giovedì 30 maggio 2019

Produzione e consumi di birra: è boom in Italia. E anche le semine di orzo crescono

Il 2018 è stato un anno particolarmente intenso per il settore della birra. Secondo i dati di AssoBirra infatti, sono cresciuti sia la produzione che i consumi pro-capire. E questo incremento ha funto da traino anche per le semine di orzo, aumentate a loro volta.

I dati su produzione e consumi

produzione birraPartiamo dai dati. L'AssoBirra, l'associazione che rappresenta i maggiori produttori italiani e il 90% della produzione, ha evidenziato un incremento del consumo di birra pari al 3,2%. In Italia si è passati dal 19 milioni di ettolitri del 2017 fin sopra i 20 milioni. Segno positivo anche per l'export che ha raggiunto il massimo storico superando il tetto dei 3 milioni di ettolitri, in aumento del 6,6%.

Cresce il consumo pro-capite (+3,4%) che si è attestato a 33,6 litri. Una tale domanda ha finito per stimolare l'offerta, che è salita anch'essa. La produzione nazionale infatti cresce del 4,7%, con l'Italia che si posiziona al nono posto in Europa per i volumi mentre è quinta per il numero di birrifici.

Ed a proposito di birrifici, quello a cui si sta assistendo è un vero e proprio boom. Siamo arrivati a 862, per una produzione di 504.000 ettolitri, in crescita del 4,3%. Non stupisce quindi il fatto che sia aumentata anche l'occupazione, che alla fine del 2018 contava ben 140 mila lavoratori.

Le semine di orzo

La maggiore produzione di birra, ha stimolato anche la domanda di materie prime, come l'orzo. Le semine sono aumentate quest'anno del 3% per un totale di 267868 ettari, secondo una analisi di Coldiretti sulla base delle intenzioni di semina divulgate dall'Istat. Un microbirrificio su quattro è agricolo, secondo i dati Coldiretti, anche perché la produzione artigianale Made in Italy si è molto diversificata puntando di materie prime di qualità. La regione in cui sono più presenti i microbirrifici artigianali è la Lombardia, a seguire la Toscana, il Veneto e il Piemonte.

martedì 28 maggio 2019

Brexit hard o soft? Le elezioni europee confondono ancora di più lo scenario

Le elezioni europee non sono servite a dare un quadro più chiaro della situazione politica che si vive nel Regno Unito. La questione Brexit, oggi più che mai, sembra aver spaccato il paese tra coloro che vogliono l'addio alla UE, anche "hard", e coloro che invece vorrebbero un secondo referendum per rimanere attaccati al treno europeo. E in tutto questo la sterlina si indebolisce progressivamente.

Brexit sempre più un dilemma

L'esito delle elezioni europee, cui la GB è stata costretta a partecipare proprio per il rinvio del divorzo dalla UE, rendono bene l'idea di quanto questo apese sia diviso. Gli elettori hanno premiato le fazioni più estreme, ovvero i brexiter di Farage da una parte e i LibDem europeisti convinti. A finire male sono invece stati i partiti della tradizione, quei laburisti e conservatori che solo 2 anni fa ottenevano l'80% dei voti. In un quadro del genere, capire che esito finale avrà la faccenda Brexit è impossibile.

Proprio per questo anche i mercati hanno faticato a reagire. E non lo hanno fatto. La sterlina, che da un mese a questa parte si sta indebolendo contro euro e dollaro, ha continuato a viaggiare al ribasso come per inerzia, dopo il testa e spalle trading rialzista di un mese fa. Quel che è sicuro è che visto il contesto, difficilmente potrà riprendersi a breve. Anzi, qualora dovesse prevalere una Hard Brexit, ci sono analisti pronti a scommettere che la valuta britannica si svaluterà di un altro 7%.

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I prossimi eventi chiave

Poiché non sono attesi dati di grande rilievo dal punto di vista macroeconomico, la sterlina rimarrà ancora guidata dagli sviluppi politici riguardo Brexit. Bisogna capire chi sarà il prossimo premier, dopo le dimissioni di Theresa May. Se sarà estremista della Brexit come Boris Johnson, allora il pound potrebbe finire sotto pressione. Se sarà qualcuno di meno impegnato in una Hard Brexit come Philip Hammond, allora le pene del pound potrebbero alleviarsi.

venerdì 24 maggio 2019

Debiti non pagati, in Italia raggiunta la cifra record di 82,3 miliardi

La massa di debiti che è stata accumulata da famiglie e imprese ha raggiunto nel 2018 una cifra record, pari a 82,3 miliardi di euro. A rivelarlo è il rapporto Unirec, ovvero la federazione nazionale che riunisce oltre 200 aziende di servizi a tutela del credito (l’80% del settore in Italia, per un totale di quasi 17 mila professionisti).

