lunedì 29 settembre 2025

Investitori, quanti fronti caldi ci sono questa settimana

Durante i prossimi giorni saranno quattro le questioni che agiteranno gli investitori. Quella macroeconomica, che prevede la pubblicazioni dei nuovi dati sul lavoro USA, che sarà molto importante per capire le intenzioni della FED sui tassi. Quella fiscale, perché c'è il rischio shotdown negli USA. Quella geopolitica, vista la tensione sia sul fronte russo-urcaino che su quello in Medioriente.Quello commerciale, per via dei nuovi dazi annunciati da Trump.

Gli appuntamenti negli USA per gli investitori

Come sempre saranno gli USA al centro dell'attenzione. Prima del prossimo weekend verranno pubblicati i Non Farm Payrolls, i più rilevanti dati sul mercato del lavoro

La deludente lettura del mese scorso aveva sollevato preoccupazioni su un raffreddamento dell'occupazione a stelle e strisce, sottolineato dallo stesso presidente della FED, Jerome Powell. Se anche questa volta verrà confermata questa preoccupazione, la banca centrale USA potrebbe tagliare più volte i tassi nei prossimi mesi

Nei giorni scorsi invece alcuni dati macro più forti del previsto avevano raffreddato questa ipotesi, consentendo al dollaro un piccolo guadagno sul mercato dei cambi (chi segue una strategia bande di Bollinger e Rsi ha ricevuto dei segnali di acquisto).
Gli investitori monitoreranno anche le trattative in corso per scongiurare un potenziale lockdown a inizio ottobre.

Cosa ci aspetta nel vecchio continente

Dall'Europa sono in arrivo nuovi dati sull'inflazione, tanto per l'intero blocco che per alcuni suoi membri. Nel vecchio continente restano caldi i fronti di guerra, mentre salgono le tensioni tra la Nato e la Russia.
Nel Regno Unito invece l'attenzione si concentrerà sul discorso di lunedì del Cancelliere Rachel Reeves alla conferenza del Partito Laburista.

Gli appuntamenti nel resto del mondo

Dalla Cina si aspettano i report PMI dell'Ufficio Nazionale di Statistica, per capire le condizioni economiche del paese del Dragone. Ricordiamo che questo mercato rimarrà chiuso dall'1 all'8 ottobre per il National Day holiday.
Nel frattempo, le autorità monetarie di Australia e India dovrebbero mantenere i tassi invariati.

martedì 23 settembre 2025

Industria del tabacco, chi protegge i giovani dal marketing ingannevole?

Ognuno difende il proprio territorio. E questo vale anche per ogni tipo di settore economico. Lo sta facendo anche l'industria del tabacco, che fattura miliardi di dollari ogni anno e viene dominata da aziende multinazionali che hanno pure una forte influenza politica. 

Il cambiamento nell'industria del tabacco

Negli ultimi anni c'è stato un calo del consumo di sigarette tradizionali, sia perché i messaggi sui danni che provocano alla salute sono diventati sempre più espliciti, sia perché le limitazioni al fumo sono cresciute progressivamente (fino a qualche decennio fa si poteva fumare liberamente pure nei locali pubblici e perfino negli ospedali!).

Ma l'industria del tabacco ha saputo adeguarsi ai nuovi tempo, evolvendosi verso nuovi prodotti come le sigarette elettroniche e i dispositivi a tabacco riscaldato. Ed è qui che nasce un nuovo tipo di allarme, evidenziato da una recente indagine della BBC. L'emittente britannica ha intervistato numerosi esperti indipendenti (ossia senza alcun legame con i big dell'industria del tabacco), chiedendo loro un parere su queste "sigarette2.0".

I rischi delle "nuove" sigarette

Dal punto di vista clinico ancora non si conoscono gli effetti a lungo termine di tali prodotti, vista la loro recente diffusione. Comunque effetti sulla salute ci sono, ma non si può ancora dire in che misura sono gravi. Serviranno decenni di utilizzo per capirli in fondo.
Ma gli esperti indipendenti sono tutti concordi nel dire che questi prodotti rappresentano un freno alla lotta contro il tabagismo, perché non eliminano il problema bensì creano una nuova fascia di consumatori, quella che affiancano le e-cig alle sigarette tradizionali.

I giovani e le strategie di marketing

Ciò che preoccupa sono alcune strategie di marketing che i big dell'industria del tabacco stanno conducendo, e sembrano rivolgersi deliberatamente ai giovani. Si rischia di creare una nuova generazione di dipendenti dalla nicotina. 

