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giovedì 12 ottobre 2023

Lavoro, in Italia 2 milioni di disoccupati ma le imprese faticano a trovare un milione di dipendenti

C'è una situazione paradossale che riguarda il mercato del lavoro italiano. Il nostro paese conta circa due milioni di disoccupati, ma al tempo stesso le nostre imprese lamentano la difficoltà di trovare un milione di addetti.
Il conto è abbastanza semplice: se domanda è offerta si allineassero, metà del problema disoccupati nel nostro paese si risolverebbe.

Lo studio della CGIA sul lavoro

L'ufficio studi della CGIA ha sottolineato che tra i disoccupati del nostro paese sono per quasi la metà in una fascia di età compresa tra 15 e 34 anni, parliamo di circa 800 mila persone che sono all'inizio o nella maturità della loro vita lavorativa.

Tuttavia molti di loro hanno un deficit educativo o di esperienza troppo ampio rispetto alle abilità professionali che vengono richieste dalle aziende. Per questo motivo domanda e offerta fanno fatica ad incrociarsi. E sempre per questo, motivo molte aziende devono rinunciare a una parte degli ordini che ricevono, perché non hanno le risorse umane sufficienti per riuscire a farvi fronte. Addirittura si è calcolato che nel nord-est rimane scoperto un posto su due per mancanza di candidati adeguati.

Un problema doppio

Il danno che crea una situazione del genere e duplice, perché da un lato le imprese non possono incrementare la loro attività produttiva e quindi crescere e creare ricchezza da distribuire. Dall'altro lato non si riesce a togliere numerose famiglie dalla condizione di fragilità economica in cui si trovano.

I lavoratori che non si trovano

Sempre la CGIA ha elaborato la classifica delle 50 figure professionali più difficili da trovare. Quelle più introvabili sono i saldatori ad arco elettrico, gli ingegneri elettronici o delle telecomunicazioni, gli intonacatori ma anche i medici di medicina generale e i dirigenti d'azienda. Per queste professioni addirittura la ricerca fallisce 8 volte su 10.

L'elenco delle figure di lavoro introvabili comprende però anche i meccanici collaudatori gli infermieri/ostetriche, i tecnici elettronici (installatore e manutentore hardware), i tappezzieri e i materassai, gli operai addetti a macchinari per la filatura e bobinatura, i saldatori e i tagliatori a fiamma, gli ingegneri elettronici, gli elettrotecnici e gli operai addetti ai telai meccanici per la tessitura e maglieria.

martedì 22 ottobre 2019

Crescono ancora i contratti di lavoro, ma per le imprese è difficile trovare professionisti qualificati

Nonostante il quadro globale non sia certo rose e fiori, la domanda di lavoro da parte delle imprese italiane continua a evidenziare una crescita su base tendenziale. A rivelarlo è il Bollettino mensile del Sistema informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere e Anpal.

I numeri del mercato del lavoro

Per il mese di ottobre sono 391mila i contratti di lavoro programmati, 21mila in più rispetto a quelli di ottobre 2018 (+5,7%). Supereranno il milione quelli relativi al trimestre ottobre-dicembre, 100mila in più (+10,6%) nel trimestre in corso rispetto a un anno fa.

I settori con maggiore vivacità sono ancora quelli distintivi del made in Italy. In testa infatti c'è la meccatronica (49.960 attivazioni nel trimestre ottobre-dicembre con una crescita tendenziale del 12,5%), ed a seguire troviamo la metallurgia e fabbricazione di prodotti in metallo (40.350 contratti, +14,8%). Nell'ambito dei servizi, è il turismo che recita la parte del leone, con 170.560 contratti nel trimestre ottobre-dicembre (crescita tendenziale del 19,8%). Segnano invece il passo altri due settori del made in Italy, ovvero la moda e l’alimentare.

Figure qualificate cercasi...

Un aspetto che si conferma negativo è la difficoltà da parte delle imprese di trovare figure professionali qualificate. Un problema che si verifica nel 31,4% dei casi, e che affligge maggiormente le imprese dei servizi informatici e delle telecomunicazioni (52% dei profili ricercati è di difficile reperimento). Il che è un peccato, visto che questo comparto ha prodotto 30.170 contratti e un tasso di crescita del 19,1%. Difficoltà analoghe ci sono per le imprese della metallurgia e fabbricazione prodotti in metallo (47%), le imprese della meccatronica (45%), industrie del legno e del mobile (43%), industrie tessili, abbigliamento e calzature (38%).

Vedi anche: Lavoro e competenze, aziende italiane in difficoltà. Mancano saldatori e carpentieri.

Le figure che mancano sono i laureati in ingegneria elettronica e dell’informazione (67,9%) e in ingegneria industriale (54,0%); difficili da reperire anche i laureati in chimica e farmacia (58,6%) nonché i laureati ad indirizzo scientifico, matematico e fisico. Oltre ai laureati in discipline STEM, mancano anche quelli ad indirizzo linguistico, traduttori e interpreti (il 53,9% è di difficile reperimento). Insomma, il lavoro ci sarebbe eccopme, ma mancano le persone qualificate per svolgerlo.

domenica 3 dicembre 2017

Professioni sempre più a rischio per la diffusione della robotica

L'effetto congiunto di tecnologia e globalizzazione sta minacciando alcune professioni. Negli Stati Uniti la cosa è già chiara in molti settori, ad esempio in ambito medico. Un paziente che deve fare una tac va in clinica, dove un semplice infermiere fa tutto tramite l'ausilio di un robot, che poi trasmette i dati a un medico che può essere ovunque nel mondo (spesso in posti dove il suo consulto costa di meno). Il medico trasmette in via telematica il suo referto, che spesso viene consegnato alla farmacia della clinica che a sua volta invia i medicinali direttamente a casa del paziente. Tutto molto rapido, con un ottimo livello di servizio e a costi inferiori.

professioniEcco un effetto virtuoso della combinazione tra tecnologia e globalizzazione. Anche se si perde quel contatto diretto medico paziente che spesso vale più della visita stessa. Ma soprattutto si riduce la necessità del servizio del lavoro qualificato del medico, visto che nella clinica è l'infermiere che fa funzionare la macchina. E' chiaro che tutto questo può generare delle conseguenze forti sul mercato del lavoro, riducendo l'incidenza numerica di alcune figure (nel nostro caso il medico).

L'evoluzione del processo e le conseguenze sulle professioni

Questo effetto è una evoluzione di un processo già in corso dagli anni Novanta, quando la delocalizzazione di molte produzioni industriali ha devalorizzato molti posti di lavoro nelle economie avanzate. La diffusione di tecnlogia e internet ha eliminato molti posti di lavoro, il cui posto è stato preso da nuove professioni legate proprio ai servizi innovativi. Tuttavia quel che sta succedendo adesso è diverso, perché ad essere messe a rischio sono professioni ad alto valore aggiunto, come quella del medico. Chirurgia robotica, diagnosi e chirurgia da remoto, telemedicina sono in rapida crescita.

Ma un discorso analogo vale anche in ambito finanziario. Molte professioni cominciano ad essere assunte da software, che tramite algoritmi sempre più complessi prendono il posto degli umani. Spesso addirittura dei manager. Basti pensare al trading in borsa, dove al lavoro umano è sempre più prepotente la presenza dei software. Ma esempi se ne possono trovare in tantissime altre professioni. In ambito giuridico, in ambito giornalistico, in ambito turistico. Robot e intelligenza artificiale stanno spingendo il mondo delle professioni a ripensare se stesso.