Le risposte di Draghi a difesa della BCE
Draghi spiega di aver detto quelle cose "perché le famiglie e le imprese pagano tassi più alti di prima". Il capo dell'istituto centrale europeo evidenzia inoltre che per le famiglie sono anche saliti i tassi sul credito al consumo, mentre "per i mutui il processo è più lento". Questo fenomeno è tipicamente italiano, mentre altrove non si è verificato. Inoltre circa le imprese, il capo della BCE specifica che hanno "garanzie e clausole contrattuali diverse da quelle degli altri Paesi, che pagano ai tassi di prima o anche più bassi".A chi ha accusato la BCE di usare pesi e misure differenti tra i vari paesi (soprattutto Italia e Germania), Draghi difende strenuamente il proprio istituto: "non è vero, punto e basta". La dimostrazione è che la Bce non ha fornito prestiti, ma ha comprato i titoli sovrani in ogni Paese a seconda della chiave di sottoscrizione dei capitali della Bce. Il vertice della Eurotower ha precisato che "facciamo una politica monetaria in tutti Paesi, non in uno o in un altro". A chi gli chiedeva se fosse il caso inserire dei limite ai pagamenti della Bce, il banchiere italiano a risposto che una scelta simile "sarebbe fatale" per l'eurozona, "non avrebbe nessun senso".
La BCE e la crisi
Parlando del percorso fatto dalla Eurotower a partire dalla crisi cominciata un decennio fa, Draghi sostiene che si stanno raccogliendo i frutti di tanti sforzi, ma che comunque il lavoro non si può ancora dire che sia finito. I frutti di cui parla il capo dell'istituto di Francoforte sono la crescita positiva da oltre 5 anni, la disoccupazione che è al minimo da novembre 2008 nonché l'aumento del reddito disponibile delle famiglie al livello più alto da 10 anni.Riguardo ai futuri comportamenti di politica monetaria, Draghi conferma l'intenzione della BCE di cessare il quantitative easing a partire dal prossimo mese. Tuttavia ha precisato ancora una volta che è necessario che i dati in arrivo confermino le previsioni a medio termine dell'inflazione. Inoltre ha ribadito che malgrado la fine del QE, non vuol dire che "la nostra politica monetaria cesserà di essere accomodante".
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