mercoledì 24 febbraio 2021

Mercato delle obbligazioni, il 2021 è comincato nel peggiore dei modi

Queste prime settimane del nuovo anno non sono state positive per il mercato delle obbligazioni. Gli ultimi dati evidenziano infatti che il settore ha registrato la performance peggiore degli ultimi 6 anni.

Il sell off sul mercato delle obbligazioni

A innescare questa brusca frenata è il clima di fiducia che si respira sui mercati. La marcia in accelerazione delle campagne di vaccinazioni, fa infatti sperare che entro qualche mese ci si possa lasciare (almeno in modo sostanzioso) la crisi pandemica alle spalle. L'attività economica dovrebbe riprendersi in modo robusto, e aumentano i timori per la crescita dell'inflazione (per la prima volta da decenni). 

Il mercato delle obbligazioni ne esce così penalizzato, dal momento che la pressione dei prezzi potrebbe spingere verso un graduale aumento dei tassi d'interesse di riferimento. Non  un caso che negli ultimi tempi si è assistito a una risalita robusta dei rendimenti dei bond.

Tutto è cominciato a gennaio

Il cambio di rotta sul mercato delle obbligazioni è avvenuto a inizio del mese di gennaio, dopo che si è palesata la vittoria elettorale dei DEM e il successo di Biden alle presidenziali USA. Da lì il focus si è spostato sul piano di stimoli economici per l'economia americana, con tutte le conseguenze del caso (specialmente sul debito pubblico). Il sell off sul mercato delle obbligazioni è cominciato in quei giorni, anche se si è fatto più insistente nelle ultime settimane, come può constatare chi fa intraday trading (tecniche).

Considerazione operativa: prima di fare operazioni sui mercati finanziari, occorre conoscere bene alcuni concetti come lo Stop Loss ordine cos'è.

Rendimento e prezzo

I titoli maggiormente colpiti sono quelli del debito pubblico di alto rating ma a basso rendimento. Infatti si tratta degli asset maggiormente esposti all'erosione dei rendimenti a causa dell'inflazione. I più colpiti sono i titoli del Tesoro USA a più lungo termine, che hanno perso più del 9% su base total return quest’anno.

Il rovescio della medaglia dei prezzi in calo è che i rendimenti sono aumentati in tutto il mondo nelle ultime settimane. i Treasury decennali che hanno raggiunto un rendimento % dallo 0,9% di inizio anno. Anche i rendimenti dei titoli di stato australiani sono saliti oltre i livelli pre-pandemia, mentre quelli giapponesi hanno superato lo 0,1% per la prima volta dal 2018 ed i titoli di debito del Regno Unito sono sulla buona strada per realizzare il più ampio aumento trimestrale dal 2013.

lunedì 22 febbraio 2021

Venture capital, l'Italia cresce ma rimaniamo ancora indietro in Europa

Sembra essere diventato più fertile il terreno dove poggiano le imprese innovative. Da una recente ricerca emerge infatti un incremento del venture capital, a dispetto della crisi che nel 2020 ha flagellato l'economia tricolore.

Come si evolve il venture capital in Italia

L'indagine effettuata da Ey Venture capital Barometer con Vc Hub Italia (l'associazione degli investitori di venture capital) mette in risalto che lo scorso anno gli investimenti annunciati nelle imprese innovative attraverso il venture capital (cioè il capitale di rischio destinato alle aziende nascenti o neonate) è stato di 569 milioni di euro, in aumento del 55% rispetto all'anno precedente. Si tratta di un nuovo record.

Alcuni numeri

Per rendere l'idea di quanto si sia sviluppato il venture capital in Italia, basta pensare che nel 2016 gli investimenti in questo tipo erano soltanto di 250 milioni, meno della metà di adesso.
Nel corso del 2020 le operazioni portate avanti sono state 111, e sebbene questo significhi un calo netto (-37%), l'investimento medio è stato più elevato (5,1 milioni, in aumento del 144% rispetto ai 2,1 milioni dell’anno prima).

