venerdì 30 agosto 2019

Il taglio delle tasse di Trump? L'80% è finito nelle tasche degli azionisti

La riduzione drastica delle tasse è stato uno dei cavalli di battagli elettorale di Donald Trump. Avrebbero dovuto rilanciare gli investimenti, ma invece il quadro che emerge sembra ben diverso.

Il taglio delle tasse di Trump

Sul finire del 2017 il Congresso Usa ha varato una maxi-riduzione delle tasse sui profitti aziendali, portandoli dal 35 al 21%. Per le persone fisiche invece, il taglio delle imposte sui redditi è stato molto ridotto, dal 39,6 al 37% appena. Per mettere in atto questa politica di riduzione fiscale, il Congresso stimò un costo di 1.900 miliardi di dollari in 10 anni. In campagna elettorale questo maxi-taglio delle tasse venne presentato come un modo per rilanciare gli investimenti, soprattutto da parte delle aziende.

Effetti su investimenti

In realtà secondo uno studio del FMI - Fondo Monetario Internazionale - pubblicato prima sul blog del Fmi e poi incluso nel documento istituzionale sull’economia USA, i tagli alle tasse di Trump hanno avuto un impatto molto limitato sugli investimenti.  E' vero che dal 2017 ad oggi c'è stato un incremento degli investimenti (superiore alle stime) in tecnologie, macchinari, nuovi software e nello sviluppo di brevetti. Ma secondo la ricerca del FMI, questo incremento è legato non al taglio delle tasse, bensì all'aumento della domanda.

...e sui dividendi

E allora il taglio delle tasse? Quello è finito quasi tutto nelle tasche degli azionisti. Secondo l'analisi del FMI sulle aziende quotate sull’S&P500, soltanto un quinto dei risparmi fiscali è stato effettivamente investito, mentre circa l'80% è stato destinato a dividendi e riacquisto di azioni proprie (cioè un modo per fare salire il valore del titolo, sempre a beneficio dei soci).

Va detto che premiare gli azionisti significa in ogni caso beneficiare fasce di popolazione che possiedono asset finanziari, e comunque è ancora presto per capire con chiarezza tutti gli effetti che la riforma fiscale voluta da Trump ha prodotto.

mercoledì 28 agosto 2019

Investimenti in valute digitali, c'è chi vede quota 100mila per Bitcoin

Gli investimenti in valute digitali continuano ad essere caratterizzati da forti oscillazioni di prezzo. E come il prezzo oscillano in modo forte anche le previsioni sul futuro andamento del settore.

Previsioni e investimenti in valute digitali

Una delle più recenti, e probabilmente delle più ottimistiche, riguarda la regina delle valute digitali, ovvero Bitcoin. A esprimerla è la Morgan Creek Digital Assets, società che opera nel segmento di mercato del management di asset digitali. Secondo i suoi analisti, il prezzo del BTC potrebbe arrivare addirittura sui 100mila dollari. Ovvero quasi dieci vole il prezzo attuale. Secondo gli analisti questa previsione potrebbe concretizzarsi nel 2021.

Ma detto che non è la prima volta che si sentono certe previsioni ultra-ottimistiche riguardo agli investimenti in valute digitali. Durante il boom del 2017 c'era pure chi si spingeva oltre. E purtroppo sappiamo com'è andata a finire. Basta vedere i dati dei migliori siti trading autorizzati Consob per vedere come ci fu un crollo improvviso nel giro di poche settimane. E allora perché stavolta dovrebbe andare diversamente?

Rally possibile?

Ci sarebbero una serie di elementi che in questo caso potrebbero sostenere il rally del Bitcoin. Chi sa come funziona trading Bitcoin Italia, avrà notato che il sentiment di mercato è molto più positivo rispetto a qualche mese fa. Ma soprattutto nel prossimo anno potrebbero esserci dei fattori in grado di imprimere una forte spinta al prezzo. Ci riferiamo all'operazione di halving che ci sarà tra pochi mesi. Essa determinerà un dimezzamento della ricompensa prevista per i miner rispetto a quelli che sono gli attuali livelli. L'halving potrebbe dare una forte spinta alla quotazione BTC.

