La crescita dei prezzi continua ad essere una minaccia che incombe sul livello dei consumi e sulla ripresa dell'economia italiana post-Covid.
A evidenziarlo è uno studio di Confcommercio sull'inflazione e suoi effetti economici.
La minaccia dei prezzi sui consumi
I numeri elaborati dall'Ufficio Studi della Confederazione delle Imprese, dicono che se i prezzi dovessero crescere del 3%, le ripercussioni sui consumi sarebbero di circa 2,7 miliardi di euro. Se l'inflazione dovesse accelerare ulteriormente fino al 4%, allora la perdita in termini di consumi sarebbe molto più marcata. Si parla di 5,3 miliardi.Cosa erodono i prezzi
Il fatto è che la crescita dei prezzi ha un immediato effetto sul reddito disponibile, il cui potere di acquisto si riduce immediatamente (inciderebbe per il 70%). Altro effetto del'inflazione è l’erosione della ricchezza finanziaria detenuta in forma liquida, che non è protetta dall’inflazione inattesa.
La riduzione dei consumi inoltre risente dell'aumento di costi obbligati dovuti all’energia, che si è già trasferito sulle bollette di luce e gas. Malgrado gli sforzi del governo per sterilizzare parte di questi incrementi, le famiglie dovendo spendere di più per l'energia, spenderanno di meno per il resto.
Natale a rischio
L'effetto combinato della crescita dei prezzi e dell'incremento delle spese obbligate potrebbero incidere quindi in modo pesante sui consumi dei prossimi mesi.
Questo “spettro” che aleggia sui consumi, è tanto più preoccupante visto l'approssimarsi del Natale, che è il periodo dedicato tradizionalmente agli acquisti e ai regali. In questo scenario, è presumibile che gli acquisti delle famiglie saranno indirizzati dalla prudenza.
La soluzione
Le conseguenze comunque sarebbero più ampie, visto che minori consumi si traducono anche in una frenata della crescita del Paese. La soluzione più immediata per scongiurare questi contraccolpi, è alleggerire il peso fiscale su famiglie (la pressione in 10 anni è salita di 46 miliardi) e imprese.
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