giovedì 30 settembre 2021

Sterlina britannica in difficoltà. La Bank of England è davanti a un bivio

L'economia britannica è cresciuta del 23,6% su base annua nel secondo trimestre del 2021, al di sopra delle stime iniziali di un aumento del 22,2%. Una boccata di ossigeno per la sterlina britannica, che ha vissuto diverse sedute molto pesanti.

Il GBP è infatti scivolato notevolmente rispetto alle principali valute internazionali, a cominciare ovviamente dal dollaro. La cosa assai paradossale, è che tutto questo succede mentre la Bank of England si avvia a un rialzo dei tassi di interesse. Cosa che, normalmente, dovrebbe sostenere una valuta.

Cosa sta succedendo alla sterlina britannica

Anzitutto i dati. Le vendite sulla sterlina britannica hanno spinto il cambio GBP/USD da 1,37 a 1,34, aggirandosi intorno al suo livello più debole da dicembre 2020.
Nello stesso tempo, il cambio EUR/GBP è salito a 0,865. Analoghe dinamiche discendenti si sno viste contro lo Yen giapponese (JPY) Franco svizzero e altre valute.

La valuta britannica ha assunto un carattere di forte volatilità, che normalmente contraddistingue più le "esotiche pairs" che non le coppie "major". A tal punto che pure l'oscillatore stocastico lento s'è mosso parecchio.

Consiglio operativo: un concetto che bisogna conoscere perché torna utile tante volte è quello di candela Marubozu rialzista e ribassista.

I motivi delle difficoltà

Alla base di questo scivolamento della sterlina britannica c'è una brusca frenata dell’economia inglese, che prima della boccata di ossigeno odierna, si stava indebolendo di giorno in giorno (l'attuale livello del PIL resta comunque il 3,3% al di sotto del livello pre-pandemia).
Nonostante le riaperture post-Covid avvenute con largo anticipo, l'economia sta stentando. Il clima di fiducia è in peggioramento, i settori manifatturiero e servizi non decollano e c'è una grave carenza di energia che ha costretto le fabbriche a razionalizzarne il consumo. Con inevitabili conseguenze economiche a cascata.

La posizione scomoda della Bank of England

Questo scenario ha reso assai complicato il compito della Bank of England, che sotto la spinta di forti pressioni inflazionistiche (in agosto al 3,2% a/a) la spingono a intervenire il prima possibile. Forse nella prima metà del 2022. Il problema è che un rialzo dei tassi con un’economia in forte difficoltà, potrebbe peggiorare i delicati equilibri finanziari. Lo ha sottolineato lo stesso governatore Bailey.

martedì 28 settembre 2021

Commercio internazionale, ad agosto cala l'export. Continuano a crescere le importazioni

L'andamento del commercio internazionale segna per l'Italia delle note in chiaroscuro. La stima del nostro saldo commerciale di agosto è pari a +1.583 milioni, in calo rispetto ad agosto 2020 (+3.581). Il calo si spiega soprattutto per via della frenata delle esportazioni, che però su base annua continuano ad essere molto forti.

Il quadro del commercio internazionale italiano

La fotografia della situazione la fornisce Istat. Nel mese di agosto (andamento congiunturale su base mensile) il commercio internazionale con i paesi extra UE27 ha evidenziato un  incremento delle importazioni (+6,5%) e un contemporano passo indietro dell'export (-5,0%).

A incidere sull'andamento delle esportazioni sono soprattutto i saldi negativi per i beni strumentali (-19,8%) e quelli dell'energia (-17,6%), mentre un forte saldo positivo si registra per i beni intermedi (+10,8%). Le importazioni sono invece cresciute ad agosto in ogni raggruppamento, tranne che l'energia (-4,9%).

L'andamento congiunturale su base trimestrale (ossia confrontando giugno-agosto 2021 con il periodo marzo-maggio 2021) vede una crescita sia dell'export (+3,1%) che delle importazioni (+6,7%).

L'andamento tendenziale

Cambia completamente lo scenario se si guarda all'andamento tendenziale del commercio internazionale, ossia agosto 2021 contro agosto 2020.
In questo caso infatti i saldi sono molto elevati, sia per l’export (+15,7%) ma soprattutto per le importazioni (+39,9%). Va segnalato in questo senso il balzo enorme dell'energia (+88,5%), seguito dai beni di consumo durevoli (+50,7%) e beni intermedi (+50,0%).

