mercoledì 9 ottobre 2019

Economia globale, anche il FMI lancia un altro allarme sulla crescita debole

La crescita dell'economia globale potrebbe risultare - al termine del 2019 - la più bassa dell'ultimo decennio, e se non si agirà in fretta il rischio è quello di un rallentamento economico più forte. A dirlo è stata ieri Kristalina Georgieva, nuovo direttore generale del Fmi.

La trade war e la crescita dell'economia globale

Secondo il dg del Fondo Monetario Internazionale, c'è un rallentamento sincronizzato che è stato innescato soprattutto dalle tensioni commerciali. Esse da sole costeranno nel 2020 circa 700 miliardi di dollari all'economia globale, lo 0,8% del pil mondiale o l'equivalente dell'economia della Svizzera. La Georgieva ha evidenziato come "tutti perdono in una guerra commerciale". Per affrontare il tema, la settimana prossima  - quando ci sarà un vertice a Washington - il Fondo però intende assumere un punto di vista diverso. Non cercherà di convincere i paesi che la trade war è un male, bensì che la pace commerciale sia un bene per tutti. In pratica affronterà lo stesso problema da un punto di vista nuovo.

In occasione del meeting di Washington, il FMI pubblicherà anche le nuove previsioni di crescita dell'economia globale per il 2019 e il 2020, all'interno del World Economic Outlook. Le stime per la quarta volta dall'ottobre 2018, saranno riviste al ribasso. Oltre alla trade war, anche la Brexit e le tensioni geopolitiche stanno frenando il potenziale economico. "Questo potrebbe portare a cambiamenti in grado di durare una generazione" avverte Georgieva. Il direttore generale del Fmi ha anche parlato del rischio derivante dal cambiamento climatico, sul quale "tutti hanno la responsabilità di agire".

Il ruolo delle banche centrali

Riguardo le politiche monetarie accomodanti, l'economista alla guida del Fmi ha ammonito del banche centrali sui possibili effetti collaterali negativi delle politiche incentrate sul basso costo del denaro. Secondo il FMI infatti essere potrebbero creare o alimentare debolezze finanziarie, al punto che l'indebitamento delle aziende potrebbe superare i 19.000 miliardi di dollari, ovvero sopra i livelli della crisi finanziaria. Per questo motivo il Fondo esorta i singoli stati a procedere lungo un percorso di riforme, che alleggeriscano una parte del lavoro che al momento grava solo sull'opera delle banche centrali.

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