Le cose interessanti riguardano anche il tipo di operazioni, perché rispetto al passato ci sono alcune novità. Ad esempio il venture capital viene considerato non solo da imprese innovative, ma anche da quelle tradizionali. E inoltre l'impennata del settore edtech, ossia la tecnologia per l’educazione (il motivo principale è il massiccio ricorso alla didattica a distanza DAD causa covid).

L'Europa ci vede dietro

Va precisato però che sebbene il venture capital si stia sviluppando nel nostro Paese, l'Italia rimane molto indietro rispetto ad altri Paesi. Se confrontiamo i nostri numeri con quelli della Germania, siamo a circa un quarto rispetto al valore delle loro operazioni di venture capital. Fanno quasi 400 operazioni, con 4,3 miliardi investiti. Ci surclassa anche la Francia, mentre addirittura ci mortifica la Gran Bretanga, con 8 miliardi investiti e 773 operazioni.

mercoledì 17 febbraio 2021

Greggio ancora tonico sui mercati grazie all'ondata di gelo negli USA

Il mercato del petrolio greggio è stato sempre abbastanza ondivago, e talvolta sull'andamento del prezzo hanno inciso in modo pesante anche fenomeni non controllabili. Si pensi ad esempio all'ondata di gelo che ha colpito gli USA, specialmente il Texas, che ha fatto impannare la domanda di energia per riscaldamento.

Il freddo polare e il greggio

Eppure il caso è anche curioso, visto che il deficit energetico ha colpito il Texas, ossia il Paese americano che genera da solo il 40% del petrolio Usa, il 25% del suo gas e il 30% dell’energia eolica. Se fosse uno Stato indipendente, potrebbe essere del tutto autosufficiente. Chiaramente questa situazione non riguarda solo i texani, ma diversi altri stati americani, e finisce per incidere sulla richiesta di greggio e in definitiva sul prezzo. 

Prezzi ante-pandemia

Complici anche e soprattutto i tagli voluti per tenere a galla il mercato, il il benchmark nordamericano - il Wti (West Texas Intermediate) - ha superato 59 dollari al barile. Sul Renko grafico trading i mattoncini sono stati quasi tutti verdi nelle ultime settimane. 
Il Brent europeo invece è oltre i 63 dollari, un livello che non si vedeva da prima della pandemia. Questo balzo non riguarda però soltanto il greggio, ma anche diverse altre commodities, sostenuti di recente dalle attese per una ripresa economica generalizzata grazie alle campagne vaccinali.

Prospettive interessanti

Riguardo al mercato del greggio, ci sono comunque prospettive di grande ottimismo. Goldman Sachs, JpMorgan Chase non escludono che il prezzo possa arrivare addirittura a toccare i 100 dollari e oltre. Insomma i segnali gratuiti affidabili non sono certo di poco conto. Roba da non credere, visto che ad aprile il WTI era sceso in negativo a meno 37 dollari al barile.

La ragione di questo ottimismo è che la ripresa dei consumi sarà così robusta da far impennare la domanda di greggio, mentre il "Green Deal" non riuscirà per adesso a mettere fuorigioco il petrolio e i suoi prodotti derivati. Non c'è abbastanza tempo per farlo, mentre il mondo ha ancora bisogno del greggio per un imprecisato arco di tempo.

lunedì 15 febbraio 2021

Industrie, per il governo Draghi c'è subito una grana pesante: ILVA

Il Governo Draghi ha già una grana pesante che l'aspetta. Tra le nostre industrie infatti c'è una grana che va risolta, relativa all'Ilva di Taranto.

Il destino di una industria

Tra pochi giorni si dovranno spegnere gli impianti inquinanti dell'industria situata in Puglia, che tornerà nelle mani dello Stato dopo che è stata raggiunta un'intesa tra Invitalia e Arcelor Mittal.
Per evitare la chiusura erano stati lanciati diversi appelli, sia dalla stessa Arcelor, che del ministero dell'Ambiente e anche dalla Prefettura di Taranto. Ma il TAR di Lecce li ha ignorati tutti, confermando il termine ultimo che l'industria siderurgica dovrà osservare per lo spegnimento dell'area a caldo dell'impianto.
Si tratta di 6 reparti, che furono già sequestrati nel 2012.

