martedì 31 agosto 2021

Aziende italiane, malgrado l'impatto del Covid i debiti sono sotto controllo

Le aziende italiane hanno subito un contraccolpo pesantissimo dalla crisi pandemica. Quasi un'azienda italiana su quattro (il 22,7%) ha chiuso il 2020 in perdita, mentre nel 2019 le imprese in rosso erano un po' meno di una ogni sei. Tuttavia, nonostante un evidente calo dei ricavi, la notizia positiva è che nella maggior parte dei casi non si è dovuto fare ricorso a un indebitamento estremo.

La situazione delle aziende italiane

Lo studio evidenzia che nel 2020 i ricavi delle aziende sono crollati in media del 10,7%, segnando una brusca inversione di rotta rispetto all'aumento del 3% che c'era stato l'anno precedente. Peraltro l'impatto del Covid ha segnato la fine di un trend positivo che durava dal 2013.

Secondo le previsioni, quest'anno e il prossimo ci sarà però un rimbalzo dei ricavi. Dovrebbero infatti crescere del 6,5% quest'anno e del 3,8% il prossimo. Se così fosse, alla fine del 2022 le aziende italiane avrebbero riassorbito quasi tutto l'impatto del Covid (-2,1% rispetto al periodo precedente). Non è certo una notizia che entusiasma, ma almeno regala un poco di speranza e ottimismo.

Il problema dei debiti

In base ad uno studio condotto da Cervid, emerge infatti che il sostegno fornito dallo Stato da una parte e il rafforzamento dei capitali dall'altro, hanno consentito alle aziende italiane di non esporsi troppo alla spada di Damocle dei debiti.
Infatti in base ai dati, è vero che i debiti finanziari delle imprese sono cresciuti, passando da 5,7 volte il margine operativo lordo (dati 2019) a un picco di 8 volte (nel 2020), ma è altrettanto vero che questo livello dovrebbe calare quest'anno a 7,3 volte, e nel 2022 scendere a 6,8 volte. Tra un anno quindi non saremo troppo lontani dai livelli pre-Covid.

C'è settore e settore

Altra cosa interessante che emerge dall'analisi di Cervid, è che l'impatto della crisi sui margini di profitto, varia in modo ampio da settore a settore. Alcuni addirittura hanno beneficiato della pandemia, anche se la stragrande maggioranza può dirsi "vittima" della crisi Covid.

giovedì 26 agosto 2021

Banca centrale della Corea del Sud, primo rialzo dei tassi dopo il Covid

La banca centrale della Corea del Sud aumenta i tassi. Quella coreana è quindi la prima grande economia asiatica a inasprire la sua politica monetaria da quando è scoppiata la pandemia.
La Bank of Korea ha aumentato il costo del denaro di 25 punti base.
Passa così dal minimo storico dello 0,50% al nuovo livello di 0,75%. Per l'istituto centrale coreano è il primo rialzo in quasi tre anni. 

La decisione è stata adottata con il voto di maggioranza del comitato di politica monetaria, e trova la sua ragione nella necessità di fronteggiare l'aumento dell'inflazione e a frenare il rialzo dei debiti delle famiglie.

Cosa ha deciso la banca centrale della Corea del Sud

La situazione economica della Corea del Sud è incoraggiante, malgrado il Paese stia fronteggiando un brutto focolaio di Covid-19. I contagi giornalieri sono oltre il migliaio da più di 50 giorni. Eppure, grazie a una forte domanda internazionale di chip, il paese sta vivendo una forte ripresa.
Secondo i policy maker della banca centrale della Corea del Sud, l'economia continuerà a svilupparsi in modo crescente, grazie al sostegno dei consumi privati e alla progressione delle campagne di vaccinazioni. Inoltre esportazioni e investimenti dovrebbero procedere a buon ritmo.

Le previsioni della banca centrale della Corea del Sud

Per il 2021, la banca centrale della Corea del Sud si aspetta una crescita 2021 al 4%, così come era stato previsto a maggio.
L'inflazione invece dovrebbe salire al 2%, andando oltre l'ultima previsione formulata a maggio dell'1,8%. Quella "core", ossia depurata delle componenti più volatili, dovrebbe invece aggirarsi verso l'1%.

Precisazione: chi sa scalping forex come fare, sa bene che il Won coreano non è una delle valuta migliori su cui adottare questa strategia.

