lunedì 29 agosto 2022

Costi energetici alle stelle, l'agroalimentare italiano rischia il crack

L'agroalimentare italiano è in ginocchio. L'aumento dei costi energetici - e non solo quello - sta mettendo in pericolo un'intera filiera. Per questo Coldiretti continua a chiedere interventi concreti e in tempi stretti, perché la situazione sembra volgere ulteriormente al peggio.

Il peso dei costi energetici

Quanto sia delicata la situazione, lo dimostrano i dati. Oltre un terzo del totale nazionale di aziende sta lavorando in condizioni di reddito negativo per via del rincaro dei costi energetici e anche dell'impennata delle materie prime.

Per fare degli esempi, i concimi sono cresciuti del 170%, i mangimi del 90%, il gasolio fino al 129% e le bollette per pompare l’acqua per l’irrigazione dei raccolti addirittura al 300%. Vanno poi aggiunti i rincari del vetro (30% in più), del tetrapack (15%), delle etichette (35%) e del cartone (45%), oltre a quelli dei barattoli di banda stagnata (60%) e plastica (70%).
Un elenco di rincari che pesa come un macigno sui conti delle aziende.

L'importanza dell'agroalimentare

Forse non tutti lo sanno, ma l'intera filiera del settore agroalimentare - quella che va dalla raccolta nei campi fino alla tavola degli italiani - è di 575 miliardi di euro. Parliamo di quasi un quarto del Pil nazionale in bilico a causa degli alti costi energetici.
Il settore inoltre impegna circa 4 milioni di lavoratori tra 740 mila aziende agricole, 70 mila industrie alimentari, oltre 330 mila realtà della ristorazione e 230 mila punti vendita al dettaglio.

Produzione a rischio

La questione dei costi energetici bisogna risolverla in fretta, perché in questi mesi c'è il grosso delle produzioni agricole tipiche del Made in Italy
C'è il forte rischio che si crei un crack alimentare, perché la produzione agricola e alimentare assorbe all’anno oltre il 11% dei consumi energetici industriali totali fino a 13,3 Mtep.

Ciò serve a evidenziare come i maggiori costi energetici impattino profondamente sul settore, a cominciare dalle campagne dove un’azienda agricola su 10 (pari a circa il 13%) ha una situazione critica tale da rischiare di cessare l’attività.

mercoledì 24 agosto 2022

Investitori prudenti, le Borse europee si muovono vicine alla parità

Alla vigilia del simposio economico di Jackson Hole, le borse del vecchio continente si muovono con prudenza. Gli investitori aspettano soprattutto l'intervento del numero uno della Fed, Jerome Powell, in programma venerdì.
Nel frattempo continuano a tenere banco i timori sul futuro dell'economia globale, sulla crisi energetica e sulla corsa dell'inflazione.

Il bilancio per gli investitori

Alla fine della giornata i listini europei sono contrastati. A Milano Affari l'indice FTSE MIB termina la giornata con un guadagno dello 0,2%, a quota 22.431 punti (+0,2%). Avanza anche il FTSE Italia All-Share, arrivando a 24.457 punti. Guadagni anche per il FTSE Italia Mid Cap (+0,3%) e il FTSE Italia Star (+0,39%).

Sulle altre principali borse europee, gli investitori si sono divisi tra acquisti e vendite. Il DAX di Francoforte ha chiuso in crescita dello 0,2%, mentre Parigi è avanzata dello 0,39%. Scendono invece Londra -0,22% e Madrid -0,16%.

I dati della Borsa di Milano

Sul listino milanese gli investitori hanno scambiato titoli per 1,65 miliardi di euro, in rialzo rispetto agli 1,54 miliardi di ieri. I volumi scambiati sono stati 0,54 miliardi di azioni, rispetto ai 0,53 miliardi precedenti.

