martedì 31 gennaio 2023

Investitori, la settimana parte con il piede sbagliato. Si guarda alle banche centrali...

E' cominciata con un tono sommesso la settimana degli investitori. Le piazze Europee hanno segnato tutte un calo, così come è accaduto anche a Wall Street, dove anzi la discesa è stata più decisa.

I driver per gli investitori

Il pensiero dei mercati è già rivolto a quello che succederà a metà settimana, con i meeting di politica monetaria di FED, BCE e BoE (che ci saranno tra mercoledì e giovedì). Inoltre la prudenza è stata indotta dall'arrivo dei risultati trimestrali di alcuni colossi Tech Usa come Apple, Meta, Alphabet, Amazon.

Bisogna poi evidenziare anche due dati macro che hanno pesato sull'umore degli investitori. Da una parte l'inattesa contrazione dell’economia tedesca nel quarto trimestre dello scorso anno (-0,2%), dall'altra l'accelerazione a sorpresa dell’inflazione spagnola.

Il bilancio della giornata

Alla fine della seduta odierna, l'indice Ftse Mib di Milano ha chiuso a -0,38%. Tuttavia ha conservato la soglia dei 26mila punti (26.335). Invece il FTSE Italia All-Share ha fatto dei passi avanti, chiudendo a 28.636 punti. In ribasso il FTSE Italia Mid Cap (-0,83%); sulla stessa tendenza, in rosso il FTSE Italia Star (-0,94%).

Seduta negativa anche per le altre principali Borse d'Europa. Parigi ha perso lo 0,2%, mentre in base alle Dax news sappiamo che l'indice tedesco scende dello 0,16%. Madrid chiude a -0,13%. L'unica piazza che termina la giornata in positivo è Londra, dove il FTSE100 che chiude in rialzo dello 0,25%.
Come detto, giornata negativa anche a Wall Street.

I dati di Milano

Gli investitori della piazza milanese hanno scambiato un controvalore pari a 2,1 miliardi di euro, in calo rispetto ai 2,29 miliardi della vigilia. Sono scesi anche i volumi scambiati, che dai 0,6 miliardi di venerdì passano a 0,55 miliardi.

Circa i singoli titoli, spicca la performance di Tim, +4,64%, grazie alle indiscrezioni stampa sulla rete unica. I leading indicators di questo titolo incoraggiano l'acquisto.
Andamento ondivago dei petroliferi (Saipem +1,15%, Tenaris -1,52%, Eni -0,85%) e anche delle banche (Unicredit +0,24% in attesa della trimestrale di domani).
Le vendite da parte degli investitori si concentrano su Diasorin, -3,17%.

Gli altri mercati

Sul mercato valutario l’euro-dollaro tratta stabile intorno a 1,087. Nell’energia sono poco mossi petrolio e gas. Prevale la cautela sull'oro, che continua la seduta con un leggero calo dello 0,26%. Seduta in frazionale ribasso per il petrolio.

giovedì 26 gennaio 2023

Lavoro, marcia indietro dell'Italia sullo Smart working

Sotto la spinta della pandemia, il lavoro in Italia aveva subito una profonda trasformazione, virando sempre di più verso forme di impiego più agili. Sembrava che lo smart working dovesse consolidarsi e diventare in buona parte un fenomeno consolidato. I numeri però rivelano tutt'altro.

Cambia di nuovo il lavoro

Con la fine della pandemia ed il ritorno alle vecchie abitudini, anche lo smart Working ha fatto diversi passi indietro. Si è tornati cioè ad una forma di lavoro più tradizionale nella stragrande maggioranza dei casi.

Secondo le ultime analisi presentate da Inapp (ossia l'Istituto Nazionale per l'Analisi delle Politiche Pubbliche) solo il 14,9% degli occupati lavora in smart working. Una percentuale bassissima, se si pensa che il lavoro agile potrebbe coinvolgere addirittura il 40% degli occupati.

