Il 2017 del petrolio
Ma non è tutto oro... nero quello che luccica. Il super-dollaro, ovvero la divisa che esprime la quotazione del petrolio, hanno spinto i prezzi verso una inversione di tendenza per cedere oltre il 2% e dirigersi verso quota 55,50 per il Brent e 52,40 per il nordamericano Wti.Del resto il rialzo del biglietto verde mette sotto pressione tutte le asset class denominate nella divisa Usa, frenandone gli acquisti.
Al momento il mercato si muove secondo le aspettative che i tagli produttivi concordati in seno al Opec verranno effettivamente realizzati, e quindi contribuiscano a ridurre le elevatissime scorte. Se il 2016 è stato l’anno delle parole, quindi il 2017 deve essere quello dei fatti e pare che qualcosa in tal senso si muova.
L'Arabia Saudita, capofila Opec, ridurrà la propria produzione di 486mila bg a circa 10 milioni di bg. Al di fuori del Opec, anche la Russia sembra pronta a fare la sua parte. Dopo che a dicembre ha fatto viaggiare la produzione a ritmo record (11,2 mbg, il massimo da circa 30 anni), si è impegnata a tagliare l’output di 300mila bg. Qualcosa si muove, quindi, in attesa di capire come potrebbe incidere sul mercato la presidenza Trump.
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