Il ricordo di Arcelor Mittal

La sospensione non significa chiusura definitiva, ma è chiaro che dopo un blocco - e più lungo esso sarà - diventa complicato farli ripartire. Per questo ArcelorMittal si giocherà un'ultima carta, facendo ricorso al Consiglio di Stato. Lo scopo è di ottenere una sospensiva in attesa del giudizio di merito. Ma sembra molto complicato che possa avere soddisfazione.
 

Del resto i giudici del TAR sono stati molto decisi nel loro giudizio. "I tarantini hanno pagato in termini di salute e di vite umane un contributo che va di certo ben oltre i ragionevoli limiti". Se l'industria ripartirà, lo farà soltanto dopo che l'attività sarà stata ricondotta entro quei limiti, "secondo la nostra Costituzione".

Il governo Draghi

La patata bollente è tutta nelle mani dello stato, e quindi del nuovo governo. Infatti esiste un accordo tra ArcelorMIttal e Invitalia, che entro il 2022 farà passare l'industria nelle mani dello Stato attraverso diversi passaggi. Prima un aumento di capitale di AmInvest Italy Spa per 400 milioni, poi il passaggio del 50% dei diritti di voto a Invitalia, poi un secondo aumento da parte di Invitalia (per 680 milioni) e fino a 70 milioni da parte di Arcelor Mittal. Alla fine Invitalia avrà il 60% del capitale di Ilva.

giovedì 11 febbraio 2021

Reddito medio delle famiglie, i dati MeF e Istat evidenziano che è 2.637 euro al mese

Dai dati del Ministero dell'Economia e delle finanze, emerge che gli italiani hanno un reddito medio di 21.600 euro, ossia circa 2600 euro al mese.

Questi dati derivano dall'analisi delle dichiarazioni fiscali persone fisiche (Irpef) presentate nel 2019 dai contribuenti. Sono quindi relative all'anno di imposta 2018. L'analisi inoltre è frutto di calcoli effettuati dall'Istituto Nazionale di Statistica.

Analisi del reddito medio

Il reddito totale che è stato dichiarato dai contribuenti è circa 880 miliardi di euro, in crescita del 5% rispetto all'anno precedente (ossia 42 miliardi in più).
Al di là del dato complessivo, quello che è interessante è esaminare alcuni dati "parziali". Ad esempio la distribuzione delle fasce di reddito.

Emerge allora che la metà esatta si colloca nella fascia di reddito tra 15mila e 50mila. Quasi la metà (44%) si trova nella classe più bassa, quella che arriva a 15mila euro totali. Soltanto il 6% dei contribuenti dichiara più di 50mila euro.
La cosa che bisogna evidenziare, è che i contribuenti che fanno parte di questa ultima categoria, da soli versano circa il 40% dell’Irpef totale. Quelli che fanno parte della fascia più basso, arrivano appena al 4%. Chi si colloca a metà invece, contribuisce per il 56% al totale che incassa lo Stato dall'Irpef.

Forse può interessare: evasione fiscale, il Covid ha frenato i tentativi di contrastarla.

Tipologie di lavoro

Chi guadagna di più? I lavoratori autonomi, che hanno in media un reddito pari a 46.240 euro (anche se con fortissime oscillazioni all'interno della categoria). Gli imprenditori hanno un reddito medio di 20.940 euro, soltanto leggermente più alto di quello dei lavoratori dipendenti, pari a 20.820 euro. In coda ci sono i redditi dei pensionati (17.870 euro) e dei partecipanti a società di persone ed assimilate (18.130 euro).