Ripercussioni sullo Won

Intanto la decisione della banca centrale della Corea del Sud non sembra avere creato scosse allo won, che comunque ha arrestato il declino che ormai andava avanti da due mesi e mezzo rispetto al dollaro. Il cambio USDKRW aveva raggiunto quota 1174 durante agosto, sui massimi di circa un anno (è interessante fare una analisi tecnica Forex su questa coppia valutaria).
Il trend rialzista però adesso ha concesso una tregua, mentre gli investitori sono concentrati sul vertice di Jackson Hole che si terrà online giovedì e venerdì.

La la banca centrale della Corea del Sud ha ancora due decisioni sui tassi per quest'anno, e gli economisti ritengono che la banca effettuerà almeno un altro aumento dei tassi quest’anno.

martedì 24 agosto 2021

Imprese artigiane: -170mila in dieci anni. E la sfida digitale è ancora un flop

Malgrado la ripresa del Made in Italy alla quale abbiamo assistito negli ultimi anni, il quadro per le imprese artigiane italiane rimane fosco. Questo dovrebbe spaventarci, visto che il settore ha un peso pari al 9,5% sul Pil e rappresenta il 21,2% delle nostre imprese.

I numeri delle imprese artigiane

Secondo i dati di Unioncamere, nell'ultimo decennio è sparito il 12,1% del milione e mezzo circa di aziende che esistevano. Parliamo di 170mila imprese chiuse.
La crisi pandemica ha peraltro accentuato questo fenomeno. Infatti il 70% delle imprese artigiane ha patito una forte contrazione del suo fatturato, e la metà conta di tornare ai livelli pre-Covid soltanto nel 2022.

Diffidenza verso il digitale

Il problema delle nostre imprese artigiane è un mercato ingessato che non le rende abbastanza competitive. Il vero punto di forza è senza dubbio la qualità del prodotto, ma in un mondo che sta viaggiando sempre più nell'universo digitale, se uno non si adegua non riesce ad emergere.

L'artigianato e il digitale rimangono due mondi paralleli sospesi, che si ammirano ma non dialogano. La maggior parte delle imprese artigiane italiane disconosce o guarda con diffidenza all’innovazione.
Nell’ultimo anno, soltanto il 63% degli artigiani ha investito in digitale.
Eppure per gli artigiani e le imprese artigiane, dovranno riuscire a introdurre innovazioni digitali pur preservando (se non migliorando) il carattere artigianale del prodotto.

L'imprenditoria giovanile

Inoltre sono sempre meno i giovani imprenditori che scelgono questa strada. Il numero di imprenditori artigiani under 30 è calato del 42% nell'ultimo decennio.
Eppure la riscoperta dell’artigianato è una grande occasione d’impiego professionale, e proprio i giovani potrebbero sviluppare meglio il nuovo approccio alla bottega, aprendo alle nuove tecnologie. Solo così la manifattura artigiana, da sempre colonna portante della forza del Made in Italy, potrà tornare in auge.

giovedì 19 agosto 2021

Prezzi del petrolio ancora in forte calo, Brent e WTI sui minimi da maggio

Continua senza freni la discesa dei prezzi del petrolio. Per il sesto giorno di fila, le quotazioni del barile di oro nero stanno andando giù, portando il livello del prezzo su valori che non si vedevano dallo scorso mese di maggio.

Sul mercato, il prezzo del petrolio Brent è precipitato verso i 66 dollari al barile, vicino a livelli che non si vedevano da maggio. Appena pochi giorni fa era saldamente oltre la soglia dei 70 dollari. Inoltre gli indicatori di volume evidenziano una debolezza assai marcata. Il Wti invece scende sotto i 63 dollari al barile, tornando sui livelli del maggio scorso.

Cosa sta penalizzando i prezzi del petrolio

La caduta dei prezzi del petrolio ha una ragione principale che va ricercata nella diffusione del Covid. La variante delta pesa come un macigno sulle prospettive della ripresa economica globale.

La rapida diffusione del ceppo delta ha già innescato nuove misure restrittive in moltissimi Paesi, specialmente riguardo alle politiche di viaggio e spostamenti. Questo non solo incide sulla ripresa economica in generale, ma in special modo ha effetti sulla domanda di carburante.

Il dollaro è un driver negativo

L'ascesa del dollaro USA peggiora poi ulteriormente il quadro per il prezzo del petrolio. La Federal Reserve ha segnalato che il tapering dovrebbe iniziare quest'anno, dando sostegno al biglietto verde, che sfrutta altresì la propria veste di valuta rifugio.
Il Dollar Index è salito in prossimità di 93,4, ossia sui massimi di prezzo da novembre 2020 (e si comincia a vedere la formazione di un pattern bandiera trading).