Tra i singoli titoli brillano i farmaceutici, che ieri avevano ceduto terreno. Avanza DiaSorin (+2,99%), bene anche Recordati (+1,42%).
Su di giri anche Campari (+2,36%), grazie all'accordo con Catalyst Spirit per l'acquisizione di una partecipazione di minoranza del 15% di Howler Head.
Gli investitori hanno venduto soprattutto Inwit, che chiude a -1,36%.

Annotazione: gli investitori possono sfruttare anche la ichimoku cloud strategia per le loro sessioni di trading in Borsa.

Gli altri mercati

Sul fronte valutario non ci sono grandi novità. Il cambio Euro / Dollaro è sostanzialmente stabile e si ferma su 0,9965, in prossimità dei minimi di 20 anni, dopo aver disegnato una spinning top candle.
Seduta in lieve rialzo per l'oro, che avanza a 1.752,8 dollari l'oncia. Lieve calo del petrolio (Light Sweet Crude Oil), che scende a 93,36 dollari per barile.

martedì 23 agosto 2022

Imprese turistiche a rischio chiusura per il caro energia

Il rincaro dei prezzi dell'energia sta mettendo in ginocchio migliaia di imprese. Alcuni settori rischiano davvero il collasso, se non si riuscirà a mettere freno alla folle corsa dei prezzi energetici. Ad esempio, quelle del settore turistico

La situazione allarmante per le imprese

Come evidenzia Confindustria, tantissime imprese che operano nel settore dell’ospitalità rischiano di dover chiudere se nei prossimi mesi non ci saranno interventi concreti per abbattere i costi delle bollette. Questi ultimi infatti, si prevedono ulteriormente in crescita.

Una situazione che fa rabbia, se si pensa che le previsioni per l'afflusso di turisti sono più che buone, dopo i drammi del periodo pandemico.

Le previsioni di prezzo

Eppure nessuno riesce a sorridere, in questo settore così importante per l'economia italiana. Infatti secondo le previsioni autunnali, il Pun (ossia il Prezzo unico nazionale) che è il prezzo di riferimento all’ingrosso dell'energia elettrica, dovrebbe schizzare del 40%.
Se dovesse davvero essere così, tutto ciò si tramuterebbe in un aumento spaventoso delle bollette, che già adesso hanno subito dei rincari enormi.

Alcuni casi eclatanti

Basti pensare che molte imprese del turismo in Sicilia hanno visto gonfiare i costi energetici da 40mila euro nel luglio 2021 a 144mila euro nello stesso mese di quest’anno. Percorrendo al contrario lo "stivale", si arriva in Veneto dove un villaggio turistico è passato da 350mila euro di bollette a 1,3 milioni di euro su base annua, tanto da decidere di chiudere in anticipo la stagione rimborsando i clienti che avevano già prenotato.

Tenuto conto del trend in corso diverse imprese rischiano di non aprire proprio per la stagione invernale, perché i costi per innevamento e gli impianti a fune con questi prezzi non potranno garantire il servizio pena il fallimento dell’impresa.

La richiesta di aiuto

Per questo motivo il tema dei costi dell'energia è in cima all'agenda politica di tutti i partiti, che sono impegnati nella campagna elettorale in vista della tornata di fine settembre.

martedì 16 agosto 2022

Investitori, quanti acquisti sulla Borsa della Turchia nei primi 8 mesi

Giunti a Ferragosto, il bilancio dei mercati azionari regala una grossa sorpresa. Gli investitori hanno fatto acquisti soprattutto sul listino della Turchia e del Portogallo. Le migliori piazze azionarie finora nel 2022.

Gli investitori di Istanbul

Nel corso dei primi 8 mesi e mezzo di quest'anno, il listino azionario della borsa turca è schizzato verso l'alto di quasi il 54%. Si tratta di una performance che non ha eguali al mondo. 

