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lunedì 8 novembre 2021

Prezzi, l'aumento mette a rischio il Natale e la rirpesa economica

La crescita dei prezzi continua ad essere una minaccia che incombe sul livello dei consumi e sulla ripresa dell'economia italiana post-Covid.
A evidenziarlo è uno studio di Confcommercio sull'inflazione e suoi effetti economici.

La minaccia dei prezzi sui consumi

I numeri elaborati dall'Ufficio Studi della Confederazione delle Imprese, dicono che se i prezzi dovessero crescere del 3%, le ripercussioni sui consumi sarebbero di circa 2,7 miliardi di euro. Se l'inflazione dovesse accelerare ulteriormente fino al 4%, allora la perdita in termini di consumi sarebbe molto più marcata. Si parla di 5,3 miliardi.

Cosa erodono i prezzi

Il fatto è che la crescita dei prezzi ha un immediato effetto sul reddito disponibile, il cui potere di acquisto si riduce immediatamente (inciderebbe per il 70%). Altro effetto del'inflazione è l’erosione della ricchezza finanziaria detenuta in forma liquida, che non è protetta dall’inflazione inattesa.
La riduzione dei consumi inoltre risente dell'aumento di costi obbligati dovuti all’energia, che si è già trasferito sulle bollette di luce e gas. Malgrado gli sforzi del governo per sterilizzare parte di questi incrementi, le famiglie dovendo spendere di più per l'energia, spenderanno di meno per il resto.

Natale a rischio

L'effetto combinato della crescita dei prezzi e dell'incremento delle spese obbligate potrebbero incidere quindi in modo pesante sui consumi dei prossimi mesi.
Questo “spettro” che aleggia sui consumi, è tanto più preoccupante visto l'approssimarsi del Natale, che è il periodo dedicato tradizionalmente agli acquisti e ai regali. In questo scenario, è presumibile che gli acquisti delle famiglie saranno indirizzati dalla prudenza.

La soluzione

Le conseguenze comunque sarebbero più ampie, visto che minori consumi si traducono anche in una frenata della crescita del Paese. La soluzione più immediata per scongiurare questi contraccolpi, è alleggerire il peso fiscale su famiglie (la pressione in 10 anni è salita di 46 miliardi) e imprese.

lunedì 26 dicembre 2016

Consumi: per Natale gli italiani hanno speso 2,3 miliardi in cucina

I consumi del periodo Natalizio sono stati, come era logico immaginare, per lo più legati alla cucina. Secondo le rilevazioni di Coldiretti sul Natale 2016, è aumentata del 5% in un anno la spesa in cibo per le feste Natalizie. Complessivamente, si tratta di una spesa da 2,3 miliardi (per cenone e della Vigilia e pranzo di Natale).

L'analisi dei consumi


C'è anche una statistica riguardante alle modalità con cui gli italiani hanno passato le feste. Il 90% lo ha fatto tra le mura domestiche con parenti e amici. Solo il 10 per cento degli italiani si è recato al ristorante, mentre il 2 per cento ha optato per gli agriturismi.

In cucina invece, è stato fissato un tempo medio di 3,3 trascorse per la preparazione dei piatti. Il menu è stato improntato a ricette tipiche del made in Italy, mentre calano i cibi esotici e fuori stagione. Tra i grandi classici, cappelletti in brodo, pasta con l’astice, bolliti con le rispettive salse, pizze rustiche e dessert casalinghi.
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La spesa per il consumo di cibo Natalizio è stata in media di 86 euro a famiglia, che porta l'importo complessivo di tutto lo Stivale e isole a 800 milioni di euro per pesce, carne e salumi; mentre per per spumante, vino ed altre bevande sono 400 milioni. Altri 300 milioni sono stati spesi per dolci mentre 400 milioni di euro per ortaggi, conserve, frutta fresca e secca. Spesa più dirotta per la pasta e il pane (200), 100 milioni di euro per formaggi e uova.

E i regali? Per quelli sono stati spesi circa 6 miliardi di euro. Solo il 14% degli italiani non ha ricevuto quest’anno neanche un regalo. Nella metà dei casi, per fare i regali gli italiani hanno stanziato un budget tra i 10 ed i 100 euro, mentre il 27% è salito tra i 100 ed i 200 euro, il 16% è arrivato anche a mille euro. Il 7% è riuscito ad andare anche e oltre come spesa complessiva. Tra i regali più gettonati per il Natale 2016 ci sono libri, tecnologia, abbigliamento, prodotti di bellezza e l’enogastronomia.