Connesso a questo dato, si spiega anche perché il saldo rispetto ai partner commerciali veda l'aumento dell'import dalla Russia al 107,0%. Infatti la Russia è il principale fornitore di gas. Crescono anche India (+87,3%), Turchia (+51,0%), Cina (+42,5%) e paesi OPEC (+37,4%).

giovedì 23 settembre 2021

Banca centrale del Brasile, ecco un'altra stretta monetaria di 100 pb

Sui mercati finanziari, la giornata di mercoledì è stata dominata dal meeting della FED, che ha deciso di dare via libera al tapering. Ma altre banche centrali si sono riunite per decidere della loro politica monetaria. Tra queste la Banca Centrale del Brasile.

Cosa ha deciso la Banca Centrale del Brasile

L'istituto sudamericano ha deciso, con una votazione unanime, di proseguire il percorso restrittivo intrapreso in questo 2021. E' stata infatti decisa la quinta stretta monetaria (dopo quelle effettuati a marzo, maggio, giugno e agosto per complessivi 4,25 punti percentuale), alzando il tasso Selic di 100 punti base. Il costo del denaro in Brasile sale quindi al 6,25%

La banca centrale peraltro non intende fermarsi, visto che è in programma un altra mossa del genere anche nella prossima riunione del  26 ottobre.

Secondo il Comitato, nell'attuale fase del ciclo di inasprimento, tale ritmo sia il più appropriato per garantire la convergenza dell'inflazione al target all'orizzonte di riferimento e, contemporaneamente, consentire al Comitato di ottenere maggiori informazioni sullo stato dell'economia e sul persistenza degli shock.

Rischi legati al'inflazione

Secondo i membri del Copom, "i rischi suggeriscono che è opportuno far avanzare ulteriormente il processo di stretta monetaria". I rischi di cui si parla sono stati evidenziati a inizio settimana dal capo della banca centrale Roberto Campos Neto: ha detto che ogni indicatore mostrava elevate pressioni inflazionistiche.

Annotazione: uno strumento interessante con cui analizzare un rapporto di cambio tra valute è l'Ichimoku cloud strategia.

Il Real brasiliano

Nel frattempo, il Real brasiliano è scambiato intorno a 5,3 contro il dollaro USD. Qualche settimana fa la coppia aveva toccato quota 5,50 ossia il minimo di 3 mesi. Poi il rapporto di cambio è tornato all'interno del cuneo trading wedge (analisi tecnica) che si è formato negli ultimi mesi.
Va detto che sulla situazione economica del Brasile pesa anche il tema politico. Il consenso attorno al presidente Bolsonaro è molto ridotto, e in vista delle elezioni del prossimo anno l'attuale presidente potrebbe cambiare rotta politica, assumendo misure populiste che lo avvantaggerebbero nella corsa elettorale, ma sarebbero dannose per l'economia brasiliana.

martedì 21 settembre 2021

Imprese a rischio usura, settembre mese di massima allerta. Le situazioni peggiori al Sud

Ci sono quasi 180mila imprese italiane che vivono una situazione di sofferenza. La loro situazione è peggiorata a causa della crisi Covid, ma la cosa più preoccupante è che la crisi di liquidità rischia di farle lentamente scivolare nelle mani degli usurai.

Imprese italiane in carenza di liquidità

E' questo l'allarme lanciato dalla CGIA, che spiega come durante la pandemia è cresciuto il numero di imprese che non hanno onorato i propri impegni finanziari.
Per questo motivo, molte sono finite nell'elenco della Centrale dei Rischi della Banca d’Italia. Tale segnalazione di insolvenza ha bloccato per loro la possibilità di accedere al credito nei canali legali. Per loro, a meno di faticosissime risalite con le sole proprie forze, l'alternativa è rivolgersi al canale illegale. L'usura.

Un indice - sia pure sommario - dei danni provocato dal Covid è il numero di denunce presentate per usura nel 2020: secondo il Ministero dell’Interno sono salite a 222 (+16,2% rispetto al 2019).

Settembre mese di massima allerta

La situazione è delicata soprattutto in questo periodo, dal momento che settembre è il mese di molte scadenze fiscali per le imprese. Le tasse sono il principale innesco delle crisi di solvibilità, e di conseguenza della richiesta agli usurai. Il rischio di un boom del fenomeno è dietro l'angolo.

