Visualizzazione post con etichetta stem. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta stem. Mostra tutti i post

martedì 22 ottobre 2019

Crescono ancora i contratti di lavoro, ma per le imprese è difficile trovare professionisti qualificati

Nonostante il quadro globale non sia certo rose e fiori, la domanda di lavoro da parte delle imprese italiane continua a evidenziare una crescita su base tendenziale. A rivelarlo è il Bollettino mensile del Sistema informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere e Anpal.

I numeri del mercato del lavoro

Per il mese di ottobre sono 391mila i contratti di lavoro programmati, 21mila in più rispetto a quelli di ottobre 2018 (+5,7%). Supereranno il milione quelli relativi al trimestre ottobre-dicembre, 100mila in più (+10,6%) nel trimestre in corso rispetto a un anno fa.

I settori con maggiore vivacità sono ancora quelli distintivi del made in Italy. In testa infatti c'è la meccatronica (49.960 attivazioni nel trimestre ottobre-dicembre con una crescita tendenziale del 12,5%), ed a seguire troviamo la metallurgia e fabbricazione di prodotti in metallo (40.350 contratti, +14,8%). Nell'ambito dei servizi, è il turismo che recita la parte del leone, con 170.560 contratti nel trimestre ottobre-dicembre (crescita tendenziale del 19,8%). Segnano invece il passo altri due settori del made in Italy, ovvero la moda e l’alimentare.

Figure qualificate cercasi...

Un aspetto che si conferma negativo è la difficoltà da parte delle imprese di trovare figure professionali qualificate. Un problema che si verifica nel 31,4% dei casi, e che affligge maggiormente le imprese dei servizi informatici e delle telecomunicazioni (52% dei profili ricercati è di difficile reperimento). Il che è un peccato, visto che questo comparto ha prodotto 30.170 contratti e un tasso di crescita del 19,1%. Difficoltà analoghe ci sono per le imprese della metallurgia e fabbricazione prodotti in metallo (47%), le imprese della meccatronica (45%), industrie del legno e del mobile (43%), industrie tessili, abbigliamento e calzature (38%).

Vedi anche: Lavoro e competenze, aziende italiane in difficoltà. Mancano saldatori e carpentieri.

Le figure che mancano sono i laureati in ingegneria elettronica e dell’informazione (67,9%) e in ingegneria industriale (54,0%); difficili da reperire anche i laureati in chimica e farmacia (58,6%) nonché i laureati ad indirizzo scientifico, matematico e fisico. Oltre ai laureati in discipline STEM, mancano anche quelli ad indirizzo linguistico, traduttori e interpreti (il 53,9% è di difficile reperimento). Insomma, il lavoro ci sarebbe eccopme, ma mancano le persone qualificate per svolgerlo.

mercoledì 8 maggio 2019

Imprese italiane sempre più a caccia di profili Stem hi-tech

Le imprese cercano sempre di più giovani talenti che oltre ad una formazione importante dal punto di vista scientifico e tecnico, hanno anche una grande dimestichezza con le tecnologie digitali.

Imprese e fabbisogno di profili Stem

Le figure professionali stanno cambiando, ed alle imprese non basta più soltanto cercare ingegneri, scienziati, tecnici, matematici, ovvero quelli che sono conosciuti anche con il termine "profili Stem" (Science, Technology, Engineering, Mathematic). Oggi occorre anche che essi siano in grado di lavorare con le nuove tecnologie, cioè professionisti capaci di rispondere alle nuove esigenze delle imprese nell’era della rivoluzione digitale. E sono difficili da reperire sul mercato del lavoro.

Le aziende che introducono la digitalizzazione dei processi di lavoro sono sempre di più. Questo spiega perché le nostre imprese hanno sempre più fame di questi giovani talenti tech. Ma va detto che questa carenza non è soltanto un problema italiano. La mancanza di un grande bacino di profili in ambito tecnologico è infatti un problema avvertito su scala internazionale, dal momento che i ruoli professionali cambiano rapidamente e c'è poco tempo per colmare il gap tra richiesta e offerta. C’è la necessità e la volontà di ridurre il gap con il resto del mondo, a partire dagli Stati Uniti, dove le grandi società tech come Google e Apple hanno tracciato la strada.

Problema da risolvere anzitutto a scuola

Il primo passo andrebbe fatto sin dalla formazione scolastica, dove si deve intervenire con grande velocità per orientare meglio i ragazzi. Non c'è dubbio che saranno sempre di più le competenze digitali a fare la differenza. Si prevede che nel giro di qualche anno mancheranno circa un milione di competenze digitali, il che è un segnale di allarme per il sistema imprenditoriale. Basta pensare che soltanto nell’information and communication tecnology (Ict), verranno creati fino a 88mila posti in più dal 2018 e fino al 2020.