Collocazione geografica

Altra interessante considerazione da fare, riguarda la distribuzione geografica del reddito medio italiano delle famiglie. Nel corso dell'anno di imposta 2018, c'è stato un piccolo aumento solo nel Mezzogiorno (+0,8%). Cali invece nel Centro (-1,0%) e nel Nord-est (-1,8%). Sostanzialmente stabili quelli del Nord-ovest (+0,1%).
L'aumento maggiore del reddito medio si è avuto specialmente per le coppie senza figli (+0,7%) e per le coppie con figli (+0,5%). Si è avuto invece un calo percentuale per le persone sole (-2,5%).

lunedì 8 febbraio 2021

Business del lusso e moda, la crisi Covid è durata poco. Boom in Borsa

Malgrado la crisi economica innescata dalla pandemia, ci sono alcuni settori economici che continuano a marciare spediti. E' il caso del settore del lusso e della moda. Eppure anche loro hanno subito bei danni dal Covid. Ma nonostante i conti siano stati messi a dura prova, evidentemente il business del lusso e moda continua a funzionare bene.

Quanto corre il business del lusso e moda

Se la prima ondata si era fatta sentire sulle vendite, in seguito c'è stata una robusta ripresa. Per loro si è che è stata a forma di V.
L'inversione di tendenza nel business del lusso e moda si è vista soprattutto in Europa, come testimonia l'andamento dei titoli del comparto nelle varie Borse del vecchio continente. Questa marcia ha indotto molti analisti a pronosticare per il 2021 dei rialzi in doppia cifra, tanto per le vendite che per gli utili.

Il ruolo della Cina

Un ruolo fondamentale in questo scenario lo ha la Cina. Le aziende del lusso fanno affari d'oro proprio a Pechino e dintorni. Qui infatti si concretizza la grande maggioranza dei loro ricavi. E la ripresa dell'economia cinese ha aiutato moltissimo il business del lusso e moda.
Se nei primi mesi del 2020 il Dragone aveva accusato una frenata senza precedenti, poi ha innescato una ripresa molto robusta. La Cina è stato l’unico grande Paese a livello globale a mantenere una crescita positiva. Infatti il Prodotto Interno Lordo è salito del 2,3% in termini reali, grazie alla corsa degli ultimi due trimestri.  

Il volo in Borsa

La ripresa dell'importante mercato cinese per il business del lusso e moda ha avuto riflessi evidenti in Borsa. I guadagni in alcuni casi sono stati da capogiro. L'esempio più eclatante è Farfetch, azienda britannica che commercia online prodotti di moda, lusso e design di oltre 700 boutique e marchi di tutto il mondo. Da febbraio scorso a oggi il titolo, quotato sul NYSE, ha guadagnato il 459,4% del suo valore. Sul grafico Heikin Ashi candlestick soltanto barre verdi.

Non possono lamentarsi neppure gli investitori della Fossil, il colosso made in Usa che sul Nasdaq ha visto crescere le sue azioni del 138%. Anno positivo anche per Zalando, il colosso tedesco delle vendite online. Negli ultimi dodici mesi il titolo quotato a Francoforte (qui news su DAX e MDAX), ha registrato un rialzo del 118,5%.

giovedì 4 febbraio 2021

Imprese, cresce ancora la spesa per la cybersecurity. Ma crescono anche gli attacchi subiti

Per le imprese italiane, gli investimenti nella Cybersecurity stanno diventando sempre più importanti. Tuttavia, la crisi pandemica ha frenato anche questo tipo di investimenti (come tutti gli altri del resto). Lo scenario che si presenta oggi - così come fotografato dal Politecnico di Milano - è a luci e ombre.

Sicurezza informatica e imprese

La notizia positiva è che le grandi imprese tengono ancora in forte considerazione la cybersicurezza. Infatti il 40% di esse ha destinato un budget maggiore a questo ambito, rispetto a quanto faceva nel 2019. Tuttavia, il rovescio della medaglia è che sono calate le imprese che che hanno destinato risorse alla cybersecurity.
Peggio ancora è il dato che evidenzia una forte crescita di quelle aziende che nel 2020 ha ridotto i cordoni della spesa, circa il 19%.

