venerdì 26 giugno 2020

Azioni Campari in ripresa dopo lo scivolone. Ecco cosa preoccupa gli investitori

La notizia che gli USA starebbero valutando l'introduzione di nuovi dazi sulle importazioni provenienti dalla UE nell'ambito della battaglia legale tra Boeing e Airbus, ha messo pressione su alcuni titoli azionari a Piazza Affari. Tra questi ci sono le azioni Campari, che giovedì è stata maglia nera sul Ftse Mib (ribasso di oltre il 4%).

Il timore di dazi e le azioni Campari

L'impatto di eventuali nuove tariffe sull'azienda (e di conseguenza sulle azioni Campari)  in realtà sarebbe meno grave di quanto si prospetta. Ma sarebbero comunque importanti. La fetta di mercato a stelle e strisce infatti per l'azienda italiana di bevande è nell'ordine del 27%. Il volume delle vendite negli USA è pari al 33,8% di quelle nette. Comunque resta questo fronte di preoccupazione, in un contesto di alta cautela come quello degli ultimi giorni, in cui i mercati guardano attentamente al preoccupante andamento della pandemia di coronavirus.

La pandemia e lo spostamento della sede in Olanda

Durante la fase acuta della crisi sanitaria, il titolo Campari era crollato provocando una corsa dei soci al recesso dall’azienda. La situazione però è migliorata di recente, con un recupero del titolo pari a oltre il 44% del loro valore, come si vede grazie agli opzioni vanilla broker.

Le azioni Campari - che oggi sono in rialzo - nella fase centrale della settimana hanno subito un brusco contraccolpo anche per altri fattori. Oltre ai giù citati i timori connessi alla seconda ondata di contagi da coronavirus, ci sono le possibili conseguenze del trasferimento della sede legale in Olanda. Il marchio italianissimo, leader nei liquori e cocktail (tra le controllate Grand Marnier, Glen Grant e Aperol) andrà quindi nei Paesi Bassi. Il trasferimento della sede legale in Olanda verrà realizzato nel mese di luglio e sarà affiancato dall’introduzione del voto multiplo.

Nota operativa: se al posto del mercato azionario vi piace di più quello delle valute, scegliete con cura la migliore piattaforma trading Forex online, così non avrete problemi.

L'operazione di buy back

Nel frattempo l'azienda - che ha annullato l'assemblea prevista per oggi - ha completato l’operazione di buy back, che era stata decisa dall'Assemblea degli Azionisti durante il mese di marzo. Campari ha acquistato complessivamente 291.818 azioni proprie al prezzo medio di 7,3098 euro per azione, per un controvalore complessivo pari a 2.133.131,22 euro.

mercoledì 24 giugno 2020

Banche, IMI cambia pelle verrà integrata nella sua capogruppo

Il mondo della banche italiane vive un'altra novità. Banca IMI cambia, e diventa IMI Corporate & Investment Banking. Inoltre l'istituto d'investimento del Gruppo Intesa Sanpaolo, attivo dal 2007, a luglio verrà integrato nella capogruppo.

L'ultima novità per il mondo delle banche italiane

L'operazione fa parte del piano industriale 2018-2021 firmato dall'amministratore delegato Carlo Messina, che pur cambiando veste all'istituto, ha voluto che mantenesse un chiaro riferimento a Banca Imi anche all'interno del proprio brand. Ricordiamo infatti che il marchio Imi è uno dei più blasonati della finanza italiana e tra i pochi (con Mediobanca) a vantare quasi un secolo di storia.

Durante tutto questo lungo periodo di vita, l'investment bank di Ca' de Sass ha cambiato già diverse volte la propria pelle. L'Istituto mobiliare italiano (Imi), fondato nel 1931 per favorire il risanamento industriale e finanziario delle imprese italiane, nel 1998 si è unito al San Paolo di Torino, portando così alla nascita di Sanpaolo Imi. Dopo che nel 2007 c'è stata l'integrazione tra quest'ultimo e Banca Intesa, è sorto un vero campione nazionale come Intesa Sanpaolo.

Forse può interessare: investimenti sostenibili e finanza, ora anche i big ci credono.

