martedì 16 settembre 2025

Quotazioni troppo basse, il mercato del grano italiano è a rischio

Uno dei pilastri della nostra agricoltura è senza dubbio il grano. Quello nazionale è destinato alla produzione della pasta made in Italy, famosa e apprezzata in tutto il mondo, ed anche ai prodotti da forno che consumiamo tutti i giorni. Tuttavia le quotazioni hanno raggiunto un livello così basso, che diventa sempre meno conveniente produrlo.

Scenario produttivo e quotazioni

Secondo un'analisi fatta da Coldiretti, nell'ultimo biennio le quotazioni del grano duro sono calate di circa un terzo. Alla borsa di Foggia sfiorano appena i 300 euro per tonnellata, come non accadeva da agosto del 2022. Il problema è che, di fronte a delle quotazioni così basse, diventa sempre più complicato per i produttori assicurarsi dei margini ragionevoli.

I costi di produzione infatti rimangono elevati, soprattutto quelli per l'energia, mentre dall'estero continua a giungere grano di peggior qualità ma a bassissimo costo, che fa enorme concorrenza a quello nostrano. Alla fine i produttori di grano italiano non riescono più a coprire i costi con i ricavi, con il risultato che molti stanno abbandonando la produzione.

La concorrenza di grano estero

Uno dei problemi più seri che sta affrontando il settore del grano italiano è la concorrenza straniera. Nei primi cinque mesi di quest'anno il frumento duro in arrivo dall'estero è cresciuto del 18%. Addirittura il grano canadese che giunge in Italia è più che raddoppiato in questo lasso di tempo. Ma i paesi di provenienza sono tanti, come Turchia e Russia. Inondano il mercato italiano con la loro produzione a ridosso della stagione di raccolta, provocando così un crollo delle quotazioni.

A peggiorare le cose c'è la forte svalutazione del dollaro in questo 2025. Infatti dal momento che le transazioni di grano avvengono nella valuta statunitense, il suo deprezzamento rispetto all'Euro rende ancora più competitive le importazioni di grano straniero.

Gli standard competitivi

C'è un altro fattore molto delicato che riguarda le normative. I produttori italiani sono soggetti a rigidi controlli e devono rispettare determinati standard che invece all'estero sono decisamente più blandi. Basta pensare al glifosato che viene usato in Canada, che invece in Europa è vietato.

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