Per evitare uno scenario del genere, l'arma dello stato è il Fondo di prevenzione dell’usura” introdotto nel 1996 (e perativo dal 1998).
Ma da solo non basta, per cui occorre che le banche aiutino di più le imprese, soprattutto quelle di piccola dimensione. Soltanto in questo modo si potrà evitare la crescita del numero di aziende che finirà nelle mani degli strozzini.

Aree metropolitane più a rischio

Le situazioni più gravi sono nelle grandi aree metropolitane: Roma, Milano, Napoli e Torino.
Nella capitale ci sono oltre 13mila imprese "segnalate" alla Centrale dei rischi, il doppio di Torino. A metà strada si collocano Milano (quasi 10mila) e Napoli (8mila).
A livello di macroaree la più colpita è il sud, con 57.992 aziende in sofferenza (32,9% per cento del totale), mentre chi sta meglio è il Nordest (30mila, 17% del totale).

giovedì 16 settembre 2021

Banche centrali ancora più determinanti per l'euro-dollaro

Nei prossimi mesi, le banche centrali saranno ancora più determinanti per dare un indirizzo al cambio tra euro e dollaro. Sia la BCE che la FED cominceranno a ritirare le loro misure di stimolo economico. Tuttavia, non si conosce ne' con precisione quando, ne' quanto. Ed è tutta lì l'incertezza che avvolge il rapporto di cambio tra le due valute principali.

Euro-Dollaro e le banche centrali

Negli ultimi mesi l'euro-dollaro ha cambiato direzione diverse volte. Durante il primo periodo estivo il biglietto verde ha corso con vigore, sulla scia di una Federal Reserve che sembrava molto vicina a ridurre gli stimoli monetari.

In quelle settimane in cui la banca centrale americana sembrava più "falco", il cambio euro-dollaro è crollato da 1,226 a 1,166. Disegnava inoltre spesso delle morning evening star pattern.

Valuta unica in ripresa da fine agosto

Lo scenario è cambiato dalla fine di agosto, quando i dati sul lavoro negli States hanno fatto capire che la ripresa dell'economia cominciava ad accusare qualche battuta d'arresto. Anche sul fronte dell'inflazione, sono poi giunti dei segnali in tal senso che hanno ammorbidito la pressione sulla banca centrale americana.
L'euro-dollaro ha così reagito riprendendo quota, tanto da giungere a testare il limite di 1,19 dopo un altro deludente report sul lavoro statunitense.

Consiglio: se non disponete di un conto corrente, potete trovare un paypal forex broker postepay per fare investimenti sull'euro-dollaro.

Le prossime mosse di BCE e FED

L'andamento ondivago della coppia potrebbe continuare sulla base dei prossimi dati macro. Questo perché ogni report sposta l'ago della bilancia delle mosse delle banche centrali. Se sono migliori del previsto, aumentano le prospettive da falco di BCE e FED. Se sono negativi, tolgono pressione a ciascuna banca centrale.

Anche se la BCE ha già “ricalibrato” il piano PEPP, il governatore Lagarde ha sottolineato che non è ancora tapering.
Intanto settimana prossima si riunirà di nuovo la FED. La banca centrale americana deciderà le prossime strategie monetarie, che secondo alcuni analisti potrebbero indirizzarsi verso l’inizio del processo di tapering a partire dal mese di novembre. Questo potrebbe rafforzare il dollaro sulla moneta unica.

martedì 14 settembre 2021

Investimenti, il settore delle costruzioni traina la ripresa post-Covid

Gli investimenti stanno consentendo all'economia italiana di crescere in maniera robusta. Secondo l'OCSE nel corso di quest'anno la nostra economia migliorerà del 5,9%, salvo poi rallentare leggermente (+4,1%) il prossimo anno.

Edilizia e investimenti

Come detto, sono gli investimenti a fungere da traino per la nostra economia. Nel corso del 2021 il loro volume è cresciuto del 15,9%, mentre per l'anno prossimo è attasa una crescita dell'8,7%.
Questo vento benefico si avverte soprattutto nel settore delle costruzioni e dell'edilizia, che erano stati tra i più penalizzati dalla pandemia Covid.
Il valore valore aggiunto del settore delle costruzioni sale del 10,1% rispetto ai livelli pre-Covid.