Pandemia e post pandemia

Durante il biennio della crisi sanitaria, ed in particolar modo nel 2020, c'è stato un vero e proprio boom del lavoro agile. Mentre in precedenza la quota di smart working era appena del 4,8%, decisamente al di sotto della media europea, si è passati in breve tempo al 13,7%.

Molti ritenevano che il lavoro agile sarebbe diventato maggiormente radicato anche con la fine della crisi pandemica. Tuttavia nel 2021 questo tasso di crescita ha fatto marcia indietro. Malgrado ci siano condizioni assolutamente idonee per svolgere lavoro agile in moltissimi casi, quasi sempre tale condizione non è sufficiente perché si passi concretamente ad un lavoro da remoto.

Schema culturale

Il paradigma lavorativo che sembrava essere stato innescato dalla crisi pandemica è sfumato. Il ritorno alla normalità vanifica così gran parte delle potenzialità del lavoro a distanza, evidenziando come l'organizzazione di molte delle nostre imprese non sia capace di introdurre delle radicali innovazioni, che possano portare benefici tanto al lavoratore quanto l'azienda stessa.

martedì 24 gennaio 2023

Mercato azionario in lieve crescita, Milano +0,18%

Giornata tiepida per il mercato azionario europeo. Le borse del vecchio continente a fine giornata evidenziano tutte il segno positivo, anche grazie alla spinta di Wall Street che chiuderà poi la giornata con un discreto guadagno.

Cosa è successo sul mercato azionario

La seduta è stata comunque caratterizzata dall'assenza di grandi spunti, e dalla mancanza di indicazioni dalla Cina dove i mercati sono chiusi per le festività del Capodanno lunare.
Gli investitori continuano ad orientare le proprie mosse soprattutto in base alle indicazioni che arrivano dalle banche centrali.

Il bilancio della giornata

Alla chiusura della sessione odierna la borsa di Milano ha chiuso con l'indice FTSE Mib in rialzo di 0,18% a quota25821 punti.
Al contrario, il FTSE Italia All-Share guadagna lo 0,75% rispetto alla seduta precedente, chiudendo a 27.955 punti. Positivo il FTSE Italia Mid Cap (+0,91%); con analoga direzione, guadagni frazionali per il FTSE Italia Star (+0,63%).

Nel resto del vecchio continente brilla soprattutto la borsa di Amsterdam, salita dell'1,2% finale trainata dal titolo Asml (+4%). Bilancio finale positivo anche per l'indice dax di Francoforte, +0,4%, per la borsa di Parigi, +0,5%, e per il mercato azionario di Londra, +0,1%.

I numeri di Milano

Sul mercato azionario milanese gli investitori hanno scambiato un controvalore di titoli pari a 2,1 miliardi di euro, segnando un lieve calo rispetto a venerdì scorso.
Sono scesi anche i volumi scambiati, che da 0,58 miliardi passano a 0,68 miliardi.

Per quanto riguarda i singoli titoli sul destino milanese ha spiccato Leonardo, che grazie alle previsioni positive per il 2023, strappa all'insù del 3,4%. Chi sa come tracciare supporti e resistenze, ne ha visto cadere uno molto importante.

Giornata positiva anche per Italgas e Intesa San Paolo, così come per A2A e Telecom Italia.
Al contrario la maggior parte delle vendite sul mercato azionario si è concentrata su Tenaris, -1,84%.

Gli altri mercati

Guardando oltre al mercato azionario, su quello delle valute non ci sono stati grandi movimenti. Il cambio tra euro e dollaro è rimasto sostanzialmente stabile verso quota 1,08. Conoscendo come fare scalping Forex, non è stato il giorno ideale.
Anche le quotazioni dell'oro si sono mosse poco, mentre il barile di petrolio continua a viaggiare in salita.

giovedì 19 gennaio 2023

Commercio elettronico, continua il trend crescente in Italia

La crescita dell'e-commerce continua ad essere robusta nel nostro paese. Assieme ad esso avanza l'intera filiera associata. Il valore del commercio elettronico è giunto in Italia a 71 miliardi di euro, in base agli ultimi dati disponibili relativi al 2021.

