martedì 14 maggio 2024

Economia italiana ringrazia ancora la forza del settore agroalimentare

I numeri confermano ancora una volta l'importanza del settore agroalimentare - che comprende non soltanto l'agricoltura ma anche l'intermediazione e la distribuzione dei prodotti - per l'economia italiana.

Il ruolo strategico nell'economia italiana

Se consideriamo il fatturato dell'agroalimentare italiano, nel 2022 anno è stato di poco inferiore ai 590 miliardi di euro, segnando una crescita di oltre l'8% rispetto al 2021. Rispetto al 2015 la crescita addirittura è arrivata al 29%, ed oggi per l'economia italiana il valore del settore è pari al 19% del PIL.
Inoltre l'agroalimentare è il primo settore manifatturiero in Italia per valore aggiunto generato.

Oltre a questi numeri vanno poi ricordati anche quelli relativi al lavoro. Ben 3,7 milioni di persone sono occupate nel settore, che peraltro ha attirato più di 25 miliardi di euro di investimenti.

La qualità in risposta alla crisi

Se consideriamo che questi numeri sono stati realizzati in un contesto estremamente difficile per l'economia in generale, prima per la crisi da Covid, poi per quella geopolitica e per la crisi energetica, è chiaro che il vero fattore vincente della produzione agroalimentare italiana è la sua qualità. Non per niente l'Italia è al primo posto in Europa per numero di prodotti certificati (i nostri sono 890).

La spinta arriva dall'export

La qualità del settore agroalimentare è apprezzata in tutto il mondo, come dimostra il fatto che il valore dell'export nel 2023 ha toccato una cifra record di 62,2 miliardi di euro, segnando una crescita del 6,4% in media ogni anno a partire dal 2010. Se in quell'anno il settore agroalimentare incideva soltanto per l'8,2% sul totale dell'export dell'economia italiana, questa percentuale oggi sfiora il 10%.

Il vino italiano è il prodotto più cercato all'estero

Spicca in particolar modo il vino, che tra tutti i prodotti si conferma quello a maggiore vocazione estera (vedi quali sono i vini italiani più apprezzati all'estero). Le vendite hanno infatti raggiunto quasi 8 miliardi di euro, e rappresentano circa il 12,5% dell'export agrifood italiano. Ma alle sue spalle crescono anche la pasta, i prodotti lattiero caseari, frutta e vegetali trasformati.

giovedì 9 maggio 2024

Tassi di interesse, la Bank of England si fa più dovish

Al termine della riunione che si è svolta oggi, il Monetary Policy Committee (MPC) della Bank of England ha deciso di confermare il livello dei tassi di interesse al 5,25%, ossia il valore più alto dal 2018.
Anche se il mercato si aspettava questo esito, è rimasto colpito dall'andamento delle votazioni.

La divisione nel MPC sui tassi di interesse

La Bank of England ha comunicato che due membri (sui 9 totali) hanno votato per ridurre il tasso di interesse dello 0,25% (nel meeting precedente era stato soltanto uno). Questo vuol dire che all'interno del comitato di politica monetaria si fa sempre più strada l'ipotesi di cominciare a sforbiciare il costo del denaro, per stimolare la crescita economica.
Proprio questo questo motivo i mercati e gli analisti delle piattaforme online gratis adesso prezzano il primo taglio dei tassi a giugno, anche se resta forte anche l'ipotesi di agosto.

Anche dal governatore Bailey giungono parole dovish: “probabilmente dovremo tagliare i tassi bancari nei prossimi trimestri e rendere la politica monetaria meno restrittiva, forse più di quanto attualmente scontato nei tassi di mercato”.
Tuttavia, la BoE ha confermato che seguirà un approccio basato sull'evoluzione dei dati macroeconomici.

La reazione de mercato

Questo scenario ha finito per indebolire la sterlina, che ha perso quota sul mercato valutario. Dopo la riunione della Bank of England, il cambio GBPUSD è infatti sceso sotto 1,25, avvicinandosi ad una delle fan del ventaglio di Gann.
Al tempo stesso, il rendimento dei titoli di Stato a 10 anni è sceso ai minimi su un mese, al di sotto del 4,15%.

Previsioni su crescita e inflazione

Per quanto riguarda le previsioni economiche, la BoE prevede che ci sarà una crescita dello 0,4% nel primo trimestre del 2024 e dello 0,2% nel secondo trimestre. Riguardo all'inflazione, si prevede che tornerà vicino all’obiettivo del 2% nel breve termine, anche se persistono rischi per le prospettive a breve termine derivanti da fattori geopolitici, sebbene gli sviluppi in Medio Oriente abbiano avuto finora un impatto limitato sui prezzi del petrolio. Nell'ultimo report, l'inflazione CPI su dodici mesi è scesa al 3,2% a marzo dal 3,4% di febbraio.

martedì 7 maggio 2024

Lavoro, il settore delle rinnovabili creerà milioni di posti

La crescita del settore delle energie rinnovabili spingerà anche il mercato del lavoro. Potrebbero servire 38 milioni di assunti in tutto il mondo in questo settore, che potrebbero diventare 139 milioni per l'intero comparto energetico. Questo secondo recenti previsioni l'Agenzia Internazionale per l'Energia Rinnovabile (IRENA).

La spinta alle rinnovabili e il mercato del lavoro

I settori dell'efficienza energetica, del trasporto su veicoli elettrici, dei sistemi di alimentazione e dell'idrogeno fungeranno da traino. 

Del resto gli investimenti nella Green Economy continuano a crescere sempre di più, e riguardano non soltanto quelle tecnologie che ormai sono consolidate (come il fotovoltaico o l'eolico) ma anche le nuove frontiere (come il biogas o l'idrogeno).

La sfida della Cop28

Una spinta all’intero settore arriva dalle politiche comunitarie che cercano di favorire il più possibile la differenziazione dell'offerta energetica. Ciò avviene tra due fronti, sia su quelle di generazione sia su quelle dei vettori. In entrambi i casi significa grandi investimenti, peraltro diversificati.
La Cop28 ha fissato un impegno per raggiungere entro il 2030 il triplo della potenza installata in energia rinnovabili e raddoppiare l'efficienza energetica. A questo programma hanno già aderito 118 stati, a partire da i membri dell'Unione Europea.

Le conseguenze sul lavoro

Chiaramente questa spinta si tradurrà in forti conseguenze anche nel mercato del lavoro. Serviranno non soltanto uomini ma soprattutto competenze necessarie per guidare le aziende nel percorso di transizione verso l'energia pulita.
Attualmente il settore delle energie rinnovabili coinvolge quasi 13 milioni di unità di lavoro in tutto il mondo. Nei prossimi tre o quattro anni nel settore fotovoltaico ed eolico la richiesta di personale potrebbe giungere a 150.000 nuovi posti.

Le figure più richieste dal mercato

Nell'ambito della Green Economy le figure più cercate sono quelli dei project manager, ovvero quei professionisti che sono in grado di gestire l'intera evoluzione di un progetto. Questo richiede capacità di pianificare il lavoro e di interfacciarsi con i vari portatori di interesse, facendo in modo che le tempistiche vengono rispettate senza incidere sul budget del progetto. Altre figure molto richieste sono i commerciali e consulenti alle vendite, ma anche progettisti, agronomi ed energy manager.