L'aumento dei debiti di famiglie e imprese

Questa enorme montagna di debiti è stata accumulata nel tempo e riguarda le ragioni più disparate. Si tratta di pagamenti e scadenze del mutuo sulla casa, rate di finanziamento non saldate per tv o auto, bollette di utilities e tlc. L'elenco è lunghissimo, e a livello di cifre registra un incremento del 15% rispetto all'ammontare del 2017, quando era pari a 71,4 miliardi di euro. Sale anche l'importo medio, che tocca quota 2.126 euro (+4,3% sul 2017).

Il problema grosso di questi debiti è che in molti casi si tratta di situazioni deteriorate, di insoluti anche di vecchia data. In sostanza, di difficile recupero da parte dei creditori. Parliamo di circa il 48% del totale. Tradotto in cifre sono 39,5 miliardi. Due terzi di questi sono stati contratti dalle famiglie, un terzo dalle imprese.

I difficoltosi processi di recupero

Il volume di crediti deteriorati sul totale ha iniziato a crescere a partire dal 2015, quando essi sono fuoriusciti dal sistema bancario e sono stati intercettati dalle imprese a tutela del credito. Dal 2014 al 2018, il volume di crediti affidati è salito del 70%. La forte crescita di questa massa di crediti da recuperare ha reso complesso i relativi processi. I tempi si sono dilatati e vanno in media da 5 a 6 anni, rispetto ai 12 mesi per la gestione dei crediti con anzianità molto recente. Inoltre è peggiorato anche il rapporto tra gli importi affidati e quelli recuperati: solo il 10% (7,8 miliardi) viene incassato, mentre nel 2014 era circa il doppio.

mercoledì 22 maggio 2019

Mercati sempre tesi per la guerra commerciale. Dollaro ai massimi di 4 settimane

La guerra commerciale sta facendo sentire i suoi effetti sull'economia dei paesi asiatici, e questo ha consentito al dollaro americano di portarsi verso i massimi di un mesetto sui mercati delle valute.

Guerra commerciale e mercati

Gli ultimi dati macro hanno evidenziato le frenate di Thailandia, Singapore, e anche un calo dell’export in Corea. Questa mattina anche la bilancia commerciale giapponese ha deluso i mercati, registrando un surplus di soli 60,4 miliardi di yen, contro un valore stimato di 232,7 miliardi. Tutte conseguenze più o meno dirette della guerra commerciale. L'ultimo atto è di pochi giorni fa, quando Trump ha colpito Huawei impedendogli di acquistare parti e componenti da società statunitensi. Trattandosi del principale fornitore mondiale di tecnologia 5g (fattura più di 100 miliardi di euro), è chiaro che questa battaglia a coinvolto l'intero globo, e fatto danni anche agli americani. Anche per questo Trump ha subito fatto un mezzo dietrofront, spostando il provvedimento di 90 giorni, al prossimo 19 agosto.

La mossa del governo statunitense ha dato una mano all’azionario asiatico ed ha aiutato lo yuan offshore a riprendersi dai minimi da novembre. Ma l'effetto pare essere solo temporaneo. Le preoccupazioni commerciali derivanti dalla disputa USA-Cina continuano a dettare l'azione sui prezzi e il sentimento nei mercati globali. Malgrado l'amministrazione di Trump abbia fatto un passo indietro su Huawei, i timori che la situazione possa aggravarsi persistono. Adesso il faro è puntato sui possibili di blocchi di Pechino sulle esportazioni dei materiali fondamentali (di cui detiene praticamente il monopolio) per il mercato tecnologico.

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Le ripercussioni su dollaro e Index

In questo clima, l'indice sul biglietto verde guadagna fino a 98,077. La coppia EUR-USD resta ancorata verso 1,115  con una formazione di doppio minimo analisi tecnica. Il dollaro beneficia anche del rialzo dei rendimenti dei Treasuries, con il tasso del decennale a 2,426% ai massimi da una settimana sulla scia di alcuni commenti positivi di policymaker sull’economia Usa. Oggi il FOMC, ovvero il braccio operativo della Federal Reserve, pubblicherà i verbali dell'ultima riunione.

sabato 18 maggio 2019

Economia circolare, dal legno arriva un esempio virtuoso

Il riciclo del legno è diventato un vero esempio virtuoso di economia circolare. Secondo gli ultimi dati diffusi da "Rilegno", ovvero il consorzio nazionale per il recupero e ricilo degli imballaggi di legno, l'attività è cresciuta del 7,74% lo scorso anno e oggi vale circa 1,4 miliardi di euro.