La corsa del Commercio elettronico

Non sembra conoscere pause il trend positivo che sta caratterizzando questo settore da diversi anni. La sua rete del valore è la migliore tra le 99 attività economiche italiane per incidenza sul fatturato complessivo del settore privato. 

Nei cinque anni compresi tra il 2016 e il 2021, il contributo del comparto al fatturato del totale delle attività economiche italiane del settore privato è salito al 40,6%.

Lo studio

A fotografare la situazione del commercio elettronico d'Italia è uno studio condotto da Netcomm in collaborazione con The European House – Ambrosetti, che mette in evidenza come parlare in questo caso di un semplice trend sia ormai semplicistico. Non si tratta più di un exploit, bensì di una filiera concreta e robusta della nostra economia. Talmente tanto che il suo contributo alla nostra economia è il migliore tra tutte le altre attività prese in considerazione.

Lavoro e sviluppo economico

La sua importanza si manifesta anche in ambito occupazionale. Per ogni 100 unità di lavoro generate in modo diretto dalle attività di commercio elettronico, si attivano infatti ulteriori 141 unità di lavoro.
Inoltre il moltiplicatore economico dell'e-commerce è pari a 2,48. Significa che per ogni 100 euro investiti nella filiera estesa, se ne generano ulteriori 148 nel resto dell'economia

Analisi geografica e per settore

A livello geografico, il commercio elettronico è sviluppato in modo trasversale in tutta Italia. Più della metà del fatturato proviene però dal Nord-Ovest (51,1%, con un importante contributo offerto dalla Lombardia).
Tra i sotto-settori, emerge il ruolo di traino esercitato dalla logistica, che ha conosciuto una fase di ripresa durante la pandemia, la cui crescita si attesta al +13,7% medio annuo in termini di fatturato.

lunedì 16 gennaio 2023

Mercati finanziari, l'attenzione è ancora sulle banche centrali

La settimana che è appena cominciata vedrà i mercati finanziari ancora molto attenti agli sviluppi che ci saranno sul fronte delle banche centrali, che ormai da mesi dominano la scena.

Davos e meeting delle banche centrali

La partita si giocherà su più tavoli. Da una parte i mercati finanziari monitoreranno tutti gli interventi che ci saranno da Davos, il paese svizzero dove lunedì comincerà il World Economic Forum.

Da questa sede parleranno diversi banchieri centrali. Particolare attenzione sarà dedicata agli interventi di Christine Lagarde, capo della BCE, che parlerà sia giovedì che venerdì, e l'intervento di Hacker della Federal Reserve, che di recente si è espresso a favore di un rallentamento del ritmo di rialzo dei tassi di interesse.

Di sicuro questi interventi orienteranno i movimenti del dollaro, che di recente ha disegnato una candela inverted hammer trading ed ha imboccato la strada della discesa.

I meeting

Oltre a questi interventi, ci saranno anche di riunioni di banche centrali. A cominciare da quella della Bank of Japan. A dicembre l'istituto centrale nipponico ha deciso di ampliare la banda di oscillazione dei rendimenti dei titoli di stato a lungo termine. Durante questa riunione potrebbe adottare ulteriori misure.

Un altro meeting importante è quello della Banca centrale della Turchia. Non ci si aspettano novità, dopo i tagli che hanno portato il tasso di interesse al 9% e spinto al ribasso la Lira turca, come si può vedere sui dati di PocketOption broker. Ma quando banca di Turchia le sorprese non possono mai essere escluse.
Da segnalare che i mercati finanziari aspettano con interesse anche i verbali dell'ultima riunione della Banca Centrale Europea, in uscita giovedì.

