martedì 30 novembre 2021

Mercati azionari, la combinazione Omicron-Powell manda giù i listini

E' stata una giornata intensa e nervosa sui mercati azionari del Vecchio Continente. Prima le vicende relative alla variante Omicron, poi i dati amcro sull'inflazione, infine l'entrata prepotente di Powell sulla scena.
Gli investitori sono così stati sballottati dentro un frullatore, dal quale sono usciti con un gran mal di testa.

Cosa è successo sui mercati azionari

A Milano l'indice Ftse Mib ha chiuso la giornata in calo dello 0,87% a quota 25.814 punti. Giornata “no” anche per il FTSE Italia All-Share, che archivia la seduta a 28.311 punti, in calo dello 0,81%.
Anche gli altri indici europei chiudono in rosso: DAX -1,18%, Londra -0,71 e Parigi -0,81%.
Anche Wall Street intanto cala, come si vede su qualsiasi App trading bonus senza deposito.

Variante Omicron e inflazione UE

Le notizie che hanno inciso oggi sui mercati azionari sono state diverse. La variante Omicron divide la comunità scientifica in quelli ottimisti e quelli molto cauti, come l'ad di Moderna, Stephane Bancel, secondo la quale i vaccini attuali potrebbero essere meno efficaci contro Omicron.
Nel digerire queste informazioni altalenanti, l'azionario ha dovuto anche fare i conti con le stime sull'inflazione UE, molto al di sopra delle previsoni e del target BCE.

L'entrata in scena di Powell

Infine, nel pomeriggio, a dare l'ultima forte scossa sono state le parole del capo della FED Powell. Il numero uno della banca centrale Usa ha infatti chiarito che ormai non si può più parlare di "inflazione transitoria", e che verrà valutata con attenzione la possibilità di accelerare il tapering.

Annotazione operativa: anche quando si fanno invesrimenti sui mercati azionari, è necessario sapere le Bande di Bollinger come si usano.

I singoli titoli azionari

Per quanto riguarda i singoli titoli dei mercati azionari italiani, spiccanno i titloli connessi alla pandemia.
Il migliore del giorno è Diasorin (+1,97%), che beneficia delle propsettive di aumento di test anti-Covid. Ma in generale è tutto il settore farmaceutico che ha corso (Recordati +0,87%).
Buone performance anche per Terna (+1,23%) e Unicredit (+1,14%), mentre sono risultati pesanti i titoli energetici (-2,91% Tenaris, -1,8% Saipem e -1,34% ENi) a causa del nuovo bursco calo del petrolio.

lunedì 29 novembre 2021

Imprese PMI a caccia di competenze digitali, ma più della metà non riesce a trovarle

Malgrado l'impatto violentissimo della pandemia, le piccole e medie imprese italiane hanno cercato comunque di crescere, mettendo le persone al centro dei loro progetti.
Infatti nonostante le incertezze legate al clima pandemico, il 90% delle PMI continua la sua opera di scouting. Si va a caccia di competenze, e la direttrice fondamentale di questo percorso è la digitalizzazione, sia in ambito produttivo che nelle relazioni con i clienti.

Cosa cercano le imprese

Tuttavia, i progretti e i piani delle piccole e medie imprese si scontrano con una dura realtà. Trovare le competenze qualificate non è affatto semplice.

E così, se in base a una indagine di Market Watch PMI di Banca Ifis, emerge che l'83% del campione (500 aziende) cerca nuovo personale con competenze tech, neppure la metà riesce poi a trovarle.
Secondo questo report esiste quindi un divario tra la domanda e l'offerta di competenze, visto che il 58% delle imprese non trova il personale ricercato.

Un problema da risolvere

Si tratta di un problema di non poco conto, visto che l'orientamento alla digitalizzazione è un trend che va avanti già da qualche anno, e sicuramente si confermerà anche nei prossimi due anni.
La richiesta di conoscenze specifiche infatti continuerà, indirizzandosi non solo verso le figure esperte di tecniche produttive (42%), ma anche verso profili digitali e 4.0 (entrambe al 39%).
Ai candidati sono tuttavia richieste soft skill trasversali come: saper lavorare in team, essere flessibili, risolvere problemi.