Economia circolare e virtuosa

economia circolare legnoComplessivamente, il riciclo è giunto a un volume di quasi 2 milioni di tonnellate raccolte e avviate al riciclo. Ancora più interessante è che la percentuale di recupero è giunta al 63%, più del doppio di quanto fissato dall'Unione Europea come target da raggiungere entro il 2030 (30%).

Il sistema di economia circolare che si è venuto a creare è molto importante, perché oltre ad aver smaltito 2 milioni di tonnellate di legnami, tra questi ben 780mila sono stati usati per generare pallet. Nella trasformazione sono stati creati 56 milioni di pallet usati. Ma sono stati creati anche pannelli truciolari, blocchi di legno cemento per l'edilizia e altro.

Benefici su occupazione e ambiente

Quella del settore del legno è diventato un esempio concreto (e vincente) di economia circolare, un successo made in Italy che ci pone all’avanguardia in Europa. Ad essere stati avviati al recupero (sin dal 1997) sono imballaggi industriali e ortofrutticoli, bobine e imballaggi alimentari. La filiera è molto nutrita, visto che conta 2.000 consorziati ed ha convenzioni attive con oltre 4.541 comuni italiani, 416 piattaforme di raccolta private diffuse sul territorio e 13 impianti di riciclo. Senza considerare l'enorme e positivo impatto ambientale (risparmio nel consumo di CO2 pari a quasi un milione di tonnellate) e occupazionale (6mila addetti) di questo schema virtuoso.

Sotto il profilo territoriale, la Regione leader in questo ambito è la Lombardia. Qui sono state recuperate circa 504.290 tonnellate di legno. Bene anche i dati dell’Emilia-Romagna (242.504 tonnellate) e dal Piemonte (197.602 tonnellate).

giovedì 16 maggio 2019

Banche centrali, la Polonia non tocca la sua politica monetaria

Tra le banche centrali che in questa settimana sono chiamate a decidere la propria politica monetaria, c'è quella delle Polonia. Mercoledì si è riunito il comitato dell'istituto centrale di Varsavia, che ha deciso di non toccare il costo del denaro.

La decisione della banca centrale polacca

Il Consiglio ha lasciato il tasso di interesse fermo all'1,50%, livello minimo storico che venne raggiunto nel marzo del 2015, quando la Narodowy Bank Polski operò un taglio di 50 punti base. Mentre molte banche centrali sono perplesse sul futuro della propria economia, quella polacca invece è ottimista nella sua dichiarazione di accompagnamento. Secondo la Narodowy Bank Polski la situazione economica in Polonia è buona, malgrado gli ultimi dati sul PIL abbiano evidenziato un calo e che ci si attende una nuova discesa in futuro (causata dalla componente investimenti).

Inflazione

Circa l'inflazione, l'aumento avvenuto durante gli ultimi mesi (l'ultima lettura è al 2,2%), ha avvicinato il valore verso il punto mediano della fascia obiettivo 1,5-3,5%. Ad alimentare questa crescita sono stati soprattutto i prezzi dei carburanti e dei prodotti alimentari. Nonostante questo, secondo la NBP l'inflazione rimane moderata.

Per tutti questi motivi la banca centrale polacca ritiene che l'attuale livello dei tassi di interesse sia congruo con il mantenimento dell'economia sulla via della crescita sostenibile e consenta di mantenere l'equilibrio macroeconomico. Il governatore Glapiński ha inoltre affermato che il livello del tasso di interesse non verrà modificato nei prossimi mesi.

Consiglio: si devono sempre studiare le configurazioni di candele giapponesi. Qui si parla del three white soldiers pattern.

Le ripercussioni sullo Zloty

Sul fronte valutario, la decisione della banca centrale di Polonia non ha influito granché sullo Zloty, anche perché non ha sorpreso gli investitori. Come sui vede sui siti forex trading gratis, la coppia EUR-PLN, attualmente appena sopra il livello di supporto di circa 4,3000 potrebbe avere difficoltà a superarlo al ribasso. Stesso discorso per il cross USD-PLN, che è attualmente intorno a 3.8400. Al momento il vero dirver delle valute è la guerra commerciale tra Cina e Stati Uniti, che determina la maggiore o minore avversione al rischio degli investitori.

martedì 14 maggio 2019

Azioni Apple, caduta pesante a Wall Street. Ecco perché...

