giovedì 15 agosto 2024

Industria dei pannelli solari in crisi, in barba alla transizione energetica

Chi pensava che l'accelerazione lungo il percorso della transizione energetica avrebbe spinto tutti i settori coinvolti si sbagliava di grosso. Basta guardare a quello che sta succedendo all'industria dei pannelli solari, che da diversi trimestri vive una forte crisi.

Opportunità mancate per le industrie

Nonostante i grossi obiettivi posti dalla Net Zero Industry Act, che è entrata in vigore a maggio, le installazioni di impianti a energia solare non riescono a crescere secondo il ritmo voluto. Attualmente l'industria solare Europea ha una capacità manifatturiera di pannelli solari appena di 3 gigawatt, ossia quanto serve per alimentare 3 milioni di abitazioni.

Ci sarebbe ampio spazio per implementare lo sviluppo solare, eppure non ci riusciamo. Il motivo è che le aziende europee che realizzano le celle e i moduli fotovoltaici sono in crisi.

Problema Cina per il settore solare europeo

Il grave problema che sta colpendo l'industria dei pannelli solari è il crollo dei prezzi legato ad un eccesso di offerta che c'è sul mercato. La colpa è principalmente della enorme produzione cinese a costo basso, probabilmente per via dai forti aiuti e sussidi statali.
Il fiume di pannelli solari cinesi a prezzi contenuti finisce per soffocare la concorrenza delle aziende europee (e anche di quelle statunitensi). Attualmente il 95% dei moduli solari installati nell'Unione Europea sono di importazione cinese.

Il grido d'allarme

Le aziende del vecchio continente non riescono più a lavorare con un profitto accettabile e per questo, nonostante la domanda enorme che ci sarebbe da parte dell'Europa per raggiungere gli obiettivi climatici, non conviene dal punto di vista industriale e occupazionale impegnare molte risorse nella produzione.

Il caso eclatante

Un esempio emblematico della crisi dell'Industria solare e l'azienda tedesca Solarwatt, con 30 anni di storia alle spalle. Appena tre anni fa l'azienda aprì una nuova fabbrica a Dresda sulla scia degli impegni forti dei governi verso la transizione energetica. Siamo al 2024 e quella fabbrica sta per essere chiusa, al fine di delocalizzare la produzione in Cina, dove i costi sono nettamente inferiori.
Fin quando non ci sarà parità di condizioni fra le aziende europee e le industrie cinese sarà difficile vedere cambiamenti nel mercato.

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