Per capire la portata di questo risultato, basta pensare la Borsa del Portogallo è la seconda migliore al mondo con un rialzo del 10,7%. Sul gradino più basso del podio si colloca invece la borsa cinese di Shanghai, che fino a Ferragosto aveva fatto registrare un incremento di circa l'8%.

Va sottolineato che la Borsa di Istanbul, pur viaggiando a ritmi record, ha tenuto spesso sulle spine gli investitori. Il clamoroso risultato raggiunto infatti si è accompagnato a picchi estremi di volatilità e quindi di rischio. Ecco perché gli investitori che sanno che cos'è trailing stop loss, lo hanno usato tantissimo.

Il resto del mondo

In Italia piazza Affari, nonostante la ripresa del ultimo periodo, è ancora sotto del 16% rispetto a inizio anno. Anche il DAX di Francoforte ha un bilancio negativo 13,15%. Male anche Parigi e Madrid.
A Wall Street invece gli investitori hanno penalizzato soprattutto il Nasdaq. Il listino tecnologico cede quasi il 18%. Lo S&P500 invece si ferma poco sotto -11%. Il Dow Jones -7,64%.

NB. Un concetto importante che gli investitori dovrebbero conoscere è gap trading up down significato.

Prospettive

Non c'è dubbio che nei primi otto mesi dell'anno, gli investitori hanno dovuto fare i conti con un contesto di grave incertezza. La guerra in Ucraina, il rincaro energetico, e l'inflazione galoppante sono stati compagni di viaggio per tutto questo periodo, ed hanno appesantito anche i mercati.

Tuttavia negli ultimi tempi gli investitori sono tornati ad essere più ottimisti. Dopo un semestre nero il vento sulle borse globali comincia a cambiare. Ciò è dovuto soprattutto alla frenata dell'inflazione, specialmente in America, che fa immaginare politiche monetarie più dolci da parte delle banche centrali. Questo significherebbe addolcire anche l'eventuale una probabile recessione economica.

lunedì 15 agosto 2022

Vendite di vino, calo preoccupante nella grande distribuzione

Il primo semestre del 2022 ha segnato una preoccupante inversione di tendenza riguardo alle vendite di vino. Se nei due anni passati la Grande distribuzione organizzata (GdO) aveva tenuto a galla il settore durante la pandemia, la prima metà di quest'anno evidenzia una frenata sostanziosa.

Cosa succede alle vendite di vino

vendite di vinoA evidenziare i dati sulle vendite di vino nella GdO è stato IRI, istituto di ricerche di mercato. Dal report emerge che nei primi 6 mesi di quest'anno, le vendite complessive di vino in Gdo totalizzano 1,3 miliardi di euro, rispetto ai 1,4 miliardi del primo semestre 2021. La flessione è stata quasi dell'8%.

Come detto, nel periodo pandemico la GdO aveva retto il settore vinicolo, perché era rimasto l'unico canale di vendita sempre aperto, mentre cantine e locali (enoteche e ristoranti) erano stati chiusi per i lockdown.

Male vino fermo e bollicine

Per quanto riguarda il vino fermo, le vendite hanno superato di poco il miliardo di euro (1,04 mld) nei primi sei mesi 2022. Lo scorso anno erano stati 1,1 miliardi di euro. 
Spumanti e champagne invece segnano vendite per 270 milioni di euro, contro i 293,7 milioni di euro nel 2021.
In volume complessivo sono stati venduti 367 milioni di litri di vino. La categoria dei fermi perde l'8,3%, mentre spumanti e champagne perdono assieme l'8,6%.

Male anche le vendite all'estero

Ma questa tendenza non è soltanto sul territorio italiano. Anche all'estero si assiste a un fenomeno analogo.
Secondo l'Osservatorio Uiv-Vinitaly sulla base di dati Nielsen, il vino italiano sembra tirare di meno sia negli Usa, che in Germania e Regno Unito. In questi tre sbocchi di mercato, le vendite scendono in percentuale a doppia cifra rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, per un controvalore di 2,26 mld di euro (-8,1%).
Il calo delle vendite interessa tutte le principali denominazioni e tipologie. Nemmeno le bollicine italiane, che hanno vissuto un lungo rally, riescono a fare troppo meglio dei vini fermi.