Scorte EIA

Per il prezzo del petrolio arrivano inoltre delle novità anche dal lato dell'offerta. Ieri infatti il rapporto EIA ha evidenziato che le scorte di greggio sono diminuite di 3,2 milioni di barili più del previsto la scorsa settimana, scendendo ai minimi da gennaio 2020. Tuttavia, hanno sorpreso gli investitori i dati sulle riserve di benzina, che sono andate inaspettatamente in crescita.

martedì 17 agosto 2021

Debito pubblico a quota 2700 miliardi, una voragine da record nei conti dell'Italia

Alla rilevazione di giugno 2021, il debito pubblico italiano ha toccato un nuovo livello record. Secondo il report fornito da Bankitalia sulla finanza pubblica, la somma raggiunta infatti è di poco inferiore ai 2700 miliardi di euro.

La recente crescita del debito pubblico

Sulla crescita del nostro debito pubblico sta incidendo da mesi il Covid, che ha spinto il governo - come in tutto il mondo - a finanziare la ripresa economica attraverso altro indebitamento (era poco più di 2500 subito dopo lo scoppio della crisi sanitaria).
Soltanto nel mese di giugno, l'incremento mensile è stato di oltre 9 miliardi di euro.

In base al report di Bankitalia, la crescita di giugno deriva essenzialmente da un maggiore fabbisogno (15 miliardi). L'incremento di debito maggiore è stato quello in capo alle amministrazioni centrali, dove l'aumentato è stato di 9,3 miliardi.
Una discreta fetta di questo debito è detenuta dalla Banca d’Italia, circa il 23%, mentre la vita media residua del debito è rimasta stabile a 7,5 anni.

Il peso per cittadino e famiglia

Un debito pubblico di 2700 miliardi significa che ogni cittadino residente ha sulle spalle un peso di 45499 euro, neonati inclusi. Soltanto nel mese di giugno, senza esserne consapevoli il debito di ogni famiglia residente è cresciuto di 359,5 euro.

Gli sforzi fatti per ridurre l'indebitamento del Paese hanno avuto una brusca inversione di rotta con il Covid. Purtroppo questa nuova imponente crescita
sarà una zavorra pesantissima per il futuro, di cui faranno le spese le generazioni a venire. Una sorta di buco nero.

La crescita forte non basta

Questi dati fanno apparire meno brillante finanche la crescita attesa del 2021, che dovrebbe giungere a livelli che non si vedevano dagli anni Settanta. Secondo un sondaggio di Bloomberg, il tasso sarà del 5,6%. Questa crescita aiuterà il Paese a superare la profonda recessione in cui è precipitata l’anno scorso.

giovedì 12 agosto 2021

Economia della Gran Bretagna, fioccano dati macro. PIL in crescita

Giornata di dati per l'economia della Gran Bretagna, dove il prodotto interno lordo è cresciuto del 22,2% su base annua nel secondo trimestre del 2021, ponendo fine a un periodo di contrazione di cinque trimestri. Si tratta del ritmo di espansione più veloce mai registrato.

I dati sul PIL dell'economia della Gran Bretagna

Il PIL mensile del Regno unito batte invece le previsioni. E' infatti cresciuto del 4,8% su base trimestrale fino a giugno 2021, in gran parte a causa delle prestazioni del settore dei servizi.
Considerando solo il mese di giugno, il PIL è aumentato dell'1,0%, il quinto mese consecutivo di crescita per l'economia della Gran Bretagna, leggermente al di sopra delle previsioni dello 0,8 percento.
I servizi hanno continuato a essere il principale contributore alla ripresa del PIL (1,5% rispetto allo 0,7% di maggio), trainati principalmente dalle attività sanitarie e dai servizi di ristorazione.

Produzione industriale

Un altro dato importante dell'economia della Gran Bretagna, riguarda la produzione industriale. Si è ridotta inaspettatamente dello 0,7% mese su mese nel giugno del 2021, rispetto alle stime di mercato di un aumento dello 0,3%. Il calo della produzione è stato guidato da miniere e cave (-11,9 per cento contro il 3 per cento di maggio) e l'elettricità e il gas (-1,9 per cento contro il 3,3 per cento).
La produzione industriale è stata di 3,2 al di sotto del livello di febbraio 2020, l'ultimo mese di condizioni commerciali 'normali' prima della pandemia di coronavirus (COVID-19).
Su base annua, la produzione industriale è aumentata dell'8,3% (al di sotto delle previsioni del 9,4%), dopo il boom del 20,7% al rialzo a maggio.

Annotazione: prima di fare investimenti sui mercati delle valute, è cosa buona imparare cosa sono le Bande di Bollinger trading.