I vertici della nuova banca

Non verranno cambiati gli attuali dirigenti che da oltre sei anni si occupano della gestione di Banca Imi. a partire dal presidente Gaetano Micciché (uno che da 18 anni si occupa con ruoli apicali di aziende per il gruppo Intesa Sanpaolo). E non ci sarebbe nessuna logica a farlo, visto che l'istituto è stato una miniera di profitti per il gruppo. Perfino nella prima fase di questo tribolato 2020, caratterizzato dalla scoppio della pandemia, malgrado la frenata delle attività sui mercati del mese di marzo in cui la pandemia si era manifestata, Banca IMI ha realizzato un utile netto consolidato di 411 milioni, in crescita del 71,1% rispetto ai 240 milioni dello stesso periodo del 2019 (annata record in cui guadagnò oltre 1.400 milioni).

Nel futuro di IMI c'è soprattutto la crescita internazionale, per rafforzare un presidio di 4 poli e filiali corporate presenti in 25 Paesi per assistere i clienti nelle attività estere.

venerdì 19 giugno 2020

Euro appesantito dalla fase di stallo sul tema del Recovery Fund

Si chiude all'insegna dell'incertezza la settimana dell'euro, che perde terreno dopo il Consiglio d'Europa in merito al Recovery fund. Dall'altra parte, il dollaro si rianima e chiude la miglior settimana dell'ultimo mese sulla scia dei rinnovati timori di una seconda ondata di covid, nonché le tensioni geopolitiche.

Lo stallo sul Recovery Fund che pesa sull'euro

In questo venerdì, gli occhi di tutti gli investitori erano puntati a Bruxelles, dove si sono riuniti virtualmente i leader dei 27 Stati dell'area Euro. Il confronto è durato quattro ore scarse, ma alla fine la situazione di stallo su Recovery Fund è rimasta tale. Di buono c'è che almeno non sono stati fatti passi indietro. Il problema è che bisogna accelerare i tempi, se si vuole arrivare ad un accordo concreto in autunno in modo da dare davvero un aiuto vero ai paesi per affrontare la crisi economica da Covid.

Le divergenze tra gli Stati

Ma non è semplice trovare un compromesso tra gli interessi di 27 Stati intorno ad uno strumento inedito come il recovery fund. Ci sono vedute molto divergenti tra l'ammontare dei sussidi a fondo perduto (500) rispetto ai prestiti (250). C'è una divergenza sulla ripartizione delle risorse tra gli Stati. C'è una divergenza sull’aumento del tetto delle risorse proprie. Insomma la strada è lunga e tortuosa. Molti paesi sperano che possa essere decisiva la Merkel, che dal primo luglio sarà presidente di turno dell’Ue per il semestre che tocca alla Germania. Bisogna convincere Austria e Olanda, che finora hanno guidato la ‘rivolta’ dei frugali contro il recovery fund. Ma pure la Finlandia e la Danimarca. Sembra ammorbidita la Svezia, mentre Polonia e Slovacchia sono più vicine alla proposta della Commissione.

Suggerimento operativo: le notizie macroeconomiche e internazionali sono molto importanti per coloro che adottano tecniche di trading forex intraday. Quindi bisogna essere molto informati, sempre.

Euro debole in chiusura di settimana

Questa situazione non poteva non pesare sull'euro, che lascia sul terreno lo 0,26% contro il biglietto verde, come evidenziano le migliori piattaforme opzioni binarie. Questa settimana l’indice del dollaro ha guadagnato circa lo 0,3% contro un paniere di valute, la migliore performance da metà maggio.

mercoledì 17 giugno 2020

Fatturazione elettronica, in un anno aumenti dei versamenti iva del 3,6%

La fase di crisi dovuta alla pandemia ha messo in evidenza quanto sia importante per le imprese la digitalizzazione. Essa ha infatti consentito alle aziende una certa continuità di lavoro in questa situazione straordinaria. Ha consentito sia di portare avanti i processi aziendali sia di abilitare nuovi servizi e opportunità di business. S'è vista quindi in tutta chiarezza la differenza fra le organizzazioni già strutturate con processi digitali, e quelle che non lo erano. Tra le soluzioni digitali più diffuse c'è la fatturazione elettronica.