Italia ed Europa

Anche facendo un confronto con l'andamento del settore negli altri paesi europei, l'Italia brilla.
La performance dell’edilizia italiana infatti è decisamente migliore di quella tedesca (+0,8%), per non parlare di quei paesi dove si registra ancora un calo come Francia (-5,8%) e Spagna (-17,8%).

Tra gli investimenti, la parte del leone la recitano quelli legati al superbonus del 110%. Nel secondo trimestre del 2021 la quota di consumatori che indicano certa o probabile una ristrutturazione della propria abitazione raggiunge il massimo storico del 22,9%.

Indotto e lavoro

Peraltro la crescita del settore delle costruzioni sta avendo ripercussioni anche sulla produzione di manufatti per l’edilizia. Da gennaio a luglio del 2021, questo segmente ha vissuto una crescita del 8,4%. Molto meglio quindi rispetto all'intera manifattura italiana, in ritardo del 2,2%.
Per non parlare poi degli effetti che tutto questo sta avendo sul mercato del lavoro. Nelle imprese dell’edilizia la domanda è cresciuta, spingendo del 12,2% le assunzioni nette (719 mila) rispetto allo stesso periodo del 2019. In particolare nelle costruzioni sono salite del 57,6%, con 33 mila assunzioni nette in più rispetto al primo semestre del 2019.

giovedì 9 settembre 2021

Criptovalute, la strategia "Yield Farming" fa infuriare la SEC

Se il mercato delle criptovalute continua a guadagnare consensi e appeal, tra quelli che già bazzicano da tempo nel settore si discute soprattutto della strategia "Yield Farming".
Si tratta di un approccio strategico che offre la speranza di rendimenti maggiori rispetto a quelli offerti dalla maggior parte degli investimenti convenzionali.
Tuttavia, è una strategia molto audace che peraltro riguarda un mondo che è già di suo un Selvaggio West.

Il prestito a interesse delle criptovalute

Partiamo dalla base. La strategia "Yield Farming" in sostanza consiste nel prestare criptovaluta (i mutuatari spesso poi le usano per speculazioni) ottenendo in cambio interessi e talvolta commissioni. Il vero guadagno però arriva se quella moneta si apprezza rapidamente.

Volendo fare un esempio, è come se durante la bolla dei tupliani, le banche avessero attirato nuovi depositanti donando loro un tulipano.

La SEC va allo scontro

Alla SEC questa pratica fa storcere il naso. L'agenzia ha minacciato di fare causa agli exchange che consentono questa pratica ai clienti. In particolare tutto è nato con il prodotto Lend di Coinbase, un prodotto che consentirebbe agli utenti di ottenere un tasso annuo del 4% dalle proprie risorse digitali, molto di più rispetto alle banche federali.
Secondo la SEC certi tipi di offerte rientrano nella sua giurisdizione, e quindi devono sottostare a certe regole.
Ma anche aziende come BlockFi Inc., Gemini Trust Co. e Celsius Network già offrono servizi che consentono ai clienti di guadagnare interessi per il prestito dei loro token.

Nota: se vi piace negoziare criptovalute, dovete comunque conoscere il significato di pattern trading più utilizzati in analisi tecnica.

Quando qualcuno presta una criptovaluta tramite un servizio dedicato, finisce per creare una domanda artificiale per le monete stesse, gonfiando così i loro prezzi.
Ciò alimenta il timore di manipolazione dei movimenti dei prezzi, che mette a rsichio i capitali dei piccoli trader.

Il mercato è sotto pressione

Nel frattempo sul mercato delel criptovalute, il Bitcoin sta combattendo per tenere il livello di resistenza di supporto a $46,5k. La valuta virtuale ha disegnato un testa e spalle rovesciato e dopo aver perso più del 20% martedì, l’intero settore delle criptovalute è in sotto pressione.

martedì 7 settembre 2021

Banche europee furbette: il 14% dei profitti li realizzano nei paradisi fiscali

Moltissime banche europee fanno affari d'oro nei paradisi fiscali. A evidenziarlo è uno studio dell'Osservatorio europeo per la politica fiscale, che evidenzia che in media ben 20 miliardi di euro di profitti vengono generati ogni anno nei paradisi fiscali. Si tratta del 14% dei profitti totali al lordo delle imposte.

