In sostanza l'AgCom assimila il servizio di telefonia a quelli più "fisiologici" come l'acqua, per cui gli aumenti devono avere una spiegazione vera e non essere frutto della sola logica di profitto. Ecco perché va offerto a tariffe contenute e ragionevoli. E gli aumenti sono possibili soltanto dentro binari prefissati (come rientro di costi imprevisti o per adeguarsi all'inflazione).
Tim e il Garante in guerra per le tariffe
Sono ormai 2 anni che Tim cerca di massimizzare i profitti della telefonia fissa, proponendo un aumento delle tariffe. L'ultimo è molto più contenuto di quelli proposti l'anno scorso e la scorsa primavera. Ma comunque è stato bocciato dal Garante con una lettera di pochi giorni fa.Va ricordato che a marzo scorso, la compagnia telefonica si beccò una multa da 2 milioni di euro perché senza adeguato preavviso e in modo non trasparente, ha imposto a migliaia di clienti una tariffa nuova e più pesante.
Ecco i fatti di questo braccio di ferro. A marzo Tim trasferì gli utenti da una tariffa a consumo ad una tariffa a pacchetto, che imponeva cioè 29 euro fissi al mese anche se non facevano telefonate. Di qui la multa. Poi la società ci ha riprovato: i contratti restano a consumo ma viene applicato un aumento, con raddoppio di prezzo (da 10 a 20 euro centesimi al minuto e resuscita il vecchio scatto alla risposta, che viene posto a 20 centesimi). Anche qui arriva lo stop, visto che facendo due conti il Garante evidenzia che ad un anziano le telefonate potevano venire a costare il 300% in più di prima.
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