Messaggi di marketing che peraltro - secondo gli esperti - sono ingannevoli, perché fanno credere che questi nuovi prodotti aiutano a smettere di fumare, che il consumo tra i giovani sia basso, che i consumatori duali sono pochi e così via.
Una serie di messaggi che vengono confezionati soprattutto con indagini proprie (non indipendenti), che vengono dati in pasto ai giovani, diffondendo disinformazione.

Il legame politico e l'importanza fiscale

Come si ferma questa escalation? E' difficile farlo, perché l'industria del tabacco continua a essere un'importante fonte di gettito per gli Stati. Quello italiano ad esempio, sta cercando di proteggersi dall'aumento del prelievo UE tramite un aumento dei prezzi delle sigarette dal 2026. Le grandi multinazionali del tabacco e del fumo sono note per interferire con le politiche di controllo del tabacco e con l'elaborazione di normative sanitarie.

giovedì 18 settembre 2025

Tassi di interesse, arriva il primo taglio nel 2025 della FED

Dopo una lunghissima attesa, finalmente la Federal Reserve ha annunciato il taglio dei tassi di interesse, il primo di quest'anno, per 25 punti base. Al termine del meeting di settembre, il costo del denaro scende nella forbice fra il 4% e il 4,25%.

La decisione del FOMC, l'organo di politica monetaria della FED, è stata unanime nell'intenzione di tagliare i tassi, ma non nella misura. Stephen Miran, governatore nominato da Trump, avrebbe infatti voluto un taglio di mezzo punto percentuale.

Perché adesso la FED taglia i tassi di interesse

La banca centrale USA ha sforbiciato i tassi di interesse grazie a un contesto macroeconomico più favorevole. Dal fronte dei prezzi giungono infatti segnali positivi, perché ormai l'inflazione sembra sotto controllo. Il recente rialzo è visto come un fisiologico effetto collaterale dell’entrata in vigore dei dazi. 

Al tempo stesso, l’indebolimento del mercato del lavoro ha spinto l'istituto di Washington a dare maggior sostegno all'economia.

Le prospettive sui tassi di interesse

Il taglio dei tassi di interesse era dato per scontato dai mercati, che hanno rivolto l'attenzione soprattutto sulle dot-plot, ossia le tabelle con le intenzioni di voto dei membri del FOMC. Leggendole, bisogna aspettarsi altri due tagli nel 2025, per un totale di mezzo punto.

Tuttavia la FED continua a ribadire che valuterà attentamente i dati che arriveranno, prima di prendere ulteriori decisioni. Inoltre in conferenza stampa, il presidente Powell ha cercato di gettare acqua sul fuoco, facendo intendere che questa mossa serve solo a calibrare meglio i rischi piuttosto che dare inizio a un nuovo ciclo di allentamento.

La reazione del mercato

Questo spiega perché l'andamento del dollaro è stato caratterizzato da una certa volatilità. Prima della riunione della FED, il Dollar Index era sceso a 96,4, il livello più basso da febbraio 2022. chi sa usare Fibonacci trading ha visto un ritracciamento cadere. Subito dopo le parole di Powell, è rimbalzato salendo verso 96,8. Hanno chiuso invece più contrastati i mercati azionari statunitensi.

martedì 16 settembre 2025

Quotazioni troppo basse, il mercato del grano italiano è a rischio

Uno dei pilastri della nostra agricoltura è senza dubbio il grano. Quello nazionale è destinato alla produzione della pasta made in Italy, famosa e apprezzata in tutto il mondo, ed anche ai prodotti da forno che consumiamo tutti i giorni. Tuttavia le quotazioni hanno raggiunto un livello così basso, che diventa sempre meno conveniente produrlo.

Scenario produttivo e quotazioni

Secondo un'analisi fatta da Coldiretti, nell'ultimo biennio le quotazioni del grano duro sono calate di circa un terzo. Alla borsa di Foggia sfiorano appena i 300 euro per tonnellata, come non accadeva da agosto del 2022. Il problema è che, di fronte a delle quotazioni così basse, diventa sempre più complicato per i produttori assicurarsi dei margini ragionevoli.

I costi di produzione infatti rimangono elevati, soprattutto quelli per l'energia, mentre dall'estero continua a giungere grano di peggior qualità ma a bassissimo costo, che fa enorme concorrenza a quello nostrano. Alla fine i produttori di grano italiano non riescono più a coprire i costi con i ricavi, con il risultato che molti stanno abbandonando la produzione.