La giornata di Apple a Wall Street è stata nerissima. Le azioni di Cupertino ha infatti perso il 5,81%, scivolando a 185,72 dollari. Si tratta del minimo degli ultimi due mesi.

I motivi del crollo delle azioni Apple

Ma cosa ha causato il tracollo delle azioni del colosso tech? Sono tre i fattori che hanno pesato sulle mosse degli investitori a Wall Street. Sicuramente sta incidendo la forte tensione che si respira sui mercati, a seguito della nuova escalation sul fronte della guerra commerciale USA-Cina. Questo ha spinto i mercati ad abbandonare le attività più rischiose, puntando sui rifugi sicuri. Inoltre la guerra dei dazi colpisce in modo ancor più diretto Apple, visto che i suoi prodotti diventano più cari in Cina, dove peraltro assemblea buona parte dei dispositivi.

In secondo luogo le azioni Apple pagano i dati in deciso calo del mercato nordamericano degli smartphone. Da gennaio a marzo le consegne sono diminuite del 18% su base annua. Complessivamente la quota è scivolata fino a 36,4 milioni di unità, che è il dato peggiore da 5 anni a questa parte. Le consegne di iPhone sono inoltre diminuite del 19%, e solo in parte questo bilancio viene compensato dall'ottima performance dell'XR, con conta 4,5 milioni di pezzi venduti in tre mesi.

La class action e il rischio multa

Infine c'è un altro fattore molto importante, che ha pesato sull'andamento delle azioni di Apple. Il colosso di Cupertino infatti ha subito una sconfitta legale contro i consumatori che l’accusavano di approfittare della posizione dominante per gonfiare i prezzi sull’App Store. La Corte Suprema degli USA (con cinque voti a favore e quattro contro) ha infatti confermato la decisione del tribunale di primo grado, che aveva già dato l'ok ad una class action contro l'azienda produttrice dell’iPhone. Una decisione contro la quale Apple si era appellata. Ma ora che ha perso, rischia di subire una multa da centinaia di milioni di dollari.

venerdì 10 maggio 2019

Costo del denaro, la Norges Bank fissa la stretta a giugno

La banca centrale di Norvegia ha deciso nel meeting di giovedì, di lasciare invariato il costo del denaro. Tuttavia, ha già preannunciato che nel mese di giugno opererà una nuova stretta monetaria, dopo quella di 25 punti base fatta nel mese di marzo.

Norges Bank e costo del denaro

L'ultimo meeting di politica monetaria conferma quindi che la Norges Bank ha un approccio da "falco", pur mantenendo il costo del denaro all'1%. La dichiarazione resa dal governatore Oystein Olsen è stata abbastanza chiara. In base ad una valutazione di rischi e delle prospettive economiche norvegesi, c'è l'intenzione di procedere ad una nuova manovra restrittiva, salvo che non si verifichino degli shock improvvisi per l'economia.

Le proiezioni economiche della Norges Bank sono positive. Anzitutto continua a crescere la capacità produttiva, e il Pil viene visto in aumento annuo dell’1,7%. In secondo luogo l'inflazione sta viaggiando forte, è già oltre il target del 2% e l'ultimo report ha addirittura sorpreso gli analisti arrivando al +2,9%. Inoltre il tasso di disoccupazione è a livelli fisiologici. Resta però un fattore di incertezza legato alle prospettive economiche globali. Ricordiamo infatti che la Norvegia è fortemente legata al settore petrolifero, che a sua volta risente sia dei timori di una decelerazione globale, sia delle tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina.

Consiglio: cercate di ampliare sempre le vostre strategie di trading. Qui trovate spiegata la strategia RSI e media mobile.