I risultati della fatturazione elettronica

Dal gennaio 2019 esiste l'obbligo tra privati della fatturazione elettronica, e i numeri sono importanti. Nell'ultimo anno ben 2,09 miliardi di fatture elettroniche sono transitate attraverso il Sistema di Interscambio (SdI). Le hanno emesse 3,9 milioni di imprese, ovvero il 78% del totale. Il 55% è destinato a soggetti privati (B2b), il 44% a consumatori finali (B2c), l’1% alla PA (B2g). Due terzi del totale sono state emesse da imprese del Nord, specialmente dai settori del commercio all’ingrosso e al dettaglio e delle utility. A emetterle sono state per lo più aziende di grandi dimensioni, mentre per le PMI, micro imprese e le ditte individuali siamo sul 20%.

Lotta all'evasione

Quello che è interessante riguarda l'evasione fiscale, che poi è il motivo per cui venne introdotto la fatturazione elettronica. L'aumento dei versamenti dell'IVA è stato pari a circa il 3,6% rispetto al 2018, ultimo anno prima che scattasse l'obbligo. Da gennaio a novembre sono stati individuati e bloccati falsi crediti IVA per 945 milioni di euro su 104,7 miliardi di euro di versamenti.
Se la fatturazione elettronica fra privati in Italia si sta diffondendo sempre di più, non si può dire lo stesso riguardo ad altri documenti del ciclo produttivo e commerciale. Ad esempio, l’ordine elettronico è stato inviato dal 26% delle aziende. Solo il 20% si affida al digitale per il documento di trasporto (DdT).

venerdì 12 giugno 2020

Materie prime, Goldman Sachs avvisa gli investitori: "rally insostenibile"

La corsa dei prezzi delle materie prime è andata oltre quello che suggeriscono i loro fondamentali di mercato. Lo evidenzia Goldman Sachs in una nota, nella quale esclude da questa valutazione solo i metalli. Per questo motivo la banca d'affari evita di raccomandare posizioni lunghe (ovvero comprare).

L'avviso di Goldman Sachs sulle materie prime

La banca di Wall Street vede rischi al ribasso sia sul mercato dei beni agricoli che in quelli energetici, soprattutto il mercato del petrolio. In special modo ritiene che sia sorprendente il loro aumento dei prezzi, visto l'andamento delle scorte e la domanda depressa. Se un tale stato di cose dovesse continuare, "qualsiasi rally nei mercati delle materie prime fisiche è insostenibile", ha detto Goldman.

E ricordiamo che le valutazioni della banca USA sono tenute in grande considerazione dagli investitori dei broker forex italiani autorizzati.

Metalli industriali

Come detto, l'unica eccezione in questo quadro è rappresentata dai metalli, perché c'è la domanda cinese a sostenerli. La spinta arriva dai settori delle costruzioni e delle infrastrutture, tanto che a maggio sono state superate le proiezioni più ottimistiche. Ecco perché GS prevede rendimenti a 3 mesi dello 0,8% per i metalli industriali, -9,5% per i complessi energetici, -8,6% per i metalli preziosi e -7,4% per l'agricoltura. Spostando invece l'orizzonte a 3, 6 e 12 mesi, Goldman registra rendimenti del -7,5%, 2,7% e 13,1% sulle materie prime.

Consiglio operativo: per chi non lo conoscesse, uno strumento molto utile che può avere anche grande efficacia è il metodo trading Fibonacci analisi tecnica.

Petrolio e Oro

Riguardo al petrolio, la previsione della banca d'affari è che nel momento in cui i prezzi raggiungeranno i $ 40 al barile (siamo vicini), la produzione aumenterà. Il che significa maggiori rischi al ribasso, che potrebbe arrivare anche al 15-20%. In ambito agricolo invece sono mais e zucchero ad essere destinati a livelli di produzione storicamente elevati quest'anno, che spingeranno i prezzi al ribasso.E l'oro? Goldman Sachs si aspetta un balzo fino a $ 1800 per oncia su una base di 12 mesi. Ma il rischio inflazione potrebbe spingere l'obiettivo anche oltre $ 2.000.

mercoledì 10 giugno 2020

Crisi da Covid, anche la Banca Mondiale è preoccupata: rischio povertà per 70-100 milioni di persone

Lo scorso mese di aprile, il Fondo Monetario Internazionale aveva definito la crisi da Covid come la peggiore da moltissimo tempo. E aveva preannunciato una recessione senza eguali. Sulla stessa lunghezza d'onda si pone adesso anche la Banca Mondiale.

