock subito dalla domanda di petrolio dalla crisi finanziaria, nel 2008-2009, e del più repentino dall'attacco alle Torri Gemelle. Nel frattempo le autorità monetarie cinesi si sono impegnate a fornire liquidità ai mercati, mentre la banca centrale ha ridotto i tassi.