La temporanea sospensione dei dazi da parte dell'amministrazione Trump ha offerto una piccola boccata di ossigeno alle imprese italiane, che tuttavia si stanno preparando anche allo scenario peggiore e corrono ai ripari.
I timori delle imprese italiane
Come ha evidenziato un sondaggio che è stato realizzato da Unioncamere e dal Centro Studi Tagliacarne, una grossa fetta delle imprese italiane sta cercando delle soluzioni per affrontare le possibili conseguenze dovute alle tariffe commerciali statunitensi. Il mercato a stelle e strisce infatti rappresenta una quota fondamentale del nostro export ed un mercato di sbocco molto remunerativo.L'indagine evidenzia che il 56% delle aziende italiane è convinta che ci sarà una riduzione delle vendite verso il mercato americano. Il 26% delle imprese teme inoltre che ci sarà un incremento dei costi di approvvigionamento, e una quota simile evidenzia il pericolo che ci sia una flessione di vendite di beni intermedi e semilavorati, che spesso transitano per la trasformazione in altri paesi prima di finire sul mercato USA. Il 19% inoltre collega ai dazi un incremento della concorrenza di aziende di altri paesi, che non potendo più esportare degli USA lo faranno verso l'Europa.
La strategia della diversificazione
Tutti questi timori stanno spingendo le imprese italiane a diversificare i mercati di destinazione dei loro prodotti, così da attenuare in parte gli effetti dei dati. Le nostre aziende esportano mediamente in 11 paesi, e questo in parte già è un dato positivo in questa battaglia che si apprestano ad affrontare. Soprattutto le imprese del Nord Italia possono vantare una maggiore diversificazione, mentre quelle che hanno più difficoltà in tal senso sono quelle del Meridione, dove in media l'export si indirizza verso 6 Paesi stranieri.
Più export verso l'UE
Il 25% delle imprese contattate nelle indagini e si appresta a espandersi verso ulteriori mercati all'interno dell'Unione Europea e quasi un quinto lo farà anche fuori dall'Unione Europea. Soltanto il 3% invece vede come possibile soluzione anche quella di spostare la produzione direttamente negli Stati Uniti. Un terzo delle aziende ritiene invece che alla fine sarà costretta ad aumentare i prezzi di vendita per compensare l'effetto dei dazi.
Nessun commento:
Posta un commento