Secondo uno studio della New York City Taxi and Limousine Commission, negli ultimi tre anni il valore delle licenze newyorkesi è crollato di oltre il 50%. Si è passati dal valore di 1 milione di dollari nel 2014, a meno di 500 mila che si registrava ad inizio 2017. Per quanto riguarda l'Italia un'indagine simile ancora non c'è, tuttavia qualche esperto analista di mercato sostiene che a Milano le licenze costano in media 150 mila euro, ma nel giro di pochi anni si deprezzeranno notevolmente.
Il guaio è che molti si sono indebitati per comprarle, hanno acceso mutui come fossero case. Immaginate se la vostra casa da un giorno all'altro perdesse il 50% del suo valore, o ci fosse una specie di esproprio della metà. Questo è lo spirito con cui i tassisti guardano a Uber. Giusto o sbagliato che si, non siamo noi a dirlo, ma è chiaro che bisogna mettersi nei panni di tutti per capire la frustrazione del momento.
La guerra Uber-taxi
Alt. Per coerenza guardiamo anche dall'altra parte della barricata. In Italia è indubbio che i taxi costano troppo. A Milano una corsa di 5 km si paga 17 euro, contro gli 11 dollari di New York e i 10 di Londra. Questo senza considerare sovrapprezzo notturno (2-3,5 euro), festivo (1,5-2,5 euro), bagaglio (0,3-1 euro) e la chiamata al radiotaxi (0,6-3,5 euro).La beffa che Roma, che ha tariffe solo leggermente più basse, come qualità del servizio è penultima tra le capitali europee (poca conoscenza della lingua inglese da parte dei conducenti, l’impossibilità di pagare il servizio con le carte di credito per una malcelata volontà dei tassisti di sfuggire al fisco). Con Uber invece si ha trasparenza, efficienza e risparmio. Allora sarà anche giusta la protesta dei tassisti, ma bisognerebbe anche fare un po' di autocritica e lavorare sul servizio offerto.
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