La concorrenza di grano estero

Uno dei problemi più seri che sta affrontando il settore del grano italiano è la concorrenza straniera. Nei primi cinque mesi di quest'anno il frumento duro in arrivo dall'estero è cresciuto del 18%. Addirittura il grano canadese che giunge in Italia è più che raddoppiato in questo lasso di tempo. Ma i paesi di provenienza sono tanti, come Turchia e Russia. Inondano il mercato italiano con la loro produzione a ridosso della stagione di raccolta, provocando così un crollo delle quotazioni.

A peggiorare le cose c'è la forte svalutazione del dollaro in questo 2025. Infatti dal momento che le transazioni di grano avvengono nella valuta statunitense, il suo deprezzamento rispetto all'Euro rende ancora più competitive le importazioni di grano straniero.

Gli standard competitivi

C'è un altro fattore molto delicato che riguarda le normative. I produttori italiani sono soggetti a rigidi controlli e devono rispettare determinati standard che invece all'estero sono decisamente più blandi. Basta pensare al glifosato che viene usato in Canada, che invece in Europa è vietato.

mercoledì 10 settembre 2025

Prezzo dell'oro, la corsa a suon di record non finisce

Le accresciute aspettative di un taglio dei tassi da parte della Federal Reserve e le continue tensioni sul fronte geopolitico hanno dato un'ulteriore spinta al prezzo dell'oro, che ormai si sta incamminando verso la soglia dei 3700 dollari per oncia.

I nuovi picchi del prezzo dell'oro

Dopo aver guadagnato circa il 5% durante il mese di agosto, anche in questa prima parte del mese di settembre il prezzo dell'oro continua a crescere. Nelle ultime ore sul mercato spot un'oncia è arrivata a sfiorare i €3.700 dollari, ritoccando ulteriormente il record fissato la scorsa settimana. Sul grafico mensile c'è una candela doji trading rialzista. 

Soltanto dall'inizio dell'anno i guadagni complessivi hanno raggiunto il 35%, una performance che ha consentito al metallo giallo di superare notevolmente tutte le principali asset class, Bitcoin incluso.

Cosa c'entra la Fed

Uno dei driver principali dell'ultimo impulso è la politica monetaria degli Stati Uniti. Dopo che i dati sul mercato del lavoro sono stati deboli, le aspettative che la Banca Centrale americana effettuerà una sforbiciata ai tassi di interesse sono cresciute al 92%, per quanto riguarda il mese di settembre. Inoltre l'85% dei mercati ritiene che ci saranno almeno due tagli entro la fine dell'anno. Del resto lo stesso Jerome Powell, quando parlò al Simposio di Jackson Hole, ammise che c'erano crescenti rischi di inflazione e per l'occupazione, rafforzando le attese su tagli dei tassi. 

Questo scenario riguardante la Fed si sta ripercuotendo anzitutto sul dollaro, che si è indebolito del 9% dall'inizio dell'anno, con il Dollar Index che viaggia sotto ruota 98 anche se resta allineato alla linea centrale della forchetta di Andrews pitchforks. L'indebolimento del biglietto verde è un altro fattore rialzista per il prezzo dell'oro.

Le tensioni geopolitiche

Ma a soffiare vento nelle vele del lingotto ci sono anche le tensioni geopolitiche. Oltre a quelle relative alla guerra tra Russia e Ucraina, ci sono anche i problemi legati ai dazi commerciali che stanno creando un clima di forte incertezza e nervosismo sui mercati. Questi sono fattori che spingono il prezzo dell'oro, ritenuto dagli investitori bene rifugio contro i periodi di turbolenza.

domenica 7 settembre 2025

Costi della vacanza, per gli italiani la voce più grossa è il cibo

Quest'anno per assicurarsi una vacanza più piacevole possibile, gli italiani hanno deciso di spalancare il portafoglio soprattutto per il cibo. Tra i vari costi sostenuti, infatti, quello per i generi alimentari è il più elevato di tutti. 

Cara vacanza, quanto mi costi

L'analisi delle vacanze degli italiani è stata fatta da Coldiretti/Ixè, che anzitutto evidenzia come i 38 milioni di italiani che si sono concessi almeno un giorno di vacanza, hanno sostenuto costi complessivi per 24,6 miliardi di euro.
Questa cifra conferma come il settore del turismo resta una dei cardini della nostra economia.