Commercio: import-export

Arrivano anche i dati riguardo al commercio per l'economia della Gran Bretagna.
Le importazioni del Regno Unito salgono ai massimi da 6 mesi a 51,26 miliardi di sterline nel giugno del 2021 (+3,2% rispetto al mese precedente a un massimo di sei mesi). Da segnalare il forte aumento delle importazioni di combustibili (9,1%).
Le esportazioni del Regno Unito diminuiscono dell'1,5% su base mensile a giugno, scendendo a 48,74 miliardi di sterline nel giugno del 2021.

La sterlina sul mercato delle valute

Nel frattempo sul fronte valutario, la sterlina è rimasta verso 1,385, aggirandosi intorno al suo livello più debole dalla fine di luglio. Tuttavia, chi sa come fare trading forex sicuro deve considerare che nella settimana di ferragosto i movimenti sono blandi. 

Gli investitori si sono precipitati verso il dollaro tra le aspettative che la Federal Reserve statunitense sia più vicina al tapering. Nel frattempo, la svolta da falco della Banca d'Inghilterra ha contribuito a contenere le perdite. I responsabili delle politiche nel Regno Unito hanno segnalato che probabilmente sarà necessario 'un modesto inasprimento' della politica monetaria.

martedì 10 agosto 2021

Conto salato per McDonald's, l'antitrust italiano indaga su pratiche franchise scorrette

Stavolta a dover pagare il conto potrebbe essere McDonald's. E potrebbe essere salatissimo. L'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (Agcm) ha infatti avviato una indagine sulla relazione tra il colosso dei fast food e i franchise italiani (che nel nostro Paese sono l'85% del totale), che potrebbe costargli una multa miliardaria.

Il comportamento scorretto e il conto da pagare

In base alla documentazione esaminata dalla Agcm, McDonald's avrebbe avuto una condotta illecita nei confronti dei franchise italiani, abusando della sua posizione di forza.

Le pratiche del gruppo americano, che nel nostro Paese è presenta in gran parte grazie a negozi non di proprietà, avrebbero instaurato un rapporto di dipendenza economica attraverso alcune clausole ingiustificatamente gravose.
Cosa vietata in Italia, e della quale si tiene conto soprattutto se le imprese in posizione di debolezza non riescono a trovare una valida alternativa.

La denuncia a marzo

L'indagine sarebbe scattata dopo la denuncia di tre gestori di fast-food, che fu presentata durante lo scorso mese di marzo.
Avrebbero evidenziato le condizioni gravose riguardo ad affitti, royalty, dimensioni dei loro investimenti e politiche di vendita. Il gruppo di Chicago avrebbe infatti importo diverse clausole pervasive e vincolanti su prezzi, promozioni, scorte, forniture e acquisti, ma anche sulla gestione finanziaria dei locali.

Va detto che la questione non è la prima volta che emerge. Infatti già nel 2017 alcune associazioni che tutelano i diritti dei consumatori, avevano chiesto conto della condotta di McDonald's.

Il rischio di una multa salata

Se queste condotte venissero davvero identificate come abusive, in base alle normative antitrust il colosso del fast food rischierebbe una multa miliardaria: il conto arriva fino al 10% del fatturato globale (19,2 miliardi di dollari nel 2020).
Da Chicago giungono dichiarazioni di assoluta serenità: "Anche se non conosciamo ancora i dettagli dell'indagine, siamo aperti a collaborare con l'Autorità e siamo certi della correttezza del nostro lavoro e del ruolo che McDonald's ha avuto e continua ad avere nello stimolare l'imprenditorialità e nel sostenere l'economia del Paese".

giovedì 5 agosto 2021

Banca centrale europea, ottimismo sul futuro anche se la vairante Delta preoccupa

Il bollettino economico della Banca Centrale Europea instilla un po' di ottimismo nei mercati. L'Eurotower infatti parla di "forte crescita nel terzo trimestre", dopo il recupero nel secondo grazie all'allentamento delle restrizioni e al ritmo sempre più forte delle vaccinazioni.
Secondo l'istituto di Francoforte, l'economia dell'area euro dovrebbe tornare al livello pre-crisi nel primo trimestre del 2022.

Il bollettino della Banca centrale europea

Il Consiglio direttivo della Banca centrale europea avverte comunque sui rischi rappresentati dalla pandemia, che allungano una fastidiosa ombra sul futuro della ripresa economica, soprattutto a causa della variante Delta,  che costituisce una fonte di crescente incertezza.
Avverte inoltre che "c'è ancora molta strada da fare prima che i danni economici causati dalla pandemia siano ripianati".