I numeri della crisi da Covid


All'interno dell'ultimo rapporto, l'istituto infatti parla di questa crisi economica come della peggiore dalla seconda guerra mondiale. Infatti il Pil mondiale potrebbe diminuire del 5,2%. Si tratterebbe della quarta recessione più pesante dell'ultimo secolo e mezzo. Di peggio s'è visto solo nel 1914, nel 1930-32 e infine nel 1945-46. In sostanza, solo le guerre mondiali e l’ascesa dei regimi totalitari ha fatto peggio del coronavirus. Il calo si avvertirà in oltre il 90% dei Paesi, spingendo tra 70 milioni e 100 milioni di persone in condizioni di estrema povertà. Per molti di loro la sfida sarà sopravvivere cone meno di 1,9 dollari al giorno.

Dramma emergenti

Ma se la contrazione più forte verrà avvertita nei Paesi avanzati, sono soprattutto i mercati emergenti a preoccupare, visto che per milioni di persone rischiano l'indigenza. La flessione per i Paesi in via di sviluppo infatti sarà del 2,5%. Inoltre in molti di questi paesi (come Brasile, Russia e India) il numero di contagi è ancora in aumento.

La ripresa dalla crisi: tre scenari alternativi

Per assistere ad una ripresa occorrerà aspettare il prossimo anno. Il rimbalzo previsto per il 2021 è del 4,2 per cento. Tuttavia questa è la previsione di base, che ipotizza un continuo calo dei contagi e la revoca progressiva dei lockdown. Ma ci sono anche altre due possibilità. Se la pandemia persistesse più a lungo, il Pil globale si ridurrebbe di quasi l’8%. Inoltre la ripresa dell'anno prossimo sarebbe molto più flebile. Se al contrario le cose dovessero andare meglio del previsto, allora potremmo avere una contrazione minore e una ripresa più rapida.

martedì 2 giugno 2020

Banca Centrale dell'Australia, dal meeting viene fuori una conferma dei tassi di interesse

Non sono giunte novità dal meeting di politica monetaria della banca centrale dell'Australia. Come era prevedibile, l'istituto di Melbourne ha infatti deciso di lasciare invariato il costo del denaro allo 0,25%. Si tratta del minimo storico, al quale il tasso di interesse è stato portato nel mese di marzo.

Il meeting della banca centrale australiana

La Reserve Bank of Australia ha comunicato che l'approccio accomodante di politica monetaria, rimarrà in essere finché non saranno compiuti progressi verso la piena occupazione e l'inflazione si indirizzerà in modo sostenibile nella fascia target del 2-3%. Secondo il comitato di politica monetaria della banca centrale, rimane una forte incertezza riguardo alla velocità della ripresa economica, e che probabilmente la pandemia avrà effetti a lungo termine sull'economia australiana. Quest'ultima "sta attraversando la più grande contrazione economica dagli anni Trenta".

Bisogna infatti sottolineare che l'Australia ha perso oltre 600.000 posti di lavoro durante la crisi. Proprio per tali ragioni la RBA ritiene che siano necessari ancora per lungo periodo gli sforzi per mantenere bassi i costi di finanziamento per le famiglie e le imprese. Tuttavia, la stessa banca centrale apre un piccolo spiraglio di luce, affermando che la profondità della recessione potrebbe essere meno grave di quanto precedentemente previsto.

Consiglio: prima di entrare nel mondo degli investimenti sulle valute, bisogna prima sapere come fare trading forex online sicuro.

Aussie in recupero

Nell'ultimo periodo l'economia australiana si è decisamente rilanciata. Ricordiamo che essa dipende in modo forte dalle relazioni commerciali e dall'andamento del mercato delle materie prime. Per questo motivo il lockdown ha avuto un impatto molto forte. Lo stesso vale per la sua valuta, che nella fase acuta della crisi si era pesantemente indebolita. Con la fine delle restrizioni e la ripresa dell'attività economica globale, anche l'aussie dollar ne ha beneficiato, tanto da guadagnare oltre il 4% nei confronti del dollaro USD, come si può vedere sui siti Forex trading gratis.

Domani è molto atteso dagli investitori il rilascio dei conti nazionali trimestrali. L'economia australiana dovrebbe aver subito una contrazione dello 0,3% nel primo trimestre, invertendo un aumento dello 0,5% che c'era stato nell'ultimo trimestre dello scorso anno.