Il ruolo del passaparola

Sul problema potrebbe incidere anche il modo in cui le imprese cercano personale. Infatti quasi la metà (48%) punta sul passaparola e sulle relazioni territoriali per trovare le persone giuste. Stupisce invece che sono ancora pochissime - appena il 14% - quelle che attivano collaborazioni con Università e Istituti Tecnici Superiori. Ancora meno (6%) quelle che si rivolgono ai centri per l’impiego.

martedì 23 novembre 2021

Investitori attenti a ciò che succede in Brasile. C'è tanta carne a cuocere

Ciò che sta accadendo in Brasile sta catturando l'attenzione degli investitori. Tra modifiche alla Costituzione, piani di spesa per il welfare, dati macro e situazione contagi, c'è davvero tanta carne a cuocere.

Il Brasile e gli investitori

Il primo fronte che tiene impegnati gli investitori sono i negoziati sulla proposta di emendamento alla Costituzione (PEC) dei Precatórios del Senato Federale. 

Questa proposta rimuoverebbe il tetto di spesa previsto dalla Costituzione, e aprirebbe uno spazio fiscale di 89 miliardi di real utili per varare il piano “Auxilio Brasil. Si tratta di un maxi piano di spesa per il welfare che vorrebbe da Bolsonaro.
Questo nuovo disegno di legge potrebbe mettere sotto pressione le finanze e sollevare ulteriormente l'inflazione, mentre se non passasse allora il governo potrebbe essere costretto a un piano fiscale ancora più incerto.

Contagi e dati macro

Gli investitori guardano però anche ai dati sui casi di Covid-19, che la scorsa settimana era tornati a superare i 10 mila al giorno.

Ma si guarda anche al fronte economico, dopo le proiezioni su PIL e inflazione. Il ministro dell'Economia Paulo Guedes ha affermato che la crescita brasiliana dovrebbe essere dal 5,2-5,4% nel 2021 e che l'economia del paese è in una ripresa a forma di V dalla pandemia di COVID-19.
L'indagine settimanale della banca centrale brasiliana ha invece mostrato che le previsioni di inflazione sono state riviste nettamente al rialzo al 10,12% dal 9,77% per il 2021 e a 4,96% dal 4,79% per il 2022.

Consiglio: un interessante tecnica per tutti gli investitori è il trading con Fibonacci analisi tecnica.

Il Real annaspa

In tutto questo vortice di notizie, il Real brasiliano è scambiato intorno a 5,65 per USD, non lontano dal minimo di 8 mesi di 5,6815 raggiunto il 1 novembre. Sarà stata dura per chi adotta strategie opzioni binarie 1 minuto.
La valuta sudamericana sta pagando la forza del dollaro, alimentato nelle ultime ore dalla riconferma del presidente della Federal Reserve Jerome Powell che ha rafforzato le scommesse per tassi di interesse più elevati.

sabato 20 novembre 2021

Fallimenti, cresce il numeri di casi nel 2021. Il commercio è il settore più colpito

Nel giro di un anno le imprese che hanno dichiarato fallimento sono cresciute di quasi il 50%. E' il dato che emerge dall’Analisi Fallimenti realizzata da Cribis, società del gruppo Crif.

Il dato sui fallimenti

Nei primi nove mesi del 2020, le imprese che avevano dovuto alzare bandiera bianca per via dei debiti erano state 4709. Durante i primi nove mesi del 2021, il numero di fallimenti è invece stato 6761. La crescita è quindi stata del 43,6%. 

Se consideriamo solo il terzo trimestre del 2021, i fallimenti sono stati 1.806, quindi il 12,7% rispetto all’analogo periodo del 2020. Tuttavia, sono meno rispetto al 2019 (-22,4%) e al secondo trimestre 2021 (-24,8%).