Per l'inversione della rotta si fa affidamento soprattutto sulla ristorazione, che si sta lentamente riprendendo e potrebbe attenuare l'effetto di una congiuntura che non aiuta.

martedì 9 agosto 2022

Economia britannica, cresce l'attesa per il dato sul PIL

Nel Regno Unito si aspetta con una certa ansia il dato sul PIL, che verrà reso noto venerdì prossimo. Servirà a chiarire quanto l'economia britannica si sia avvicinata alla recessione, dopo le prospettive cupe illustrate dalla Bank of England settimana scorsa.

Lo stato di salute dell'economia britannica

Qualche giorno fa, l'istituto centrale britannico ha tenuto il suo meeting di politica monetaria, al termine del quale ha alzato il costo del denaro di 50 punti base. 

E' stato l'aumento maggiore dal 1995, nonoché il sesto incremento consecutivo, per combattere l'inflazione che rimane la principale spina per l'economia britannica.
Il tasso principale è stato così portato all'1,75%, al livello più alto dal 2009.

La Bank of England e le prospettive

La cosa più importante però riguarda le prospettive, che la Banca d'Inghilterra non ha esitato a dipingere come molto cupe.
Secondo la banca centrale, si avvicina la recessione dell'economia più lunga dalla crisi finanziaria globale. Si prevede che il Regno Unito entrerà in una recessione nel quarto trimestre che durerà cinque trimestri.

Proprio per questo ha deciso di non assecondare chi chiedeva una stretta più vigorosa per combattere l''inflazione. Se l'avesse fatto, il contraccolpo su un'economia già molto fiacca sarebbe stato maggiore.
Secondo le ultime proiezioni della BOE, l'inflazione CPI dovrebbe salire al 13,3% in ottobre e rimanere a livelli molto elevati per gran parte del 2023, prima di scendere all'obiettivo del 2% tra due anni.

Sterlina pesante

Il clima attorno al Regno Unito sta pesando sulla sterlina, che ha perso quasi il 12% rispetto al biglietto verde finora quest'anno. Il cambio GBP-USD viaggia su 1,21, e il Parabolic Sar trading oscilla tra sopra e sotto i prezzi. La sterlina è stata danneggiata dall'aumento dell'inflazione, dalle interruzioni post-Brexit e dall'incertezza politica.
Per questo motivo gli investitori attendono con ansia il report sul PIL per il secondo trimestre, per capire quanto è seria la situazione dell'economia nel Regno Unito.

NB. Se siete interessati a negoziare la valuta britannica, imparate bene il lotto forex quanto vale.

Vendite al dettaglio

Intanto oggi arriva il dato sulle vendite al dettaglio, che nel Regno Unito sono aumentate dell'1,6% su base omogenea a luglio 2022 rispetto a un anno fa, aumentando per la prima volta in cinque mesi. Tuttavia, con un'inflazione superiore al 9%, molti rivenditori sono ancora alle prese con il calo dei volumi di vendita durante quello che rimane un periodo di scambio incredibilmente difficile.

giovedì 4 agosto 2022

Pagamenti digitali, ancora crescita in Italia nel primo semestre 2022

Gli italiani sono sempre più portati ad effettuare i propri acquisti tramite i pagamenti digitali. L'ultima ricerca “Digital Payments Monitor” di Worldline Merchant Services Italia, evidenzia infatti che nel primo semestre i pagamenti digitali in Italia sono cresciuti del 9,7% rispetto all'anno precedente.