L'andamento della Corona

Proprio questi fattori di pericolo, spiegano perché nonostante la Norges Bank esprima una prospettiva molto più aggressiva rispetto alla Fed circa il costo del denaro, il cambio della Corona Norvegese contro euro e dollaro non decolla. Se dopo aver deciso qual è il miglior sito per trading online, andiamo ad aprire i grafici della Corona NOK, possiamo vedere cosa è successo. Dopo il meeting della Norges Bank, infatti, la Corona Norvegese ha avuto un sussulto ma dopo ha perso di nuovo quota. Il cross USD-NOK sta salendo dalla fine del mese di aprile, così come è accaduto per la coppia EUR-NOK.

mercoledì 8 maggio 2019

Imprese italiane sempre più a caccia di profili Stem hi-tech

Le imprese cercano sempre di più giovani talenti che oltre ad una formazione importante dal punto di vista scientifico e tecnico, hanno anche una grande dimestichezza con le tecnologie digitali.

Imprese e fabbisogno di profili Stem

Le figure professionali stanno cambiando, ed alle imprese non basta più soltanto cercare ingegneri, scienziati, tecnici, matematici, ovvero quelli che sono conosciuti anche con il termine "profili Stem" (Science, Technology, Engineering, Mathematic). Oggi occorre anche che essi siano in grado di lavorare con le nuove tecnologie, cioè professionisti capaci di rispondere alle nuove esigenze delle imprese nell’era della rivoluzione digitale. E sono difficili da reperire sul mercato del lavoro.

Le aziende che introducono la digitalizzazione dei processi di lavoro sono sempre di più. Questo spiega perché le nostre imprese hanno sempre più fame di questi giovani talenti tech. Ma va detto che questa carenza non è soltanto un problema italiano. La mancanza di un grande bacino di profili in ambito tecnologico è infatti un problema avvertito su scala internazionale, dal momento che i ruoli professionali cambiano rapidamente e c'è poco tempo per colmare il gap tra richiesta e offerta. C’è la necessità e la volontà di ridurre il gap con il resto del mondo, a partire dagli Stati Uniti, dove le grandi società tech come Google e Apple hanno tracciato la strada.

Problema da risolvere anzitutto a scuola

Il primo passo andrebbe fatto sin dalla formazione scolastica, dove si deve intervenire con grande velocità per orientare meglio i ragazzi. Non c'è dubbio che saranno sempre di più le competenze digitali a fare la differenza. Si prevede che nel giro di qualche anno mancheranno circa un milione di competenze digitali, il che è un segnale di allarme per il sistema imprenditoriale. Basta pensare che soltanto nell’information and communication tecnology (Ict), verranno creati fino a 88mila posti in più dal 2018 e fino al 2020.

lunedì 6 maggio 2019

Mercati finanziari scossi dalle nuove minacce di Trump

La settimana dei mercati finanziari s'è aperta con le ripercussioni della nuova tensione USA-Cina. A farne le spese sono stati soprattutto i mercati emergenti, che hanno perso molto terreno contro il dollaro. Chi ne ha beneficiato invece è stato lo Yen, favorito dal suo status di valuta rifugio.

La minaccia di Trump e i mercati finanziari

La nuova miccia è stata innescata da Trump sul finire della settimana scorsa. L'inquilino della Casa Bianca ha infatti minacciato di alzare i dazi sulle merci cinesi, perché secondo lui i negoziatori di Pechino stanno temporeggiando nel soddisfare le sue richieste. Appena venerdì, lo stesso Trump aveva citato i progressi nei negoziati, elogiando il presidente cinese Xi Jinping. Adesso invece questa nuova frizione adesso rischia di far deragliare i negoziati in corso tra Washington e Pechino, ed ha immediatamente acceso i timori dei mercati finanziari.

L'andamento del dollaro

Durante l'avvio delle contrattazioni sui mercati finanziari tra domenica e lunedì, lo yen giapponese - classica valuta rifugio - si è apprezzato fino a un massimo dello 0,75% contro il dollaro (il biglietto verde è scivolato a un minimo di cinque settimane). Per la rabbia di chi adotta una strategia forex spread trading, malissimo invece sono andate le valute emergenti, da sempre più esposte al clima che si respira a livello internazionale. Il Rand sudafricano era arrivato a perdere quasi un punto percentuale contro il dollaro, così come il peso argentino. Caso a parte è la Lira turca, scesa ai minimi da oltre sette mesi per via dell'annullamento delle recenti elezioni e la decisione di tornare alle urne.