Elementi da considerare

Bisogna tuttavia evidenzare due aspetti. Il primo è che il numero di default dello scorso anno è stato paradossalmente più basso del solito, a causa del fatto che l’attività dei Tribunali era ferma per le restrizioni anti-Covid. In secondo luogo, anche se il numero di fallimenti di quest'anno è molto alto, siamo comunque sotto i livelli pre-Covid.
Nonostante i gravi problemi provocati dalla pandemia, le imprese - pur se in difficoltà - hanno saputo reggere il colpo.

Occorre però evidenziare che bisognerà aspettare l'uscita dalla crisi e la fine degli effetti delle politiche di sostegno alle imprese, prima di capire qaunti danni avrà realmente fatto la pandemia.

Settori e distribuzione territoriale

Quello che si può dire è che nei primi nove mesi dell'anno, il numero maggiore di fallimenti ha riguardato il commercio, con 1.955 casi. Poco distante c'è il settore dei servizi a 1.659. Quindi edilizia (1.235) e industria (1.084).
A livello territoriale invece, le regioni più interessate da situazioni di fallimenti sono state Lazio, Lombardia, Toscana, Sicilia e Sardegna. Sul versante opposto, quelle meno colpite dai casi di fallimento sono Trentino-Alto Adige, Molise, Friuli-Venezia Giulia e Calabria.

martedì 16 novembre 2021

Borse europee fiacche, Milano scende dopo i record della vigilia

Le Borse Europee chiudono contrastate e comunque senza grandi strappi, confermando una certa cautela in attesa di segnali più chiari dai tassi d'inflazione e quindi dalle banche centrali. Milano è tra quelle che archiviano la seduta in ribasso. 

Cosa hanno guardato le Borse Europee

La giornata è stata caratterizzata da alcuni dati macro positivi in arrivo dall'Europa, per via delle indicazioni migliori delle attese sul PIL. Anche dagli Stati Uniti arrivano dati macro buoni, visto che le vendite al dettaglio e la produzione industriale sono andate meglio delle attese.

E poi c'è un altro aspetto che ha dato conforto agli investitori nelel Borse Europee, ossia il colloquio tra i presidenti Biden e Xi Jinping, che potrebbero portare a relazioni più distese tra Stati Uniti e Cina.

Milano in discesa

Come detto, tre le borse del Vecchio Continente c'è stato un andamento andivago. Se Francoforte e Parigi vanno in progresso, Londra e Madrid scendono. Molti di quelli che amano fare scalping Dax 1 minuto, oggi non hanno avuto un grosso lavoro.

Anche Milano si muove in lieve ribasso. L'indice Ftse Mib infatti perde 0,12% dopo che ieri aveva raggiunto nuovi massimi, e finisce a 27.833 punti. Sulla stessa linea baldna anche il FTSE Italia All-Share, che chiude sotto i livelli della vigilia a 30.450 punti.
Ha chiuso in rialzo invece la borsa di Wall Street.

I singoli titoli

A Piazza Affari il controvalore degli scambi in Borsa è attorno ai livelli della vigilia, con 2,04 miliardi di euro.
A livello di singoli titoli, il migliore del giorno tra le migliori Blue Chip è stato Interpump, +3,26%, che ha recupera dopo un periodo di recente debolezza. Inoltre l'indicatore ATR analisi tecnica sembra essere più positivo.
Si sono mosse in deciso rialzo anche DiaSorin (+1,46%) e CNH Industrial (+1,38%), così come Telecom Italia (+1,29%).

Male invece i titoli del settore finanziario, come le assicurazioni Generali (-2,47%) e le banche come Bper -1,3%, Unicredit (-1,2%) e Mediobanca (-1,1%).
Debole anche Amplifon, che ha ceduto l'1,7% finale, seguito da Terna (-1,6%).

lunedì 15 novembre 2021

E-commerce, problemi per il Black Friday: corrieri in scopero

I driver che svolgono servizi di consegna per conto di Amazon potrebbero creare un po' di problemi al colosso dell'e-commerce. Hanno infatti indetto uno sciopero in occasione del Black Friday, il prossimo venerdì 26 novembre.