I dati sui pagamenti digitali

La crescita ha riguardato tanto i volumi di pagamenti digitali quanto il numero delle transazioni che sono state regolate con le carte.
Il volume è salito dell’11,8% nel primo semestre 2022, rispetto al corrispondente periodo del 2021. La crescita è stata invece del 9,3% se confrontiamo i dati con la prima metà dell’anno del 2019.
Questo dimostra che gli italiani stanno prendendo sempre maggiore confidenza con il cashless.

L'ammontare delle transazioni ha avuto una tendenza simile. Sono cresciute del 9,7% nel 2022 rispetto al 2021, mentre rispetto al 2019 la crescita è stata del 16,5%.
Va precisato tuttavia che nel complesso il livello di pagamenti digitali in Italia resta ancora sotto il livello pre-Covid.

Entità delle operazioni

Per quanto riguarda l'ammontare delle transazioni, c'è stata una forte crescita di quelle inferiori ai 10 euro. Rispetto al 2021, la crescita è stata infatti del 14,9%.
Ancora più sostenuto è l'incremento rispetto al 2019: +61,6%, grazie anche al prolungato effetto positivo della operazione “cashback” sui pagamenti di piccolo importo.

Categoria merceologiche e territori

Analizzando i pagamenti digitali per categorie merceologiche, si nota che il settore alberghiero ha vissuto un vero e proprio boom. L'aumento dei pagamenti digitali è stato infatti del 185%. Un rally simile lo ha vissuto anche il settore della ristorazione, dove l'incremento è stato del 111%.

A livello geografico le transazioni regolate con pagamenti digitali sono aumentate più nel Settentrione che nel Meridione. Spicca la Valle d'Aosta, con un +176,6% (e un +85,9% per numero di transizioni). La maglia nera alla Sicilia dove addirittura si è registrato un calo dello 0,9%.

martedì 2 agosto 2022

Risparmio è la parola d'ordine per le vacanze 2022: più brevi e low cost

Nonostante siano davvero tanti gli italiani che riusciranno a godersi una vacanza quest'anno (circa 27 milioni), la parola d'ordine quasi per tutti sarà risparmio.
Il caro vita e il persistente rischio di contagi da Covid inducono infatti a scelte più ponderate riguardo partenze e soggiorni estivi.

Numeri sui viaggiatori e risparmio

La tendenza al risparmio per queste vacanze emerge da una indagine condotta da Confcommercio in collaborazione con SWG

Nel periodo estivo si metteranno in viaggio circa 27 milioni di italiani. Ma rispetto alle previsioni di un paio di mesi fa, la recrudescenza del Covid ha già tagliato di un bel po' le prenotazioni. Se ne aspettavano 16,8 milioni, sono scese invece a 12,3 milioni.
Nel 20% si tratta di disdette di prenotazioni già effettuate, nell'80% invece si tratta di un cambio di programma di chi - a giugno - si era detto intenzionato a partire.

Vacanze brevi

Chi in vacanza ci andrà, ha tenuto presente il caro energia e l'inflazione nel formulare i propri programmi. Ne scaturisce un aumento dei viaggi brevi (ossia tra 3 e 6 giorni) a scapito di quelli lunghi (almeno una settimana). Questi ultimi infatti scendono di quasi 3 milioni. Aumentano i break brevissimi di 2 pernottamenti al massimo.

Questa scelta si riflette nel risparmio sul budget complessivo, che per i viaggi brevi scende da 541 euro previsti a giugno a circa 475, mentre per i viaggi lunghi cala da 1.252 a 1.117 euro.
In sintesi, meno vacanze, per periodi più brevi e spendendo di meno.

Le mete

Se nel complesso si punterà sulle vacanze a risparmio, riguardo alle destinazioni vince sempre il mare. Raccoglie infatti il 44% delle preferenze, che diventa il 51% se si considerano solo le vacanze principali di 7 o più giorni.
La montagna rimane ferma attorno al 15%, mentre le vacanze nelle città, specialmente quelle d'arte, e nei piccoli borghi, sommate raggiungono quota 21%.