Inflazione e tassi di interesse

L'Eurotower ha ribadito il giudizio sull'andamento dell'inflazione: “è aumentata, ma ci si attende che questo rialzo sia prevalentemente di natura temporanea. Le prospettive di inflazione nel medio periodo restano contenute”.

La Banca centrale europea ribadisce che i tassi rimarranno ai livelli attuali, o inferiori, per "preservare condizioni di finanziamento favorevoli per tutti i settori economici durante il periodo della pandemia". Questa situazione continuerà fino a una ripresa "durevole" dell'indice dei prezzi. Tale prospettiva "potrebbe anche comportare un periodo transitorio in cui l'inflazione si colloca su un livello moderatamente superiore all'obiettivo". 
E' confermato che nel terzo trimestre gli acquisti nel quadro del programma di acquisto per l’emergenza pandemica (PEPP) "saranno condotti a un ritmo significativamente più elevato rispetto ai primi mesi dell’anno”.

L'importanza del Next Generation EU

"Restano essenziali politiche che forniscano un sostegno significativo - si legge nel documento -. Una politica di bilancio ambiziosa e coordinata dovrebbe continuare ad affiancare la politica monetaria nel rafforzare la fiducia e nel favorire la spesa. Al programma Next Generation EU inoltre è affidato un ruolo fondamentale, nella misura in cui dovrebbe contribuire a una ripresa più vigorosa e uniforme in tutta l’area dell’euro".

Nota operativa: chi ama fare investimenti online, dovrebbe conoscere prima il concetto di market maker, definizione.

Euro stabile

Dopo il bollettino della Banca centrale europea, l'euro si è mantenuto al di sopra di 1,18 dollari, dopo essersi ripreso dal minimo di oltre tre mesi di 1,175 dollari toccato a luglio.
Bene anche le Borse, dal FTSe Mib italiano al DAX indice tedesco. Gli investitori si aspettano che la Banca centrale europea rimarrà accomodante per diverso tempo ancora, dopo che i politici si sono impegnati il ​​mese scorso a mantenere i tassi di interesse a livelli record ancora più a lungo nel tentativo di riportare l'inflazione al suo obiettivo del 2%.

martedì 3 agosto 2021

Lavoro, in vent'anni è salito di 2 milioni il numero di giovani Neet

L'ultimo rapporto di lavoro riguardante i giovani italiani, stilato da Confcommercio, mette in luce una situazione molto fosca. I nostri giovani, pur potendo lavorare, spesso decidono di non farlo e neppure cercano una occupazione.

E' quanto emerge da una analisi dell'Ufficio Studi sull'universo giovanile e il lavoro nel ventennio tra il 2000 e il 2019.

Due milioni in meno di giovani al lavoro

Secondo l'organismo che rappresenta Imprese, Attività Professionali e Lavoro Autonomo, tra il 2000 e il 2019 i giovani occupati nella fascia d’età 15-34 anni sono diminuiti di 2 milioni e mezzo (da 7,7 a 5,2). Peraltro è cresciuta la quota di quelli che, pur potendo lavorare, non cercano un’occupazione (è passata dal 40% del totale di quella classe di età, al 50%).
Per fare un confronto, durante lo stesso stesso periodo in Germania sono stati persi appena 235mila occupati giovani, rimanendo una quota costante del 30% rispetto al totale dei giovani rientranti in quella fascia di età.

Prospettive di guadagno

Analizzando questi dati sul lavoro, è evidente che non c'entra nulla in questo caso la pandemia. In Italia infatti questo negativo rapporto tra giovani e lavoro era già antecedente alla crisi coronavirus.
C'entra forse la prospettiva di guadagno di un giovane italiano, che non è affatto rosea. Tra il 1997 e il 2016, il reddito d’ingresso per i giovani lavoratori fino a 30 anni è calato del 7,5% per i dipendenti e ha registrato un crollo del 41% per gli indipendenti (imprenditori, lavoratori autonomi, liberi professionisti).
Anche così si spiega perché 345mila giovani sono scappati all'estero.

Argomento correlato: salario minimo UE, paesi a confronto.

Difficoltà a diventare imprenditori

Peraltro Confcommercio evidenzia pure che le cose non vanno meglio se si analizzano i dati di chi un lavoro ce l’ha.
Si sono infatti ridotti di oltre un quarto i giovani lavoratori dipendenti (-26,6%), ma soprattutto si è dimezzata la quota di giovani indipendenti (-51,4%). questo dato in particolare, mette in risalto quanto sia difficile e scoraggiante per i nostri giovani avviare una impresa. Non a caso nel ventennio sono sparite 156mila imprese giovanili.