Spesa media pro capite

Altri numeri interessanti vengono evidenziate nel report. I costi medi sostenuti da ogni persona sono 648 euro, anche se ci sono forti differenze tra le diverse fasce di reddito e tipologie di viaggiatori. Un terzo ha speso meno di 500 euro, la maggior parte (47%) si colloca nella fascia tra 500 e 1.000 euro, mentre il 17% ha speso tra 1.000 e 2.000 euro. Appena il 3% ha superato questa cifra.

Tuttavia l'indagine di Coldiretti/Ixè mette anche in evidenza che c'è stato un cambiamento significativo nelle abitudini di spesa dei viaggiatori. Infatti i costi maggiori vengono sostenuti per il cibo più che per gli alloggi. Hanno assorbito circa un terzo della spesa complessiva.
Si tratta di un dato sorprendente, che segnala un cambio culturale evidente della società italiana contemporanea, dove l’esperienza gastronomica è considerata sempre di più una parte integrante della vacanza.

Durata delle vacanze

Un altro aspetto interessante riguarda la durata delle vacanze, che per un terzo dei viaggiatori è stata breve, ossia tra i 4 giorni e una settimana. Un quarto del totale invece ha potuto concedersi tra una e due settimane di vacanza, mentre il 13% si è concesso appena tre giorni.

Questi dati sono significativi se confrontati con quelli di 10 anni fa: oggi la durata media complessiva delle ferie si è attestata a 9,7 giorni, mentre all'epoca era superiore agli 11 giorni. È evidente che l'inflazione e il costo della vita si fanno sentire, così come le difficoltà crescenti a conciliare ferie lunghe con il lavoro. Ma è frutto anche di fattori culturali, come la la crescente popolarità dei “micro-viaggi” e delle vacanze spezzate durante l’anno.

martedì 2 settembre 2025

Prezzi del petrolio, settembre comincia con il piede giusto

In attesa della nuova riunione del cartello di produttori, i prezzi del petrolio cominciano il mese di settembre con una crescita di circa l'1%. La quotazione è stata spinta soprattutto dalla preoccupazione riguardo possibili interruzioni delle forniture, legate all'intensificarsi della battaglia tra Russia e Ucraina.Ma incide anche l'indebolimento del dollaro.

Dove si trovano i prezzi del petrolio

Sul mercato il prezzo del Brent ha superato i 68 dollari per barile, mentre il WTI si è avvicinato alla soglia dei 65 dollari. I prezzi del petrolio sono reduci da un mese di agosto molto negativo, durante il quale hanno perso oltre il 6% a causa dell'aumento delle forniture da parte dei paesi dell'Opec+. 

È stato il primo mese di calo dei prezzi negli ultimi quattro, e ha spinto i prezzi del petrolio sotto la media mobile 200 periodi.

La tensione Russia-Ucraina

Per quanto riguarda le prospettive, sembra che i prezzi del petrolio non stiano imboccando una direzione chiara, dal momento che l'eccesso di offerta nel quattro trimestre viene compensato dalle nuove tensioni geopolitiche.

I mercati sono preoccupati per i flussi di petrolio russo, dopo che le spedizioni settimanali dai loro porti sono scesi al minimo di un mese. Intanto il presidente ucraino Zelensky ha promesso attacchi di rappresaglia sul territorio russo, dopo che i droni lanciati da Mosca hanno colpito gli impianti energetici nel nord e nel sud dell'Ucraina.

Il sondaggio Reuters che non alimenta le speranze

Nel frattempo secondo un sondaggio Reuters pubblicato sul finire della scorsa settimana, i prezzi del petrolio non dovrebbero aumentare molto quest'anno rispetto ai livelli attuali, dal momento che l'incremento della produzione aumenta il rischio di un surplus di offerta. Allo stesso tempo le minacce di sanzioni da parte degli Stati Uniti frenano la crescita della domanda.

Il ruolo del dollaro USD

Anche il calo del dollaro sta influenzando l'andamento dei prezzi del petrolio, che sono legati da correlazioni inverse rispetto al biglietto verde.
Nella giornata di lunedì la quotazione del biglietto verde si è avvicinata al minimo di cinque settimane (mentre si forma una candela spinning top), rendendo così il petrolio meno costoso per gli acquirenti che utilizzano altre valute.

Bisognerà osservare con attenzione il report sul lavoro statunitense di questa settimana, perché darà indicazioni sullo stato di salute dell'economia a stelle e strisce e sulle prospettive di tagli dei tassi da parte della Fed, cosa che potrebbe aumentare l'interesse per attività più rischiose come le materie prime.