Dati macro e trimestrali

I mercati finanziari aspettano anche importanti dati macro in settimana. Ad esempio, i dati sulle vendite al dettaglio, la produzione industriale e il PIL della Cina.
Occhi anche sull'inflazione nel Regno Unito e in Giappone. Dall'Eurozona arriverà la lettura finale dell'inflazione di dicembre mentre negli Stati Uniti spiccano i dati sulle vendite al dettaglio e la produzione industriale.

Durante i prossimi giorni continueranno inoltre i report trimestrali dagli Stati Uniti. Tesi sono quelli di Goldman Sachs, Morgan Stanley e Netflix.

mercoledì 11 gennaio 2023

Lavoro, mismatch domanda-offerta: le aziende cercano personale ma non lo trovano

Uno dei gravi problemi dell'Italia è la difficoltà dei giovani di trovare lavoro. Ma non tutti sanno che uno degli aspetti di questo problema non è che le aziende non assumono, bensì che non trovano candidati adeguati. Peraltro non è un problema che si è sviluppato dal nulla, anzi dura da tanti anni e probabilmente continuerà ad aggravarsi.

La fotografia del mercato del lavoro

Ad illustrare la situazione è l’ultimo bollettino del Sistema informativo Excelsior di Unioncamere e ANPAL, dal quale emerge che le imprese hanno grosse difficoltà di reperimento del personale, che si manifestano nel 45,3% dei casi. Si tratta di una percentuale in crescita del 7% rispetto allo scorso anno.

Quindi il lavoro ci sarebbe eccome. A dicembre 2022 erano in programma 329.000 assunzioni di nuove risorse da parte delle imprese, e nel trimestre dicembre 2022-febbraio 2023 questo numero sale a 1,2 milioni. Praticamente la stessa cifra di un anno fa, ed anche la stessa cifra che c'era prima dello scoppio del Covid.

Ma alla fine le assunzioni saranno molte di meno, perché il reperimento del personale talvolta è una sfida che si perde. Sembra in base agli ultimi dati, delle 329.000 assunzioni programmate per dicembre, almeno 149.000 saranno difficoltose, se non impossibili.

I profili più difficili da trovare

Le imprese fanno una fatica enorme a trovare personale adeguatamente preparato, e su quei pochi candidati disponibili c'è una folta concorrenza. Le imprese fanno a gara per attirare i “pochi” talenti presenti sul mercato del lavoro.

Forse può interessare: in Italia ci sono oltre 3 milioni di giovani senza studio né lavoro.

Le professioni più difficili da reperire sono gli specialisti nelle scienze della vita (82,7%), i tecnici della salute (62,7%), i tecnici in campo ingegneristico (58,7%), i tecnici di gestione (58,6%) e i tecnici informatici, telematici e delle telecomunicazioni (54,4%). Ma è un problema anche la ricerca di dirigenti (72,8%), di operatori della cura estetica (69,6%), meccanici, montatori, riparatori e manutentori (69,4%), operai di macchine automatiche e semiautomatiche (61,7%).

giovedì 5 gennaio 2023

Banca Centrale USA esclude tagli dei tassi di interesse nel 2023

I mercati finanziari aspettavano con trepidazione la pubblicazione dei verbali relativi all'ultimo incontro di politica monetaria della Federal Reserve. La Banca Centrale USA ha raffreddato le speranze di assistere ad una riduzione del costo del denaro già nel corso di quest'anno.

I verbali della banca centrale USA

Le minute si riferiscono alla riunione di politica monetaria che c'è stata a dicembre, quando la banca centrale USA ha innalzato l'intervallo del tasso sui fondi federali di 50 punti base, dal 4,25 al 4,50%, il livello più alto in 15 anni.
Le proiezioni economiche suggeriscono che il picco dei tassi di interesse sarà più alto di quanto previsto: 5,1% nel 2023, rispetto alla proiezione di settembre del 4,6%.

Annotazione: le decisioni della FED sono importanti nel trading, anche in virtù delle correlazioni forex e valute correlate.

