Per adesso l'incubo
recessione è stato scongiurato. La Germania è riuscita per un pelo ad evitare l'onta di essere primo paese della Eurozona a scivolare nel territorio in cui il
Pil è negativo. Ma il rischio che tutto sia solo rinviato è forte.
La Germania e la recessione
Stando ai dati preliminari dell’Ufficio federale di statistica
Destatis, nel quarto trimestre la Germania ha registrato una lieve crescita, dopo il PIL negativo nel terzo. Tanto basta ad
evitare la recessione tecnica temuta alla luce del
crollo della produzione industriale registrato a novembre. Ricordiamo che si parla di recessione tecnica se due trimestri di fila evidenziano un PIL negativo, e tra agosto e ottobre il bilancio dice -0,2%. Le cifre ufficiali ancora non ci sono, perché verranno rese note soltanto a febbraio.
Tuttavia Berlino ammette che nel 2018 l’economia ha avuto
il più basso tasso di crescita degli ultimi cinque anni. Nel 2017 c'era stata una crescita del 2,2%, si stimava per il 2018 una crescita dell’1,8%, e invece è cresciuta solo dell’1,5%.
I pericoli per Berlino
Al di là dei numeri e del concetto di recessione, il problema di Berlino rimane comunque serio.
La Germania ha una crescita asfittica, e bisogna capire se questo indebolimento (che si è manifestato nella seconda parte del 2018) sia dovuto solo a fattori temporanei oppure no. In special modo, tenuto conto che l'economia tedesca è
fortemente orientata alle esportazioni (+3,5% nel 2018), si deve riflettere sul peso che sta avendo il rallentamento dell'economia globale, cosa che peraltro rischia di diventare ancora peggiore quest'anno. Ci sono infatti 3 grossi pericoli: uno, se
Trump imporrà tariffe punitive sul settore europeo dell'automotive; due, se l'
economia cinese continuerà a peggiorare; tre, se ci sarà
Brexit senza accordo, visto che la Gran Bretagna è partner principale in Europa.
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