La nuova direttiva europea sulle case green implica che gli immobili italiani dovranno essere riqualificati nel giro di pochi anni, e questo comporterà degli investimenti importanti a carico di famiglie e imprese.
Il conto totale potrebbe giungere a 270 miliardi di euro, secondo una stima del Centro studi di Unimpresa.
La necessità di forti investimenti
La direttiva europea si inserisce nel contesto del grande piano per la transizione energetica, chiamato Green Deal, e vuole ridurre in maniera sostanziale il consumo energetico e le emissioni di gas inquinanti di case e palazzi.
Ciò significa che nel nostro Paese, circa 12,5 milioni di immobili dovranno essere ristrutturati per soddisfare le richieste dell'Europa. Per oltre 7,6 milioni (61%) l'intervento dovrà essere importante, visto che sono attualmente classificati nelle peggiori classi energetiche, ovvero F e G.
Tutto questo comporterà importanti investimenti, visto che il costo medio dovrebbe oscillare, per ciascun immobile, tra i 20 mila euro e i 55 mila euro.
Il panorama degli immobili italiani
Il patrimonio immobiliare italiano è stato per buona parte costruito prima della Seconda guerra mondiale, ossia almeno 75 anni fa. Soltanto l'1% rientra nella classe energetica migliore (A4) e quasi altrettanti nelle classi successive (A3, A2 e A1).
Nella categoria B c'è il 2% degli immobili, mentre il 4% rientra nella categoria C. La prima classe in doppia cifra è la fascia D, che contempla il 10,2% delle abitazioni, mentre nella classe E ne figurano il 16,9%.
Come detto, le classi F e G messe assieme fanno il restante 61%. Più della metà del patrimonio immobiliare italiano necessita quindi di investimenti per adeguarsi alle direttive europee, che impongono una piena riqualificazione energetica entro il 2050.
L'UE si divide
Le nuove norme europee sulle case green hanno creato una profonda spaccatura, perché ci sono Paesi (come appunto l'Italia, ma anche Spagna, Grecia e Portogallo) che verranno duramente colpiti da queste regole (metà delle famiglie dovrà sostenere spese notevoli, che finiranno per comprimere il resto dei consumi e quindi l'intera economia nazionale).
Tuttavia, al momento la direttiva non prevede sanzioni particolari per coloro che non si adegueranno entro i tempi stabiliti. Spetta ai singoli governi nazionali decidere quali sanzioni applicare, oltre alla perdita automatica di valore degli immobili non conformi alle normative.
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