Strette in arrivo

Nonostante il rallentamento del ritmo degli aumenti (50 pb dopo quattro aumenti consecutivi di 75 pb), la Banca Centrale USA ritiene che non sia ancora giunto il momento di allentare la presa.
Secondo i responsabili di politica monetaria, ulteriori aumenti del costo del denaro sono appropriati per cercare di raggiungere l'obiettivo della Fed di stabilità dei prezzi e di massima occupazione. Gli aumenti del costo del denaro che ci saranno in futuro terranno conto non solo dei dati in arrivo, ma anche del fatto che la trasmissione della politica monetaria avviene in ritardo sull'economia reale.

No ai tagli prematuri

Nessuno dei partecipanti al meeting ha sostenuto l'ipotesi di effettuare un taglio al costo del denaro già nel 2023. Anzi, molti membri bel FOMC hanno evidenziato come ci sono precedenti in cui l'uscita prematura dalla politica monetaria aggressiva ha causato più problemi rispetto ad una permanenza più prolungata.
La prossima riunione di politica monetaria della Fed è prevista per il 31 gennaio-1 febbraio. Gli analisti danno una probabilità del 69,2% di un aumento del tasso di 25 punti base, e una probabilità del 30,8% di un aumento del tasso di 50 punti base.

Gli effetti sul dollaro

Nonostante l'aggressività della FED, l'indice del dollaro ha mantenuto il suo recente calo, poiché i segnali aggressivi della banca centrale USA non sono riusciti a scuotere il mercato. Il dollar Index è rimasto attorno quota 104. I migliori indicatori di volatilità trading evidenziano ancora incertezza sul biglietto verde.       
Inoltre un miglioramento della propensione al rischio a livello globale ha ulteriormente pesato sul biglietto verde.

martedì 3 gennaio 2023

Consumi, i saldi invernali rischiano il flop

Uno degli appuntamenti più attesi per il mondo del Commercio sono i saldi invernali che sono pronti a scattare in tutta Italia. Ma quest'anno, complice una crisi che spinge a ridurre i consumi, anche i soldi rischiano di fare flop.

Crisi saldi e consumi

Ufficialmente il periodo delle promozioni post natalizie comincerà il 5 gennaio in tutta Italia. Tuttavia in Sicilia sono già cominciati il 2 gennaio, mentre in Valle d'Aosta iniziano il 3 gennaio e in Trentino Alto Adige soltanto il 7 gennaio.

Secondo un'indagine del centro studi Confimprese, quest'anno la riduzione dei consumi da parte delle famiglie spingerà soltanto il 30% ad approfittare delle promozioni invernali, mentre la gran parte si dichiara molto indecisa.

La notizia confortante arriva dalla fetta di coloro che hanno già comunicato l'intenzione di non sfruttare i saldi. Rispetto all'anno scorso, infatti, questa percentuale si è più che dimezzata, scendendo da quasi 19% fino a poco meno del 8%.

Le ragioni di chi decide di non comprare

La maggior parte di loro dichiara come motivazione principale la decisione di risparmiare per acquisti più interessanti in futuro, ma perché l'attuale situazione di crisi economica spinge a ridurre i consumi in generale.
In generale comunque, gli italiani preferiscono destinare i risparmi non agli acquisti di bene voluttuari, ma alle vacanze (soprattutto in Italia).

La spesa

Nonostante la stretta sui consumi, la spesa prevista per sfruttare i soldi dovrebbe aumentare quest'anno fino a €259 per nucleo familiare. Tuttavia soltanto il 6,9% delle famiglie prevede un aumento rispetto allo scorso anno.

I prodotti più richiesti

Tra le categorie merceologiche, abbigliamento-accessori è la principale voce di spesa per il 68,6% delle famiglie, seguita ad ampia distanza dai prodotti igiene e beauty (37,2%) e dall'elettronica di consumo (35,3%). Nei canali di vendita continua la forte progressione dello shopping cittadino, indicato come prima scelta dal 36,3% delle famiglie. Arretrano sia i centri commerciali (39,5%) sia l'online (12,2%).