Quando si parla di fattori ESG (enviromental, social e governance) si fa riferimento ad alcuni aspetti estremamente importanti, che sono sempre sotto la lente di ingrandimento delle banche italiane quotate in borsa. Devono infatti rispettare dei paletti rigidi riguardo l'impegno in tati ambiti. Ma se il focus si sposta sugli istituti non quotati, la situazione diventa particolarmente deludente.
Quanto sono indietro le banche italiane
Un rapporto di Standard Ethics ha messo infatti in evidenza che le banche italiane che non sono quotate in borsa risultano essere largamente insufficienti sui fattori ESG non soltanto se li confrontiamo rispetto alle banche quotate, ma anche rispetto allo scenario internazionale.Alcuni numeri
L'analisi è stata condotta su 43 istituti, sia gruppi che singoli aziende, studiando per ognuno di loro ben 23 marcatori che sono distribuiti in quattro macro aree di appartenenza. La prima è quella delle procedure e Policy ESG. La seconda sono i target ESG, poi le valutazioni e infine la Policy ESG attinente al settore bancario.
I risultati di questa analisi hanno evidenziato uno scenario particolarmente deludente. Soltanto 1 banca su 7 pubblica una Policy ambientale, soltanto 1 su 11 ha una Policy sui diritti umani, e addirittura nessuna ha una Policy sull'intelligenza artificiale. Riguardo invece alla Policy sulla parità di genere ce l'hanno solamente il 19% delle banche italiane esaminate, mentre il 26% pubblica una Policy su diversità e inclusione.
Gli unici risultati che si avvicinano a quelli degli istituti quotati riguardano la parte ambientale. Ma questo probabilmente deriva dal fatto che si tratta della Policy che più è inodore di futura regolamentazione.
L'uguaglianza di genere
Ciò che invece delude notevolmente riguarda il tasso di rappresentanza del genere femminile nel CdA, che è di circa il 30%. E soltanto in 1 banca su 6 viene raggiunta la parità di genere nei consigli amministrazione. Un altro fattore di enorme divario rispetto alle banche italiane quotate riguarda i diritti umani, perché mentre il 100% degli istituti quotati a una Policy sui diritti umani, per gli istituti non quotati questa percentuale scende addirittura al 9%.
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