Ma c'è ancora altro. Ad esempio la regolamentazione del comparto da parte di banche e finanza tradizionale, così come l'aumento dei volumi di trading e l'incremento della tensione internazionale.
Tutti questi fattori saranno davvero in grado di spingere la quotazione di BTC e in generale trainare gli investimenti in valute digitali? Forse, non resta che aspettare per saperlo.

martedì 20 agosto 2019

Affitti brevi, scatta la stretta da parte dell'Agenzia delle Entrate

Gli affitti brevi finiscono nel mirino del Fisco italiano, che mira così a smascherare coloro i quali non dichiarano i proventi derivanti dalla locazione a turisti "mordi e fuggi".

La guerra del fisco agli affitti non dichiarati

L'Agenzia delle entrate potrà avere infatti accesso alla banca dati tenuta dalla Polizia di Stato (Alloggiati Web), alla quale chi fitta un appartamento è tenuto a comunicare le generalità dell'ospite. Attualmente in questa banca dati sono registrati 200mila alloggi. Tramite questo nuovo strumento, il Fisco italiano potrà confrontare i dati delle dichiarazioni dei redditi con quelli presenti nella banca dati, evidenziando in tal modo le eventuali incongruenze.

Si tratta di una mossa piccola, rispetto al lavoro che c'è da fare per contrastare l'evasione da affitti. Basta solo pensare che la mole di annunci che si trovano su alcune piattaforme web per mettere in contatto locatario e cliente, è grande più di due volte rispetto alla banca dati della Polizia di Stato (circa 400 mila unità). Ma è comunque un passo importante, tenuto conto che le multe e le ammende che scattano per chi loca in "nero" può arrivare fino a 206 euro. L'unico adempimento da fare per evitare questa sanzione è dichiarare tutte le transazioni effettuate nell'arco di 12 mesi grazie a questa attività, pagando le relative imposte con il modello f24 (dato che alcuni portali per affitti non agiscono ancora come sostituto di imposta). In questo caso spetta al singolo operatore versare la quota del 21 per cento per la cedolare secca.

Le novità del decreto crescita

Con il Decreto Crescita (dl 34/2019, convertito con la legge 58/2019) è stata introdotta la creazione di una banca dati pubblica delle strutture ricettive e degli immobili presenti sul territorio nazionale destinati all’attività di locazione breve, inferiore ai 30 giorni, che saranno identificati da un codice alfanumerico. La banca dati nazionale devono però essere regolate con un decreto ministeriale che era atteso per fine luglio, ma è slittato.

venerdì 16 agosto 2019

Cambio rupia-dollaro, possibile un recupero nei prossimi 12 mesi

Finora il 2019 non è stato certo un buon anno per la Rupia. La valuta indiana ha perso parecchio terreno nel cambio contro il dollaro, ma c'è chi ipotizza un recupero nei prossimi 12 mesi.

Le prospettive del cambio Rupia Dollaro

Un gruppo di 40 analisti intervistato da Reuters, sostiene infatti che il cambio dollaro-rupia scenderà, anche grazie all'emissione di bond sovrani in valuta estera da parte del Governo indiano. Nello specifico, gli analisti ritengono che la valuta dell'India possa guadagnare quasi il 2% nella prospettiva a 12 mesi. Ipotesi interessante per chi adotta swing trading strategia forex. Su questa prospettiva però incombe principalmente il miglioramento delle relazioni USA-Cina sul fronte commerciale.

