Arrivano buone notizie per le banche italiane, perché in base alla classifica stilata dalla BCE sugli istituti più solidi (in base ai requisiti di capitale individuali) i nostri istituti occupano le prime posizioni della classifica. In sostanza sono più solidi e quindi tra i meno rischiosi del continente.
La valutazione delle banche
Lo SREP (acronimo di “Supervisory Review and Evaluation Process”) è il processo di revisione e valutazione prudenziale, con cui le autorità di vigilanza esaminano i rischi delle banche e definiscono i requisiti e gli orientamenti patrimoniali a livello di singolo ente. Esso è basato sui dati di fine esercizio 2022, e prende in esame quattro elementi principali, ai quali viene assegnato un punteggio compreso tra 1 e 4 (1 è il punteggio migliore, 4 il peggiore).
La classifica delle italiane
Ebbene, tra le banche italiane spicca la posizione di Credem, che ha una valutazione analoga a quella della francese Sfil e per il 2024 ha ricevuto una richiesta di capitale aggiuntivo, appena dell'1%. Dopo Credem, la banca italiana più virtuosa è Mediolanum, cui segue Intesa San Paolo. Si trovano rispettivamente al sesto e nono posto della classifica generale, con un P2R a 1,50%.
Il quarto istituto Italiano per solidità è invece Mediobanca, con un valore di 1,82%. Seguono Unicredit e Finecobank, seguite da Bper (2,45%), Cassa Centrale Banca (2,5%), Banco BPM (2,52%), Iccrea (2,53%), Mps (2,75%) e Banca Popolare di Sondrio (2,79%). Va evidenziato che tutte queste banche hanno capitale superiore alle richieste BCE.
La situazione Europea
In generale, i risultati dello SREP evidenziano che le banche dell’area dell’euro continuano a dimostrare solidità e buona capacità di tenuta. I loro requisiti in termini patrimoniali e di liquidità sono ben al di sopra di quelli previsti dai regolamenti. Inoltre la redditività è tornata a livelli che non si osservavano da più di un decennio, rafforzando la capacità di resistere agli shock esterni e permettendogli di distribuire 70 miliardi di dividendi.
Tuttavia, evidenzia la BCE, “le deboli prospettive macroeconomiche e l’inasprimento delle condizioni di finanziamento restano una fonte di rischio per le banche europee”.
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