L’EUR-USD aveva inizialmente subito un calo, ma in seguito è tornato ai livelli di chiusura di venerdì attorno quota 1,12. Il biglietto verde guadagna invece contro la Sterlina inglese (GBP-USD), in calo di circa lo 0,6%. Come si può vedere sulla migliore piattaforma trading Forex online, l'indice del dollaro (che misura la valuta statunitense rispetto a un paniere di sei principali rivali) è leggermente variato a 97,527.

venerdì 3 maggio 2019

Pagamenti, presto Facebook potrebbe lanciare una sua valuta virtuale

Un nuovo sistema per i pagamenti potrebbe presto rivoluzionare il modo di fare acquisti di miliardi di utenti, mettendo in seria difficoltà soprattutto il settore delle carte di credito. Questo perché lo starebbe per lanciare Facebook, il colosso social di Zuckerberg che ogni mese viene utilizzato da 2,7 miliardi di persone (incluse le applicazioni WhatsApp, Instagram o Messenger).

La Facebook-coin per i pagamenti

La notizia è stata data dal Wall Street Journal, secondo il quale l'azienda starebbe pianificando un sistema per pagamenti basato su criptovaluta, simile al Bitcoin ma con una differenza fondamentale: la moneta virtuale di Facebook non sarebbe fluttuante ma avrebbe un valore fisso. Questo impedirebbe le fortissime fluttuazioni di origine speculativa, che invece caratterizzano le altre criptovalute. Se confermata, la notizia sarebbe durissima per il settore delle carte di credito, dal momento che il “bitcoin” di Facebook non imporrebbe commissioni per gli acquisti online e quindi potrebbe mettere in pericolo il business degli operatori delle carte di credito.

La moneta digitale di Facebook (fulcro di un progetto iniziato più di un anno fa e denominato "Progetto Libra") potrà essere utilizzata sia per acquistare prodotti in rete, sia su Facebook come moneta di scambio tra gli utenti.

L'azienda non si sbilancia
 
Al momento non sono giunte conferme da Facebook, che si limita a dire che sta "esplorando diverse applicazioni per la tecnologia delle criptovalute". Tuttavia, secondo il quotidiano statunitense, l'azienda di Zuckerbeg starebbe già reclutando dozzine di operatori legati a siti di e-commerce o ai servizi finanziari per lanciare la propria rete. Inoltre ha già aperto delle negoziazioni con società di servizi finanziari e di pagamento come Visa e Mastercard, ma anche con società specializzate nei pagamenti elettronici come First Data.

giovedì 2 maggio 2019

Federal Reserve non dà retta a Trump: niente tagli nel 2019

L'appuntamento più atteso dai mercati nel primo giorno di maggio era con la Federal Reserve. Il meeting di politica monetaria della banca centrale americana alla fine non ha prodotto sorprese.

La decisione della Federal Reserve

La FED ha infatti deciso di non toccare i tassi di interesse, così come si aspettavano gli economisti. Il costo del denaro rimane così compreso nell'intervallo tra il 2,25% e il 2,50%. L'ultimo ritocco operato dall'istituto centrale risale allo scorso dicembre, quando il FOMC decise di aumentare i tassi di 25 punti base, per la quarta volta nel 2018. La FED ha quindi deciso di non dare ascolto al presidente Trump, che di recente aveva alzato al pressione sull'istituto centrale chiedendo un taglio dei tassi, così da stimolare la crescita economica a stelle e strisce.

Secondo la Federal Reserve non ci sono motivi per cambiare la propria azione, che viene ritenuta "appropriata al momento", tenendo conto della crescita (PIL a 3,2% nel primo trimestre) e della solidità dell'economia americana. Il capo della FED, Powell ha aggiunto che "non esiste un valido motivo per spostare la politica monetaria, in entrambe le direzioni". In sostanza ha spento le ipotesi di un taglio dei tassi nei prossimi mesi.

La reazione dei mercati

Le parole del capo della Federal Reserve hanno ridotto le probabilità di taglio dei tassi (così come si rilevano dai futures) al 55%, in calo dal 66% di martedì. La conseguenza è che i mercati hanno spinto il dollaro al rialzo, e i migliori segnali forex free hanno cominciato a puntare tutti sul greenback. Prima della parole di PoweIl, il biglietto aveva accusato perdite contro l'euro a causa del rapporto deludente sull'attività manifatturiera degli Stati Uniti. Quest'ultima ha avuto una frenata brusca ad aprile, peggiore delle attese. L'EURUSD si era portato a un massimo settimanale a 1,125, ma in seguito è sceso a 1,1925.

Il dollaro è rimbalzato anche contro yen e sterlina, come si può vedere aprendo uno dei tanti broker online affidabili. Alla fine della sessione USA, l'indice del biglietto verde è salito a 97,73 dopo aver raggiunto un minimo di sessione a 97,15.