I dilemmi dell'economia indiana

Riavvolgiamo però il nastro. I recenti sviluppi manifestano tutta la debolezza a breve termine della rupia indiana. Nel paese è cresciuto il rischio politico, dopo che è stata revocata la condizione speciale del Kashmir, ovvero la regione himalayana contesa al vicino Pakistan. Questa decisione ha spinto al ribasso la rupia, portandola fino ai minimi da 5 mesi contro il dollaro americano (a quota 71 per USD). A rendere poi il clima attorno alla Rupia più pesante, ci ha pensato la già menzionata guerra commerciale tra USA e Cina. Tutte le valute dei mercati emergenti ne hanno risentito in modo pesante. Inclusa la Rupia, che è scesa dell'1,6% segnando il calo più grande dall'inizio di dicembre.

Consiglio: non gettatevi a capofitto nel mondo del trading online, senza aver prima individuato qual è il miglior broker forex gratis per le vostre necessità.

Bond in valuta estera

Tuttavia, come evidenziano gli analisti sentiti da Reuters, la recente decisione del governo di emettere debito sovrano in valuta estera, potrebbe dare un sostegno alla valuta nazionale. L'impatto soprattutto nel breve termine può essere positivo, mentre nel lungo periodo l'impatto potrebbe essere di segno opposto. Infatti a causa del forte deficit fiscale, l'India corre il rischio di appoggiarsi pesantemente alle emissioni di valuta forte come meccanismo di fuga.

martedì 13 agosto 2019

Negozi fisici e digital marketing: una risorsa che non tutti sanno sfruttare

Si parla spesso di negozi fisici e del web come se fossero nemici. In realtà però, a molti negozianti classici sfugge il fatto che il web può essere una risorsa anche per trainare le loro vendite.

La strategia digitale dei negozi fisici

Ma in che modo i negozi fisici possono utilizzare il web per attirare clienti nei loro negozi? Per riuscirci occorre una strategia organica, fatta cioè di diverse componenti che sono tutte importanti. Anzitutto bisogna creare una sinergia tra il proprio marketing digitale e il proprio marketing fisico. In sostanza i due mondi non devono viaggiare su binari paralleli, ma comunicare tra loro. Un esempio sono gli adesivi o i flyer che vengono distribuiti a chi entra nel negozio fisico.

Quando si utilizzano i social, l'errore più comune è pensare che essi debbano essere una seconda vetrina del negozio fisico. Una sorta di freddo espositore. Non c'è nulla di più sbagliato. La comunicazione passa per i racconti, la presentazioni, le storie quotidiane non necessariamente riconducibili all'attività di vendita, ma ad esempio relative al quartiere dove ci si trova.

Pubblicità mirata e newsletter

Il luogo in cui c'è il negozio fisico è altresì importante per la pubblicità mirata. Ad esempio con le pubblicità sponsorizzate geolocalizzate, che permettono di andare a intercettare un pubblico in target. La vicinanza gioca un ruolo cruciale nel portare un utente del web a presentarsi fisicamente nei negozi fisici. Un altro modo per invogliare il clinete a presentarsi nello store fisico, è proporgli in modo esclusivo sconti o regali grazie a campagne di digital marketing. Questa dinamica può incrementare notevolmente l’attenzione nei confronti del punto vendita.

Altri fattori importanti per i negozi fisici sono le newsletter per raccontarsi, per raccontare ai propri clienti l’attività, le esperienze, le novità e la crescita dello store. Ma conta anche ricordare l’estetica del punto vendita, perché i clienti cercano uno spazio commerciale che sia di bella presenza, ordinato e pulito.

venerdì 9 agosto 2019

Economia britannica in frenata, la Sterlina cola a picco

Gli ultimi dati macro sull'economia britannica danno un'altra spallata alla sterlina, già abbondantemente provata alla lunga vicenda Brexit, spingendola ai minimi di oltre due anno contro il dollaro.

I dati sull'economia britannica

L'Ufficio britannico di statistica nazionale ha infatti evidenziato un calo della crescita per la quinta economica mondiale. Nel secondo trimestre infatti la crescita è scivolata all’1,2% su base annuale, rispetto all’1,8% registrato nel primo trimestre. Oltre ad essere il dato peggiore dall'inizio del 2018, si tratta della prima contrazione dell'economia britannica in oltre 6 anni. Il PIL britannico è sceso dello 0,2%, quando nel primo periodo c'era stata una crescita dello 0,5%.

