Unicredit ha varato il nuovo piano di aumento di capitale, ma al tempo stesso procederà a una riorganizzazione che comporterà il
taglio di 6500 dipendenti. E' questa la decisione assunta dal Consiglio di amministrazione, il cui piano sarà adesso sottoposto all'approvazione dell'assemblea il prossimo 12 gennaio.
Il piano Unicredit e le ripercussioni sul lavoro
L'
aumento di capitale avverrà per 13 milioni e dovrebbe completarsi nel primo trimestre 2017. La ricapitalizzazione sarà interamente garantita da un consorzio di "primarie banche internazionali". Queste ultime sottoscriveranno quelle azioni che eventualmente non verranno sottoscritte durante l'asta dei diritti inoptati.
Verranno inoltre
raggruppate le azioni ordinarie e di risparmio.
Dolenti note arrivano però dal piano di riorganizzazione interno.
Infatti sono previsti altri 6.500 esuberi da eliminare entro il 2019. I tagli complessivi alla fine diventeranno quindi 14 mila unità, e questo produrrà un risparmio di 1,1 miliardi. Soltanto sul territorio italiani, verrebbe eliminato il 21% della forza lavoro e saranno chiuse 800 filiali.
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Altri sostanziosi introiti arriveranno dalle
cessioni di Pekao e Pioneer, oltre alla vendita già finalizzata dell'Ucraina e della partecipazione del 30% in Fineco.
L'amministratore delegato Jean-Pierre Mustier ha commentato così: "Questo piano pragmatico è basato su presupposti prudenti ed ha obiettivi concreti e raggiungibili. Stiamo attuando misure decise per gestire i problemi, ereditati dal passato, dei crediti deteriorati lordi (Npe)". A tal proposito, Unicredit ha stipulato due intese (con Fortress e Pimco) per trasferire crediti non performanti per 17,7 miliardi in una nuova e indipendente entità, nella quale Unicredit avrà una quota di minoranza.
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