giovedì 7 novembre 2019

Entrate fiscali, lo Stato in nove mesi ha incassato 325 miliardi

Ammontano a circa 325 miliardi, i denari che sono affluiti nelle casse dello Stato come entrate fiscali. Questo è il conto relativo ai primi 9 mesi dell'anno, che segna un incremento rispetto dell'1% all'anno scorso.

L'analisi delle entrate fiscali

I conti sono evidenziati nel Bollettino delle entrate tributarie del periodo gennaio-settembre 2019, pubblicato dal Ministero delle Finanze. Nel periodo gennaio-settembre 2019, le entrate tributarie erariali sono state per la precisione pari a 324.825 milioni di euro. Va segnalato il forte picco di settembre, con quasi 7 miliardi in più (+23,6%) rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. La variazione è legata alla proroga al 30 settembre dei termini di versamento di tutte le imposte autoliquidate per i soggetti che svolgono attività economiche per le quali sono stati approvati gli indicatori di affidabilità (ISA).

Circa l'analisi delle entrate fiscali, le imposte dirette sono state pari a 174.457 milioni di euro, con un incremento di 1.372 milioni di euro (+0,8%) rispetto al medesimo periodo del 2018. Dall'IRPEF è arrivato un maggior gettito di 2,3 miliardi (+1,7%), così come le ritenute IRPEF sui lavoratori del settore privato (+2,1 miliardo, pari a +3,5%) e sui dipendenti del settore pubblico (+1,6, pari a +2,9%). Si è ridotto invece di molto il gettito da imposta sostitutiva sui redditi e delle ritenute sugli interessi e altri redditi di capitale (-77 milioni di euro, -1,2%), dell’imposta sostitutiva sui redditi da capitale e sulle plusvalenze (-756 milioni di euro, -77,2%) che rispecchia le performance negative dei mercati nel corso del 2018.

Imposte indirette, entrate da giochi e accertamenti

Riguardo alle imposte indirette invece (gettito complessivo di 150 miliardi), c'è stata una variazione significativa dell’IVA (+2,1 miliardi, +2,4%) e in particolare della componente di prelievo sugli scambi interni che registra un incremento di 2.256 milioni di euro (+2,8%). Diminuisce, invece, il gettito dell’IVA sulle importazioni (-111 milioni di euro, -1,1%). Calo deciso per l'imposta di bollo (-8,4%) e l’imposta di registro -177 milioni di euro (-4,9%).

Infine, nei primi nove mesi dell’anno, le entrate dai giochi sono cresciute del 7,6%, con un introito complessivo di 11.533 milioni. Invece le entrate tributarie erariali frutto di accertamento e controllo hanno fatto registrare un incremento fortissimo e si attestano a 8.637 milioni di euro (+20,6%).

martedì 5 novembre 2019

Banca centrale Australiana, a questo giro nessuna mossa sui tassi di interesse

A questo giro la Reserve Bank of Australia ha deciso di rimanere ferma. La banca centrale australiana ha infatti deciso di confermare il tasso di interesse al minimo storico di 0,75%, dopo aver effettuato tre manovre accomodanti nel corso degli ultimi mesi (giugno, luglio e ottobre).

Banca centrale e tassi di interesse

La decisione era stata comunque prevista dai mercati. La RBA si è quindi presa una pausa, decidendo di "continuare a monitorare gli sviluppi", ma pur sempre pronta ad "allentare ulteriormente la politica monetaria, se necessario, per dare sostengo alla crescita sostenibile dell'economia, la piena occupazione e il raggiungimento dell'obiettivo di inflazione nel tempo". Secondo il governatore Philip Lowe, è comunque ancora "aspettarsi che in Australia sarà necessario un lungo periodo di bassi". La banca potrebbe suggerire una pausa del suo ciclo di allentamento in quanto ha affermato che l'allentamento della politica monetaria da giugno sostiene l'occupazione e la crescita.

Il comitato di politica monetaria della banca centrale ha evidenziato ancora il peso della guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina, che sta continuando a incidere sui flussi commerciali e sugli investimenti internazionali. L'incertezza riguardante l'andamento della crescita globale, sta inoltre frenando i piani di spesa delle imprese. Le previsioni della banca sull'inflazione è che essa tenderà al 2% nel 2020, mentre la crescita dovrebbe chiudersi intorno al 2,25% e poi salire al 3,00% nel 2021.

Suggerimento: bisogna prima sottoporsi a un adeguato percorso formativo, poi dopo si potranno sviluppare della strategie trading intraday forex giornaliero efficaci.

L'Aussie sprinta dopo la RBA

La prudenza della RBA, unitamente all'ottimismo sul fronte commerciale, è stato un impulso positivo al cambio del dollaro australiano. Subito dopo la decisione della banca centrale i migliori segnali forex in tempo reale sicuri hanno puntato sull'Aussie. La coppia AUD-USD infatti è salita verso 0,6925, prima di perdere leggermente terreno. Tuttavia se i "tori" dovessero riprendere in mano il controllo del mercato, è ragionevole immaginare uno nuovo scatto della coppia verso la quota anzidetta.

sabato 2 novembre 2019

Economia del Mezzogiorno, l'agroalimentare traina sempre di più la crescita

Il settore agroalimentare si conferma sempre di più un volano di crescita importante per l'economia del Mezzogiorno. Gli ultimi dati del Rapporto sulla Competitività dell’Agroalimentare nel Mezzogiorno, realizzato dall’Ismea, evidenzia infatti numeri molto interessanti.

L'agroalimentare e l'economia del Mezzogiorno

L'export agroalimentare del Sud infatti è arrivato a toccare la cifra di 7 miliardi di euro nel 2018. Questo è accaduto grazie alla rinnovata coerenza del modello di specializzazione agroalimentare italiano con le tendenze della domanda mondiale. In pratica, la domanda globale chiede sempre più prodotti genuini e di qualità, e il nostro territorio è tornato ad essere capace di fornirglieli. La presenza di imprese più giovani hanno determinato maggiore dinamicità e capacità di rispondere alle esigenze del mercato. I mutamenti dello scenario globale hanno quindi sostenuto la crescita senza precedenti delle esportazioni del Made in Italy alimentare.

Un triennio d'oro

Nel corso dell'ultimo triennio, il settore agroalimentare del Mezzogiorno è cresciuto sia in in termini di valore aggiunto (oltre 19 miliardi di euro), sia come numero di imprese (344 mila imprese agricole e 34 mila imprese dell’industria alimentare), sia come numero di occupati (circa 668 mila unità, pari al 10% del totale occupati al Sud). Tutto questo malgrado il consistente e duraturo impatto della crisi economica iniziata nel 2008, e nonostante il tessuto imprenditoriale del Sud sia ancora fortemente incentrato su imprese medio-piccole, quindi più esposte ai venti contrari.

L'exploit del Meridione è molto evidente se si mettono a confronto le sue performance con quelle del resto del paese: il fatturato dell’industria alimentare è infatti cresciuto più al Sud (+5,4%) che nel resto del Paese (+4,4%). Performance positive hanno riguardato soprattutto alcune filiere come caffè, cioccolato e confetteria (+14%), prodotti da forno (+18%), olio (+21%).