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venerdì 11 ottobre 2019

Petrolio, la quotazione del WTI ha invertito la rotta e continua a crescere

Il mercato del petrolio sta estendendo i recenti guadagni, sostenuto dai crescenti rischi sul lato dell'offerta per via delle tensioni in Medio Oriente, e dalla debolezza del dollaro. Anche l'ottimismo riguardo all'andamento dei negoziati commerciali tra Cina e Stati Uniti sostiene la marcia dell'oro nero.

Cresce il prezzo del petrolio

Il WTI (futures sul petrolio del NYMEX) ha beneficiato di una nuova ondata di acquisti e ha raggiunto i massimi livelli in otto giorni a 54,73 (suggeriamo di osservare il grafico con le candele heikin ashi). Le quotazioni sono riuscite a rialzare la testa dopo tredici sedute consecutive di ribasso. Al momento della stampa, WTI sta consolidando l'ondata di oltre il 2% vicino alla regione di 54,50, ancora in aumento + 1,80% nel giorno.

Andiamo per ordine. In cima alle preoccupazioni degli investitori c'è il pericolo di interruzione della fornitura, che è cresciuto dopo la notizia che una petroliera iraniana sarebbe stata attaccata da terroristi vicino alla città portuale dell'Arabia Saudita di Jeddah. Secondo i media iraniani l'esplosione è stata causata da missili che hanno subito gravi danni alla nave, mentre la National Oil Company (NOC) iraniana, nella sua dichiarazione, ha affermato che due missili hanno colpito la petroliera di proprietà dell'Iran facendola bruciare. Una certa quantità di petrolio si sta riversando nel Mar Rosso, anche se la situazione pare sia stata controllata.

Consiglio: se volete fare investimenti, valutate anche l'ipotesi di rivolgervi ad un buon forex broker senza spread zero.

Tensioni offerta e domanda

Sempre dal lato dell'offerta, altre preoccupazioni giungono dalle tensioni geopolitiche che continuano a minacciare di interrompere le forniture di petrolio dai produttori dell'OPEC. Ci riferiamo ai disordini politici in Iraq ed Ecuador. Come se non bastasse già tutto questo, va messo nel conto anche il conflitto turco-siriano che aggrava la situazione del Medio Oriente.

Un altro fattore di spinta per il petrolio è l'ottimismo che si respira attorno al nuovo round di negoziati commerciali in corso a Washington tra USA e Cina. Questo ha riacceso l'appetito al rischio del mercato, riducendo l'appetito per il dollaro USA (bene rifugio) e di conseguenza fornendo supporto al petrolio denominato in USD.

martedì 21 agosto 2018

Dollaro australiano, rimbalzo sui massimi di inizio agosto

L'inizio settimana è stato positivo per il dollaro australiano (AUD) e quello neozelandese (NZD). Hanno infatti toccato i massimi dell'ultima decina di giorni, grazie alla prospettiva di un calo della tensione tra Cina e Stati Uniti riguardo al commercio. In particolare, la Cina e gli Stati Uniti hanno programmato dei negoziati per la fine del mese. Se le tensioni tra i due giganti dovessero allentarsi, sarebbe un bene enorme per le due economie.

Cosa incide sul dollaro australiano

Il dollaro australiano è salito oltre quota 0,7350, superando i massimi registrati lo scorso 10 agosto. Durante la settimana passata ha guadagnato lo 0,3%, nonostante abbia toccato il livello minimo da gennaio 2017 a $ 0,7203 (mercoledì). La strategia bande di Bollinger e Rsi evidenzia un incrocio con la banda superiore in zona di ipercomprato (grafico 4H). Il dollaro neozelandese dal canto suo ha rimbalzato sui minimi di due anni e mezzo intorno a $ 0,6540 toccati la settimana precedente a un massimo di dieci giorni di $ 0,6642. Il kiwi ha chiuso la scorsa settimana a circa l'1%.

Consiglio: quando cercate un broker non vi concentrate solo sugli spread. Potreste trovare un buon broker forex senza spread - zero, ma che poi ha una piattaforma con la quale non vi trovate a vostro agio.

Per quanto riguarda l'Australia, va considerato quel che sta succedendo su fronte politico. L'ultimo sondaggio ha mostrato che il sostegno al Primo Ministro Malcolm Turnbull è sceso ai minimi da dicembre, alimentando la speculazione che potrebbe esserci un duello interno nella sua coalizione di governo (centro-destra). Ricordiamo che l'Australia non ha avuto un primo ministro che abbia completato un intero mandato triennale negli ultimi dieci anni. Qualora i mercati dovessero percepire il rischio della perdita di leadership o addirittura di elezioni anticipate, questo potrebbe pesare sul dollaro australiano.