Lo scontro tra driver e colosso dell'e-commerce

La decisione di incrociare le braccia è stata presa in occasione du un'assemblea nazionale unitaria, che ha riguardato quadri e delegati delle consegne delle merci in appalto Amazon. L'annuncio è stato invece dato da Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti, che hanno ricevuto un mandato in tal senso.

Il motivo alla base dello scopiero contro il colosso dell'e-commerce è economico ma anche operativo. Infatti non solo si protesta per i compensi, ma anche per i ritmi di lavoro che sarebbero "divenuti insostenibili". Si arriva anche a 200 pacchi al giorno, con 130-140 stop da effettuare in 8-9 ore. Per questo motivo si chiede anche una riduzione dell'orario di lavoro settimanale dei driver.

Forse può interessare: il Black Friday è già iniziato, offerte in anticipo su molti siti e-commerce.

Questioni economiche e operative

Ci sono poi anche altri motivi. Si chiede infatti la continuità occupazionale a tutto il personale, spesso interrotta dai cambi di appalto e di contratto.
Tra le altre cose, al gigante dell'e-commerce viene anche chiesto di ridurre la responsabilità dei driver nei casi in cui si verificano danni alle merci consegnate, ma si chiede l'introduzione del premio di risultato, nonchè un aumento del valore economico della trasferta. Inoltre i driver rivendicano un maggiore rispetto della normativa sulla privacy, una diversa gestione del controllo a distanza, escludendo ogni ripercussione di carattere disciplinare.

Amazon risponde

Per il momento, Amazon assume un profilo soft e conciliante rispetto allo sciopero. L'azienda di e-commerce infatti ha spiegato in una nota che lavora "con i fornitori di servizi di consegna per definire insieme degli obiettivi realistici che non mettano pressione su di loro o sui loro dipendenti", e che auspica "che le trattative riguardo i fornitori di servizi di consegna possano riprendere e giungere ad una conclusione positiva".

Tuttavia, il'operatore di e-commerce risponde ad alcune delle accuse che gli vengono fatte. In merito agli orari di lavoro, ritiene infatti che la "tecnologia di pianificazione delle rotte" consente ad "oltre il 96% delle rotte effettuate in Italia di essere completato entro la conclusione dell'orario lavorativo e, frequentemente, con largo anticipo rispetto alla conclusione dello stesso". Inoltre in caso di interruzione del rapporto con "un fornitore, ci adoperiamo affinché i corrieri di un fornitore di servizi di consegna che termina la sua collaborazione con Amazon, possano comunque continuare il loro lavoro attraverso il nuovo fornitore che subentrerà per occuparsi delle consegne".

mercoledì 10 novembre 2021

Inflazione, dagli USA ancora dati in rialzo. La FED sotto pressione

Questa settimana i riflettori dei mercati finanziari erano tutti puntati sugli USA, perché questo mercoledì sarebbe stato diffuso il nuovo dato sull'inflazione.
Alla fine, è successo quello che quasi tutti si aspettavano: i prezzi stanno crescendo ancora. E neppure di poco.

Il dato sull'inflazione

Secondo i dati resi noti dal Bureau of Labor Statistics, l'inflazione negli Stati Uniti è cresciuta a ottobre dello 0,9% rispetto al mese precedente. Il dato è stato superiore alle aspettative degli analisti.

Calcolato su base annua invece l'aumento è stato del 6,2%. Anche in questo caso il dato è stato superiore alle aspettative, oltre ad essere stato l'incremento più grande dal 1990.
Un altro dato importante è l'inflazione core, ossia senza considerare tutte quelle componenti più volatilti. E anche in questo caso c'è stato un aumento: +0,6% a settembre, +4,2% su base annuale. E' l'incremento tendenziale più elevato dal 1991.

La pressione sulla FED

Dopo i dati sui prezzi al consumo, i mercati hanno ricevuto una bella scossa. Sono infatti tronate a crescere le preoccupazioni riguardo al peso che i maggiori prezzi potranno avere sulla ripresa economica. La dialettica della FED, che continua a vedere l'inflazione alta come fenomeno temporaneo, non convince più tanto.