Complessivamente, la crisi pandemica ha frenato la crescita degli investimenti, ma non ha arrestato la corsa. Il volume d'affari è giunto a 1,37 miliardi di euro. Rispetto al PIL italiano siamo allo 0,1%, e questo ci colloca nettamente al di sotto della media europea.

Attacchi in crescita

Un altro dato negativo è quello che riguarda il numero di attacchi subiti dalle imprese. Il 40% delle grandi organizzazioni e il 49% delle piccole e medie imprese (PMI bersagliate dagli hacker), dichiara infatti di aver subito maggiori tentativi di attacco. Questo aumento è da ricondursi anche all'incremento delle attività di remote working, con il conseguente uso massivo di dispositivi personali e reti domestiche, più facili da violare.

Dove si spende di più

E' interessante notare dove si indirizza la spesa in cybersecurity da parte delle imprese. Al vertice ci sono le spese per le soluzioni di “endpoint security”, ossia quelle per la protezione di ciascun dispositivo connesso alla rete. Stesso ruolo privilegiato lo hanno avuto anche le misure di “network & wireless security”, che proteggono l'infrastruttura da accessi impropri. Oltre la metà degli investimenti fatti dalle imprese, ha riguardato questi due ambiti.

lunedì 1 febbraio 2021

Eurozona, manifattura ancora in espansione. Euro-dollaro stabile

Giornata di dati macro per la Eurozona, anche se il vero clou probabilmente si avrà domani quando sarà pubblicato il dato relativo al PIL.

Manifattura e occupazione nella Eurozona

Nel frattempo Markit ha informato che l'indice PMI manifatturiero della Eurozona nel mese di gennaio ha toccato i 54,8 punti dai 54,7 della lettura preliminare. Il valore segna un calo rispetto al precedente 55,2 punti, ma tuttavia per il settimo mese consecutivo c'è stata una espansione (il valore di 50 dell'indicatore fa da spartiacque fra recessione ed espansione).

A livello nazionale, il PMI in Italia si è portato a 55,1 punti, ai massimi da 34 mesi. Male quello tedesco, che scende al livello minimo da 4 mesi. L'unico dato negativo tra i grandi d'Europa è la Spagna a 49,3.

Lavoro nell'area

Dati importanti anche dal fronte del lavoro della Eurozona. Eurostat infatti evidenzia che il tasso di disoccupazione destagionalizzato si ferma all'8,3%, come si aspettavano gli analisti.  L'Eurostat stima 16 milioni di disoccupati nell'UE a dicembre, di cui 13,7 nell'area euro. Rispetto a dicembre 2019, la disoccupazione è aumentata di 1,95 milioni di unità nell'UE e di 1,5 milioni nell'Eurozona.

PIL e cambio euro-dollaro

Questi dati non hanno smosso granché il mercato valutario. L'euro-dollaro si agita verso 1,21, con variazione leggera e un Adx indicatore trading forex che non fornisce grandi indicazioni.

Secondo gli analisti quello che desterà molto interesse è il dato sul PIL area euro del quarto trimestre, atteso di nuovo in contrazione. Gli operatori di mercato confronteranno questo dato con quello americano uscito la settimana scorsa. Se le cose dovessero essere peggio del previsto, ciò dovrebbe contribuire a indebolire ulteriormente l’euro. Tuttavia, se il dato aggregato dovesse sorprendere al rialzo, allora il cambio potrebbe rafforzarsi (qui invece si parla della Lira turca previsioni euro dollaro).

Nel frattempo gli analisti di Goldman Sachs dichiarano di non attendersi un nuovo taglio dei tassi dalla Bce. "Rimaniamo scettici, non sembra una opzione realistica per la BCE, nessuna banca centrale ha effettuato tagli più profondamente negativi o in territorio negativo dall'inizio della crisi Covid".