I paradisi fiscali e le banche

L'organismo comunitario che si preoccupa di questioni legate alla tassazione, ha pubblicato questo report lunedì. L'analisi riguarda l'evoluzione dell'attività delle maggiori 36 banche europee dal 2014 al 2020, ovvero da quando è obbligatoria la trasparenza sulla geografia dei propri affari.

Tra i paradisi fiscali ci sono mete esotiche come le Bahamas, Bermuda, British Virgin Islands, Isole Cayman Islands. Ma nella lista ci sono anche paesi dell'UE come Irlanda, Malta e Lussemburgo. Questi ultimi sono ormai diventate delle oasi grazie alle loro basse aliquote fiscali.

Banche virtuose e non

Ci sono 9 banche europee dell'elenco che hanno registrato uno zero tondo nei paesi fiscalmente favorevoli.
Nel caso della britannica HSBC, invece il profitto realizzato nelle oasi fiscali giunge fino al 58% del totale. Ma ci sono anche il colosso del DAX Deutsche Bank, con una media del 27% dei suoi profitti in paradisi fiscali come il Lussemburgo. Nella lista di chi produce una bella quota di profitti nei paradisi fiscali ci sono anche le italiane Mps e Intesa Sanpaolo.

Un indicatore interessante che evidenzia l'attività nei fiscal Heaven rispetto agli altri Paesi, è il numero di dipendenti. In media ogni banca ha 238 mila a testa in queste oasi, contro i 65 mila normlamente registrati nei Paesi "non" paradisi fiscali.

Servono regole nuove

Questa analisi mette in evidenza come sia sempre più necessaria una tassazione minima effettiva delle grandi aziende. Con un'aliquota minima del 15%, le banche esaminate di undici paesi dovrebbero pagare, ad esempio, dai tre ai cinque miliardi di euro in più di tasse, secondo lo studio.

giovedì 2 settembre 2021

Mercato del petrolio, nessuna scossa dal meeting del OPEC+

Nessuna novità arriva dal fronte Opec+, dopo il meeting svoltosi mercoledì. Con una brevissima riunione in videoconferenza (durata appena un'ora) il cartello "allargato" ha confermato l’accordo sottoscritto a luglio. Sul mercato del petrolio ci saranno quindi aumenti limitati a 400mila barili al giorno a ottobre.
Non hanno quindi avuto soddisfazione le richieste dei diversi paesi, a cominciare dagli Usa, di incrementare ulteriormente l’output nel tentativo di contenere l’inflazione.

Cosa succede sul mercato del petrolio

Nel meeting più turbolento dello scorso mese di luglio, il cartello aveva deciso di aumentare gradualmente la produzione fino alla fine del 2022. Per quella data si presume che verranno riassorbiti tutti i tagli che vennero decisi la scorsa primavera, durante la fase acuta della prima ondata pandemica. 

In quel periodo i prezzi crollarono arrivando finanche in territorio negativo, mentre i segnali gratis opzioni binarie puntavano tutti sul ribasso.
Per il momento circa il 45% dell'offerta inattiva è già stata ripristinata.

OPEC+ prudente ma ottimista

La riunione di ieri ha confermato questa strategia, anche perché nel frattempo i prezzi del barile hanno recuperato gran parte del crollo avvenuto a metà agosto. Inoltre le prospettive future suggeriscono ancora una certa prudenza, come hanno sottolineato gli stessi partecipanti alla riunione: "gli effetti della pandemia di Covid-19 continuano a proiettare qualche incertezza, i fondamentali dei mercato e si sono rafforzate e le scorte nell'Ocse continuano a ridursi mentre la ripresa accelera".
La prossima riunione del cartello è in programma per il 4 ottobre.

Il prezzo sul mercato e le scorte

Il mercato - dove in precedente c'era stato un doppio massimo trading - ha reagito facendo prima scedere il derivato sul greggio Wti e quello sul Brent, salvo poi fare loro recuperare terreno in scia ai dati diffusi dall’International Energy Administration.
Secondo l’EIA, la divisione del Dipartimento dell’Energia americano, le scorte sono scese di 7,2 milioni a 425,4 milioni, molto di più delle previsioni degli analisti (calo di 2,8 milioni).