I mercati stanno valutando quindi se la banca centrale sarà costretta a modificare i suoi piani riguardanti il rialzo dei tassi. Anche perché nel frattempo le richieste settimanali di sussidio di disoccupazione hanno stabilito un nuovo minimo pre-pandemia, e sappiamo che la FED tiene anche alla robustezza dell'occupazione.

Annotazione: quando si parla di mercato valutario, occorre onoscere i concetti base come swing trading forex cos'è.

L'andamento del dollaro

Questa prospettiva ha spinto l'indice del dollaro USA, che è salito dello a 94,55 mercoledì, come si vede sui Consob broker autorizzati. L'Index così si avvicina al massimo di un anno di 94,6, che è stato toccato il 12 ottobre.
Anche il cambio con l'euro ha subito una forte scossa. L'EUR-USD infatti è sceso a 1,51, su livelli che non si vedevano dall'estate del 2020.

lunedì 8 novembre 2021

Prezzi, l'aumento mette a rischio il Natale e la rirpesa economica

La crescita dei prezzi continua ad essere una minaccia che incombe sul livello dei consumi e sulla ripresa dell'economia italiana post-Covid.
A evidenziarlo è uno studio di Confcommercio sull'inflazione e suoi effetti economici.

La minaccia dei prezzi sui consumi

I numeri elaborati dall'Ufficio Studi della Confederazione delle Imprese, dicono che se i prezzi dovessero crescere del 3%, le ripercussioni sui consumi sarebbero di circa 2,7 miliardi di euro. Se l'inflazione dovesse accelerare ulteriormente fino al 4%, allora la perdita in termini di consumi sarebbe molto più marcata. Si parla di 5,3 miliardi.

Cosa erodono i prezzi

Il fatto è che la crescita dei prezzi ha un immediato effetto sul reddito disponibile, il cui potere di acquisto si riduce immediatamente (inciderebbe per il 70%). Altro effetto del'inflazione è l’erosione della ricchezza finanziaria detenuta in forma liquida, che non è protetta dall’inflazione inattesa.
La riduzione dei consumi inoltre risente dell'aumento di costi obbligati dovuti all’energia, che si è già trasferito sulle bollette di luce e gas. Malgrado gli sforzi del governo per sterilizzare parte di questi incrementi, le famiglie dovendo spendere di più per l'energia, spenderanno di meno per il resto.

Natale a rischio

L'effetto combinato della crescita dei prezzi e dell'incremento delle spese obbligate potrebbero incidere quindi in modo pesante sui consumi dei prossimi mesi.
Questo “spettro” che aleggia sui consumi, è tanto più preoccupante visto l'approssimarsi del Natale, che è il periodo dedicato tradizionalmente agli acquisti e ai regali. In questo scenario, è presumibile che gli acquisti delle famiglie saranno indirizzati dalla prudenza.

La soluzione

Le conseguenze comunque sarebbero più ampie, visto che minori consumi si traducono anche in una frenata della crescita del Paese. La soluzione più immediata per scongiurare questi contraccolpi, è alleggerire il peso fiscale su famiglie (la pressione in 10 anni è salita di 46 miliardi) e imprese.

mercoledì 3 novembre 2021

Investimenti, troppi consigli sui social media: interviene l'Esma

Il ruolo dei social media è sempre più prepotente nelle nostre vite. Vale anche nell'ambito degli investimenti, dove spesso vengono utilizzati dai trader come fonte di informazioni.
Tuttavia, come accade in ogni ambito, lo sfruttamento eccessivo e senza riflettere può comportare grossi rischi.

I rischi degli investimenti troppo social

Ad accendere un faro sulla situazione è stata l'Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati, che da sempre mette al centro della sua attività la protezione degli investitori.

L'ESMA ha evidenziato i rischi che sono associati all'affidarsi ai consigli di investimento che vengono diffuse tramite queste piattaforme. Anche perché sono davvero tanti quelli che li sfruttano adottando trading intraday strategie.