Questi dati stanno alimentando i timori di una recessione, anche in vista del difficile percorso di uscita dalla UE. Il prossimo 31 ottobre, a prescindere che ci sia un "deal" oppure no, Londra e Bruxelles si diranno addio. Proprio in vista dei questo evento, c'è stato un accumulo di scorte a inizio anno, che ha appunto innescato questi dati deboli nel secondo trimestre. Sullo sfondo c'è poi il clima di diffuso rallentamento dell'economia globale, a casua delle tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina. Insomma lo scenario è assai fosco.

Suggerimento: se siete interessati agli investimenti nel settore valutario, bisogna prima studiare bene i trading online recensioni dei broker e opinioni.

Ondata di vendite sulla sterlina

Come detto, i dati macro sull'economia britannica resi noti oggi hanno allarmato gli investitori, provocando un immediato sell-off sulla valuta britannica. Come si può vedere su qualsiasi miglior sito forex trading, la sterlina è scivolata al livello più basso dal 2017 contro il dollaro americano a 1,2056, segnando un minimo di 31 mesi. Da quando è diventato premier Boris Johnson verso fine luglio, la valuta di Sua Maestà ha perso oltre il 3%. Male anche l'andamento contro l'euro. Il cambio Euro-sterlina è infatti sceso a un minimo di due anni a 92,885, in calo dello 0,8% nel corso della giornata.

martedì 6 agosto 2019

Export italiano in allarme: i nuovi dazi di Trump possono costarci circa 5 miliardi

Le ultime minacce di Trump hanno riacceso le tensioni sul fronte commerciale, coinvolgendo direttamente anche l'export italiano. Se la guerra dei dazi con la Cina avrà un impatto forte ma indiretto sulla nostra economia, molto più diretto sarà invece l'impatto delle tariffe sui prodotti che dall’Unione europea vanno negli USA.

La minaccia al nostro export

Trump ha aperto questo nuovo terreno di scontro come ritorsione per gli aiuti all’europea Airbus a svantaggio dell’americana Boeing. Pasta, formaggi, caffè sono alcuni dei prodotti finiti nella lista di merci europee che rischiano dazi all'export. Si tratta principalmente di prodotti alimentari, e questo ci coinvolge in particolar modo. Gli Stati Uniti sono infatti un mercato molto importante per l’economia italiana. Verso gli USA infatti il nostro export ammonta a 42,4 miliardi di euro di beni. In base alla black list di Trump, più di un decimo verrebbe colpito dalle tariffe.

Anche se occorrerà un lungo iter prima di arrivare ad una eventuale applicazione finale, l'Italia ha già fatto sentire la propria voce, informando gli Usa che ritiene la ripartizione dei dazi in discussione estremamente squilibrata. Il nostro export infatti sarebbe il più danneggiato dopo la Francia e prima di Germania, Spagna e Regno Unito.

Per i vini il conto è salatissimo

Sui prodotti della lista diramata dal Dipartimento del commercio statunitense, potrebbero essere applicati dazi fino al 100% del valore attuale. E' chiaro che tasse di accesso così elevate, finirebbero in buona parte per rendere insostenibile l'export italiano negli USA.

Il conto più salato ricadrebbe sul nostro settore agroalimentare. Complessivamente, il settore del vino (il cui export nel 2018 ha raggiunto il top in 5 anni) e liquori sarebbe colpito per 2,3 miliardi di dollari, gli alimentari e bevande (vino e liquori esclusi) per quasi 1,3 miliardi, la moda per poco più di 1 miliardo, i materiali da costruzione per 180 milioni, i metalli per 110 milioni, le moto per 74 milioni, la cosmetica per 42.