I consigli di trading

I segnali di trading infatti non solo non garantiscono mai il successo, ma le fonti da cui provengono potrebbero essere tutt'altro che competenti, o ancora peggio non "disinteressate". Sono quindi giustificate le preoccupazioni che gli investitori retail non siano consapevoli dei rischi che corrono affidandosi a tali raccomandazioni.
Chiaramente non vale solo per le raccomandazioni sul mercato azionario oppure sul Forex, ma anche per i segnali opzioni binarie gratis.

L'intervento del ESMA

L'Esma ha così deciso di intervenire, attraverso un documento specifico che si intitola “Dichiarazione pubblica sulle raccomandazioni d’investimento formulate sui social media”.
Non potendo impedire la diffusione incontrollata delle raccomandazioni di investimento sui social, l'authority almeno ha voluto porre l'accento sui requisiti che tali consigli di trading dovrebbero avere. E chiaramente anche le conseguenze di possibili violazioni del Regolamento sugli abusi di mercato (MAR) dell'Unione europea (sanzioni pecuniarie e ulteriori azioni di vigilanza, al limite anche un'accusa di manipolazione del mercato).

Secondo Esma, questi consigli di investimento devono essere prodotti e diffusi in modo il più possibile obiettivo e trasparente.
In primo luogo devono essere identificabili come tali dai trader. In secondo luogo bisogna distinguere bene i fatti dalle opinioni. Infine è fondamentale che gli investitori siano in grado di identificare facilmente la fonte delle informazioni e gli eventuali conflitti di interesse di coloro che formulano le raccomandazioni.

lunedì 1 novembre 2021

Lavoro, finisce il blocco dei licenziamenti. Ma intanto aumentanole dimissioni volontarie

Con il mese di novembre scatta una novità importante che riguarda il mondo del lavoro. Finisce infatti il periodo di "blocco di licenziamenti", che era stato introdotto durante la pandemia per evitare che la crisi economica provocasse un fiume di tagli per giusta causa.

Il blocco dei tagli al lavoro

Varato nel febbraio del 2020, durante la prima fase acuta della pandemia, era finito a giugno dello scorso anno ma soltanto per le imprese medio-grandi della manifattura e dell’edilizia (4 milioni di posti di lavoro coinvolti).

Quello scaduto la scorsa notte invece riguarda una platea di 10 milioni di lavoratori. Da oggi infatti tornano possibili i licenziamenti anche per artigianato, terziario, piccole imprese, pelletteria, tessile e abbigliamento.
Il blocco varato dal Governo è stata una novità assoluta per la storia della Repubblica. L'unico procedente risaliva all'epoca monarchica, nell'estate del 1945.

Prolungamento della CiG

La fine del blocco dei licenziamenti in ambito edile e manifatturiero, non ha prodotto grandi contraccolpi. La speranza è che lo stesso accada con la fine di questo secondo blocco.
Ad ogni modo, per evitare scenari pesanti, il governo ha deciso di affiancare alla scadenza del provvedimento la proroga della cassa integrazione Covid per le piccole imprese tra il 1° ottobre e il 31 dicembre per un massimo di tredici settimane.

Situazione e paradossi del mercato del lavoro

La ripresa economica dovrebbe contribuire ad evitare grossi problemi, anche se occorre evidenziare un dato preoccupante. Negli ultimi trimestri quasi mezzo milione di lavoratori si è licenziato volontariamente. La quota di abbandono volontario sul totale degli occupati ha superato il 2% per la prima volta da anni.
Difficile trovare una causa, che potrebbe essere legata al fatto che assieme al rimbalzo dell’economia, molti cercano di ricollocarsi sul mercato del lavoro passando da settori in declino ad altri più produttivi.

Dal mercato del lavoro arriva inoltre un'altra statistica che deve far rilfettere. Ad agosto scorso gli occupati erano ancora quasi mezzo milione in meno rispetto a prima della pandemia. Significa che ci sarebbe spazio per molte assunzioni, ma le imprese lamentano forti difficoltà a trovare nuovi addetti.
Insomma il lavoro c'è, ma manca personale qualificato. La carenza di competenze è molto elevata soprattutto per quelle funzioni ricercate oggi dalle imprese.